Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: udeis    24/03/2016    1 recensioni
Questa è una raccolta di storie sull'amicizia tra Garp, Tsuru e Sengoku, perché quando si arriva in alto e si fa carriera fianco a fianco è facile diventare qualcosa di più che semplici colleghi. Si vive nella stessa epoca, si affrontano gli stessi pericoli, si hanno lo stesso tipo di superiori. Insieme ci si ritrova ai vertici ed allora è tutto è ancora più divertente perchè si decidono strategie, condividono segreti di stato e nonostante tutto c’è sempre tempo per prendere un tè insieme, o perché no, qualcosa di più forte.
(Fanno/farannno una comparsata anche Akainu, Kobi, Hermeppo e, in un certo senso, Rocinante, ma siccome non posso inserirli tutti tra i personaggi, ho preferito scriverlo qui.)
Genere: Comico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aokiji, Gold D. Roger, Monkey D. Garp, Sengoku, Tsuru
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La nave pirata doppiò il promontorio all’improvviso e in un attimo fu il panico.
Chi, tra i cittadini, era stato tanto fortunato da accorgersi del pericolo con qualche minuto di vantaggio fu ucciso dalle cannonate, mentre, urlando, risaliva di corsa i vicoli del porto per mettersi al riparo. Gli altri lo scoprirono troppo tardi, quando ormai gli spari e le urla risuonavano anche nelle vie principali.
Le strade furono invase da una folla terrorizzata guidata solamente dall’istinto di sopravvivenza e dimentica di qualsiasi pietà. I pirati, da parte loro, erano uno sciame spietato di cavallette che faceva a pezzi qualsiasi cosa con la determinazione di chi vuole vedere il mondo bruciare.
Una campana iniziò a suonare freneticamente il segnale d’allarme, un grosso incendio divampò nella zona commerciale della città, la guardia cittadina fu spazzata via mentre tentava un’inutile resistenza.
 
Sengoku stava facendo colazione quando udì il suono delle prime cannonate. Di scatto si alzò in piedi e uscì dal bar: all’orizzonte s’intravedevano nuvole di fumo e nell’aria c’era il tipico odore di polvere da sparo.
Il marine si voltò con sicurezza verso gli altri avventori: “la vostra isola è stata attaccata dai pirati.” Disse. “Io sono un comandante della Marina e vi proteggerò. Dirigetevi verso est, sulle colline, e dite agli altri di fare lo stesso. Non andate verso il porto per nessun motivo.”
“Signore, io… Avrà bisogno d’aiuto!” Si propose un ragazzo.
“Organizza delle squadre. Muovetevi in coppia, date l’allarme a tutta la città e avvertite la Marina. Questo è l’unico aiuto che potete darmi. Non affrontate i pirati. Non voglio che dei civili rischino le loro vite: questo è compito nostro.”

Garp si svegliò sussultando al suono dei cannoni e rischiò di far capovolgere la scialuppa: la lenza della sua canna da pesca era tesa e sobbalzava segno che qualcosa si era finalmente deciso ad abboccare.
“Che tempismo di merda.” Pensò, imprecando sonoramente. Poi, dopo un ultimo sguardo nostalgico alla sua barchetta, alla sua attrezzatura da pesca e al suo cesto da pic-nic, si gettò in mare e si diresse verso la nave pirata a grandi bracciate.
 
Tsuru lasciò cadere i sacchetti che teneva in mano e sfrecciò tra i corridoi del centro commerciale. Per molti era stato solo un suono attutito, ma non per lei: non potevi militare in marina a lungo senza imparare a riconoscerlo. Scavalcò il bancone della reception con un salto e si appropriò del microfono: “qui è il comandante della marina Tsuru che vi parla.” Annunciò. “Tutti i civili si avviino verso l’uscita di emergenza più vicina e si dirigano verso le colline a est. Ripeto, tutti i civili si dirigano verso le colline a est. L’isola è sotto attacco, ma la marina ha tutto sotto controllo.”
Poi spense il microfono e si rivolse a un commesso sgomento: “Tu,” disse, “Avete una guardia cittadina su quest’isola?”
“S…sì” Balbettò l’uomo.
“Portamici. Dobbiamo organizzare un contrattacco.”
 
Sengoku atterrò il pirata con un pugno prima che potesse anche solo pensare di colpirlo e continuò a correre, fronteggiando le restanti canaglie che avevano fatto irruzione in quel vicolo: “Facciamo in fretta, feccia,” disse, “ho diverse strade da ripulire.”
“Come farai? Lascerai che la uccida?” Esclamò uno di loro, strattonando una giovane donna.
“Soru.” Il marine sparì e riapparve un attimo dopo di fronte lui. “Tekkai.” Disse, facendo a pezzi, a mani nude, la spada puntata alla gola dell’ostaggio. “Shigan”, sussurrò, spazzando via il pirata senza la minima esitazione.
Altri due criminali si fecero avanti e, se con il primo il marine ebbe vita facile, il secondo si rivelò un osso più duro e Sengoku cadde sotto i suoi colpi, rotolando lontano, contro un muro, cercando di evitare il peggio. Ancora stordito, il marine cercò di rialzarsi mentre l’altro già lo sovrastava con la spada in pugno. All'improvviso, il pirata si accasciò a terra con la gola squarciata. Sopra di lui svettava la donna, l’ostaggio, che stringeva convulsamente il moncone insanguinato di una spada.
 
Garp si arrampicò sulla catena dell’ancora e sfondò uno dei boccaporti con un pugno. Approfittando della confusione creata da quell’improvvisa esplosione di legno e schegge, si appropriò di un paio di palle di cannone e ruggì: “Chi vuole essere il primo?” Poi iniziò a distruggere la nave.
 
“Non dovreste prendervela con qualcuno più debole di voi, non ve l’ha insegnato la mamma?”
Quando i pirati si resero conto che la voce che aveva interrotto il loro massacro apparteneva a una giovane donna fasciata in un vestito azzurro, interruppero la carneficina e le si fecero incontro, minacciosi, urlandole volgarità come scimmioni arrapati.
“Voi!” ordinò lei, imperturbabile, ad alcuni degli uomini della guardia che erano ancora coscienti. “Qui non siete d’aiuto. Prendete i vostri compagni e allontanatevi verso sud-est. Veloci!”
“Ma sentila come da ordini, la signorina!” Berciò uno dei criminali. “Non la trovate spiritosa, ragazzi?”
Tsuru impugnò una pistola e fece fuoco. Caddero tre uomini, prima che i pirati riuscissero a reagire, ma quando lo fecero, la donna era pronta: si spostò dalla linea di tiro nemica e corse loro incontro, riuscendo a metterne fuori combattimento altri quattro grazie al potere del suo frutto del diavolo. Poi la donna divenne il centro mobile di una massa confusa di uomini armati: schivava fendenti, proiettili, pugni, calci e cercava di restituirli con gli interessi.
 
Qualcuno la colpì e cadde, ma prima ancora che il pirata potesse ferirla di nuovo e, questa volta, più gravemente, fu spazzato via da un’immensa mano dorata.
Tsuru ne approfittò per appropriarsi di un fucile e guadagnare una posizione più riparata: “Ti copro le spalle.” Disse. “Falli a pezzi.”
Un gigante dorato annuì alla sua esortazione e fece in modo che nessuno dei pirati ancora in piedi riuscisse più a rialzarsi.
“Tutto bene?” Chiese, poi, alla donna, tornando alle sue dimensioni consuete.
“È l’ultima volta che indosso un vestito.”
“Non ti sta male.”
“Mi limita i movimenti ed è fin troppo facile da afferrare. Qual è la situazione in città?”
“Ai cittadini è stato dato l’ordine di evacuare e l’avanguardia dei pirati è stata bloccata. Garp è a bordo, vero?” Chiese, pensieroso, “Non l’ho visto in giro.”
La donna si limitò ad indicare con un cenno del capo le nuvole di fumo che si alzavano dalla nave e l’albero maestro che vibrava pericolosamente per la forza dei colpi. ”Hanno interrotto la sua mattinata di pesca.”
“Raggiungiamolo.” Ordinò Sengoku e i due si affrettarono verso la nave.
 
 
L’assalto pirata fu sedato definitivamente nel giro di sole tre ore.
D’altronde tutti i marine tendono ad essere un tantino irritabili, quando, durante i loro pochi e sudatissimi giorni di ferie, i criminali osano disturbarli.
Garp, Tsuru e Sengoku non facevano eccezione. 
  
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