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Autore: ErinJS    23/03/2016    9 recensioni
Dopo l'addio ad Elsa, Anna e Kristoff, a Storybrooke tutto sembra essere tornato alla normalità. La quiete, però, non può durare per sempre e l’improvviso arrivo di una giovane ragazza di circa 17 anni porta con sè un'ondata di misteri e problemi. Nessuno sa da dove venga o chi sia, o perché quegli occhi verdi sembrino tanto familiari; quello che però è chiaro alla Salvatrice è che nasconde qualcosa e prima o poi riuscirà a scoprirlo. Ma se non fosse tanto importante il luogo da cui proviene la giovane, ma il…quando?!
Una nuova minaccia aleggia nella vita dei nostri eroi e questa volta il domani sembra proprio dietro l’angolo.
La ff presenta degli spoiler sulla quinta stagione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Trilli.
Quella davanti a lei era davvero la famosa Trilli.
La stessa Trilli che suo padre aveva incontrato tantissimi anni fa. La stessa Trilli che, per un periodo della sua vita, aveva smesso di credere in sé stessa cessando di essere la fata che era sempre destinata ad essere.
Anche se gliene aveva parlato anni prima, la giovane Jones ricordava ancora le parole del padre; parole piene di fiducia per quella minuta donna dall’aspetto eternamente giovane. Una delle poche fate che erano riuscite a guadagnarsi la sua fiducia, anche nel momento in cui la bontà non aveva precisamente fatto parte della vita del pirata.
Non aveva ben capito se tra di loro ci fosse stato qualcosa di più del semplice legame di amicizia (che di semplice aveva ben poco), ma visto l’amore che ancora aleggiava tra suo padre e lo spirito di sua madre, quella non era di certo la cosa più importante a cui pensare.
Verdolina, o Trilli coma sapeva preferiva farsi chiamare, era la stessa donna che suo padre aveva incontrato a Neverland molti anni fa, la stessa che aveva aiutato gran parte degli abitanti di Storybrooke a mettersi in salvo dal primo vero attacco di Morgana.
Posando per un solo istante gli occhi verdi sul volto sorpreso di Jake, finalmente alzatosi da quella scomoda sedia in legno, Eva tornò a fissare lo sguardo sereno della giovane donna davanti a lei. Se c’era una cosa di cui le fate potevano vantarsi era quell’eterna e naturale gioventù; nonostante i loro occhi portassero su di sé anni e anni di saggezza, profondamente segnati dall’inesorabile scorrere del tempo, la pelle e la bellezza delle fate non presentava il minimo segnale di cambiamento. Seta, era quella la parola che la mente si ritrovava a produrre alla vista di quella pelle soffice e perfetta.
 “C-che cosa ci fai qui?!” chiese stupito Jake, avvicinandosi alla bionda e lasciando defluire dal suo tono di voce la profonda confidenza che aleggiava tra loro “…mia madre è convinta che tu sia con Zelena!” le chiese, forzandosi non poco di usare il passato riferendosi a sua madre.
Dopotutto come biasimarlo? L’ultima volta che aveva anche solo avuto il coraggio di pensare a lei era stato quando la barriera che manteneva al sicuro l’Alleanza si era dissolta come polvere dinanzi ad una folata di vento, lasciando libero passaggio alle guardie della Fata Oscura. Il motivo di un simile cedimento della barriera magica di Regina poteva essere dovuto o ad una sua costante inutilità oppure…oppure alla morte di chi lo aveva costruito.
Chissà cosa doveva provare Jake in quel momento; chissà se possedeva realmente il coraggio che dimostrava nell’ammettere quell’orribile e straziante verità.
E lei? Lei cosa poteva dire di se stessa visto che non riusciva nemmeno a concepire l’eventualità che Regina e suo padre fossero andati incontro allo stesso destino.
Seppure quei pensieri defluissero nella mente della giovane Jones, il nome pronunciato da Jake non riuscì a passare inosservato alle sue orecchie leggermente macchiate del suo sangue ormai secco.
Zelena.
Il solo sentir pronunciare quel nome tanto popolare creò un profondo brivido nella schiena della mora, la quale non riuscì a zittire la voce nella sua mente.
Una lacrima della persona più simile e più odiata di chi scaglierà l’incantesimo
Il primo ingrediente in grado di riportarla a casa.
Fin da quando aveva sentito quelle parole la sua mente aveva subito preso in considerazione l’idea che si trattasse proprio della donna dai vispi capelli rossi. Purtroppo, però, l’esatta ubicazione della strega era sempre stata un mistero, facendo credere alla maggior parte della gente, lei compresa, che la perfida Strega dell’Ovest avesse realmente incontrato la morte per mano di Morgana.
Nelle settimane in cui aveva soggiornato all’interno della radura di Henry, Eva aveva più volte avuto il desiderio di chiedere a Rowan qualche informazione in merito alla madre; ma chi poteva dirsi così insensibile di fronte alla possibilità che il ragazzo fosse allo scuro, quanto lei, della sorte della figlia di Cora? Lei no di certo.
Ma se le parole di Jake erano vere, allora Zelena era viva e Trilli, la stessa fata che ora se ne stava davanti a lei con dei rozzi vestiti di un’insolita tinta verde palude, sapeva dove si trovava.
Possibile che le parole di Tremotino nascondessero un velo di verità? Se non sbagliava, il Signore Oscuro le aveva detto che la ricerca degli ingredienti, una volta iniziata, non si sarebbe rivelata affatto impossibile. Ancora adesso, se solo ripensava al genere di ingredienti da recuperare, la parola impossibile appariva a dir quasi positiva, soprattutto ora che aveva perso il veleno consegnatole dal Signore Oscuro. Eppure, nel giro di qualche istante le cose si erano semplificate, e l’ubicazione di Zelena non appariva più così misteriosa. Chissà, forse persino la perdita del veleno si sarebbe rivelato un problema facile da risolvere.
Bastava solo trovare il modo di farsi dire qualcosa da Campanellino. O Trilli.  O Verdolina.
Maledizione, quella donna aveva decisamente troppi nomi. Lei ancora adesso faticava a ricordarsi il suo per intero; secondo nome compreso.
Jake, però, se lo ricorda abbastanza bene. Le ricordò un’infida voce nella sua testa, la quale venne prontamente soffocata da una scrollata di spalle, come se lo stesso brivido di poco prima fosse tornato a ripercorrerle l’intera spina dorsale.
“Tranquillo Jake…tua zia è al sicuro!”
“Non sono preoccupato per lei…” le rispose con tono scontroso il giovane Mills, apparendo ancora più simile alla madre, i cui modi poco delicati erano decisamente conosciuti dalla donna di fronte a lui “…ho promesso a Rowan che, non appena le cose si fossero sistemate, saremmo andati da sua madre…la stessa che dovrebbe essere al sicuro insieme alla fata più potente della Foresta Incantata!” continuò il ragazzo, corrugando la fronte con fare nervoso “Se ora venisse fuori che non è così…dubito che mio fratello me lo perdonerebbe!”
“Come ti ho già detto Jake…Zelena è al sicuro, non devi preoccuparti!” ripeté Trilli, non perdendo per un solo istante la serenità dal suo volto.
“E…e dove si trova di preciso?!”
Rimasta zitta fino a quel momento, la voce di Eva risuonò all’interno della stanza, con un tono di voce più alto di quanto si sarebbe aspettata.
Digrignando leggermente i denti dalla frustrazione, la giovane evitò accuratamente di incrociare lo sguardo con quello di Jake, il quale pareva aver avvertito l’odore delle sue intenzioni a metri di distanza.
Manco fosse un segugio, maledizione.
“Non sono affari tuoi Jones!”
“Sì che lo sono!”
“Ah sì?...e perché sentiamo!” le chiese il giovane, incrociando le braccia al petto con il chiaro intento di metterla in difficoltà.
“Bè perchè…è…è una mia parente!”
“Parente?!...tzè…non è una tua parente…” la derise Jake, alzando gli occhi al cielo, quasi incredulo nell’udire quella spiegazione visibilmente campata in aria.
“Sì invece…è…è la zia di Henry e guarda caso Henry è mio fratello quindi…”
“Ah ah…divertente….se la metti su questo piano nella nostra famiglia siamo tutti parenti mia cara!”
“Già…pure voi…”
“NO!” “NIENTE AFFATO!”
Nel sentire quella frase pronunciata da Trilli, la risposta dei due ragazzi fu così immediata e pronunciata all’unisono che, se nemmeno l’avessero provata e riprovata un miliardo di volte, sarebbero riusciti a riproporla.
Con i volti arrossati e la mandibola serrata, Jake ed Eva rimasero per un attimo con il volto rivolto verso Trilli, per poi ritrovarsi a deviare lo sguardo, fingendosi così disinteressati da non riuscire ad imbrogliare neppure Cucciolo, tantomeno la fata di fronte a loro.
“Noi…noi non siamo parenti!”
“Appunto…al massimo….al massimo conoscenti!” lo appoggiò Eva, cercando di apparire il più convincente possibile.
Non riuscendo a contenere un vistoso sorriso sulle labbra, Trilli si avvicinò ad una delle tante mensole maldisposte lungo la parete dietro di lei, afferrando due ampolle nascoste dietro un ammasso di cianfrusaglie dall’utilità per nulla intuibile, non a occhio nudo per lo meno.
Non riuscendo a resistere al desiderio di posare lo sguardo sul volto di Jake, la giovane dai capelli scuri fu grata nello scoprire come la sua attenzione fosse stata catturata da qualcosa fuori dalla finestra; gli occhi scuri divenuti due fessure, la fronte corrugata, la mascella indurita. Chi aveva visto?
Eva, però, non riuscì a vedere chi avesse catturato l’attenzione del figlio di Regina che, improvvisamente, la voce di Trilli tornò a riempire la stanza.
“Bene...da chi iniziamo con le cure!”
“È meglio se…”
“Inizia da me!”
Interrompendo bruscamente la frase di Eva, Jake andò a sedersi sullo sgabello, lo stesso che, poco prima, aveva usato come brandina per appisolarsi, guadagnandosi un’occhiataccia da entrambe le donne davanti a lui.
“Ho da fare!” spiegò il giovane, non apparendo per nulla dispiaciuto del suo comportamento.
Limitandosi a lanciargli un sorriso carico di freddezza e ostilità, Eva andò a sedersi dall’altro capo della stanza, stando ben attenta a non incrociare minimamente lo sguardo con quell’odioso e ingrato ragazzo. E menomale che suo padre aveva osato dirle che erano le donne ad essere rancorose.
“Ti ricordavo più gentile Jake…”  lo rimproverò Trilli, sedendosi di fronte a lui.
“Sono ancora gentile…”
“Ah…questa è bella!” lo derise Eva, pulendosi da sola la ferita alla spalla, ricordo concessole da Diletta in un tempo che, oramai, appariva quasi irraggiungibile.
Stranamente, Jake non rispose alla frecciatina della ragazza, limitandosi ad osservare come le pozioni della fata riuscissero a curare anche la più insidiosa delle ferite, facendolo sentire forte e sicuro come lo era stato prima dell’inizio di quella orrenda giornata.
Come se avesse avuto delle braci ardenti sul sedere, Jake ringraziò frettolosamente Trilli, per poi uscire di gran fretta dalla capanna, senza degnare Eva di un solo sguardo.
Non riuscendo a contenere la rabbia di quel comportamento, Eva lanciò sul tavolo lo straccio che, fino a quel momento, aveva tenuto in mano, sbuffando in maniera decisamente rumorosa.
“Anche se non sembra…ha un gran cuore!”
“Chi? Jake?!” esclamò sconcertata Eva, non stupendosi nel trovarsi improvvisamente faccia a faccia con la donna dai capelli biondi, la quale pareva essersi spostata nel giro di un secondo, senza emettere il minimo suono o movimento “Non credo proprio!”
“Oh sì invece…” continuò Trilli, con lo stesso sorriso sornione di poco prima “…e ti dirò di più…” continuò, ungendole il braccio poco prima pulito dal sangue, con una sorta di melma scura, dall’aspetto tutt’altro che invitante “…ci tiene molto a te!”
Non riuscendo questa volta a contenersi, Eva esplose in una fragorosa risata, la quale pareva essere imperniata più dal nervosismo che da una reale ilarità.
“Stai scherzando?...lui mi odia…e lo ha ammesso senza tanti giri di parole!” esclamò Eva, cercando di apparire disinteressata, ma fallendo miseramente “…non riesce a sopportare la mia presenza e qualsiasi cosa dica o faccia sembra infastidirlo!”
Un’improvvisa ombra sembrò calare sul volto disteso di Trilli, la quale pareva sapere molte più cose di quanto non desse a vedere.
“Non ho detto che il suo sia un carattere facile…anzi…se tu avessi conosciuto Regina poco dopo la morte di Daniel capiresti molte più cose di suo figlio!” esclamò Verdolina, posando l’unguento utilizzato fino ad allora, per prendere uno dall’aspetto altrettanto poco invitante “…come sua madre, purtroppo, per sopravvivere alla sofferenza ha la cattiva abitudine di incolpare gli altri dei propri errori, finendo solo per soffrire ancora di più e per più tempo!”
Per un attimo Eva stette in silenzio, non riuscendo realmente a capire cosa intendesse Trilli con quelle parole e ritrovandosi a fissare con insistenza la fasciatura che la fata le stava avvolgendo con cura sulla spalla.
Jake la incolpava di qualcosa? Ok, questa non appariva di certo come una gran scoperta, ma come poteva aver realmente fatto qualcosa ad un ragazzo che non vedeva da più di dieci anni? Possibile che si riferisse a qualcosa accaduto a Storybrooke? Impossibile; lei a quel tempo era solo una bambina e il massimo che poteva aver fatto era averlo scambiato per qualcun altro, vista la sua difficoltà a memorizzare i nomi di tutte le persone di quella cittadina. Ma Jake non sembrava di certo il tipo che se la prendeva per una cosa del genere; o per lo meno così sembrava.
Allora cosa poteva avergli fatto?
“Ad ogni modo…lui tiene a te Eva…e vedrai che ti ritroverai a darmi ragione!”
“Ne dubito…” borbottò tra sé e sé la giovane, stringendo i denti di fronte alla stretta finale sulla spalla “…ora se ne starà con quella Lana, Lara….o come si chiama…”
“Lia...” le suggerì Trilli, sorridendo sotto i baffi.
Lia. Che nome sciocco.
Già, sciocco quanto lei che si innervosiva così facilmente.
“Ok…direi che con la spalla abbiamo finito. Fammi un po’ vedere le altre ferite…”
“Ti ringrazio Trilli…ma il resto sono solo ferite superficiali!” cercò di minimizzare Eva, cercando di alzarsi dallo sgabello, ma venendo prontamente fermata da un’occhiata color nocciola da parte della fata.
“Tieni…bevi questo mentre pulisco il resto!”
Senza emettere il minimo fiato, la giovane Jones, accettò la fialetta dal colore trasparente che la bionda le aveva passato, ingoiandola in un solo sorso ed accorgendosi fin troppo in fretta che, non sempre, il colore di qualcosa la diceva lunga sul sapore: la melma verde che ora aveva sulla spalla, nonostante il colorito nauseante non aveva minimamente bruciato a contatto con la ferita; quel liquido trasparente ed innocuo, invece, pareva avere il calore e l’amarezza dell’inferno.
“Oddio…ma…che…cos’è questa roba?!” chiese a fatica la ragazza, tossendo con insistenza, come a voler togliere quell’orribile sapore dal suo esofago.
“Lacrime di drago…un toccasana per le ferite interne, credimi!”
Con uno sguardo non del tutto convinto, Eva posò la fialetta sul tavolo in legno, tornando a volgere lo sguardo sul volto sereno della fata.
“Trilli…p-posso chiederti una cosa?!”
“Certo!” le rispose la bionda, non alzando per un solo istante i suoi occhi dalle ferite della figlia della Salvatrice.
“…prima…prima hai parlato di Zelena! Intendevi quella Zelena?”
“Non lo so…se stai pensando alla Perfida Strega dell’Ovest…sì mi riferivo a lei!”
“Oh…bè…dicono che non sia più così perfida!”
Solo in quel momento Trilli alzò gli occhi sul volto pallido di Eva, guardandola come se, davanti a sé, avesse la più ingenua delle ragazze e non la figlia del temibile Capitan Uncino.
“Eva…se Zelena non è stata perfida e pazza negli ultimi anni è solo perché si ritrova imprigionata in un limbo…e quindi impossibilitata a farlo. È da sciocchi pensare che le persone cambino…non tutte almeno!”
“Ma…Zelena…”
“Zelena non è affatto cambiata nel tempo…e nemmeno la gravidanza ha sortito qualche effetto su di lei!  Anzi…il suo obiettivo era quello di rendere Rowan tale e quale ai suoi canoni; per fortuna Regina e Robin sono riusciti a proteggerlo e a tenerlo lontano da quella sua ingombrante madre!”
“Quindi siete stati voi ad imprigionarla?...e scommetto che questo Rowan non lo sa!” esclamò stizzita la giovane Jones, non vedendo di buon occhio simili intrighi.
“Non proprio. Zelena è stata imprigionata da Morgana…ed ora si trova in un limbo di cui, purtroppo, sappiamo ben poco. Il suo corpo è immerso in un sonno profondo…ma la sua mente è molto lontana da qui. Fu Regina a trovarla…Morgana l’aveva nascosta con uno dei suoi incantesimi, in attesa che qualcosa o qualcuno la uccidesse!”
“Qualcuno?....vuoi dire che Zelena è ancora viva?!”
“Sì…certo. Ma ora si trova al sicuro…e ben nascosta dalle grinfie di Morgana, per il momento almeno!”
“E…e dove…si trova?!” tentò nuovamente Eva, sperando di apparire meno agitata rispetto a poco prima.
Dopotutto Trilli era sua amica e, nonostante Jake avesse ben dimostrato quanto poco si fidasse di lei, non poteva essere riuscita ad inimicarsi pure la fata più solare e sincera di tutta la Foresta Incantata.
“Perché vuoi saperlo?”
“…bè…vedi….lei ha qualcosa che mi serve e…”
“Ma lei non può parlare Eva…credimi, il suo spirito non si trova qui al momento!”
“Sì, lo so…ma speravo che…forse….lei lo avesse con se…”
Per un momento Trilli rimase in silenzio, come se si stesse chiedendo se, la figlia del pirata con cui aveva vissuto più di qualche avventura nell’Isola Che Non C’è, meritasse la sua fiducia.
“Bè…lei….”
L’improvviso sbattere della porta d’ingresso fece sussultare entrambe le donne, interrompendo sul nascere qualsiasi cosa la fata da toni verdi stesse per dire.
In un gesto quasi simultaneo, Trilli ed Eva si misero in piedi in un unico scatto, posando lo sguardo sulla figura smilza e insanguinata di Mr Furetto, il quale aveva appena varcato la soglia della porta, posato sulle spalle robuste di Tani.
Non c’era che dire, il destino aveva un senso dell’umorismo a dir poco insuperabile. Fino a qualche ora prima quei due si erano presentati davanti a lei, mostrando un eccessivo divertimento nel minacciarla, nonostante lei fosse ferita e sola.
Ora, a pochi metri di distanza, le sorti si erano capovolte, a vantaggio di Eva Jones.
“Curatrice…ha bisogno di aiuto!”
“m-ma che cosa gli è successo?...Mi avevano detto che aveva la mano ferita…non il volto tumefatto!”
Con un’attenzione e una professionalità che avrebbe fatto invidia al dottor Whale, Trilli si avvicinò all’uomo dai capelli biondi e unti, non solo di sangue, facendo segno a Tani di posarlo sopra al tavolo.
“Lo hanno picchiato…” borbottò la donna “…e Milo non sa incassare!”
La donna che, da quanto aveva capito poco prima nella foresta doveva essere la compagna di Phil, fece quanto le era stato consigliato, posando con un gesto secco il compagno sopra al legno del tavolo.
Milo, o Furetto come amava chiamarlo Eva, emise un sonoro lamento, sputando fuori dalla bocca quello che doveva essere uno dei suoi tanti denti storti.
Disgustoso; ma che cosa gli era successo? Possibile che Phil si fosse arrabbiato per il suo fallimento?
Non smettendo un solo istante di lamentarsi, Milo alzò leggermente le palpebre, ritrovandosi improvvisamente a spalancarle nel momento in cui le sue iridi scure incontrarono il volto della giovane Jones.
“No, no, no, no, no no…lei no. I-io…NON POSSO STARE QUI….” esclamò l’uomo, in modo a dir poco illogico.
“Ehi calmati!” gli urlò innervosita Tani, obbligandolo a rimanere sdraiato sul tavolo.
“Tani…vai a bagnare degli stracci…e portami la bottiglia di rum che è sul tavolo!”
Trilli beveva rum. Ok, nulla di strano.
O forse sì…
“Devo uscire….d-devo uscire!”
“Ma che ti prende…”
Con sguardo corrucciato, Eva si avvicinò al tavolo, ignorando il modo spaventato con cui Furetto continuava a fissarla.
“Hai pure il coraggio di chiederglielo?!” esclamò ostile Tani, porgendo a Trilli quanto le aveva chiesto e incrociando le braccia al petto con fare nervoso “…è stato il tuo ragazzo. -Così impari a toccarla-  ha detto!”
E proprio in quel momento, Eva non riuscì a fare a meno di posare lo sguardo su Trilli che, alzando spalle e sopracciglia, sembrava essersi stampata in faccia un TE L’AVEVO DETTO grosso come una casa.
 
 
***
 
Gli occhi verdi di Emma fissavano il volto contratto dell’uomo che amava, il quale continuava a rimanere steso sopra al letto che, da tempo ormai, occupava nella casa dei suoi genitori.
Più volte, da quando Tremotino aveva abbandonato Storybrooke (non precisamente di sua volontà), la Salvatrice si era ritrovata a fantasticare sulla casa che, un giorno o l’altro, avrebbe acquistato in quella cittadina divenuta da tempo parte di lei. Chissà se avrebbe finito col cedere alle idee di Henry acquistando una bella villetta con giardino, o se avesse continuato ad optare per un appartamento poco impegnativo, come quello che avevano a New York. Anche se, ad essere sincera, la visione del futuro che aveva avuto non lasciava molto spazio all’immaginazione; ma, a dire il vero, la cosa non le importava poi molto.
Anche in quel momento, con i pensieri e il cuore totalmente rivolti verso l’uomo davanti a lei, i suoi sogni continuavano ad includere Killian Jones all’interno di quelle quattro mura. Che si fosse trattato della villetta singola o dell’appartamento non avrebbe avuto la minima importanza. Ciò che contava era che, per la prima volta dopo Tallahassee, immaginava un futuro diverso dalla solitudine a cui si era abituata; immaginava un futuro con una persona; una persona che teneva a lei, che affrontava qualsiasi genere di magia, strega o maledizione pur di salvarla.
La stessa persona che, nonostante i mille tentativi da parte di Regina, non voleva saperne di uscire da quella sorta di coma indotto.
Corrugando la fronte, Emma accarezzò la fronte di Killian, spostando un ciuffo di capelli scuri dalle palpebre serrate.
Non dando peso allo sguardo dei suoi genitori, di Regina e dei suoi figli puntati su di lei, Emma avvicinò il suo volto a quello del pirata, non smettendo un solo istante di accarezzargli il volto, reso leggermente ispido dalla barba incolta.
“Killian…torna da me…ti prego!”
Con dolcezza, la giovane Swan posò le sue morbide labbra su quelle di Uncino, sperando, per un piccolo frammento di secondo, che quel gesto bastasse a risvegliare il giovane Jones da quel sonno profondo, com’era accaduto ai suoi genitori tempi addietro.
Ovviamente, però, le cose non apparivano mai così facili e, invece di prendere una piega più semplice, finivano sempre col divenire ancora più complicate.
“P-pensate che si risveglierà?!” chiese Henry, traducendo a voce alta gli stessi pensieri che, tempestosi, continuavano a rimbombare nella mente della sorella.
“Non lo so tesoro…” gli rispose la madre dai capelli scuri, cingendogli le spalle con fare affettuoso “…ma riusciremo a trovare un modo, vedrai!”
“Nemmeno la ragazza di sotto non sembra molto incline a volersi risvegliare!” esclamò David, incrociando le braccia davanti al petto.
Espirando con fare frustrato, Emma si alzò dal letto su cui Killian era steso, avvicinandosi al corrimano in legno della stanza e lanciando uno sguardo assorto al piano di sotto.
La ragazza, comparsa magicamente nel bosco insieme a Killian, non aveva ancora un nome e, come il pirata, se ne stava stesa sul divano di Biancaneve, anche lei immersa in un sonno da cui pareva non volersi risvegliare. Al contrario del Capitano della Jolly Roger, però, il volto della giovane non appariva sofferente o impegnato in una sorta di lotta interiore; al contrario, sembrava rilassata, quasi in pace.
Il viso era giovane e caratterizzato da un delicato neo vicino allo zigomo destro; la pelle rosea e intatta, come quello di una fata. Alcuni tratti di quel volto ricordavano qualcuno di già visto, ma l’impossibilità di vedere i suoi occhi rendeva quella sorta di gioco “indovina a chi assomiglio” leggermente difficile da realizzare.
“Quindi…che facciamo?” chiese Eva, portandosi i capelli dietro la nuca, come spesso faceva la madre in maniera del tutto involontaria.
“Abbiamo provato tutti gli incantesimi di Regina…” disse con voce rattristata Biancaneve, posando a sua volta una mano sulla spalla della nipote, ritrovandosi a riproporre lo stesso gesto del sindaco di Storybrooke “…non ci rimane che aspettare…come ha detto Ector!”
“Ector!” ringhiò Eva, corrugando la fronte “…davvero pensate che quel vigliacco ci stia dicendo la verità?!”
“Direi che tiene particolarmente alla sua vita…e visto che per ora le uniche cose che lo tengono lontano da Morgana sono la mia magia e le sbarre della cella…non penso che gli convenga mentire!” sottolineò Regina, sicura di sé.
“…io non mi fido!”
“Lo sappiamo!” esclamò Emma, posando lo sguardo sulla figlia “…e nemmeno io mi fido. Per questo penso sia meglio che qualcuno vada alla centrale e lo tenga d’occhio, non vorrei che Morgana decidesse di fargli visita. Per colpa sua ha perso il controllo che esercitava su di noi tenendo Uncino in ostaggio. Non penso sia molto felice di lui!”
“Non dimentichiamo la bacchetta!” aggiunse Henry, alzando le soppraciglia e posando gli occhi sull’oggetto in questione, sistemato sul comodino a pochi centimetri dal letto.
“già…” concordò Emma, corrugando a sua volta la fronte.
Non sapeva ancora in che modo operasse la bacchetta in questione; era la bacchetta della Fata Oscura, certo, la stessa che aveva permesso di aiutarli durante lo scontro con Peter Pan e che, a detta di Tremotino, poteva riproporre qualsiasi tipo di incantesimo. Ma, allora, perché non funzionava? Perché non possedeva la forza necessaria per far risvegliare Killian o la sconosciuta al piano di sotto?
Per quanto la Salvatrice cercasse di ignorare quel pensiero, qualcosa le diceva che l’ipotesi di Regina fosse sempre più plausibile: possibile che Killian Jones non volesse essere risvegliato?
No, no, no e poi no. Come poteva anche solo prendere in considerazione l’idea che Killian Jones non volesse tornare da lei!?
…riesce a far vivere alla persona imprigionata stralci del proprio passato e del proprio futuro…[…]solo così riesce a farli impazzire.
Al ricordo di quanto riferito da Ector, le mani di Emma sembravano voler stritolare il legno su cui erano appoggiate.
Non poteva essere così. Uncino era un uomo forte; un uomo che in più di un’occasione era riuscito a dimostrare che tipo di persona fosse. Nonostante non conoscesse ancora ogni aspetto del suo vasto passato, Emma era certa che nulla al mondo avrebbe potuto schiacciare la forza di volontà del suo Capitano; nemmeno se a provarci fosse stata Morgana in persona.
C’era qualcosa che lo bloccava, qualcosa che gli impediva di risvegliarsi e, in cuore suo, lei sapeva cosa fosse.
Chi si trova lì dentro è destinato a vedere e rivedere la morte del proprio lieto fine, della persona che più ama al mondo...fino a perdere del tutto la ragione.
La voce di Ector, tremante e infida come solo la sua poteva essere, pareva riecheggiare all’interno della stanza e non nella mente della Salvatrice, la quale non riusciva a mettere un freno alla sua preoccupazione.
Il lieto fine. Quante volte aveva sentito quelle parole da quando aveva messo piede a Storybrooke.
Non aveva mai pensato di poter rappresentare il lieto fine di qualcuno.
Neppure quel pomeriggio, quando Ector aveva rivelato a tutti loro come Morgana riuscisse a far impazzire chi imprigionava all’interno di quel limbo, Emma era riuscita a far ammettere al suo cuore che il pirata stesse vedendo proprio la sua di morte, che fosse il dolore della sua perdita a farlo impazzire.
Eppure…eppure la voce nella sua mente continuava a ripeterglielo.
Era lei l’unica in grado di liberarlo da quell’incubo. Non sarebbe servita a nulla la bacchetta di Morgana o qualsiasi intervento da parte di Regina. Era lei la soluzione e, per quanto la cosa la spaventasse, per quanto si sentisse inadeguata per un simile ruolo, sapeva che l’unico modo per riuscirci era quello di rimanere sola con Uncino.
“Ok…come ci dividiamo?!”
“Voi andate, rimango io qui…” rispose Emma al padre, tornando a sedersi di fianco a Killian “…penso sia meglio che qualcuno tenga d’occhio la bacchetta…nel caso Morgana si rifaccia viva!”
“Oh certo…la bacchetta!” ripeté Regina, non sforzandosi minimamente di nascondere il tono sarcastico.
Limitandosi ad alzare gli occhi al cielo, Emma appoggiò il cellulare sul comodino vicino al letto, non accorgendosi della vicinanza della figlia.
“Mamma…se vuoi io…”
“…tranquilla, rimango io…tu va pure con loro!” esclamò la Salvatrice, consapevole di non aver dato alla figlia la risposta che si aspettava.
Abbassando lo sguardo sulla mano del pirata, Emma scelse di non guardare il volto di Eva. Sapeva che avrebbe preferito rimanere lì, insieme a lei, in attesa che Killian riaprisse gli occhi; ma qualcosa le diceva che al risveglio il giovane Jones non sarebbe stato al cento per cento sé stesso.
Che avrebbe fatto se le parole di Ector si fossero rivelate veritiere e Killian avesse iniziato a dare di matto? Come avrebbe potuto perdonarsi per aver inferto altro dolore ad una figlia che, in quanto a delusioni e sofferenze, ne aveva viste più di tutti loro messi insieme?
No, se c’era la minima possibilità di risparmiarle l’ennesima fetta di dolore lei lo avrebbe fatto, anche se questo le sarebbe costata un’occhiataccia come quella che stava sicuramente ricevendo in quel momento.
Non seppe dire quando accadde, ma stette di fatto che, nel momento in cui gli occhi verdi della Salvatrice si spostarono dal volto teso di Killian, non trovarono nessuno nella stanza. Tutti erano usciti senza emettere il minimo rumore; o forse, chissà, lei era stata troppo immersa nei suoi pensieri per accorgersene.
Con fare frustrato, Emma si posò una mano sulla fronte, chiudendo gli occhi e pensando a tutto ciò che aveva tentato pur di riportarlo da lei.
Incantesimi. Lacrime. Bacio.
Nulla, però, si era rivelato abbastanza efficace.
Sospirando, Emma si stese di fianco, toccando con le ginocchia e con il mento il corpo del pirata.
Per la prima volta da quando aveva iniziato ad accettare i suoi sentimenti, si era accorta che starsene lì, sdraiata accanto a lui, con tutto il mondo chiuso al di là di una finestra, era come starsene sospeso in mezzo alle acque. Era come se, improvvisamente, l’universo le avesse concesso la possibilità di nuotare a pelo d’acqua, come facevano i cigni nel lago in mezzo al parco di Stroybrooke.
Pace.
Era quella la sensazione? Era quello ciò che si provava quando la persona che amavi dormiva accanto a te?
Perché non lo aveva fatto prima? Perché doveva sempre aspettare che le cose si complicassero prima di lasciarsi andare?
Il profumo di Killian, quel misto di dolcezza dell’oceano e dell’odore pungente del rum, avevano avvolto completamente la figura di Emma, la quale non riusciva a smettere di accarezzare il mento delineato e ancora serrato del pirata
“Killian…svegliati….ti prego!”
Sussurrando lievemente quelle parole, la giovane Swan chiuse lentamente gli occhi, lasciando che i ricordi legati al pirata prendessero totalmente il controllo della sua mente facendola scivolare in un profondo sonno.
Si sarebbe svegliato, ne era certa. Bastava solo non perdere mai la speranza.
E nella sua famiglia, era l’ultima cosa che andava fatta.
 
***
 
Non seppe dire quante ore erano trascorse da quando il corpo ammaccato di Milo aveva lasciato la capanna di Trilli, accompagnato dalla sua fedele amica, il cui broncio non aveva mai osato allontanarsi di un solo centimetro da quel volto rigido; stava di fatto che, nonostante le mille domande e la rabbia nei confronti di Jake e Morgana, la giovane Jones riuscì ad addormentarsi nel letto di fortuna offertole dalla fata dai capelli biondi, guadagnando parte delle energie perse nel corso di quell’interminabile giornata.
Per un momento aveva pensato che fosse impossibile, per una come lei, lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo, soprattutto con l’immagine del figlio di Regina tra le braccia di Lamù, o come diavolo si chiamava.
Perché poi doveva darle così fastidio? Dopotutto non era affare suo se quell’idiota passava da una ragazza all’altra alla velocità della luce.
-E non guarda te nemmeno di striscio…-
Chissà se era stato quello l’inutile e stupido pensiero che aveva fatto prima di addormentarsi. Probabilmente no; probabilmente alla fine si era lasciata soffocare dalla preoccupazione per suo padre e Regina, dispersi chissà dove, alla ricerca di suo fratello, partito alla ricerca di qualcosa che solo lei immaginava. Per non parlare di Alex e gli altri, lasciati nelle grinfie di Diletta.
E quell’incubo in cui si trovava doveva esserne la chiara dimostrazione.
Lì davanti a lei, con i corpi completamente ricoperti da ferite che lasciavano ben poco spazio alla speranza, se ne stavano i suoi genitori, Jake, Regina e tutte le persone a cui voleva bene o che l’avevano abbandonata strada facendo, compresi i suoi amati nonni.
Non dicevano nulla. Rimanevano fermi, non dando alcun accenno di movimento, intenti solamente e posare i loro sguardi accusatori su di lei.
Erano immobili come delle statue; statue fin troppo reali per essere tali.
Paralizzata dalla paura, Eva cercò di dire qualcosa, ma qualsiasi suono o sbuffo d’aria, pareva essersi pietrificato nella sua laringe, facendola sentire in trappola.
Non poteva parlare, come i cadaveri dei suoi genitori.
Eppure doveva chiamarli, doveva dire a sua madre che aveva trovato il modo per salvarli tutti e per mettere la parola fine a quell’incubo. Doveva dirle che sarebbe riuscita a viaggiare nel tempo a trovare un’arma in grado di uccidere Morgana; ma qualsiasi tentativo appariva inutile.
Frustrata da quel mutismo, Eva abbassò lo sguardo, stringendo con forza la mascella.
Ciò che trovò ai suoi piedi, però, fu qualcosa di estremamente inaspettato. Qualcosa che ancora non aveva visto ma che si aspettava di cercare in un tempo del tutto diverso da quello in cui si trovava.
Una spada.
Già, ma non una spada qualunque. Affatto.
Quella ai suoi piedi era La Spada; la spada per secoli cercata e mai trovata, la spada che tutti i cavalieri del mondo, almeno una volta nella loro vita, avevano sognato di impugnare.
Ma come aveva fatto a riconoscerla? Come avevano fatto il suo cuore e la sua mente a portarla a quella precisa informazione?
Excalibur. Era lì, ai suoi piedi.
Non si trovava conficcata in una roccia come aveva sempre pensato. Era lì, stesa e inerme, come immersa in un sonno da cui non voleva essere risvegliata. Ma perché si trovava lì? Non poteva essere quella l’arma che Tremotino le aveva detto di cercare, no…perché la spada si trovava a Camelot e non…a Storybrooke.
Eppure quella ai suoi piedi era proprio l’antica reliquia di cui tanto aveva sentito parlare e, con ogni probabilità, era anche l’unica arma in grado di fermare il regno del terrore forgiato da Morgana.
Quello era il destino che si metteva in contatto con lei; finalmente l’universo cominciava a far intravedere qualche spiraglio di luce in quella landa desolata infittita dalla nebbia e dall’oscurità.
Lasciandosi andare ad un sorriso impossibile da contenere, Eva chiuse entrambi le mani a pugno, come se non riuscisse a decidersi con quale delle due afferrare l’elsa.
Inspirando tutta l’aria di quel luogo sconosciuto, Eva si apprestò ad inginocchiarsi, pronta a mettere fine a quella storia e a vendicare la sua famiglia.
Eva.
Un’improvvisa voce fece alzare di scatto il volto della castana, la cui mano si bloccò a mezz’aria. Era una voce familiare, maschile.
Con la fronte corrucciata, Eva spostò lo sguardo sui corpi delle persone che amava, dal cui volto traspariva la contrarietà di quello che stava per fare. I suoi genitori, stretti l’uno nelle braccia dell’altro, sembravano volerle esprimere con la sola forza dello sguardo un divieto. Non erano felici, così come non lo era Regina, Biancaneve e David.
Non volevano che lei impugnasse la spada. Ma perché?
Quella spada rappresentava la speranza; rappresentava la fine di quel suo lungo viaggio appena iniziato.
Eva…
Ancora quella voce. Non era stato nessuno dei presenti a parlare, immersi come lei in una sorta di universo privo di alcun suono.
….sve….
…gli...
Come avvolta in un torpore, Eva abbassò nuovamente lo sguardo, cercando di scacciare quella voce insistente dalla sua testa.
Lei doveva prendere la spada, impugnarla e uccidere Morgana una volta per tutte.
Ma la spada era sparita; l’oggetto non si trovava più ai suoi piedi.
Con la stessa magia con cui era apparso, l’oggetto ora si trovava nelle mani di qualcun altro, di qualcuno dai capelli castani e dai tratti così simili a quelli di Morgana da far salire i brividi lungo tutta la spina dorsale.
Colta alla sprovvista, la figlia della Salvatrice cercò di parlare, di chiedere chi fosse quella figura sconosciuta e dai tratti quasi elfici. Ma qualsiasi suono non smetteva di rimanere bloccato all’interno della sua gola.
Con la spada in pugno e uno sguardo freddo come la pietra dipinto sul volto, la donna dai capelli sottili e dagli occhi color nocciola fece un passo in avanti, sorridendo in maniera così triste da far mancare il fiato.
“Tu non sei…la Salvatrice!”
Improvvisamente, l’immagine della giovane dai tratti elfici, lasciò spazio alla figura spaventosa di Morgana, avvolta in uno dei suoi amati abiti neri come la notte.
…”Grazie per avermela portata…principessa!”
Con uno scatto sicuro e carico di rabbia, Morgana alzò la spada in direzione di Eva, il cui volto pareva essersi pietrificato come quello della sua famiglia.
….sve….
…svegliati….
Nel momento in cui la lama della spada si conficcò nel suo stomaco, Eva si alzò di scatto dalla brandina, ritrovandosi faccia a faccia con il volto serio e composto di Jake.
Non riuscendo a controllare il fiato corto e lo spavento dovuto all’incubo, Eva non si accorse di stringere con forza il braccio del ragazzo accanto a lei. Per quanto cercasse di ignorare le sensazioni scaturite da Jake, il contatto con la sua pelle calda le riempì il cuore di una calma mai provata. Era come se, improvvisamente, il profumo di Storybrooke avesse trovato la strada per arrivare fin lì, facendola sentire a casa.
“Tutto bene?!”
“…s-sì…” esclamò a fatica Eva, consapevole del fiato corto e del sudore che le imperlava la fronte.
Era stato un incubo. Un terribile e dettagliato incubo in grado di farle esplodere il cuore dal petto.
Quella consapevolezza, però, non bastò a darle la sicurezza necessaria e, lentamente, la giovane Jones si ritrovò ad abbassare lo sguardo, assicurandosi di non avere il ventre squarciato dalla spada che aveva visto ai suoi pedi.
Era stato un sogno, uno di quei stupidi sogni che tutti si ritrovavano a fare quando erano ad un passo dal realizzare qualcosa di importante.
Già, ma chi era quella donna che, improvvisamente, le aveva rubato la spada? E perché improvvisamente Morgana aveva preso il suo posto?
Possibile che fosse Excalibur ciò che stava cercando?
“Dobbiamo andare!”
“Andare?!” chiese con tono confuso la giovane, lasciando andare il braccio del giovane Hood, quasi fosse stato improvvisamente attraversato da una scossa elettrica “…andare dove?!”
“Phil è venuto a chiamarci…ha detto che si parte stanotte. Lui sembra non avere molto tempo da perdere…e nemmeno noi!” esclamò il giovane, serio e controllato “Prima risolveremo questo problema e prima potremo andarcene da qui e raggiungere Roland e gli altri!”
Già Roland e Neal, in cuor suo sapeva che le probabilità che stessero tutti bene erano quasi pari a zero, ma nonostante ciò non riuscì a fare a meno di pensare che, dopo l’arrivo di Milo e Tani si era irrimediabilmente allontanata dal luogo in cui aveva perso la sua collana.
Lo sapeva, era orribile pensare ad una cosa del genere proprio in quel momento; ma l’idea di aver perso l’unica cosa che la collegava a sua madre le creava un cratere così profondo al centro del suo cuore che persino la respirazione pareva divenire quasi incompleta; ogni respiro si fermava a metà e la collera si faceva sempre più strada dentro di lei.
Pensava al suo ciondolo.
Era davvero una persona egoista e orribile; come poteva biasimare Jake per quello che pensava di lei?
Senza dire una parola, Eva si alzò dal letto, seguendo la figura atletica di Jake.
Sia lei che il giovane dai capelli suri, indossavano gli stessi vestiti regalatigli dalla gente del villaggio; se solo in cambio non avessero dovuto imbarcarsi in quella sorta di spedizione suicida avrebbe detto che non incontrava gente così generosa da un sacco di tempo.
Dopo la sua uscita di scena di quel pomeriggio, lei e Jake non avevano più avuto modo di parlare, soprattutto di quello che era accaduto a Furetto, o meglio, alla sua faccia.
“Tani ci ha portato delle armi…” continuò Jake, fermandosi nella stessa sala dove, ore prima, Trilli li aveva curati con le sue erbe dall’odore nauseante.
Chissà che fine aveva fatto la fata. Forse nemmeno lei era a conoscenza di quella partenza improvvisa.
“…io prendo l’arco, tu scegli quello che sai usare meglio. Con i troll e gli orchi non c’è da scherzare!”
“Tani?...la stessa Tani che se oggi avesse potuto mi avrebbe inchiodata al muro per quello che hai fatto al suo amico?!” gli chiese Eva, guardandolo di traverso ed evitando di posare lo sguardo sulle armi indicate dal ragazzo.
“Sì, quella!”
Alzando gli occhi al cielo per quelle risposte così altezzose e prive di alcun tatto, Eva prese una delle spade più leggere e un pugnale, il quale finì ben nascosto sotto lo stivale e i pantaloni neri.
Aveva confessato così, senza il minimo senso di colpa; tipico di lui e di un ramo particolare della sua famiglia.
“Lo hai picchiato…gli mancavano tre denti…!”
“Credimi…gli ho fatto un favore…”
“…aveva il naso rotto, per non parlare di come erano ridotte le sue costole!”
“Lo so…c’ero anch’io nel caso non lo avessi capito!” continuò Jake, finendo di armarsi ed evitando volutamente di posare lo sguardo sulla giovane accanto a lei.
Spazientita da quell’atteggiamento, Eva lo prese per il collo della giacca, obbligandolo a voltarsi verso di lei e fissandolo con le sue intense iridi verde prato.
Improvvisamente gli occhi del ragazzo divennero due pozzi di oscurità, come se un’improvvisa tempesta avesse deciso di fare di quelle iridi il loro palcoscenico personale.
Per tutti i mari…quanto potevano essere perfetti due occhi scuri?
“…perché lo hai fatto?...e giuro che se mi dai un’altra delle tue risposte idiote ti do un pugno in faccia!”
“Che c’è….ti dispiace per lui?” esclamò serio Jake, fissandola a sua volta e non perdendo per un solo istante il contatto con i suoi occhi “…ti aveva picchiata no?...gli ho solo restituito il favore!”
“Dimmi una cosa Jake…” gli chiese Eva, inspirando tutta l’aria necessaria per porre quella domanda ed evitando volutamente di allentare la presa dal suo colletto “…sei schizofrenico?”
Colto alla sprovvista da quelle parole, Jake si allontanò di scatto da lei, guardandola con lo stesso sguardo che suo padre, all’epoca, aveva rivolto a sua madre quando gli aveva detto che quella davanti a lui non era Marion ma la Perfida Strega del’Ovest.
“Oh interessante....me lo sta davvero chiedendo il dottor Jekyll e Mr Hyde della magia nera?!”
“Io?....ma se sei tu che un momento mi odi e quello subito dopo prendi a pugni un imbecille per salvare il mio onore!”
“I-il tuo onore?” urlò Jake, sbarrando gli occhi divenuti dello stesso colore della pece nel prendere in considerazione l’idea che quell’essere disgustoso l’avesse toccata “Io quello lo ammazzo!”
Senza attendere una risposta, Jake si avvicinò alla porta d’ingresso, impugnando la maniglia con tanta ferocia da dare quasi l’idea di riuscire a scardinarla senza troppa difficoltà.
“No, no…fermati…maledizione!” esclamò Eva, bloccandolo di scatto “…intendevo…intendevo che mi aveva stesa, che hai capito?!”
Promemoria: mai informare Jake della perquisizione che Milo il Furetto le aveva generosamente offerto nella foresta. Denti e costole sarebbero stati il minimo.
“Vedi?....è questo che intendo?...Non puoi odiarmi e…e il momento dopo…tenere a me!”
“Io non tengo a te!”
“…e allora perché mi aiuti?...perchè mi difendi!”
“P-perchè…”
“O dimmi perché mi odi…dimmi qualcosa che mi faccia capire cosa ti ho fatto di così grave da meritare questo tuo atteggiamento perché io, credimi, non ne ho la minima idea. Forse posso fare qualcosa per…per risolvere le cose…”
“Non puoi…”
“non posso…cosa non posso?” gli chiese Eva, sgranando gli occhi chiari, nel tentativo di capire qualcosa di più della persona che aveva davanti.
“Non puoi risolvere nulla…quello che è stato è stato, non si può cambiare il passato!”
Avrebbe avuto qualcosa da ridire al riguardo, ma quella non era di certo l’occasione più adatta per metterlo al corrente del suo piano di tornare a Storybrooke tramite un portale.
“Quindi mi odierai per sempre?”
“Sì!”
“O-ok…mi sta bene” mentì la giovane, serrando le mani per controllare le lacrime pronte a tuffarsi dalle iridi dei suoi occhi “Però allora devi smetterla di difendermi…o di aiutarmi…non puoi fare entrambe le cose. Mi manda in bestia questo tuo atteggiamento!”
“Non posso!”
“Cosa?!” si ritrovò ad urlare la giovane, alzando le braccia al cielo, spazientita.
“Non posso…farlo…N-non ci riesco!” le rispose il giovane Mills, apparendo turbato come mai si era mostrato.
Persino i suoi occhi scuri, fino a poco prima tempestosi, avevano finito col cedere ad una sorta di insicurezza, divenendo più innocenti di quanto mai fossero apparsi.
Per un attimo i due rimasero in silenzio, guardandosi, come in attesa di una rivelazione impossibile da udire da chiunque.
Deglutendo a fatica, Jake ruppe quel silenzio, indurendo a sua volta la mascella e rendendola ancora più delineata e forte di quanto già non fosse.
“…però puoi fidarti di me!” esclamò sincero, bloccandola sul posto con quel suo sguardo dolce e fiero al tempo stesso “…per quanto io ti odi e…per quanto mi irriti starti vicino…io…io ti aiuterò sempre. Mi butterò ancora da un burrone pur di salvarti e nessuno al mondo potrà sfiorarti con un dito senza prendere in considerazione l’idea di beccarsi una freccia in faccia”
“C-come?!” esclamò a fatica la giovane figlia dell’ex Salvatrice di Storybrooke, sentendo la gola farsi improvvisamente arida e graffiante.
“Io, io non ti lascerò mai sola Eva, mai più…è una promessa!”
Consapevole di quanto poco mancasse alle lacrime per vincere quella stupida guerra contro la sua volontà, Eva sentì il cuore stringersi in una morsa.
Aveva davvero sentito quello che le aveva detto? Poteva una persona odiarla e tenere a lei allo stesso tempo?
“I-io…non ti credo!”
“Non mi…credi?!” esclamò sconvolto il giovane dai capelli scuri.
“Non posso fidarmi di qualcuno che non si fida di me!”
“Io mi fido!”
Limitandosi a guardarlo con fare scettico, Eva tornò pian piano a prendere possesso del suo corpo e dei suoi sentimenti, improvvisamente lasciati a briglia sciolta.
“Ok…non sempre…ma questo non centra”
“Centra eccome!”
“Forse perché non me ne dai spesso il motivo, non credi?!”
“Ah no?...mi hai fatto giurare di non usare la magia e non mi sembra di averlo ancora fatto”
“Già…però se ti chiedessi di dirmi che genere di patto hai stretto con Tremotino tu non me lo diresti, giusto?”
“Forse perché non posso farlo!”
“E perché non potresti farlo? Te l’ha chiesto il Signore Oscuro?”
“No…”
“E allora parlamene…lascia che ti aiuti!”
“No!”
Espirando tutta la frustrazione che aveva dentro, Jake diede le spalle ad Eva, rimanendo fermo nella sua posizione per alcuni minuti.
“E va bene!” esclamò infine, voltandosi nuovamente verso di lei “…se non vuoi parlarmene non farlo!”
Non riuscendo a trattenere lo sconvolgimento di quella rivelazione, Eva sbarrò lo sguardo, rimanendo a bocca aperta di fronte a quell’improvvisa arrendevolezza.
Da quando Jake Mills le dava ragione così facilmente?
“…io ti aiuterò lo stesso! Ti seguirò fino in capo al mondo, che tu lo voglia…o no!”
Ecco, come non detto.
Ma quelle parole; quelle parole erano così importanti per lei che, per un secondo, prese in considerazione l’idea di raccontargli tutto e di dirgli quello che Tremotino le aveva consigliato di fare per salvare l’intera Foresta Incantata.
E forse lo avrebbe fatto.
Già, forse. Ma non lo avrebbe mai saputo.
“Allora ragazzi…siete pronti?!” esclamò Phil, la cui puntualità, alle volte, riusciva a spiazzare persino lei.
 
***
 
Lentamente Emma aprì gli occhi, ritrovandosi nella stessa posizione in cui si era addormentata; stesa sul fianco, accanto a Killian Jones. Solo che il pirata in questione non si trovava più accanto a lei, ma se ne stava in silenzio, seduto di spalle sul bordo del letto e la testa tra le mani.
“U-Uncino…”
Con voce delicata e carica di entusiasmo, Emma avvicinò la sua mano alla spalla dell’uomo, il cui respiro appariva così irregolare da far trasparire tutte le emozioni che, combattive, dilagavano dentro di lui. Non stava bene, ne era certa.
“Killian. Ti…ti senti bene?” insistette la bionda, avvicinando di un altro millimetro le dita alla spalla dell’uomo.
Nello stesso istante in cui la mano della Salvatrice sfiorò il giubbotto di pelle nera del Capitano della Jolly Roger, questi si alzò di scatto, rifiutandosi di volgere lo sguardo verso di lei.
“Devo uscire…”
Di scatto, Killian si diresse verso le scale che portavano al salotto dell’abitazione, seguito a ruota da Emma, il cui cuore entusiasta del risveglio del pirata, cominciava a dare spazio alla preoccupazione e alla consapevolezza di quanto le cose potessero essere cambiate dalla sua sparizione.
“Killian…fermati…ti prego!”
Afferrando la spalla del giovane Jones, Emma lo obbligò a voltarsi, guardandolo finalmente in volto.
E in quel momento, sentì chiaramente il suo cuore creparsi in maniera netta.
Che cosa gli era successo?
Il volto sicuro e fiero dell’uomo che amava, aveva lasciato spazio ad una confusione e inquietudine impossibili da non notare. Le iridi di un intenso blu scuro, ora apparivano pallide e spente, come in balia di una sofferenza così grande da far spegnere la luce della passione che, da sempre, avevano inondato quello sguardo virile e perfetto.
Anche la pelle appariva cambiata, come se fosse rimasto troppo tempo al buio e lontano dall’aria fresca del giorno.
“Uncino…c-che cosa ti è successo?”
Improvvisamente e in maniera del tutto inaspettata, Killian iniziò a ridere, come se la domanda di Emma fosse la cosa più divertente che avesse udito negli ultimi tempi, e forse era davvero così.
“Cosa mi è successo?” esclamò il pirata, finendo di ridere ed iniziando ad aumentare il tono della voce, rivolgendosi a qualcuno di invisibile all’interno della stanza, ma in grado di udirlo dal soffitto, visto il mondo in cui alzava lo sguardo.
 “Killian…Killian ascolta, non sei più prigioniero di Morgana!” cercò di rassicurarlo Emma, avvicinandosi di un passo al pirata “…lo so che è difficile da credere. Non immagino neanche quello che ti ha fatto passare quella pazza…”
“Già non lo immagini minimamente Emma!”
“…ma credimi, ora non sei più lì….ora sei a casa…”
“A casa?…”
“S-sì …”
“Il problema è che sono sempre rimasto a casa…Swan…”
Ignorando volutamente il modo freddo con cui aveva pronunciato il suo cognome, Emma corrugò la fronte, posando la mano sul braccio immobile di Killian.
“…c-che cosa vuoi dire?!”
“Dimmi…dove pensi sia stato?!”
“I-io non lo so. Ector ha detto che Morgana ti teneva prigioniero in una sorta di limbo…dove vedevi…vedevi la morte….”
“La morte di chi?!” insistette Killian, avvicinandosi a sua volta al volto pallido della Salvatrice.
“La morte…del tuo lieto fine!”
“Già…è così. E sai di chi ho visto la morte?!”
Lo sapeva?
Lo sapeva davvero? Sì, sì che lo sapeva, il suo cuore glielo urlava a gran voce da quando aveva messo piede in quella foresta, di fronte a quel maledettissimo albero creato da Morgana. Eppure la sua mente continuava a urlarle il contrario; la sua mente così scaltra nel costruire mura e mura di sicurezza continuava a sussurrarle ogni genere di insicurezza; continuava ad insinuare quel fastidioso e convincente dubbio che nessuno, nessuno al mondo avrebbe mai visto in lei il suo lieto fine.
Perché, dopotutto, che cos’era il lieto fine? Qualcuno si era davvero preso la briga di considerare il reale significato di quelle semplici e ripetute parole?
Il lieto fine. La fine splendida di qualcosa. Era come voler dire che tutto era andato al suo posto. Ogni cosa aveva trovato la sua collocazione; la persona in questione aveva raggiunto la pace, la vera e pura felicità. E nonostante il lieto fine potesse essere rappresentato da una famiglia, un figlio, il raggiungimento di un sogno, pensare di essere il lieto fine di qualcuno era una cosa così grande e straordinaria da dare l’impressione di toccare il cielo con un dito.
Poteva essere lei, la bambina sperduta, l’eterna orfana, il lieto fine di qualcuno?
“Io credo…”
“Ho visto la tua morte Emma….” esclamò a gran voce Killian, il cui volto pareva essere divenuto ancora più teso e tirato “… ho visto e rivisto la tua morte così tante volte che se chiudo gli occhi sono di nuovo lì; vedo di nuovo il tuo sangue e i tuoi occhi chiudersi per non riaprirsi mai più…”
“Ma non era vero!”
“Sì….Sì che lo era!” urlò alzando il braccio con fare frustrato “…era tutto vero. Quello era il nostro futuro. Tu morirai…e io non sarò lì a difenderti!”
“Killian…”
Delicata come forse non si era mai sentita in tutta la sua vita, Emma accarezzò il volto del pirata il quale, nonostante cercasse con tutte le sue forze di resistere a quel tocco e a quel volto in cui finiva sempre per perdersi.
“Killian…ascolta….tutto quello che hai visto…anche…anche se lei ti ha fatto credere che sia il nostro futuro, non puoi sapere se andrà davvero così!”
“Sì invece…”
“Come puoi esserne certo?”
“Perché quello che è successo è qualcosa che tu faresti…”
“Cosa? Mi lascerei uccidere da quella strega…”
“no…ma sacrificheresti la tua vita per il bene di tutti!”
Il volto di Emma rimase esterrefatto. Cosa voleva dire con quelle parole?
“N-non sarà Morgana ad ucciderti Emma…ma sari tu stessa a farlo…”
Il silenzio calò pesante nella camera da letto di Biancaneve e David, rendendo quasi udibile il battito cardiaco della giovane Swan, la quale faticava a credere a quello che aveva appena sentito.
“P-perché avrei dovuto fare una cosa del genere?!”
Esausto, il Capitano della Jolly Roger andò a sedersi sul gradino che portava al piano di sotto, tenendosi nuovamente la testa tra le mani.
Senza aspettarsi un reale invito, Emma fece lo stesso, sedendosi accanto a lui.
“Killian…che cos’hai visto?!”
Emettendo un sospiro quasi impercettibile, Uncino alzò lentamente il capo e, senza mai incrociare lo sguardo della donna che amava, iniziò a parlare.
Le parole uscirono da sole, affilate e graffianti come uno specchio rotto e incastrato in gola; doloroso sì, ma bisognoso di uscire ad ogni costo.
Le raccontò ogni cosa; della profezia, dell’implicazione di Turchina, del fatto che Eva non possedeva alcuna magia e del modo in cui lei si era sacrificata, per dare una possibilità a sua figlia e a tutti loro.
Per tutto il tempo, Emma rimase in silenzio, osservando quelle labbra perfette pronunciare parole così cariche di dolore.
Il tempo in quel limbo doveva essergli sembrato eterno; era un miracolo che non fosse realmente impazzito.
Ma Killian Jones era un sopravvissuto, e lei lo sapeva meglio di chiunque altro.
“Uncino…ascolta…” iniziò Emma, posando la sua mano bianca su quella di lui, alla ricerca di un contatto che, solitamente, era lui a creare.
“NO!”
Sbottando in maniera del tutto imprevedibile, il giovane Jones si alzò dal gradino, allontanandosi dal tocco del suo cigno.
“N-non toccarmi…ti prego…”
Cercando con tutta sé stessa di non apparire ferita tanto quanto si sentiva dentro, Emma si alzò a sua volta, fissando l’uomo di fronte a lei con gli occhi così sgranati da faticare a sentire un reale contatto con le sue palpebre.
“Emma…se c’è una cosa che ho capito…è che…che non possiamo stare insieme!”
“Che cosa?!” esclamò la bionda, certa di non aver ben compreso le parole del pirata “…tu non…”
“Pensaci…questa strega vuole la nostra testa, vuole ucciderci tutti perché noi siamo stati insieme…perché dalla nostra relazione nascerà Eva…”
“Già e con questo?!”
“Con questo?....con questo significa che se io e te…”
“È questo quello che ha fatto Morgana? Ti ha fatto il lavaggio del cervello convincendoti a non stare insieme?” lo interruppe Emma, con sguardo sconvolto e amaro.
“Tu non capisci…”
“Credimi, lo sto facendo….ma mi sto chiedendo se per caso hai lasciato il cervello in quel limbo…”
“Lascia stare Swan…”
Innervosito, Killian si voltò di scatto, dando le spalle alla donna di fronte a lui e dirigendosi con passo deciso verso il comodino dove era stato riposto il suo fedele uncino.
Senza dargli il tempo di avvicinarsi, Emma lo superò, mettendosi nuovamente di fronte a lui e fermandosi a pochi centimetri dal letto dove, fino a qualche minuto prima, avevano dormito insieme, fianco a fianco.
“No. Non lascio stare! Se c’è una cosa che mi hai insegnato proprio tu è quella di combattere per le cose a cui tengo…di non lasciami spaventare dal futuro o da tutto ciò che ne consegue. Non puoi permettere che una pazza dai capelli spettinati ti faccia abbandonare le cose a cui tieni…”
“non capisci? È proprio quello che sto cercando di evitare. Non voglio abbandonarti al tuo destino; non posso permettere che quello che ho visto si realizzi…non posso permettere che quella donna renda la tua vita un inferno solo perché hai deciso di stare con me, perché insieme avremo una figlia che forse potrebbe ucciderla, ma solo dopo che tu ti sarai sacrificata!”
“Killian…” pronunciò il suo nome con le lacrime agli occhi.
Lui non voleva perderla.
Non era impazzito e men che meno si era lasciato abbindolare dalla magia della Fata Oscura.
Era preoccupato, per lei e per lei soltanto.
“NO…non c’è nessun Killian…” si rifiutò il pirata, arretrando di un passo “…io non permetterò che tu muoia, anche se questo significasse vivere nel rimpianto o morire solo e senza di te…Io…”
Senza ascoltare il rifiuto dell’uomo, Emma si avvicinò a lui, posando entrambe le mani su quel volto ruvido e dai lineamenti indimenticabili.
“Killian…io non morirò…”
“Sì invece….”
“ok…ma non nel modo che hai visto…te lo prometto! E sai perché?....perchè se staremo insieme potremo sconfiggere Morgana, potremo trovare un modo per risolvere le cose…un modo diverso da quello che hai visto. Se staremo insieme potremo usare quello che Morgana ti ha mostrato contro di lei…”
Killian chiuse gli occhi, come alla ricerca di qualcosa che lo convincesse a non crede a quelle parole.
“Noi…avremo un bellissimo futuro…e sai perché lo so?!”
Killian rimase in silenzio, posando quei suoi splendidi occhi blu sul volto coraggioso della donna che amava.
“Perché…” continuò Emma, senza mai staccare le mani da quel volto “…perché insieme avremo una figlia bellissima…e forte…così forte da aver trovato un modo per arrivare qui, nel passato per salvarci tutti. E questo Morgana lo sa…”
“Già…come sa che tu sarai pronta a sacrificarti per salvare tutta la città. Ma io non sono come te…io sono egoista…e voglio che tu sia salva, anche a costo che tutta Storybrooke…”
“Non è vero…” lo interruppe Emma, corrugando la fronte.
“Sì invece…e tu lo sai. Amo Eva…davvero…e penso di averla amata fin dal primo istante…ma tu, tu Emma sei la ragione della mia vita…sei la persona più importante…e non posso permettere che il tuo futuro sia fatto di sola sofferenza, soprattutto se la mia presenza ne sarà la motivazione!”
“ma non sarò così…”
“Non puoi saperlo…”
“Sì invece…e te lo posso dimostrare…”
 
 
 
 
Che dire di questo terribile ritardo.
Mi dispiace…davvero. So che come scuse fanno pena, ma purtroppo il ritardo di questo aggiornamento non è stato direttamente dipeso da me. Anzi….se avessi potuto avrei aggiornato molto prima, ma gli impegni quotidiani non mi hanno dato tregua (e continuano ad alitarmi sul collo ovviamente).
So che, probabilmente, molti di voi si saranno stancati di aspettare questo 21esimo capitolo, e credetemi….se fosse così vi capirei benissimo; ma sappiate che non smetterò di scrivere e continuerò a curare questa ff come ho sempre fatto, fino all’ultimo capitolo.
Vi ringrazio con tutto il cuore per aver commentato fino adesso e spero di avere la fortuna di poter leggere ancora le vostre meravigliose recensioni, alle quali dedico in toto questo capitolo….perchè sappiate che la forza di continuare a scrivere (oltre al fatto che amo terribilmente farlo) viene dal fatto che so che ci sono persone che seguono questa storia e il minimo che possa fare è continuare ad impegnarmi.
Vi avevo promesso un momento CS e ci sarà….solo che l’ho diviso in due; ho preferito allungare un pochino il risveglio del nostro pirata per dedicarmi maggiormente al loro momento “speciale” nel prossimo capitolo (la vostra pazienza sarà ripagata, promesso…soprattutto visti gli ultimi episodi della 5B e quello che ci aspetta domenica prossima!!!).
Anche la rivelazione di Jake avverrà nel prossimo capitolo (qualcuno dirà, ho già sentito queste parole…:P…ma sarà così, parola di lupetto xD).
Ok, non mi dilungo più di così…altrimenti invece di perdonarmi vi arrabbiate ancora di più con la sottoscritta.
So che sembra impossibile da immaginare ma il prossimo capitolo è quasi concluso; avevo mezza intenzione di pubblicarli insieme ma ho pensato che così avrei rischiato che qualcuno, per errore, leggesse subito il 22esimo fregandosi un po’ la storia. Morale della favola: l’attesa del prox capitolo non sarà così lunga….scusatemi ancora!!!!!
In più avrei una piccola domanda da farvi? Secondo voi è il caso che nel prossimo capitolo scriva un mini riassunto di quello che è successo fino ad ora? Ci pensavo l’altra settimana….effettivamente la storia sta andando avanti da un po’ (lo scorso mese mi sa che è stato il primo anniversario della ff ♥) e forse un po’ di cose vanno, giustamente, nel dimenticatoio. Ditemi voi…se pensate possa essere utile scrivo un piccolo riassunto sulle cose importanti tanto per rispolverare un po’ la memoria.
Vi ringrazio ancora per tutto quello che fate: per continuare a seguirmi, per continuare a commentare, per continuare a leggere, per continuare a spronarmi e a coltivare, insieme a me, quello che è il mio sogno più grande….SCRIVERE.
Un forte abbraccio
…..e chissà che i prossimi episodi di OUAT ci regalino splendide scene CaptainSwan ♥
 
 
Erin
 
                                                                   
   
 
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