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Autore: marta4    23/03/2016    5 recensioni
Akito e Sana non si conoscono. Frequentano entrambi l'università. Lui è conosciuto da tutte ( meno che da Sana, ovviamente ) per la sua bellezza. Lei è sempre la solita Sana dalla testa tra le nuvole. A causa di una bugia si troverà a dover sottostare alle richieste, spesso bizzarre, di lui. Liberamente ispirata all'anime " Wolf girl and black prince".
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver messo in pratica la sua brillante idea si era sentita soddisfatta per almeno venti minuti buoni.
In seguito al misfatto non aveva esitato neanche un attimo e nel giro di due minuti la foto scattata era stata inviata, ricevuta e perfino visualizzata da Naozumi, corredata da una scritta a caratteri cubitali: ‘Eccolo qui! Lui è il ragazzo che sto frequentando!”.

Dunque perché la sua soddisfazione era durata per un tempo così limitato? Ebbene, dopo l’iniziale senso di vittoria, i suoi neuroni avevano stranamente cominciato a funzionare, attraverso sinapsi fino a quel momento ignote. Di lì in poi ci vollero pochi secondi a metabolizzare il fattaccio come avrebbe fatto qualsiasi persona normale.
Punto primo: aveva scattato una foto ad uno sconosciuto, proprio sotto i suoi occhi;
Punto secondo: avrebbe potuto incontrarlo in qualsiasi momento.. E con quale faccia sarebbe riuscita a sopravvivere all’imbarazzo?
Punto terzo: e se Nao le avesse chiesto di conoscerlo di persona?
Punto quarto (di nuovo): AVEVA FOTOGRAFATO UNO SCONOSCIUTO! Ma come diavolo le era saltato in mente? Una persona normale non si sognerebbe mai di fare qualcosa del genere. Che stupida!
Aveva provato a tranquillizzarsi a lungo, finendo poi con il convincersi che non c’era nulla di cui preoccuparsi.. Del resto con le migliaia di persone che abitano a Tokyo, ci sarebbe voluta una sfortuna non indifferente per incontrare due volte la stessa persona.

Era passata una settimana buona, ormai aveva quasi rimosso il ricordo della figuraccia fatta, se non fosse per Nao che ogni tanto, ostinatamente, chiedeva informazioni riguardo l’evoluzione della sua storia. Domande alle quali lei, ovviamente, rispondeva in tono dubbioso ed evasivo.
Era un Martedì, ora di pranzo. Aveva letteralmente costretto Naozumi ad andare a pranzo con lei sostenendo, con inaudita fermezza, che il cibo della mensa universitaria fosse in assoluto il migliore della zona.

Aveva appena finito di seguire le lezioni del mattino e aspettava l’amico all’entrata del campus. Appena lo vide arrivare cominciò ad agitare le braccia, suscitando non poca ilarità negli studenti di passaggio. Naozumi le fece un cenno per farle capire che l’aveva notata e che poteva anche calmarsi, senza ottenere risultati. Lo salutò con un bel bacio sulla guancia e si incamminarono verso la sala mensa sotto gli occhi sognanti di numerose ragazze, evidentemente fans dell’attore. Lui per tutta risposta si ravviò il ciuffo lilla, rivolgendo a qualche fortunata uno sguardo scintillante, tipo anime.

Dopo aver ordinato si diressero con i rispettivi vassoi verso un tavolo libero e presero posto.
Cominciarono a consumare il pasto, che non era poi tutta questa prelibatezza, quando improvvisamente qualcosa, o meglio qualcuno, attirò la loro attenzione.
Successe tutto in un attimo: Naozumi guardò Sana, alla quale scappò un verso strano. Lo spaghetto che stava mangiando prese una direzione diversa dal consueto, facendo bella mostra di sé fuoriuscendo dalla sua narice sinistra. Gli occhi quasi le guizzarono fuori dalle orbite e rimase immobile, manco fosse una statua.
“ Ebbene, finalmente ho l’onore di vedere questo fantomatico ragazzo!”
Il ragazzo della fotografia era proprio lì, a separarli un paio di metri. In seguito a quello strano verso si accorse della presenza della “paparazza” e aprì la bocca, evidentemente con lo scopo di chiedere qualche spiegazione riguardo l’accaduto.
Sana si alzò di scatto e in un tempo record afferrò il braccio del malcapitato, trascinandolo via con una rapidità disumana fuori dalla sala, in un posto appartato.
Giunta a destinazione si accasciò sulle ginocchia per recuperare il fiato perso sotto gli occhi increduli del ragazzo.
“Insomma, si può sapere cosa vuoi da me?” Domandò con tono alquanto infastidito.
“Ehm.. Scusami” si alzò e lo guardava, ancora col fiatone. “ Avrei bisogno di parlarti..”
Cercò invano un cenno di consenso da parte di lui che le facesse capire che poteva continuare il discorso.
Quando capì che non sarebbe arrivato continuò. “Innanzitutto piacere, sono Sana Kurata”. Tese una mano al ragazzo che continuava a guardarla indifferente. “Dunque… Ci sarebbe questo mio amico.. Beh io lo conosco da una vita, abbiamo lavorato spesso insieme, è il mio migliore amico sai… Io gli voglio bene come fosse un fratello, non riuscirei ad immaginare la mia vita senza lui..” Stava continuando a farneticare, quando improvvisamente lui le rivolse un’occhiata glaciale che la fece rabbrividire ed improvvisamente si fermò.
“Cosa vuoi da me?” questa volta alzò la voce, il tono da infastidito era diventato decisamente nervoso.
Capì che se non fosse arrivata rapidamente al dunque il ragazzo avrebbe girato i tacchi e se ne sarebbe andato , quindi gli espose rapidamente i fatti, gesticolando vistosamente, imbarazzatissima.
“Ma quanti anni hai?” chiese lui con tono chiaramente ironico. Ovviamente lei non se ne accorse subito.
“Diciann.. “ poi capì cosa voleva intendere il ragazzo e si bloccò “Ma come ti permetti, non mi conosci nemmeno! Sei un gran maleducato lo sai?” affermò sull’orlo di una crisi di nervi .
“Io?” replicò lui esasperato, alludendo al comportamento non propriamente educato di Sana.
“Insomma, quindi volevo chiederti.. Anche se mi rendo conto che non è propriamente normale, se potevi fingere almeno davanti a lui di essere.. Beh.. Il mio ragazzo.” Abbassò lo sguardo, mentre le sue guance sembravano andare in ebollizione.
La guardò stranito per qualche secondo.. “Ed io cosa ci guadagno?”
Lei rimase interdetta per un attimo, poi con tono deciso esclamò “Il piacere di fare del bene per qualcuno!”
Lui inarcò semplicemente un sopracciglio. Risposta eloquente.
“Va bene dunque… Chiedimi ciò che vuoi.” Solamente dopo si rese conto di ciò che aveva detto.
“Sarai il mio cagnolino.” Rispose in una frazione di secondo, come se avesse già riflettuto a cosa rispondere tempo prima.
“ In che senso scusa?” Domandò grattandosi il capo.
“.. Accetti?” chiese lui, eludendo la domanda.
“… Come se avessi scelta!” replicò Sana.
“Scodinzola.” Esclamò come se fosse la cosa più normale del mondo.
Lei sembrò realmente pensarci su un attimo. “Ma non ho la coda!”
Inarcò nuovamente il sopracciglio, come a farle capire che proprio non gli interessava quel dettaglio.
Allora lei si mise carponi e cominciò a ‘scodinzolare’ nell’ unico modo che le veniva in mente, ossia scuotendo il fondoschiena.
La guardò soddisfatto, poi si voltò per andarsene mentre lei era ancora a quattro zampe. Aveva ormai fatto circa dieci metri quando le si accese una lampadina. Gli corse dietro.
“Suppongo che tu debba almeno dirmi il tuo nome!”
“Hai troppe pretese, Poochie. ” e continuò a camminare impassibile, sotti lo sguardo incredulo di lei.

  
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