26 – Rivincita
È il 31
gennaio, domani sarà il ventiduesimo compleanno di Harry.
Lui è fuori, è andato
a fare delle commissioni con Louis e io sono sola a casa.
Sto finendo il
suo regalo di compleanno nella calma della tarda mattinata:
è un dipinto a olio
raffigurante lui insieme alla sua famiglia, nel giardino della casa di
Redditch. Non ho una foto da cui trarre spunto, per cui sto andando a
memoria e
di sicuro non sarà un quadro perfetto.
Fare un
dipinto a olio è un gran casino: bisogna usare i pennelli
giusti e stendere il
colore molto accuratamente e lasciarlo asciugare, perché se
ricominci a spennellare
col colore non ancora asciutto ti ritrovi con un pennello da buttare
– o
pulire, se sei disposto a bestemmiare come un marinaio analfabeta
– e una tela
da mandare al rogo. Bisogna anche fare uno schizzo a carboncino su
carta, uno
sketch, e dipingere su quello prima di cominciare a lavorare sul quadro
vero e
proprio. Non puoi permetterti ripensamenti, sulla tela: da un
ripensamento è
uscito il sorriso della Monna Lisa, ma chiunque non si chiami Leonardo
da Vinci
non può sperare di avere l’abilità
– o il santissimo culo – di ottenere una
cosa come “il sorriso della Gioconda”.
Un dipinto a
olio finito rimane bagnato per giorni, è questo è
stato un grossissimo errore:
non ho calcolato bene i tempi e ora rischio di dargli un dipinto ancora
bagnato, e quindi molto fragile. Ma che posso farci, adesso?
È più di una
settimana che lavoro sul quadro, più o meno dal giorno in
cui siamo tornati da
Jawbelly Ville, e ho fatto tutto alle spalle di Harry. La mia tavolozza
sembra
un il pasticcio di uno spastico – o un arcobaleno molto
confuso in cielo,
dipende dai punti di vista -, e il mio camice per la pittura
è completamente
ricoperto di colori e olio solvente.
Harry in
quest’ultima settimana è sempre rimasto molto
impegnato a fare cose con Louis,
cose su cui non voglio indagare, e io ne ho approfittato per restare a
Brick
Lane a dipingere. Occasione perfetta. Non so cosa stiano combinando,
quei due:
una volta Harry è uscito la mattina presto e non
è tornato fino a notte fonda.
Ho provato a chiedergli che cosa avesse combinato ma ha fatto
l’elusivo, fino a
quando non sono stata abbastanza irritata da rischiare seriamente di
litigare.
Allora ho lasciato perdere e lui è andato a letto.
Intingo la
punta del pennello nel color nocciola sulla tavolozza, e con la mano
più ferma
che posso cerco di dipingere lo sguardo dolce e intelligente di Gemma.
Facendolo, penso a quanto sia bella la parola
“nocciola” in inglese: hazel.
Mi torna in
mente in un balzo, spuntando dai residui di nebbia
dell’amnesia, il discorso
che io e Harry abbiamo avuto a Natale a Redditch. Era sui nomi che
vorremmo
dare a nostri eventuali figli… io ho risposto
“Carolina”, per una femmina.
Credo.
Se è stato
davvero così, credo di aver appena cambiato idea.
Harry
vorrebbe chiamare sua figlia Darcy, io Hazel. Se magari un giorno
avremo una
bambina, potremmo trovare un compromesso!
E poi,
“hazel” è il colore degli occhi di Carlo.
Carlo.
Il giochetto
del bracciale mi ha sconvolto. Lo porto sempre al polso da quando
l’ho trovato.
Non ho raccontato nulla a Harry, ma ho pensato moltissimo a quello che
Carlo mi
ha detto riguardo Liam. Vorrei davvero fare qualcosa per lui.
“Chiama
Sophia”, mi ha detto. So qualcosa su Sophia, Liam mi ha
parlato spesso di lei.
Sono rimasti
insieme per due anni e mezzo, lei lo ha seguito durante un intero tour
in giro
per il mondo, e se non sbaglio hanno anche vissuto insieme per un
po’ di tempo.
Liam le ha addirittura regalato un cane, Ralph.
Ho il suo
numero. Ho chiamato KK e gli ho detto “KK, trovami il numero
di Sophia Smith”.
“Perché diavolo
dovrei?” Ha replicato.
“Voglio farli
rimettere insieme”.
Cinque minuti
dopo avevo il numero di Sophia. Ma non mi decido a chiamarla.
Altre piccole
pennellate. Che palle: il braccio di Anne attorno alle spalle di Gemma
sembra
fatto di gelatina e non riesco a rendere bene i riflessi nei capelli di
Harry.
Carlo mi ha
detto di chiamare solo Sophia. Non Liam. Solo lei.
Ma se la
chiamo, che altro devo fare?
Devo fidarmi
di Carlo, il bracciale l’ha dimostrato. Che faccio? Che
faccio? Che faccio?
Bacchetto la
tavolozza col manico del pennello, studiando i particolari del quadro.
Io la chiamo,
ho deciso.
- Pronto? –
Una voce dolcissima risponde dall’altro capo della cornetta.
- Ciao! Eh… uhm… Sophia Smith?
- Sono io!
- Mi chiamo
Annie Everdeen. Sono la ragazza di Harry Styles, ti disturbo?
- Certo che
no! Come stai?
- Tutto bene!
Sai che ho una mostra al British?
- Sì, lo so! Ci
sono stata, bellissima! Ma io che c’entro?
- Vedi,
Sophia… ho visto il tuo volto su Instagram e mi piacerebbe
ritrarti, e
aggiungerlo alla mostra.
- Oh mio Dio,
che cosa meravigliosa! – Ride. – Ci sto,
assolutamente!
- Quando sei
libera?
- Subito, se
vuoi!
- Grande! –
Sorrido. Che razza di follia sto facendo, qualcuno me lo spieghi!
– Puoi venire
al mio studio, a Brick Lane 17?
- Sarò lì tra
nemmeno mezz’ora!
Riaggancia.
Manco un “a dopo!”? com’è che
gli anglofoni tendono tutti ad agganciare senza
salutare?
Non chiamare
Liam, Annie, non chiamare Liam.
Sospiro,
guardo il quadro ormai quasi finito, e poso la tavolozza sul lenzuolo
sul pavimento.
La guardo, la riprendo, e do al quadro gli ultimi ritocchi.
Dei piccoli
colpi alla porta e apro subito.
Una ragazza
dal caschetto scuro, gli occhi dolci almeno quanto la voce e il largo
sorriso
mi saluta sventolando una mano.
- Ciao, sono
Sophia!
- Sono
Annie!
Mi stringe
calorosamente e, con un cenno della testa, chiede se possiamo salire le
scale
ed entrare in casa. Mi scosto da una parte e la faccio passare.
- Sai, sono
rimasta abbastanza sorpresa dalla tua telefonata, non me
l’aspettavo!
- Era da un
po’ di tempo che ci pensavo, in realtà. Il tuo
viso è molto particolare.
Sophia si
guarda intorno, perlustrando con gli occhi il mio salotto e
l’interno della
stanza della pittura, ciò che si vede dalla porta lasciata
aperta.
- Che forza
questo posto! Lavori qui?
- Il mio
lavoro non è ritrarre le persone, in realtà,
anche se guadagno dalla mostra e
dalla vendita dei quadri. È soltanto un hobby.
Sophia si
volta verso di me. – Ti hanno mai chiesto di ritrarre
qualcuno nudo?
- Solo una
volta, e ho riso così forte che mi hanno attaccato il
telefono in faccia.
Ridiamo.
- Senti,
vado
al piano di sopra a prendere l’inchiostro e arrivo subito! Tu
guardati intorno
e trova un posto in cui ti senti a tuo agio. Poi torno e discutiamo di
come
vuoi fare il ritratto! Ok?
Annuisce e
ricomincia a guardarsi intorno. Volo su per la scala a chiocciola ed
entro in
camera da letto, cominciando a rovistare fra i vestiti. Mi paralizzo
quando dal
due piani più sotto arriva una voce maschile e molto, molto
conosciuta.
- Annie! Hai
lasciato la porta aperta!
Oh, Cristo
santissimo. Questo è Liam.
- Annie!
– La
voce è più vicina. Sta salendo le scale
dell’ingresso. – Annie!! Oh…
Qualsiasi
movimento in casa si ferma.
- Smithers.
–
La voce di Liam è sorpresa e quasi indurita.
- Ciao
–
Sophia è intimorita o è una mia impressione?
- Che ci fai
qui?
- Annie mi
ha
chiesto di farmi un ritratto.
Silenzio.
- Esci
ancora
con Cheryl?
- Non siamo
mai usciti insieme. – Spiega Liam.
-
Però sei
innamorato di lei – il veleno ora imprime la voce di Sophia,
distorcendo la sua
naturale dolcezza.
- Sai
benissimo che non è così. Non fare la stupida,
Smithers.
Sophia, di
punto in bianco, inizia a urlare insulti rabbiosi e Liam la segue a
ruota. Si
mettono a litigare furiosamente, pronunciando affermazioni irripetibili.
Mi siedo il
più piano possibile sul pavimento, le orecchie tese dalla
curiosità e dal
disagio. Che devo fare? Scendo e li interrompo?
Continuano
per un bel po’, poi tutto finisce improvvisamente come
è iniziato. Al posto
delle urla le mie orecchie percepiscono silenzio assoluto, interrotto
solo da
qualche rumore sommesso.
Ma che
combinano?
Mi alzo, mi
sfilo le scarpe e mi sporgo dalla scala a chiocciola, cercando di
capirci
qualcosa.
AH.
Uh, Signur!
Si stanno
baciando, e di brutto anche. Praticamente si stanno mangiando la faccia
a
vicenda. Liam la esplora con le mani in modi che non gli avrei mai
attribuito,
e le mani di Sophia sembrano essere cadute in una storia
d’amore coi suoi
capelli. Non oso neanche immaginare cosa stiano combinando con la
lingua, posso
solo pensare a cosa farebbe Harry in questa situazione e il brivido nel
basso
ventre al pensiero di un bacio come quello da parte di Styles mi
ricorda che,
di solito, segue qualcosa di molto più piccante.
La finestra
è
troppo in alto perché io possa saltare senza
problemi… l’unico modo che ho per
uscire è sgattaiolare fuori dalla porta senza che si
accorgano di me.
- Hai
orchestrato l’intera cosa, Fiorentini, potevi anche
costruirmi una porta
d’emergenza o un portale spazio-tempo! – Borbotto
immaginando che Carlo sia qui
a spassarsela.
Torno in
camera in punta di piedi, mi infilo le scarpe e una mano afferra al
volo un
foglio e una penna stilografica. Scarabocchio in tutta fretta:
“Fate come se foste a
casa vostra!
Vi
lascio la chiave. Probabilmente mi troverete a Hyde Park. Chiamatemi al
cellulare quando posso tornare e FATE ATTENZIONE AL QUADRO
–
Annie “
Ok,
è il
momento. Giù per le scale.
Gli assi dei
gradini non scricchiolano quando vengono toccati dalle mie sneakers,
grazie a
Dio. Liam e Sophia mi ignorano, tanto sono impegnati nei preliminari.
Mi sforzo di
non guardare, prendo l’album da disegno e le matite e poso
biglietto e chiave
sulla credenza accanto alle scale dell’ingresso e scappo.
Mi siedo sul
bordo della fontana e apro l’album. Non mi serve un modello:
il volto di Sophia
mi è davvero rimasto impresso.
Sto
disegnando da un paio d’ore, immersa nel più
completo silenzio mentre l’Ipod è
piantato sullo Shuffle. Qualcuno mi si è avvicinato per
chiedermi se fossi
Annie Everdeen e un paio di ragazze mi hanno chiesto di scattare un
selfie.
Con la coda
dell’occhio ho intravisto qualcuno sedersi poco lontano da me
qualche minuto fa
ma non ho alzato lo sguardo: sono rimasta lì a disegnare il
volto di Sophia.
Staranno
facendo sesso sul mio divano in questo momento.
Scuoto la
testa, cercando di scacciarne la visione dalla mia testa, e riprendo a
disegnare i capelli.
- Mio Dio, è
proprio vero che quando disegni non badi più a nessuno!
Ha appena
parlato la persona che meno mi aspettavo di incontrare, ma per qualche
strano
motivo non ne sono affatto sorpresa. Alzo lo sguardo e la fisso con
occhi glaciali,
per nulla sorpresa di trovarla qui in questo momento. I fini capelli
biondi
messi accuratamente in piega, gli occhi di ghiaccio, il rossetto scuro:
tutto
di lei mi dà particolarmente sui nervi.
- Ciao,
Taylor.
- Buongiorno
– ha un sorrisetto stampato in faccia. - È bello
rivederti.
- Va’ a
raccontare le tue frottole a qualcun altro – ribatto
alzandomi, diretta verso
il sentiero. Taylor mi segue come un segugio, camminando velocemente
per
tenermi il passo.
- Come va con
Harry?
- A
meraviglia.
- Oh, dai, si
sa che non va bene!
- Senti, ma
tu che cavolo vuoi? – Mi fermo e mi volto verso di lei,
arrabbiata. – So
benissimo che sai che cosa è successo su quello yacht. E non
intendo quello che
mostrano le foto su internet, intendo quello che è successo veramente. E come lo so?
Perché Kendall
è la tua migliore amica e di sicuro è venuta a
raccontarti quello che ha fatto
con Harry. Anzi, che stupida sono stata! – Mi sbatto una mano
sulla fronte,
mentre Taylor mi guarda glaciale. Attorno a noi delle persone si
voltano a
guardarci. – Secondo me è successo che tu
le hai suggerito che cosa fare, così da seminare zizzania
tra me e Harry. È
vero o no, Taylor?
- Potrebbe
essere – risponde alzando il mento. – Tu che ne sai?
- Oh, lo so
perfettamente. Sai perché? Perché non puoi
davvero fare a meno di scrivere
canzoni sul mio uomo. Sul mio, chiaro? Non sei riuscita ad andare
avanti alla storia che hai avuto tre anni fa. Tre
santissimi anni fa! Cosa c’è che non va
in te? Il tuo
egocentrismo è tale che devi per forza rovinare la mia
relazione. Sai che ti
dico? Vai a cagare. Non riuscirai a separarci.
Alzo i
tacchi.
- Il furore
di una donna ferita e gelosa! – Ride, riprendendo a seguirmi.
– Eppure la
manovra di Kendall quanto vi ha fatto restare separati? Dieci giorni?
Due settimane?
- Due
settimane, ma ora siamo tornati insieme. Ringrazia infinitamente
Kendall da
parte mia. E grazie anche a te, naturalmente.
Ride ancora,
senza nessuna gioia. – Lo vedi che però ha
funzionato? Harry ci è cascato come
un pesce e vi siete separati.
- L’ho
perdonato – ribatto continuando a camminare. Stringo
l’album al petto, cercando
di trarne forza.
- Soltanto
perché sei un’ingenua.
- No. L’ho
perdonato perché il mio amore è più
grande dei suoi sbagli. Hai mai provato un
tale sentimento per qualcuno?
Stringe i
denti. – No.
Il mio
cellulare inizia a squillare. Lo ignoro.
- Notizia
bomba dell’ultima ora: non l’hai mai provato per
nessuno perché tutti gli
uomini con cui sei stata ti hanno sempre trattata come una regina,
esaudendo i
tuoi capricci e i tuoi ordini. Tutti, tranne Harry. Lui ti ha trattata
come una
vera pezza da piedi, ecco perché ne sei così
innamorata ancora oggi. Ti piace
che un uomo ti ricordi che non sei una fottuta dea. Beh, mi dispiace
moltissimo
per te. Harry non ha bisogno di ricordarlo a me perché non
ho l’ego grande
quanto il Texas, come te. E proprio per questo motivo vedo che
è un bravo
ragazzo e un gentiluomo, nonostante i suoi difetti. È
davvero un peccato che tu
non possa vederlo, ma non ci posso fare niente. Anzi, me lo tengo
stretto. La
seduta dallo psichiatra è finita, fanno 150 sterline, mi
raccomando prendi
tanto antidepressivo. E piantala di seguirmi perché
altrimenti comincio a
sbatterti questo album in testa.
Squilla
ancora.
- Ti odio –
Taylor lo sputa come un veleno.
- Alla
prossima.
Mi volto per
l’ultima volta e me ne vado, cercando di apparire sicura di
me stessa e
assolutamente irremovibile. Stavolta, lei non mi segue.
Siamo a letto
immersi nel buio della mia camera, abbracciati l’uno
all’altra in quello che si
viene chiamato big spoon, little spoon (“grande
cucchiaio, piccolo cucchiaio”). Harry è il grande
cucchiaio, ovviamente. Dormiamo
sempre così.
Ho appena
iniziato una pillowtalk: una
conversazione sui cuscini nell’intimità
dell’oscurità. Due persone, quattro orecchie,
due bocche, e nessuno che origlia. Zayn ha chiamato il suo primo
singolo proprio
“Pillowtalk” e il testo è bellissimo, se
non fosse che il video sembra un
gigantesco trip da LSD, a parer mio.
Harry sospira
affondando il viso nei miei capelli. – Annie, te
l’ho già detto, ho avuto molto
da fare.
- Sì, ma… che
genere di molto da fare? Cose brutte? Cioè,
c’entra Kendall?
- No, lei non
c’entra assolutamente niente. Stavo organizzando una cosa.
- Che cosa?
- Lo vedrai
molto presto.
Sbuffo. –
Questa cosa non mi piace per niente.
- Annie, my
love, dai. Sarà una bella sorpresa!
Mi volto verso
di lui in tre grossi balzi. Nel buio non lo vedo, distinguo solo la sua
sagoma.
- Una sorpresa
per chi?
Gli accarezzo
il viso e sento la linea di una fossetta quando sorride.
- Per tutti,
credo. Lo scoprirai presto.
La radiosveglia
sul comodino di Harry cambia da 23:59 a 00:00 e comincia a suonare.
Harry allunga
un braccio per spegnerla e poi si volta di nuovo verso di me.
- Buon
compleanno, amore – sorrido e lo bacio.
- Non so tu,
ma io mi sento un 22!
Naturalmente
ci
è voluta qualche ora per farlo riprendere, specialmente
quando ha cominciato a
dire a tutti che avrebbe fatto la pipì sui nanetti da
giardino di sua madre. Inutile
dire che si è beccato una padella antiaderente in testa.
Solo a
ridosso dell’alba, quando Harry si era ormai completamente
ripreso dalla
sbronza, abbiamo potuto dargli i regali e fargli soffiare le candeline.
Il quadro
gli è piaciuto molto e Anne, Gemma e Robin mi hanno ripetuto
più volte che è
perfetto. Robin ha preso i chiodi e lo ha appeso sopra al divano.
Liam mi ha
portato
un mazzo di fiori per ringraziarmi di aver lasciato la casa a lui e
Sophia e
abbiamo ballato insieme durante la sera. Louis è venuto con
Eleanor. Briana è
rimasta a Los Angeles col bambino. Niall ballava la macarena sul tavolo
assieme
a Harry.
Ha ricevuto
una nuova Mercedes, biglietti per Disneyland per la band e per me, e un
biglietto da parte di Zayn.
O meglio, un
invito alla festa di fidanzamento di Zayn e Gigi.