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Autore: SheilaUnison    23/03/2016    0 recensioni
"La purezza non vince sempre". Inizia il sesto anno ad Hogwarts e tutti fremono all'idea...o quasi. Draco Malfoy, dopo esser salito sul treno, si ritroverà intrappolato in un vortice di sorprese ed imprevisti, di nome Hermione Granger. Cosa succederà?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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«Libri...presi; piume, inchiostro e pergamene anche. Vestiti e occorrente per lavarsi ci sono. Il resto lo avevo già controllato. Perfetto.» concluse Hermione, chiudendo con soddisfazione la valigia. Indossò il cappotto, i guanti e il cappello, prese i bagagli e s'incamminò verso l'uscita della sala comune. Scese le scale con tranquillità, mentre le sue valigie fluttuavano dietro di lei.

Stava arrivando alle porte della Sala Grande per salutare i suoi amici, quando sentì un soffio gelido accarezzarle il capo e si voltò: era il Barone Sanguinario.

La Grifondoro sussultò e fece un balzo indietro. Il fantasma non era esattamente nella lista delle persone che le stavano simpatiche.

Lui strizzò gli occhi e le chiese:

«Sei la signorina Granger?»

La ragazza, confusa, annuì. Di solito quel fantasma si divertiva a spaventare chiunque non fosse un Serpeverde e ora, invece, le rivolgeva perfino la parola.

«Mah! I tempi moderni...!» esclamò contrariato, senza guardarla in faccia, poi fluttuò lontano e scomparve dietro una parete.

Hermione, intontita, se ne andò a salutare i suoi amici, alcuni dei quali avrebbe visto anche le vacanze.

Diede ancora un ultimo sguardo, un po' intimorito, alla Sala Grande, decorata da maestosi alberi di Natale, addobbati da palline del colore di ogni Casa, poi arrivò il momento di andare.

Caricò le valigie sul treno e, con timore, si ricordò di dover pattugliare il treno. Inspirò profondamente, si mise la spilla da Prefetto e salì a bordo. Fece qualche passo per controllare gli studenti, ma si accorse di un lieve tremore che pervadeva il suo corpo.

Provò a respirare, però la gola si contrasse tutta in un colpo, dandole l'impressione di soffocare.

Prese un po' di coraggio e avanzò, ostentando una falsa sicurezza.

Durante il viaggio, evitò accuratamente di passare nella zona dei Serpeverde, che si rintanavano nei soliti vagoni appartati.

Una volta giunta a casa, ancora turbata, si ritrovò con i muscoli tutti indolenziti dalla tensione. Posò tutti i bagagli e disfò le valigie.

I genitori l'avevano accolta calorosamente, concedendole un attimo di tregua dai suoi pensieri. A questo proposito, ritenne che iniziare a fare i compiti l'avrebbe aiutata a concentrarsi sulle proprie priorità. Per un po', in effetti, riuscì a fingere che fosse davvero così, poi iniziò a sospirare e a provare un senso di fastidio generale, che la stava sconcentrando, dunque mollò tutto e si prese la testa fra le mani. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era Draco Malfoy.

La sua mente, più confusa che mai, vagava da pensieri come “E' un Mangiamorte.” a “Non è cattivo, è solo incompreso.” a “Potrebbe essere pericoloso, dovrei riferirlo a qualcuno, ma lui si fida di me.”.

Addirittura, la notte successiva a quando aveva scoperto il segreto della Serpe non era riuscita a dormire. Col passare dei giorni quel pensiero era diminuito in frequenza, ma rispuntava sempre, prima o poi, per tormentarla.

In quei giorni di vacanza, infatti, s'impose di concentrarsi e di portarsi il più avanti possibile coi compiti, tuttavia era sempre con la mente altrove.

Per fortuna arrivò il pranzo di Natale, con regali e tante delizie da mangiare, tra parenti che non vedeva da mesi e una sensazione di calma apparente.

Rispose alle domande di zii e cugini, che le chiedevano della sua vita. Ovviamente nulla era vero, non poteva raccontare la sua reale vita e ciò la metteva a disagio, non era una ragazza né troppo chiacchierona né bugiarda.

Fingere le pesava, infatti dopo pranzo decise di andare a fare una passeggiata per conto suo, stufa dei quesiti sempre più insistenti che le ponevano i parenti. Se possibile, erano peggio di Rita Skeeter.

Tutti rimasero un po' sconvolti dalla sua decisione, ma lei si giustificò frettolosamente dicendo che era una bella giornata e che voleva digerire in fretta quel mastodontico pranzo che aveva appena finito di mangiare.

Uscì fuori, respirando a pieni polmoni quell'aria tanto fresca e crogiolandosi alla luce del sole, che le accarezzava la pelle, dopodiché iniziò la sua camminata.

I parenti che li avevano ospitati abitavano in centro Londra, quindi la ragazza sapeva orientarsi bene nella città. Magari avrebbe perfino potuto fare un salto a Diagon Alley.

Camminò lungo le vie, ricolme di gente costantemente di fretta, osservando i taxi neri, gli autobus rossi a due piani e i meravigliosi palazzi della zona centrale.

Si soffermò, ad un certo punto, a guardare il monumento alle donne cadute nella Seconda Guerra Mondiale a Whitehall e il suo cuore iniziò a martellare insistentemente nel petto: non era l'unica a osservare quel monumento in quell'istante. A poca distanza da lei c'era un ragazzo alto, smilzo, dai capelli color argento.

Hermione iniziò a fissarlo, spaventata, senza riuscire a muoversi in alcun modo.

Lui si accorse che qualcuno lo stava osservando e si voltò. Quando la vide, socchiuse leggermente le labbra dalla sorpresa, strinse i pugni, fece per voltarle le spalle, ma poi cambiò idea e si diresse verso di lei.

«Merlino, se dovevo proprio incontrare te...Granger, mi sono perso.» le disse Draco Malfoy.

«Quindi, ricapitolando, ti sono capitata come una disgrazia, ma hai bisogno di me. - commentò lei, fredda, senza guardarlo in faccia. - Dammi un solo motivo per cui dovrei aiutarti.»

«Perché sei una Grifondoro e non mi lascerai qui fuori, perso e al freddo.»

La Grifona sbuffò e si decise finalmente a guardarlo in faccia.

«Cosa ci fai qui?»

«Ero, ecco, venuto a vedere questo monumento. Ho chiesto indicazioni, che Merlino me ne scampi, a dei Babbani, ma ora non so come tornare indietro...volevo vedere se quei libri raccontavano il vero.» rispose, mezzo schifato.

«Ma non potevi usare una mappa?» chiese la Prefetta, segretamente felice che Draco si stesse informando sulle vicende del mondo babbano.

«No, voglio dire, non si muovevano le immagini e non potevo manco lanciarci sopra un incantesimo! Ma come fanno ad orientarsi?»

Hermione lo guardò come se fosse un alieno, scosse la testa e gli fece cenno di seguirla.

«Da Diagon Alley in poi sai orientarti?» gli chiese.

«Sì, ovvio.»

La Grifondoro fece qualche passo, poi si fermò, sentendosi un vulcano sul punto di esplodere.

«Non lo dirò a nessuno, ma perché me lo hai detto? Perché rischiare tanto?»

«Non lo hai capito? Continueremo a incontrarci e tu devi conoscerne i rischi, ma non puoi andartene perché questa maledizione misteriosa ci tiene uniti, in qualche modo.»

«E se ci fossimo sbagliati? Se fosse solo frutto della nostra immaginazione?»

Draco la guardò dritto negli occhi, indicandola con un dito.

«Tu credi davvero che sia frutto della nostra immaginazione?»

«No.» ammise la ragazza.

«Certo che no, dopotutto sei la strega più brillante della nostra età...o così dicono.»

Hermione rimase un attimo basita. Era un complimento?

«Quindi...che si fa?»

«Quindi ci allontaniamo da questa strada primaria, perché qualcuno potrebbe vederci e mi porti a Diagon Alley.»

«Non hai risposto.» gli fece notare la Grifondoro.

«E non ho intenzione di farlo.» la rimbeccò Draco.

Si allontanarono dalla via principale e sgattaiolarono nei vicoli meno affollati, facendo attenzione a non farsi notare troppo. A ogni svolta guardavano attentamente che non ci fosse nessuno di sospetto a seguirli.

«Malfoy, la prossima volta che decidi di visitare il mondo babbano, vestiti adeguatamente. Si vede che non sei di queste parti.»

«In realtà sono elegantissimo, sono i Babbani che si vestono male.» ribatté lui, fiero.

«Uffa, a forza di sparare cavolate mi hai fatto perdere l'orientamento!» esclamò Hermione, irritata.

«Non stai scherzando, vero? Ci siamo persi?»

La ragazza annuì, dispiaciuta.

«Oh, poco male, ho fame. Qui fanno da mangiare?»

«Non ci posso credere! - esclamò Hermione, allibita. - Ci siamo smarriti e tu pensi al cibo. Mi sembri quasi Ron!»

Draco si scurì in volto.

«Non paragonarmi a quello lì.»

La Grifona notò che il ragazzo era diventato improvvisamente turbato.

«Dai, scherzavo.» rispose debolmente Hermione.

«Pazienza, troviamo un posto in cui mangiare.»

Girarono per qualche via e lo trovarono, un piccolo bar nascosto, molto pittoresco. Si sedettero.

Draco si stava osservando intorno, incuriosito. Certamente non era mai stato in un posto del genere.

«Non eri lì per vedere il monumento, vero? Oggi è Natale, dovresti essere con i tuoi parenti.» osservò la Grifona.

«Granger, vedo che ami fare domande scomode. Ti farà piacere sapere che c'è stata una lite di famiglia e io me ne sono andato, ma ciò non toglie che volessi davvero vedere quel monumento, ne avevo letto da qualche parte a inizio mese.»

Da quando Malfoy sentiva il bisogno di giustificarsi con lei?

«Mi...mi dispiace.» rispose, colpita dalla sincerità del ragazzo. Aveva fatto così tanto per avvicinarsi a lei e lei lo apprezzava molto.

«Granger, cos'è questo cibo? Non capisco, aiutami a scegliere.» cambiò discorso lui, prendendo in mano il menù.

Alla fine decisero per un panino pomodoro e mozzarella per lui e un succo alla frutta per lei.

Nonostante non lo desse a vedere, la Serpe apprezzò il semplice pasto.

«Scommetto che ti disgusta ciò che sono.» saltò su lui.

«No, sinceramente no.» rispose la ragazza in tutta onestà.

«Perché? Dopo tutto quello che ti ho fatto...»

Hermione rimase scossa. Era lo stesso ragazzo che un'ora prima non aveva affatto voglia di parlarle?

Lei allungò, tremante, la sua mano e la posò sul suo braccio, per rassicurarlo. Avvampò.

«Sei vanitoso, sbruffone e snob, ma non sei un criminale. Non riesco ad odiarti per quello che mi hai fatto. Ricordi il terzo anno, quando Fierobecco ti ferì? Fui la prima a preoccuparmi della tua salute e a suggerire di portarti in Infermeria, nonostante tutte le tue prese in giro. Quindi, ti chiedo, perché sei un Mangiamorte?»

Draco si maledì mentalmente. Per qualche ragione non riusciva a mentirle.

«Per proteggere la mia famiglia. Ti basti questo.»

«Non c'è pericolo che tu sia torturato...per colpa mia? Perché il Signore Oscuro legge la mente...» chiese lei, improvvisamente consapevole della cosa.

«No, non lo scopriranno, sto prendendo lezioni di Occlumanzia. Non lo dirai in giro, vero? Me lo hai promesso prima.»

«Non lo so...» rispose lei, abbassando lo sguardo.

«Non farlo.»

«Ma potrebbero proteggerti!»

«Chi, Potter? La McGranitt? Mi metterebbero nei guai. Non posso abbandonare la mia famiglia, capisci?»

Hermione tacque. Era una situazione molto difficile.

Era frustrata, avrebbe davvero voluto aiutarlo, ma non riusciva a trovare una soluzione.

«Puoi contare su di me per qualsiasi cosa. Sul serio, se hai bisogno non farti problemi.»

Draco la guardò, incredulo, poi disse, con una certa ironia:

«Questo è proprio tipico dei Grifondoro, cercare di salvare tutti. Se vuoi proprio aiutarmi, dovrai farlo di nascosto. Ad ogni modo non potrai fare molto, temo. In ogni caso, cercare di sbarazzarsi di te è pressoché inutile, quindi non insisterò.»

In effetti la Serpe non aveva tutti i torti: scrollarsi di dosso Hermione era un lavoro fin troppo impossibile.

«Già. Sei a posto, comunque?»

«Sì, sono pieno.»

Hermione annuì e si alzò, poi iniziò a vestirsi e Draco la imitò. Successivamente la ragazza si diresse verso la cassa e pagò per se stessa e per il ragazzo.

Quest'ultimo, un po' irritato, le bisbigliò:

«Maledizione, Granger, dovevi ricordarmelo, questi Babbani hanno soldi diversi...ti offrirò qualcosa prima o poi.».

Lei lo squadrò dalla testa ai piedi e si diresse verso l'uscita

«Lascia stare, siamo a posto così.»

«Un corno, non mi piace essere in debito con qualcuno.»

Hermione sospirò e scrollò le spalle, in segno di resa. Alzò gli occhi e scorse una figura in lontananza, di spalle. La Serpe seguì la linea del suo sguardo e fece un balzo.

La prese per mano, cosa che fece arrossire la ragazza, e la trascinò precipitosamente in un vicolo, poi si fermò e riprese fiato.

«Chi c'è?» gli chiese la ragazza sottovoce, preoccupata.

«Non ne sono sicuro, ma mi sembra un vecchio amico della mia famiglia. Meglio che non ci veda.»

«Per le mutande di Merlino, Malfoy, ora che ricordo...quella è proprio la via per arrivare a Diagon Alley.»

Lui si voltò, lo sguardo incerto.

«Che facciamo?»

«Aspettiamo.»

E aspettarono, aspettarono, mentre il giorno stava diventando sempre più buio e freddo, ma l'uomo rimaneva lì, a parlare con una figura nascosta dietro di lui, che i due avevano notato solo dopo.

«Non hai qualche incantesimo per farli svenire?» chiese Draco ad un certo punto.

«Sì, ma non vedi? E' arrivata altra gente, sono in cinque, non ce la facciamo in due da soli!»

«Non ci sono vie traverse?»

«No, l'entrata è proprio lì vicino.»

«Facciamo così, dimmi dov'è e io vado da solo.»

La Grifona si morse il labbro ed esitò a rispondere. Ciò bastò a far capire all'altro che qualcosa non andava.

«No, è...complicato.»

Decise di assecondarla, voleva scoprire cosa avesse in mente.

«Ma non è l'unica via, giusto?»

«No, ma...è buio.» realizzò Hermione, sconsolata.

«E allora? Non avrai paura!»

La ragazza sbuffò. Quel testone non sapeva nulla della vita babbana.

«E allora io non vado in quelle zone con te e tanto meno poi non torno indietro da sola! Non hai idea dei pericoli che si corrono in una grande città come questa!»

Beccata.

Malfoy scoppiò in una risata fragorosa.

«Sei seria, Granger? Hai paura delle armi dei Babbani? Non possono nulla contro noi maghi!»

«Si vede che proprio non sai nulla! Hanno le pist...delle cose più veloci di qualsiasi incantesimo. Nessun Protego ti potrebbe salvare da quelle. E se sono in molti hanno ancora più possibilità di...- deglutì a fatica. - ucciderti.»

Il ragazzo sembrava seriamente stupito da quelle affermazioni.

«Fai sul serio? E allora cosa proponi?»

La Prefetta fece un lungo sospiro.

«Torniamo domani, con la luce.»

«Ah, sì, certo e dove dorm...no. No. Non lo stai pensando. Io non dormirò con dei Babbani! Questo va...questo è...maledizione!»

E così, tra mille proteste, i due tornarono alla casa dei parenti di Hermione e questa li supplicò di far dormire, oltre a lei e alla propria famiglia, anche “il mio amico...i suoi genitori sono fuori fino a domattina e lui è rimasto chiuso fuori e ha lasciato le chiavi in casa.”

«Ma tu guarda in che situazione sono finito. - si lagnò quando rimasero da soli in camera di Hermione. - Dormire in una casa di Babbani.»

«Uh! Hai mangiato il nostro cibo e stai per dormire nel nostro letto. Presto diventerai uno di noi!» lo prese in giro la ragazza.

Draco rabbrividì, ma non si lamentò ulteriormente. In fondo, era grato di aver trovato aiuto da qualcuno, ma non lo avrebbe mai ammesso.

Salutò con un cenno della mano la Grifondoro, si andò a lavare in bagno e, finalmente, si sdraiò nel letto che gli era stato preparato, nella camera a fianco di quella di Hermione.

Spense la luce e si rilassò. Non ci impiegò molto ad addormentarsi.

Dopo qualche ora si svegliò, tutto sudato e spaventato, per colpa di un incubo senza nome. Respirò profondamente, cercando di fermare il tremore del proprio corpo, ma, tanto, di riaddormentarsi subito non se ne parlava: era troppo scosso.

Si alzò, un po' affaticato, dal letto e fece due passi nella stanza. Prese la sua bacchetta e notò una flebile luce provenire dal corridoio.

Andò subito a controllare, camminando il più silenziosamente possibile.

Quella flebile luminosità, in realtà, usciva dalla camera della Grifona.

Draco vi si infiltrò, strisciando nel buio e scoprì che la luce non era altro che quella appartenente alla Luna, visibile dalla finestra di quella stanza.

Si mise a guardare attraverso essa. Rimirò il cielo, le strade, le persone ancora in giro e quelle curiose carrucole chiamate automobili in poetico silenzio.

Si dice che chi guarda spesso il paesaggio fuori dalle finestre sia desideroso di libertà.

«Mmh.» mugolò Hermione nel sonno.

Il Serpeverde si voltò di scatto, attratto dal rumore, preoccupato che lei lo potesse vedere, ma la ragazza si rigirò nel letto e non diede segno di essersi accorta della sua presenza.

Un pensiero attraversò come un soffio la mente di quest'ultimo. Avanzò lentamente verso la Grifona, come ipnotizzato, senza riuscire a smettere di fissarla.

Lei si girò e si mise a pancia in giù, lasciando ciondolare un braccio fuori dal bordo del letto.

Una volta avvicinatosi, rimase qualche istante a contemplarla, poi, con uno sforzo sovrumano, allungò la sua mano verso quella della ragazza e la sfiorò delicatamente.

Sospirò rumorosamente e strinse con decisione la mano, ma in modo che Hermione non si svegliasse.

S'inginocchiò per terra, stringendo sempre quella mano e guardandola con attrazione e repulsione allo stesso tempo. Osò, poi, accarezzarla un'altra volta.

Nel farlo, la manica del pigiama che gli avevano dato si tirò su, mostrando un disegno nero sul braccio del ragazzo: il Marchio Nero.

Draco lo notò e una smorfia d'orrore deturpò il suo giovane volto. Prese con la mano opposta il braccio marchiato e iniziò a guardarlo con fare sempre più orripilato. Il suo cuore accelerò, il respiro divenne affannoso, finché non si trasformò, all'improvviso, in un unico, straziante urlo.

Hermione si alzò di scatto dal letto, spaventata, e accese la lampada, cercando la fonte del rumore che l'aveva svegliata.

Notò il ragazzo a terra, tremante. Continuava ad urlare e a fissare il proprio braccio, in evidente stato di shock.

La Grifondoro capì che la situazione era seria, scattò in piedi, chiuse la porta della camera e corse da Malfoy.

«Malfoy, Malfoy! Calmati!» lo intimò.

Ma lui continuava a urlare e a tremare, come attraversato da una scarica elettrica.

«Malfoy! Va tutto bene! Rilassati!» lo pregò, invano.

Presto avrebbe risvegliato l'intera casa.

Hermione afferrò il braccio di Draco e coprì con le proprie mani il terribile Marchio Nero, la sua maledizione, che ora pulsava come dotato di luce propria.

Il ragazzo continuava a fissare quel punto, tremando e respirando affannosamente, scuotendo la ragazza che cercava di aiutarlo.

«Draco...» sussurrò la Grifona, disperata, in un ultimo tentativo di risvegliarlo da quello stato.

Malfoy, riconoscendo il proprio nome, si voltò verso di lei. Era ancora terrorizzato, ma aveva smesso di tremare.

Hermione fissò quegli occhi disperati e non ce la fece più. Si protese verso di lui, allargando le braccia, e lo abbracciò.

Stava per ritirarsi dall'abbraccio, imbarazzata, quando lui, prima rigido, si sciolse e ricambiò spasmodicamente l'abbraccio, alla frenetica ricerca di conforto. Rimasero così per un minuto buono, finché lui non si fu calmato.

“Eccolo qui – pensò Hermione. - Il vero Draco Malfoy.”

A discapito delle fredde apparenze, quel corpo che lei ora stringeva era caldo, piacevolmente caldo.

«Perché devi essere tu? Perché sempre tu devi vedere le mie debolezze?» disse il ragazzo dopo un po', con tono arrendevole. Ormai non poteva farci più nulla, in qualche modo la Grifondoro era sempre l'unica presente in quei momenti.

«Perché tu puoi mostrarmi le tue debolezze. Io non giudico, io non tradisco.» rispose lei semplicemente, sciogliendosi dall'abbraccio. In quel momento non ebbe paura. Sentì che quello che aveva detto era importante e avrebbe saldato il flebile legame che si era creato tra di loro.

Il Serpeverde la guardò, colpito, fece per dire qualcosa, ma poi si trattenne, si alzò in piedi e con un cenno della mano si congedò. Tornò nel suo letto lentamente, poiché era ancora un po' debole dopo lo shock. Si mise sotto le coperte e fece per spegnere la luce, quando vide la Grifona sulla soglia della camera.

«Che c'è adesso?» chiese con tono lievemente irritato. Si era già lasciato andare fin troppo quella sera.

Hermione sussultò e abbassò la testa.

«Niente, volevo...» e si voltò per tornare nella propria camera, ma lui la fermò con la voce.

«Cosa volevi fare?» chiese, realmente incuriosito.

«Volevo farti compagnia finché non prendi sonno. Insomma, per assicurarmi che tu riesca a dormire dopo lo shock...» rispose, paonazza in volto, giocherellando con le mani.

La Serpe scoppiò a ridere.

«Seriamente, Granger? Va bene, ti lascerò fare, ma solo per questa volta.»

Lei, visibilmente stupita, si avvicinò, prese la sedia che c'era vicino al letto e si sedette sopra.

Draco spense la luce e i due rimasero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, finché Malfoy non si addormentò.

  
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