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Autore: firstdatee    25/03/2016    2 recensioni
Jace sembrava il solito ragazzo popolare con tante ragazze alle calcagna che aspettavano solo di infilarsi nel suo letto e quindi aggiungersi alla sua interminabile lista di cuori infranti, ma in realtà aveva un segreto.
Clary, con la sua ristretta cerchia di amici, era sempre relegata ai margini, non era conosciuta e preferiva non mettersi al centro dell'attenzione, a differenza di molti altri che nella sua scuola avrebbero fatto i salti mortali pur di avere una buona reputazione.
Nessuno dei due avrebbe mai pensato che in un giorno come tanti i loro mondi si sarebbero scontrati, le loro anime si sarebbero incontrare e i loro occhi si sarebbero incrociati incatenandosi gli uni con gli altri.
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"Tu qui?" Clary era abbastanza sorpresa di trovare uno come lui in quella sala, di solito a quell'ora era sempre deserta.
"I-io be'.." Jace dal suo canto non si aspettava di essere beccato, faceva sempre attenzione che la stanza fosse deserta e che non ci fosse nessuno spettatore.
"Jace Herondale quante altre cose dovrò scoprire su di te?"
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Primo capitolo

Faccende da ragazze


 
 


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«Allora Izzy, parlaci di questo Marco!» Maia si sedette sul letto dell'amica agguantando un cuscino. Alla fine, dopo tante suppliche, Isabelle aveva sputato il rospo e confessato come e soprattutto con chi aveva passato l'estate. Dopo aver provato a distrarre le amiche e a divagare parlando dei fantastici paesaggi dell'Italia e di quanto il mare fosse luminoso e surreale, confessò. Era stata con Marco, un ragazzo italiano. Ormai non era emozionata mentre ne parlava, lo aveva rimosso non appena aveva incontrato i suoi amici a scuola, proprio quella mattina..in particolare uno, con il suo solito sorriso sbilenco e goffo stampato in faccia. Non sapeva neanche il come né soprattutto il perché, ma da qualche tempo aveva cominciato a guardare Simon con occhi diversi, ovviamente non lo avrebbe mai detto a nessuno e forse, costatò, sarebbe stato meglio se gli fosse stata il più lontano possibile. Sapeva di essere molto cinica in amore, avrebbe potuto spezzargli il cuore.

«Cosa dovrei dirvi? Ormai ricordo a malapena la sua voce..» Invece ricordava benissimo la sua voce, ma non poteva di certo farsi scivolare di dosso quello strato di pelle costituito da sicurezza ed indifferenza. Molte volte si era aperta con le sue amiche, riuscendo ad essere veramente se stessa, ma in quel momento sentiva di dover reggere il gioco.

«Almeno dicci com'è stato!» Maia si agitò lanciandole il cuscino, mentre Clary dalla sua solita postazione, sull'ampio davanzale della finestra della camera di Izzy, dove il sole illuminava i suoi capelli rossi trasformandoli in lingue di fuoco, affondò la testa tra le ginocchia. Sapeva di essere l'unica vergine tra le sue amiche, questo la metteva a disagio, nonostante Maia e Isabelle le avessero detto da sempre che avrebbe dovuto aspettare il momento giusto e soprattutto il ragazzo giusto. Clary non faceva altro che chiedersi se lo avesse mai trovato un giorno, eppure le appariva tutto così distante ed incerto.

«Com'è stato cosa?» Biascicò Isabelle facendo la finta tonta, ovviamente le due non abboccarono, soprattutto Maia che voleva assolutamente essere informata su tutti i particolari bollenti.

«Oh andiamo Izzy!» Disse Maia esasperata, al che Clary fece un risolino lasciandosi andare e stendendo il collo per catturare i raggi del sole. «Sto parlando del sesso!» Izzy a quella domanda cominciò ad attorcigliarsi una ciocca di capelli tra le lunghe dita affusolate assumendo un'espressione pensosa. Sapeva essere una vera attrice, dato che in realtà ricordava tutti i dettagli di quella sera.

«Beh, è stato okay.» Maia e Clary scoppiarono a ridere, la loro amica aveva l'innata abilità di minimizzare qualsiasi cosa quando si trattava di relazioni.

«È stato bravo, ma non travolgente, passionale, non c'è stato sentimento, non un bacio, niente di niente.» Clary fece spallucce e tutte e tre si zittirono quando la porta della camera si aprì di scatto e un tonfo attirò la loro attenzione. Si girarono tutte contemporaneamente e ritrovarono un Max a terra un po' dolorante. Isabelle gli andò incontro tirandolo per un orecchio e sollevandolo senza il minimo sforzo, sapeva essere davvero forzuta quando voleva.

«Razza di cretino! Stavi origliando, ancora!» Max scosse la testa freneticamente per poi cominciare ad urlare quasi a squarciagola approfittando dell'assenza di Maryse e Robert. «Aaaaaaaalec, Izzy ha fatto quella cosa con la esse!» Isabelle si affrettò a tappargli la bocca e le sue amiche scoppiarono a ridere. In un istante Alec piombò sulla soglia della porta con due dei suoi amici, per poco Clary non cadde dal davanzale incontrando gli stessi occhi dorati che quella mattina l'avevano letteralmente incantata.

«Cosa ha fatto Izzy? Isabelle, cosa cavolo sta blaterando Max?» Alec sembrava sconcertato e intimorito dalla risposta della sorella, non avrebbe mai immaginato che Isabelle avesse fatto quel passo che lui considerava importantissimo. Si dovette ricredere, ovviamente sua sorella era abbastanza grande da capire ciò che faceva, ma lui la considerava ancora come la piccola principessina della casa. Come fanno di solito tutti i fratelli maggiori.

«Oh ma insomma! Ho diciassette anni, sono liberissima di fare ciò che voglio. Non sono più una bambina.» Clary ormai non stava più ascoltando, i suoi occhi erano puntati su Jace Herondale, senza un motivo preciso. Aveva catturato la sua attenzione senza il suo preavviso, gli occhi non riuscivano a seguire gli impulsi dettati dal cervello, come se fossero inchiodati su di lui. Studiavano i suoi lineamenti ed il suo fisico. Si rimproverò mentalmente, era una cosa così banale essere attratti dal più ambito della scuola. Non aveva previsto, né messo in preventivo, di essere così scontata, si disse. Eppure aveva qualcosa di diverso sta volta, come se quella barriera di vanità si dissolvesse di poco quando non era a scuola.

Lui le lanciava degli sguardi di sfuggita, senza mostrare troppo interesse. La trovava davvero bella, particolare, con quelle poche lentiggini sul naso delicato e le labbra rosee, gli occhi di un verde smeraldo di quel colore che non aveva mai notato e trovato in nessuno. Sembrava uno scricciolo su quel davanzale, era così piccola che riusciva a starci anche a gambe incrociate. Era molto diversa dalle sue due amiche, Isabelle alta e dal portamento deciso, Maia formosa e sorridente.

«Oddio Izzy, devo scappare!» Clary saltò giù dalla sua postazione strategica e volò fino alla sedia girevole per prendere il suo borsone, aveva le prove di danza, a quell'ora si allenava da sola con il suo insegnante, per l'assolo che avrebbe dovuta fare al saggio di fine corso. Ogni giorno era in ritardo, eppure George, che aveva una cinquantina di anni portati magnificamente, non glielo faceva mai notare. Dopo l'orario prestabilito lei restava sempre un po' di più per provare ulteriormente, doveva essere assolutamente perfetta.

«Ma dovevamo ancora spettegolare sull'Italiano intrigante!» Maia mise il broncio sporgendosi per dare un bacio sulla guancia all'amica che si muoveva veloce come una trottola per mettersi le scarpe. Alec alzò gli occhi al cielo, era ancora sulla soglia della porta, ma fortunatamente l'esclamazione di Clary aveva interrotto la discussione con la sorella..avrebbero potuto continuare per ore.

«Che ci vuoi fare amico, sono ragazze.» Disse il ragazzo sconosciuto e dalla carnagione scura al fianco di Alec. Jace era stranamente silenzioso, di solito era sempre pronto a stuzzicare chiunque e a sfoggiare il suo sarcasmo pungente in ogni occasione, era piuttosto bravo a farlo, la considerava come una delle sue armi di difesa e di attacco.

«Oh certo e voi invece? Parlate soltanto di calcio e videogames.» Maia non si fece scappare l'occasione di rispondere, Clary si dileguò salutando anche la sua migliore amica, sapendo che Maia non appena partiva con le frecciatine, dando inizio ad un litigio, non riusciva a fermarsi. Diventava un fiume in piena, proprio per questo alla rossa piaceva tanto, era impulsiva e decisa in ogni cosa che faceva. Anche lei avrebbe voluto esserlo, ma il più delle volte dimostrava a se stessa di essere completamente insicura.

Prima di uscire da casa Lightwood incrociò per l'ennesima volta quello sguardo, poi abbassò il suo e corse per le scale precipitandosi all'esterno. Lì cominciò di nuovo a respirare, non si era accorta che stesse trattenendo il fiato. Se un solo sguardo sarebbe riuscito a farle scoppiare i polmoni, non immaginava cosa sarebbe potuto succedere se avesse fatto altro. Scosse subito la testa ritornando in sé, cosa sarebbe dovuto succedere? Apparteniamo a due mondi troppo diversi ricordò severamente a se stessa incamminandosi verso la palestra, dove c'era l'accademia di danza. Cominciò già a legarsi i capelli facendosi una crocchia disordinata con i due codini che aveva a disposizione e cercò di mantenere un passo veloce. I suoi pensieri ormai erano invasi da un paio di occhi, che avrebbe fatto bene a togliersi subito dalla testa. Non poteva piacergli, perché..perché non poteva semplicemente, non c'era una vera e propria ragione, ma avrebbe dovuto toglierselo dalla testa e alla svelta, o almeno questo era quello che si ripeteva come una specie di mantra per distrarsi. Quando arrivò a destinazione e lesse, accanto a quella in acciaio della palestra, l'insegna delicata che presentava l'accademia. Era un'insegna in vetro, stampata a caratteri corsivi ed eleganti c'era il nome della scuola di danza ''Institut International de Dance Janine Stanlowa'', una ballerina in tutù bianco era intenta a svolgere un'arabesque. La vera sede in realtà si trovava a Bordeaux, in Francia, quella era solo una succursale. In più le sale erano molto grandi e il pavimento rigorosamente in parquet permetteva di muoversi abilmente sulle punte e alla pece di fare attrito con il gesso delle punte. Non vedeva l'ora di cominciare le prove, ogni volta che entrava in quella sala si sentiva a casa. Fece un grande sospiro ed entrò nello spogliatoio liberando la mente dai suoi pensieri, o almeno cercando di farlo.




 
   
 
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