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Autore: YakerHenbane    24/03/2016    1 recensioni
Zootropolis, la città dove ogni animale può essere quello che desidera. In questa enorme utopia zoologica seguiamo lo spaccato di vita di tre giovani predatori in cerca del proprio posto nella società. Cosa ha da offrire loro, in termini di possibilità e imprevisti, questa grande metropoli dal cuore peloso? Un terzetto bislacco destinato ad unirsi in una forte amicizia e...
Per quelli interessati al fattore "introspettivo" della storia (qui parla l'autore), i tre personaggi principali sono i miei tre fursona, sostanzialmente incarnazioni di lati diversi di quello che, nel complesso, sono io. La storia può essere letta anche come qualcosa di più interiore di una semplice serie di spaccati di vite quotidiane, anche se tale è e come tale può essere tranquillamente interpretata. Spero che vi piaccia!
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Furry, Spoiler!, Tematiche delicate
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“Daaaaaai… Ancooooora un po’… Sooooono sicuuuuuuro cheeeeeee… ADESSO!”
Alexander era proteso sul nastro trasportatore dell’aeroporto sul quale scorrevano pigramente i bagagli di milioni di animali, cercando di predire l’apparizione dei loro. Yaker, tornando dal bagno, fece in tempo ad assistere alla scena poco prima che la lontra si sbilanciasse troppo e cadesse rovinosamente sul baule di un altro passeggero: rialzatosi di scatto, chiese subito scusa al grande orso polare che imprecò tra le zanne e si girò subito di nuovo verso la porticina da cui i bagagli uscivano. Il lupo sorrise tra sé e sé e si avvicinò lentamente al teatrino di quella scenetta, dove erano raggruppati anche tutti i suoi compagni di classe, in affranti dalla colossale lentezza del recupero bagagli. Tutti tranne uno.
“Hey ragazzi, Kamal?”
Un compagno indicò con un pollice un punto al di là delle sue spalle e, girandosi, Yaker riuscì a vederlo: era seduto sul pavimento a gambe incrociate e stava controllando il cellulare, appoggiato su una coscia. Il lupo gli si avvicinò facendosi largo tra gli studenti delle altre classi e gli si accucciò vicino.
“Ti va uno snack?”
Kamal sollevò pigramente gli occhi dal telefono e sorrise benevolo, scuotendo la testa. Yaker lo ricambiò con una pacca su una spalla mentre un urlo si alzava dal nastro trasportatore.
“RAGAZZI PENSO DI AVERLI INTRAVISTI!!”
Alexander si sbracciava scomposto, come faceva quando era emozionato, cercando di attirare l’attenzione di più gente possibile. Il lupo si alzò e tese una zampa alla tigre, che la afferrò e ci fece leva per tirarsi su, ed insieme si incamminarono verso il nastro trasportatore, schivando di nuovo la folla di animali di altre classi che, a detta di Yaker, sembravano girarsi spesso a fissarlo con occhiate strane.
La diceria dei bagagli si rivelò veritiera, dunque il nastro trasportatore fu presto invaso dai bagagli degli studenti che si ammassavano freneticamente vicino a quello per acchiapparli, sollevati dal fatto che non fossero stati persi o scambiati. Quando tutti ebbero recuperato il proprio bagaglio, gli insegnanti fecero strada verso i pullman che li avrebbero portati in hotel: si trovavano in una località di mare, una grande isola dalle coste sabbiose e rocciose dove faceva veramente caldo; si trovavano lì in gita perché sul posto erano nati svariati accampamenti di animali primitivi e numerose colonie arcaiche, dunque i siti di carattere storico-culturale abbondavano come in nessun altro luogo. I pullman non erano divisi per classe, dunque tutti salirono su quello dove salivano i loro amici, ed i nostri tre fecero lo stesso, ritrovandosi però con pochissimi altri compagni di classe e circondati da musi relativamente nuovi, musi che Yaker ricordava bene per quelle strane occhiate all’aeroporto. I tre decisero di sistemarsi nei posti davanti, Alexander e Kamal vicini l’un l’altro e Yaker subito dietro, con il posto vicino vuoto. Nessuno aveva voluto sedersi lì, quindi il lupo, pur sentendosi a disagio per quel motivo, decise che tanto valeva poggiarci la sua borsa e parlare con i due lì avanti, che nel frattempo avevano deciso di intrattenersi con giochi stupidi del calibro di “Nella Mia Valigia Metto” e simili. Il pullman partì un po’ dopo, e Yaker sbadigliava sonoramente: quella mattina, per prendere l’aereo, si erano dovuti svegliare molto presto, dunque una dormitina gli avrebbe fatto parecchio comodo. Sapeva che il viaggio sarebbe durato almeno due o tre ore, quindi aveva tutto il tempo per rifocillarsi un po’. Tirò fuori il cellulare, si infilò le cuffiette e fece partire un brano casuale, poi chiuse gli occhi e si rilassò sul sedile, perdendo la cognizione del tempo.
Dopo un periodo di tempo che sarebbe potuto essere di un’ora, come di due, come di tre minuti, si sentì strappare bruscamente le cuffiette dalle orecchie: sobbalzò e si voltò verso il corridoio dell’autobus, per trovarci un ragazzone, un bufalo dall’aria poco intelligente, che giochicchiava con le sue cuffiette facendole roteare per il filo. Il tizio di un’altra classe sbuffò e, con aria aggressiva, fece un cenno verso la borsa di Yaker.
“È da maleducati occupare i posti a sedere, sai?”
Il lupo aggrottò le sopracciglia, chiedendosi per quale motivo quel tale avrebbe dovuto alzarsi dal suo posto e venire a rompere le scatole proprio a lui, soprattutto dopo che tutti gli altri erano riusciti a sedersi e che, dunque, non c’era motivo di lasciare il posto libero. Yaker però ammise a se stesso che occupare i posti in quel modo poteva esser visto come maleducato comunque, e dunque rispose tranquillo allungando una zampa per prendere lo zaino.
“Beh, se serve a qualcuno di sedersi qui lo sposto…”
Il bufalo non rise, semplicemente mise un ghigno sul muso ed alzò il naso con aria di chi ha ottenuto proprio ciò che voleva.
“Non è quello che devi spostare, frocio, è il culo dal sedile. Stai occupando un posto per animali normali.”
Il mondo crollò all’improvviso addosso al lupo. Dai… Ma veramente? Anche al liceo?! Yaker era stato vittima di lieve bullismo in passato, ma in primis si trattava dei tempi in cui erano ancora poco più che cuccioli minuscoli, e in alteris poteva comprendere i comportamenti che lo avevano portato ad essere preso di mira, ma stavolta era uscito tutto fuori dal nulla senza preavviso. Guardò oltre la spalla del bufalo e vide altri animali ridere di lui per nessun motivo. Ritornò a fissare il tizio negli occhi, provando un misto di rabbia e grande sconforto, mentre quello sghignazzava guardandolo dall’alto in basso. Non poteva più stare in silenzio, non avrebbe sopportato passivamente di essere messo alla berlina in quel modo… Con quali accuse, poi?! Non l’aveva neanche capito… Sui sedili lì avanti, Alexander e Kamal erano accigliati e arrabbiati quanto lui, Yaker riuscì a sentire il loro supporto silenzioso e sapeva che l’avrebbero difeso, dunque ostentò un’aria non curante e lasciò andare lo zaino per rimettersi comodo sul sedile.
“Non vedo animali normali in piedi che si possano sedere. Solo te.”
Per quanto sembrasse tranquillo, dentro ardeva di frustrazione e vergogna per essere stato messo in mezzo in quel modo. Alexander emise un sonoro “AH!” e Kamal rise a bassa voce del bufalo, scuotendo la testa. Il bufalo mantenne quell’aria di superiorità e si girò di pochissimo per lanciare un’occhiata di sdegno a Kamal, che la ricambiò fulminandolo con le iridi.
“Ridi poco te, che sei la cagna della lupa.”
E con “lupa”, accennò a Yaker. Il lupo sapeva bene cosa sarebbe successo, ed infatti scattò in piedi insieme ad Alexander nell’esatto istante in cui lo fece anche la tigre, che ringhiava ed aveva gli occhi rossi d’ira, e però quasi velati di lacrime. Yaker afferrò un polso di Kamal e gli parlò con tono fermo ma calmo.
“Kam. Non ne vale la pena…”
E subito Alexander zompò appoggiandosi alla spalla destra della tigre, cercando di dare una mano all’amico.
“Sì, questo idiota probabilmente neanche capisce cosa ci stiamo dicendo adesso…”
Le parole della lontra furono condite da un’occhiata di rabbia pura che tinse il suo muso di una luce completamente diversa dalla solita. Kamal si sedette sbuffando dal naso, cercando di eliminare la frustrazione accumulata, e così fecero anche Yaker e Kamal mentre si fecero scivolare addosso qualsiasi altro insulto nei loro confronti, al punto che una volta scesi non ne ricordarono più.
Erano arrivati finalmente all’hotel, il viaggio da quell’episodio in poi era stato un inferno: Yaker aveva trascorso il resto del tempo guardando fuori dal finestrino, il muso appoggiato sul pugno della zampa chiusa ed il gomito puntellato sul bracciolo; riusciva a percepire la pesantezza dell’ambiente circostante che gli gravava sulle spalle, era una sensazione orribile. Il lupo pensò che anche Kamal stesse provando lo stesso ma non osò porgergli un po’ di solidarietà per paura di essere bersagliato di nuovo, mentre Alexander tentava come meglio poteva di risollevare il morale ad entrambi.
Il peggio era passato, i tre si sistemarono nella loro camera (avevano pagato una piccola quota aggiuntiva per scegliersi la sistemazione) e si lasciarono andare lì, sfogandosi come meglio poterono: Alexander si lasciò andare ad una colorita serie di insulti facendo avanti e indietro nella camera, mentre Yaker disse un paio di parole di conforto a Kamal, che però si chiuse in bagno per farsi una doccia, lasciando gli altri due ai fatti loro. Il lupo dunque decise di sdraiarsi sul letto matrimoniale su cui avrebbe dovuto dormire con Alexander (per via della taglia) e cercò di rilassarsi. Tra un’ora ci sarebbe stato l’orientamento, e poi avrebbero avuto il resto della giornata libera, sperava solo di poter isolare quel momento come peggiore dell’esperienza e godersi il resto. La voce del rapporto omosessuale tra lui e Kamal era in giro già da prima che Alexander facesse quello scherzo, dunque la colpa non era di certo sua, benché la lontra non nascondesse un po’ di colpevolezza a riguardo. A Yaker ovviamente dava sui nervi, perché tra lui e Kamal non c’era niente, ma comunque, anche se ci fosse stato, non sarebbe mai stato un buon motivo per un attacco così infame. Al lupo dava fastidio anche dover essere attaccato di nuovo, ma soprattutto stava male per la tigre, molto più sensibile di lui in situazioni simili: i due condividevano una visione simile, si sentivano entrambi umiliati agli occhi altrui da esperienze simili, ma Kamal reagiva particolarmente male ed aveva bisogno della comprensione di qualcuno che capisse veramente quello che provava. Allo stesso modo, Yaker si sentiva sollevato dal sapere che poteva affrontare la cosa insieme ad un amico fidato. Alexander poi era stato di grandissimo aiuto, prendendo le loro difese in un modo che il lupo non si sarebbe mai aspettato. Ed, in più, sapeva che sarebbe riuscito a rallegrare l’atmosfera velocemente, era nella sua indole.
“Aspetta e vedrai, quel figlio d’una bufala è già spacciato! Parola di Alexander!”
Yaker fissò il soffitto quasi come se lo potesse aiutare anche lui, mentre pensava al perché era successo tutto quello senza trovarci molto senso. Pensava a Kamal, a come nessuno di loro si fosse meritato un trattamento simile.
   
 
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