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Autore: AnnaChiara18    24/03/2016    1 recensioni
Tratto dalla storia:
-Mi sto abituando a te Betty
Disse guardandomi dritta negli occhi, con i suoi occhi color ghiaccio, ma allo stesso tempo così caldi e io non sapevo cosa dire perché mi stava, senza saperlo, confessando una delle cose più belle che si possano dire a qualcuno.
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"Abitudine", perché quando una persona diventa un abitudine non si torna più indietro, Niall e Betty questo lo sanno bene!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BETTY 

Per un intera settimana le ragazzine in gastronomia erano sempre un sacco, fino a che piano piano andavano diminuendo. Mettevano allegria quelle faccette colorite dal freddo, sempre contente e ipereccitate che quasi mi mancavano. In questo periodo ero così presa dal mio studio che avevo cominciato a rispondere male a tutti così Tommy aveva deciso, senza voler sentire obiezioni, di concedermi dei giorni di relax, ma io non me la sentivo di lasciarli da soli, così ogni girono passavo, senza farmi notare davanti al negozio e mi fermavo alla caffetteria, in stile barocco, che si trovava poco più avanti. Stavo finendo il terzo capitolo del libro che avevo cominciato a leggere il giorno precedente quando la minuta cameriera si avvicina a me con il solito caffè macchiato che avevo finito pochi minuti prima di sorseggiare

  • Questo te lo offre quel ragazzo - si girò un attimo per indicarmelo con un gesto della testa così impercettibile che avevo il dubbio di aver capito bene a chi si riferisse - Ha detto di chiamarsi Nathan.

Mi ritrovai con una tazza bollente tra le mani a fissare la figura che si trovava a pochi tavolini di distanza da me e che mi guardava sornione.

Gli sorrisi e riabbassai lo sguardo per leggere un altro capitolo.

Quando mi alzai mi avvicinai al tavolo del ragazzo dove era impegnato a ridere, riempendo tutta la stanza di un aria più leggera, con i suoi amici che appena notarono la mia presenza si voltarono a guardarmi. 

  • Grazie 

Fu l’ unica cosa che riuscii a dire guardandolo dritto negli occhi, per poi abbassare lo sguardo e uscire dalla porta. 

Il mio respiro si condensava ad ogni passo che facevo e io amavo osservare la nuvoletta che si formava difronte alla mia faccia, come amavo l’inverno, il freddo, la neve, i caminetti accessi e Londra, sempre meno affollata quando le temperature si abbassavano sotto i 0°. 

Rivide quel ragazzo tutti i giorni per un intera settimana, fino a che non dovetti ricominciare a lavorare e non potevo più frequentare quel bar. Un po’ mi mancava, avere quelle attenzioni, i suoi occhi che ogni tanto cadevano su di me e i suoi cenni di saluto che avevo imparato a riconoscere. Mi era sempre piaciuto il mistero, il dover capire le cose, le persone enigmatiche, quelle che non capisci al primo colpo, che hanno molto di più da raccontarti e quel Nathan era davvero misterioso, forse per questo dopo tanto tempo era riuscito a catturare la mia attenzione, peccato che non lo avrei più rivisto. E come avevo immagino, per quanto facessi sembrare casuali le mie visite al bar, non lo avevo più ritrovato seduto a bere la sua birra. 

Passarono i giorni, ne passarono molti e non pensavo più quel ragazzo, era stato una fatalità, una dolce e bella fatalità. La mia vita proseguiva ed io ero sempre più immersa in quella routine così noiosa, avevo finito gli esami e i corsi sarebbero ricominciati a maggio, per la sessione estiva e io passavo le mie giornate, oltre che a lavorare, a passeggiare nel mio quartiere con Dix, la mia fedele cagnolina, a leggere qualche libro, a guardare qualche film e ad uscire con le mie amiche, che nell’ultimo periodo erano troppo prese dal loro lavoro e dallo studio per dedicarmi troppo tempo. Fu così che decisi di tornare al bar, vedere qualche faccia nuova mi avrebbe fatto bene e oggi la gastronomia non era aperta quindi non avrei dovuto lavorare. Mentre camminavo però lo vidi, dall’altra parte della strada, con una sigaretta accesa, che camminava con un uomo grosso abbastanza da mettermi quasi paura. Lo avevo riconosciuto anche se aveva gli occhiali e i capelli corvini gli ricadevano maggiormente sulla fronte, quando si girò e si accorse di me, beccandomi con le mani nel sacco mentre lo guardavo, presi coraggio, alzai un braccio e lo salutai, cominciando ad attraversare la strada ed avvicinandomi. 

  • Nathan, giusto?
  • Ehm.. Si, tu sei la ragazza del bar vero?
  • Betty - mi presentai allungando una mano
  • Betty, carino- disse, forse solo per riempire il vuoto di silenzio che sarebbe comunque ricaduto poco dopo.

Fu l’uomo vicino a lui a salvarci da quell’imbarazzo, schiarendosi la voce e facendoli un cenno con la testa per intimarli di muoversi.

MI girai per andarmene, rassegnata e un po’ abbattuta

  • Betty, dove ti posso rivedere?- mi girai sorpresa 
  • Lavoro alla gastronomia all’angolo

tornai sui miei passi, questa volta con un sorriso ad illuminarmi il volto.

   
 
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