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Autore: bilo99    24/03/2016    0 recensioni
Finalmente, dopo innumerevoli battaglie, la pace è tornata nella piccola città di Namimori, dove, Sawada Tsunayoshi e i suoi compagni possono finalmente tornare alla normalità......o forse no?
Un nuovo pericolo sta per coinvolgere il giovane boss dei Vongola e la sua famiglia, qualcosa legato al passato...presente....futuro.....
Un'antica promessa dimenticata......un cuore infranto ricolmo di rancore......
Il tempo continua a scorrere inesorabilmente....ma quelle ore sono incise,indimenticabili nella storia....
Genere: Avventura, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Reborn, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un vento freddo soffiava quella notte, nonostante inverno non fosse.

Un vento che minacciava tempesta Il suo ululato pareva quasi quello straziante di un lupo ferito, le fronde degli alberi si muovevano frenetiche, quasi come criniere di

feroci leoni, pronti ad assalire la preda. Nel cuore della turbolenta notte bagliori infuocati si alternavano al tetro buio, quasi innaturale, per la pallida luce lunare appena

percepibile.

Passi riecheggiavano nella desolata città, passi veloci di qualcuno che fuggiva. Da cosa? Da chi? Forse nemmeno più lo ricordava, il cuore sembrava voler balzargli

fuori dal petto, il respiro affannato, accelerato per la troppa fatica, le gambe indolenzite, quasi tremanti, forse per paura, forse per stanchezza.....ma il riposo non era

contemplato, non poteva permetterselo, c'era troppo in gioco.....

Già....gioco.....come giunse a tanto quel "gioco"?

Nessuno si era accorto di ciò che stava realmente accadendo, eppure avrebbero dovuto, lui più di tutti.....

Svoltato un angolo velocemente raggiunse un edificio abbandonato, vi entrò rapidamente, percorrendo il lungo corridoio un po' malandato fino a raggiungere una sala

alquanto moderna e attrezzata che sembrava essere un laboratorio, le varie attrezzature lo dimostravano. Sul pavimento, coperto di polvere e frammenti di

pietra, giacevano fogli ingialliti, probabilmente dimenticati in una fuga repentina, li raccolse leggendoli frettolosamente, per poi armeggiare con un computer ancora

attivo.

Lo schermo era in più punti coperto di crepe, ma non era poi così grave, infatti, passati pochi minuti, riuscì ad aprire una particolare schermata verdognola tutta

quadrettata, con strani codici incomprensibili quasi, seguendo le istruzioni presenti sui documenti. Mancava poco.

Una cabina in metallo, dalla piattaforma semi ovale, in precedenza bianca, un po' malandata, con alcuni bulloni mancanti, che avrebbero dovuto mantenere intatta

l'intera struttura, si illuminò lievemente nella parte centrale, si avvicinò a questa, ma dovette bloccarsi quando una mano forte e robusta gli afferrò il braccio con

violenza, strattonando la sua esile figura attirandolo contro il suo corpo.

Cosa credi di fare eh? Non puoi scappare! Qualunque cosa tu faccia io la saprò e ti fermerò. Non puoi nulla contro di me.

Un ghigno malefico spuntò sulle labbra carnose di quell'energumeno, lo sguardo che aveva era altezzoso, arrogante, presuntuoso. Credeva di poter avere tutto, di

essere invincibile, padrone di qualcosa che mai, e poi mai sarebbe stata sua.....una persona spregevole.....

Non opporre resistenza, arrenditi come i tuoi cari compagni. Ah! Avresti dovuto vederli mentre ci imploravano di liberarli, di risparmiarli! Poveri illusi!

L'autocontrollo mantenuto sino a quel momento iniziava a vacillare, trattenersi di fronte a tali parole, taglienti come rasoi, non era cosa facile. Ma dovette resistere, il

tanto atteso momento era finalmente giunto. Un leggero sorriso, quasi beffardo, comparve sulle labbra del fuggitivo che, divincolandosi dalla stretta, indietreggiò di un

passo, entrando così nella bianca cabina dove una luce abbagliante lo avvolse costringendo il grosso individuo a proteggersi gli occhi con un braccio.

Un'ultima occhiata all' "aguzzino", una dolce parola, dai morbidi suoni, sussurrata tra le labbra.....

Addio

sparì, si dissolse, come polvere, nell'aria....

                                                                                                               ********

Era finalmente sorto il sole, nella piccola città di Namimori, gli abitanti già si davano da fare, chi più, chi meno. Le mamme intente a giocare con i loro piccoli al parco

e uomini in carriera già pronti per recarsi nei propri uffici, i negozi che iniziavano ad aprire e gli studenti, tra chiacchiere e risate, si avviavano allegri verso la

scuola, per un'altra giornata scolastica da passare insieme nel migliori dei modi. Ma non tutti erano mattinieri.

Un ragazzo dagli arruffati capelli castani era ancora beatamente steso nel proprio letto, immerso in chissà quali sogni, la sveglia, suonata in precedenza, proprio non

l'aveva sentita, d'altronde quasi mai riusciva ad udirla, il ragazzo aveva il sonno pesante e la pigrizia era sua alleata.

Pian piano aprì gli occhi, che ancora appannati dal sonno si posarono blandamente sullo schermo luminoso della piccola sveglia dalle grigie sfumature, non ci fece

inizialmente molto caso, ma, man mano che il torpore della notte iniziava ad abbandonarlo, si rese conto dell'ora, decisamente troppo tarda per arrivare in tempo.

Scattò immediatamente in piedi, rischiando quasi di inciampare nelle coperte, quando prese gli indumenti puliti dal primo cassetto del comodino in legno colorato, corse

a prepararsi il più in fretta possibile precipitandosi per le scale, stando in piedi per chissà quale miracolo, e raggiunse la cucina, afferrando uno dei toast preparati da sua

madre, probabilmente uscita presto con i bambini, si era dimenticato di svegliarlo.

Corse rapidamente fuori, spalancando la porta e si avviò verso la scuola, sperando di non incontrare sull'uscio il temibile disciplinare, in grado di far tremare i più

valorosi, Hibari Kioya.

Immerso nei suoi pensieri, non fece attenzione a chi potesse essergli di fronte, tant'è vero che urtò qualcuno.

Indietreggiò appena per l'impatto, chiudendo gli occhi d'istinto, ma non sentendo alcuna parola o reazione dall'individuo, li riaprì lentamente.

Si trovò dinanzi una figura incappucciata, con un elegante soprabito bianco, con alcune rifiniture dorate sul colletto e sulle maniche, nonostante i colori, però, non

risultava pacchiano, anzi, fine ed elegante.

La persona che si stagliava davanti al giovane era pressoché della sua altezza, era magra, ma non troppo esile, per il poco che si poteva intravedere da sotto il

cappuccio, era giovane, la bella pelle lattea lo dimostrava, qualche ciocca color del grano quasi, gli ricadeva lunga e ribelle sul viso, ma, nonostante tutto, era difficile

comprenderne il sesso.

Il brunetto rimase incantato per qualche istante, quella figura emanava un'aura molto rassicurante, gli era parso quasi di averla già avvertita in altre occasioni, ma non ne

era certo del tutto.

Prima che potesse dire qualcosa, una voce a lui familiare attirò la sua attenzione, era Gokudera, che, allegro come ogni mattina, gli andava incontro, si  

 sorprese, però, che anche lui avesse fatto tardi.

- Juudaime!

L'argenteo gli si avvicinò con il suo solito sorriso vivace stampato sulle labbra

- Gokudera-kun, buon giorno....anche tu in ritardo eh?

Il ragazzo lo guardò mantenendo ancora il sorriso, che, man mano, si fece più ampio

- In realtà la stavo aspettando, sono arrivato già alle prime luci dell'alba, dopo gli ultimi avvenimenti non potevo lasciarla da solo, ma è corso via e non sono riuscito a fermarla!

Il brunetto non poteva crederci.....il guardiano della tempesta aveva perso mezza mattinata aspettandolo e rischiando una severa punizione da Hibari! Era

incredibile....non smetteva mai di stupirlo.

- Ah! A proposito Juudaime, come mai si è fermato così d'improvviso?

Il ragazzo si ricordò in quel momento della strana figura che aveva travolto pochi minuti addietro, voltò lo sguardo verso il punto d'impatto, ma l'individuo non era più

presente. Come poteva essere sparito così velocemente, senza che il guardiano della tempesta lo notasse?

Era umanamente impossibile.

Per un attimo abbozzò l'ipotesi di esserselo immaginato, probabilmente ancora mezzo assonnato, ma abbandonò rapidamente quell'idea, quando, per terra, dinanzi a

se, dove prima vi era la figura coperta di bianco, giaceva un sottile bracciale d'argento, con un particolare ciondolo a forma di stella, o forse era un frammento di

minerale, non ne era sicuro. La cosa che più lo incuriosì fu lo strano disegno al suo interno. Lo raccolse e rimase sorpreso quando, tenendolo tra le mani, quella

pietruzza incastonata sulla rigida circonferenza preziosa, si illuminò lievemente di una densa luce arancione, quasi come se fosse fuoco.

- Juudaime, si sente bene?

Era rimasta immobile per qualche minuto a contemplare lo strano oggetto, non notando lo sguardo perplesso e preoccupato della tempesta. Si voltò verso di lui,

mettendo in tasca il bracciale e, regalatogli un rassicurante sorriso, annuì.

- Si, tutto bene. Andiamo adesso, altrimenti Hibari-san ci fa neri!

- Stia tranquillo! La proteggo io.

I due ripresero nuovamente la corsa, arrivando a destinazione giusto pochi minuti prima che i cancelli venissero chiusi, per fortuna, quella mattina, del disciplinare non vi

fu traccia. Per tutta la durata delle lezioni, però, Il decimo boss dei Vongola, non fece a meno di pensare all'accaduto......avrebbe poi chiesto a Reborn qualcosa sul

bracciale a fine giornata scolastica...

                                                                                                               ********


 

Inoltratosi nella boscaglia, raggiunse ansioso il piccolo tempio della città, si sedette esausto sugli scalini in legno poggiando una spalla e la testa inclinata su di una

colonnina lignea bordeaux, per poi socchiudere gli occhi sospirando pesantemente.

Doveva darsi da fare, muoversi il prima possibile, il tempo era breve e scorreva veloce, ma non poteva agire in maniera sconsiderata, la cautela veniva prima di tutto.

Sapeva bene chi aveva fatto trapelare informazioni, ma ormai era troppo tardi, era successo, era il passato....

Sorrise amaramente con ironia, in quel caso nulla era passato, nulla futuro.....contava solo il presente, tutto poteva essere riscritto.

Gli serviva tempo, solo un po' di tempo, nulla di più....

Stancamente gli occhi gli si chiusero, la mente iniziava a non connettere più con la realtà, era da tempo che non dormiva in tranquillità, aveva bisogno di un po' di

riposo.

Sospirò ancora, lievemente e, lentamente, scivolò tra le braccia di Morfeo, lasciandosi momentaneamente, ogni preoccupazione alle spalle......


   
 
  
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