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Autore: Panenutella    22/03/2016    1 recensioni
Dal primo capitolo.
"Uno spiraglio fra loro e lo vedo: rimango sbalordita.
Alto, due spalle larghe così, capelli scuri, ricci e lunghi, occhiali da sole, maglietta grigia a maniche corte, tatuaggi lungo tutto un braccio.
Mannaggia la miseria.
È Harry Styles."
Basta capitare nel posto e nel momento voluti dal destino, e l'impatto dell'incontro tra una non-fan italiana dei 1D e Harry Styles cambierà per sempre le vite di entrambi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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26 – Rivincita

 La Tana è silenziosa e tranquilla: proprio il clima che mi ci vuole.
È il 31 gennaio, domani sarà il ventiduesimo compleanno di Harry. Lui è fuori, è andato a fare delle commissioni con Louis e io sono sola a casa.
Sto finendo il suo regalo di compleanno nella calma della tarda mattinata: è un dipinto a olio raffigurante lui insieme alla sua famiglia, nel giardino della casa di Redditch. Non ho una foto da cui trarre spunto, per cui sto andando a memoria e di sicuro non sarà un quadro perfetto.
Fare un dipinto a olio è un gran casino: bisogna usare i pennelli giusti e stendere il colore molto accuratamente e lasciarlo asciugare, perché se ricominci a spennellare col colore non ancora asciutto ti ritrovi con un pennello da buttare – o pulire, se sei disposto a bestemmiare come un marinaio analfabeta – e una tela da mandare al rogo. Bisogna anche fare uno schizzo a carboncino su carta, uno sketch, e dipingere su quello prima di cominciare a lavorare sul quadro vero e proprio. Non puoi permetterti ripensamenti, sulla tela: da un ripensamento è uscito il sorriso della Monna Lisa, ma chiunque non si chiami Leonardo da Vinci non può sperare di avere l’abilità – o il santissimo culo – di ottenere una cosa come “il sorriso della Gioconda”.
Un dipinto a olio finito rimane bagnato per giorni, è questo è stato un grossissimo errore: non ho calcolato bene i tempi e ora rischio di dargli un dipinto ancora bagnato, e quindi molto fragile. Ma che posso farci, adesso? È più di una settimana che lavoro sul quadro, più o meno dal giorno in cui siamo tornati da Jawbelly Ville, e ho fatto tutto alle spalle di Harry. La mia tavolozza sembra un il pasticcio di uno spastico – o un arcobaleno molto confuso in cielo, dipende dai punti di vista -, e il mio camice per la pittura è completamente ricoperto di colori e olio solvente.
Harry in quest’ultima settimana è sempre rimasto molto impegnato a fare cose con Louis, cose su cui non voglio indagare, e io ne ho approfittato per restare a Brick Lane a dipingere. Occasione perfetta. Non so cosa stiano combinando, quei due: una volta Harry è uscito la mattina presto e non è tornato fino a notte fonda. Ho provato a chiedergli che cosa avesse combinato ma ha fatto l’elusivo, fino a quando non sono stata abbastanza irritata da rischiare seriamente di litigare. Allora ho lasciato perdere e lui è andato a letto.
Intingo la punta del pennello nel color nocciola sulla tavolozza, e con la mano più ferma che posso cerco di dipingere lo sguardo dolce e intelligente di Gemma. Facendolo, penso a quanto sia bella la parola “nocciola” in inglese: hazel.
Mi torna in mente in un balzo, spuntando dai residui di nebbia dell’amnesia, il discorso che io e Harry abbiamo avuto a Natale a Redditch. Era sui nomi che vorremmo dare a nostri eventuali figli… io ho risposto “Carolina”, per una femmina. Credo.
Se è stato davvero così, credo di aver appena cambiato idea.
Harry vorrebbe chiamare sua figlia Darcy, io Hazel. Se magari un giorno avremo una bambina, potremmo trovare un compromesso!
E poi, “hazel” è il colore degli occhi di Carlo.
Carlo.
Il giochetto del bracciale mi ha sconvolto. Lo porto sempre al polso da quando l’ho trovato. Non ho raccontato nulla a Harry, ma ho pensato moltissimo a quello che Carlo mi ha detto riguardo Liam. Vorrei davvero fare qualcosa per lui.
“Chiama Sophia”, mi ha detto. So qualcosa su Sophia, Liam mi ha parlato spesso di lei.
Sono rimasti insieme per due anni e mezzo, lei lo ha seguito durante un intero tour in giro per il mondo, e se non sbaglio hanno anche vissuto insieme per un po’ di tempo. Liam le ha addirittura regalato un cane, Ralph.
Ho il suo numero. Ho chiamato KK e gli ho detto “KK, trovami il numero di Sophia Smith”.
“Perché diavolo dovrei?” Ha replicato.
“Voglio farli rimettere insieme”.
Cinque minuti dopo avevo il numero di Sophia. Ma non mi decido a chiamarla.
Altre piccole pennellate. Che palle: il braccio di Anne attorno alle spalle di Gemma sembra fatto di gelatina e non riesco a rendere bene i riflessi nei capelli di Harry.
Carlo mi ha detto di chiamare solo Sophia. Non Liam. Solo lei.
Ma se la chiamo, che altro devo fare?
Devo fidarmi di Carlo, il bracciale l’ha dimostrato. Che faccio? Che faccio? Che faccio?
Bacchetto la tavolozza col manico del pennello, studiando i particolari del quadro.
Io la chiamo, ho deciso.
- Pronto? – Una voce dolcissima risponde dall’altro capo della cornetta.
- Ciao! Eh… uhm… Sophia Smith?
- Sono io!
- Mi chiamo Annie Everdeen. Sono la ragazza di Harry Styles, ti disturbo?
- Certo che no! Come stai?
- Tutto bene! Sai che ho una mostra al British?
- Sì, lo so! Ci sono stata, bellissima! Ma io che c’entro?
- Vedi, Sophia… ho visto il tuo volto su Instagram e mi piacerebbe ritrarti, e aggiungerlo alla mostra.
- Oh mio Dio, che cosa meravigliosa! – Ride. – Ci sto, assolutamente!
- Quando sei libera?
- Subito, se vuoi!
- Grande! – Sorrido. Che razza di follia sto facendo, qualcuno me lo spieghi! – Puoi venire al mio studio, a Brick Lane 17?
- Sarò lì tra nemmeno mezz’ora!
Riaggancia. Manco un “a dopo!”? com’è che gli anglofoni tendono tutti ad agganciare senza salutare?
Non chiamare Liam, Annie, non chiamare Liam.
Sospiro, guardo il quadro ormai quasi finito, e poso la tavolozza sul lenzuolo sul pavimento. La guardo, la riprendo, e do al quadro gli ultimi ritocchi. 

Dei piccoli colpi alla porta e apro subito.
Una ragazza dal caschetto scuro, gli occhi dolci almeno quanto la voce e il largo sorriso mi saluta sventolando una mano.
- Ciao, sono Sophia!
- Sono Annie!
Mi stringe calorosamente e, con un cenno della testa, chiede se possiamo salire le scale ed entrare in casa. Mi scosto da una parte e la faccio passare.
- Sai, sono rimasta abbastanza sorpresa dalla tua telefonata, non me l’aspettavo!
- Era da un po’ di tempo che ci pensavo, in realtà. Il tuo viso è molto particolare.
Sophia si guarda intorno, perlustrando con gli occhi il mio salotto e l’interno della stanza della pittura, ciò che si vede dalla porta lasciata aperta.
- Che forza questo posto! Lavori qui?
- Il mio lavoro non è ritrarre le persone, in realtà, anche se guadagno dalla mostra e dalla vendita dei quadri. È soltanto un hobby.
Sophia si volta verso di me. – Ti hanno mai chiesto di ritrarre qualcuno nudo?
- Solo una volta, e ho riso così forte che mi hanno attaccato il telefono in faccia.
Ridiamo.
- Senti, vado al piano di sopra a prendere l’inchiostro e arrivo subito! Tu guardati intorno e trova un posto in cui ti senti a tuo agio. Poi torno e discutiamo di come vuoi fare il ritratto! Ok?
Annuisce e ricomincia a guardarsi intorno. Volo su per la scala a chiocciola ed entro in camera da letto, cominciando a rovistare fra i vestiti. Mi paralizzo quando dal due piani più sotto arriva una voce maschile e molto, molto conosciuta.
- Annie! Hai lasciato la porta aperta!
Oh, Cristo santissimo. Questo è Liam.
- Annie! – La voce è più vicina. Sta salendo le scale dell’ingresso. – Annie!! Oh…
Qualsiasi movimento in casa si ferma.
- Smithers. – La voce di Liam è sorpresa e quasi indurita.
- Ciao – Sophia è intimorita o è una mia impressione?
- Che ci fai qui?
- Annie mi ha chiesto di farmi un ritratto.
Silenzio.
- Esci ancora con Cheryl?
- Non siamo mai usciti insieme. – Spiega Liam.
- Però sei innamorato di lei – il veleno ora imprime la voce di Sophia, distorcendo la sua naturale dolcezza.
- Sai benissimo che non è così. Non fare la stupida, Smithers.
Sophia, di punto in bianco, inizia a urlare insulti rabbiosi e Liam la segue a ruota. Si mettono a litigare furiosamente, pronunciando affermazioni irripetibili.
Mi siedo il più piano possibile sul pavimento, le orecchie tese dalla curiosità e dal disagio. Che devo fare? Scendo e li interrompo?
Continuano per un bel po’, poi tutto finisce improvvisamente come è iniziato. Al posto delle urla le mie orecchie percepiscono silenzio assoluto, interrotto solo da qualche rumore sommesso.
Ma che combinano?
Mi alzo, mi sfilo le scarpe e mi sporgo dalla scala a chiocciola, cercando di capirci qualcosa.
AH.
Uh, Signur!
Si stanno baciando, e di brutto anche. Praticamente si stanno mangiando la faccia a vicenda. Liam la esplora con le mani in modi che non gli avrei mai attribuito, e le mani di Sophia sembrano essere cadute in una storia d’amore coi suoi capelli. Non oso neanche immaginare cosa stiano combinando con la lingua, posso solo pensare a cosa farebbe Harry in questa situazione e il brivido nel basso ventre al pensiero di un bacio come quello da parte di Styles mi ricorda che, di solito, segue qualcosa di molto più piccante.
La finestra è troppo in alto perché io possa saltare senza problemi… l’unico modo che ho per uscire è sgattaiolare fuori dalla porta senza che si accorgano di me.
- Hai orchestrato l’intera cosa, Fiorentini, potevi anche costruirmi una porta d’emergenza o un portale spazio-tempo! – Borbotto immaginando che Carlo sia qui a spassarsela.
Torno in camera in punta di piedi, mi infilo le scarpe e una mano afferra al volo un foglio e una penna stilografica. Scarabocchio in tutta fretta:

Fate come se foste a casa vostra!
Vi lascio la chiave. Probabilmente mi troverete a Hyde Park. Chiamatemi al cellulare quando posso tornare e FATE ATTENZIONE AL QUADRO
Annie

Ok, è il momento. Giù per le scale.
Gli assi dei gradini non scricchiolano quando vengono toccati dalle mie sneakers, grazie a Dio. Liam e Sophia mi ignorano, tanto sono impegnati nei preliminari.
Mi sforzo di non guardare, prendo l’album da disegno e le matite e poso biglietto e chiave sulla credenza accanto alle scale dell’ingresso e scappo.

 Sto facendo il giro della grande fontana di Hyde Park cercando un posto discosto e soleggiato per disegnare. Nonostante sia gennaio fa tanto caldo da poter sembrare un giorno di primavera, e i londinesi non vedevano l’ora di uscire dalla tana e godersi un po’ di aria fresca, dopo un lungo inverno, e sono tutti al parco: chi pedala, chi mangia seduto su una coperta, chi gioca a calcio coi figli piccoli.
Mi siedo sul bordo della fontana e apro l’album. Non mi serve un modello: il volto di Sophia mi è davvero rimasto impresso.
Sto disegnando da un paio d’ore, immersa nel più completo silenzio mentre l’Ipod è piantato sullo Shuffle. Qualcuno mi si è avvicinato per chiedermi se fossi Annie Everdeen e un paio di ragazze mi hanno chiesto di scattare un selfie.
Con la coda dell’occhio ho intravisto qualcuno sedersi poco lontano da me qualche minuto fa ma non ho alzato lo sguardo: sono rimasta lì a disegnare il volto di Sophia.
Staranno facendo sesso sul mio divano in questo momento.
Scuoto la testa, cercando di scacciarne la visione dalla mia testa, e riprendo a disegnare i capelli.
- Mio Dio, è proprio vero che quando disegni non badi più a nessuno!
Ha appena parlato la persona che meno mi aspettavo di incontrare, ma per qualche strano motivo non ne sono affatto sorpresa. Alzo lo sguardo e la fisso con occhi glaciali, per nulla sorpresa di trovarla qui in questo momento. I fini capelli biondi messi accuratamente in piega, gli occhi di ghiaccio, il rossetto scuro: tutto di lei mi dà particolarmente sui nervi.
- Ciao, Taylor.
- Buongiorno – ha un sorrisetto stampato in faccia. - È bello rivederti.
- Va’ a raccontare le tue frottole a qualcun altro – ribatto alzandomi, diretta verso il sentiero. Taylor mi segue come un segugio, camminando velocemente per tenermi il passo.
- Come va con Harry?
- A meraviglia.
- Oh, dai, si sa che non va bene!
- Senti, ma tu che cavolo vuoi? – Mi fermo e mi volto verso di lei, arrabbiata. – So benissimo che sai che cosa è successo su quello yacht. E non intendo quello che mostrano le foto su internet, intendo quello che è successo veramente. E come lo so? Perché Kendall è la tua migliore amica e di sicuro è venuta a raccontarti quello che ha fatto con Harry. Anzi, che stupida sono stata! – Mi sbatto una mano sulla fronte, mentre Taylor mi guarda glaciale. Attorno a noi delle persone si voltano a guardarci. – Secondo me è successo che tu le hai suggerito che cosa fare, così da seminare zizzania tra me e Harry. È vero o no, Taylor?
- Potrebbe essere – risponde alzando il mento. – Tu che ne sai?
- Oh, lo so perfettamente. Sai perché? Perché non puoi davvero fare a meno di scrivere canzoni sul mio uomo. Sul mio, chiaro? Non sei riuscita ad andare avanti alla storia che hai avuto tre anni fa. Tre santissimi anni fa! Cosa c’è che non va in te? Il tuo egocentrismo è tale che devi per forza rovinare la mia relazione. Sai che ti dico? Vai a cagare. Non riuscirai a separarci.
Alzo i tacchi.
- Il furore di una donna ferita e gelosa! – Ride, riprendendo a seguirmi. – Eppure la manovra di Kendall quanto vi ha fatto restare separati? Dieci giorni? Due settimane?
- Due settimane, ma ora siamo tornati insieme. Ringrazia infinitamente Kendall da parte mia. E grazie anche a te, naturalmente.
Ride ancora, senza nessuna gioia. – Lo vedi che però ha funzionato? Harry ci è cascato come un pesce e vi siete separati.
- L’ho perdonato – ribatto continuando a camminare. Stringo l’album al petto, cercando di trarne forza.
- Soltanto perché sei un’ingenua.
- No. L’ho perdonato perché il mio amore è più grande dei suoi sbagli. Hai mai provato un tale sentimento per qualcuno?
Stringe i denti. – No.
Il mio cellulare inizia a squillare. Lo ignoro.
- Notizia bomba dell’ultima ora: non l’hai mai provato per nessuno perché tutti gli uomini con cui sei stata ti hanno sempre trattata come una regina, esaudendo i tuoi capricci e i tuoi ordini. Tutti, tranne Harry. Lui ti ha trattata come una vera pezza da piedi, ecco perché ne sei così innamorata ancora oggi. Ti piace che un uomo ti ricordi che non sei una fottuta dea. Beh, mi dispiace moltissimo per te. Harry non ha bisogno di ricordarlo a me perché non ho l’ego grande quanto il Texas, come te. E proprio per questo motivo vedo che è un bravo ragazzo e un gentiluomo, nonostante i suoi difetti. È davvero un peccato che tu non possa vederlo, ma non ci posso fare niente. Anzi, me lo tengo stretto. La seduta dallo psichiatra è finita, fanno 150 sterline, mi raccomando prendi tanto antidepressivo. E piantala di seguirmi perché altrimenti comincio a sbatterti questo album in testa.
Squilla ancora.
- Ti odio – Taylor lo sputa come un veleno.
- Alla prossima.
Mi volto per l’ultima volta e me ne vado, cercando di apparire sicura di me stessa e assolutamente irremovibile. Stavolta, lei non mi segue.

 - Sono molto, molto, molto arrabbiata con te.
Siamo a letto immersi nel buio della mia camera, abbracciati l’uno all’altra in quello che si viene chiamato big spoon, little spoon (“grande cucchiaio, piccolo cucchiaio”). Harry è il grande cucchiaio, ovviamente. Dormiamo sempre così.
Ho appena iniziato una pillowtalk: una conversazione sui cuscini nell’intimità dell’oscurità. Due persone, quattro orecchie, due bocche, e nessuno che origlia. Zayn ha chiamato il suo primo singolo proprio “Pillowtalk” e il testo è bellissimo, se non fosse che il video sembra un gigantesco trip da LSD, a parer mio.
Harry sospira affondando il viso nei miei capelli. – Annie, te l’ho già detto, ho avuto molto da fare.
- Sì, ma… che genere di molto da fare? Cose brutte? Cioè, c’entra Kendall?
- No, lei non c’entra assolutamente niente. Stavo organizzando una cosa.
- Che cosa?
- Lo vedrai molto presto.
Sbuffo. – Questa cosa non mi piace per niente.
- Annie, my love, dai. Sarà una bella sorpresa!
Mi volto verso di lui in tre grossi balzi. Nel buio non lo vedo, distinguo solo la sua sagoma.
- Una sorpresa per chi?
Gli accarezzo il viso e sento la linea di una fossetta quando sorride.
- Per tutti, credo. Lo scoprirai presto.
La radiosveglia sul comodino di Harry cambia da 23:59 a 00:00 e comincia a suonare. Harry allunga un braccio per spegnerla e poi si volta di nuovo verso di me.
- Buon compleanno, amore – sorrido e lo bacio.
- Non so tu, ma io mi sento un 22!

 Fare la festa di compleanno a Harry è una delle cose più divertenti che io abbia mai fatto: amici e parenti tutti ammassati nella grande casa di Redditch impegnati a farlo ubriacare. Cosa difficile, perché il caro signor Styles è un osso duro: ci è voluto quasi un litro di tequila per farlo sbandare e correre a grandi falcate verso la neve che cade copiosamente dalla mattina presto, e infilarci la testa come uno struzzo.
Naturalmente ci è voluta qualche ora per farlo riprendere, specialmente quando ha cominciato a dire a tutti che avrebbe fatto la pipì sui nanetti da giardino di sua madre. Inutile dire che si è beccato una padella antiaderente in testa.
Solo a ridosso dell’alba, quando Harry si era ormai completamente ripreso dalla sbronza, abbiamo potuto dargli i regali e fargli soffiare le candeline. Il quadro gli è piaciuto molto e Anne, Gemma e Robin mi hanno ripetuto più volte che è perfetto. Robin ha preso i chiodi e lo ha appeso sopra al divano.
Liam mi ha portato un mazzo di fiori per ringraziarmi di aver lasciato la casa a lui e Sophia e abbiamo ballato insieme durante la sera. Louis è venuto con Eleanor. Briana è rimasta a Los Angeles col bambino. Niall ballava la macarena sul tavolo assieme a Harry.
Ha ricevuto una nuova Mercedes, biglietti per Disneyland per la band e per me, e un biglietto da parte di Zayn.
O meglio, un invito alla festa di fidanzamento di Zayn e Gigi.

   
 
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