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Autore: Ale_LoveBS    25/03/2016    3 recensioni
Allora, ciao a tutti, questa è la prima fic a capitoli che scrivo, e anche la prima in questa sezione.
Spero che vi piaccia.
Non sono brava a nelle intro, quindi ci dico solo che è una storia un po' diversa dalla trama originale, e che qualche elemento mi ha ispirato la fic di Fede, che si trova in un'altra sezione.
Che altro dire... Bho.
Spero la leggiate e che qualcuno recensica. Ciao e spero di vedervi presto.
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Kukai Soma, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<big><b>Cap. 11</b></big>

Le nuvole si stavano tingendo di rosa con spruzzi gialli e arancio , segno che l'alba era alle porte e che la luna ormai tramontata dietro l'orizzonte lasciava il posto al tiepido sole mattutino.

Utau decise finalmente  di alzarsi dal letto matrimoniale dove aveva passato una notte insonne, costellata da fantasie orribili che la ritraevano in punto di morte in seguito all'aver subito le  peggiori torture.

Dopo aver preso un bicchiere di thé si era diretta nella sala musica, unica stanza che riusciva a farla davvero rilassare. Si sedette sul seggiolo del piano  e si mise a sfiorare con delicatezza i tasti bianchi e neri della tastiera di quello strumento laccato in bianco che aveva comprato tempo fa inseme a suo fratello. Una dolce melodia si propagò leggiadra nell'aria, timida e malinconica, con qualche assolo di bassi, a contrasto, per rispecchiare l'inquietudine del suo animo a causa di quella maledetta lettera anonima. 

Era così presa dalla sinfonia che neanche si rese conto della nuova presenza entrata nella sala.

L'uomo aveva tentato di fare il più silenziosamente possibile, ma a quanto pareva non era bastato: era stato battuto dall'acutissimo udito della moglie.

Le si avvicinò cautamente, non voleva interromperla, e le mise le mani sulle esile spalle facendovi una leggera pressione per distendere quei muscoli in tensione che non erano riusciti a trovare pace.

Le sfiorò il collo con i polpastrelli, sostituendoli poi con le labbra che lasciarono qualche sporadico bacio.

Era una scena terribilmente dolce e perfetta che doveva, per l'appunto, essere troncata perché i due protagonisti tornassero nella dura e insaziabilmente infida realtà.

L'alta finestra scorrevole che dava sul giardino, appena risvegliato dal tepore solare, venne mandata in frantumi da un oggetto (o meglio da qualcuno) indistinto, dai colori bui, che atterrando perfettamente in piedi si spazzolò i pochi rimasugli di polvere vetrata rimastigli addosso per poi alzare i suoi occhi gelati e fissarli in quelli dei due coniugi.

Kukai si era prontamente piazzato davanti alla bionda, a mo' di scudo e quel gesto tanto coraggioso quanto disperato fece ghignare sadicamente l'intruso. Non servivano presentazioni, era chiaro come le stelle che fosse lui lo spietato killer che disseminava zizzania ...

Il castano si era messo in posizione di difesa e aspettava che l'altro si avvicinasse; Utau intanto, da dietro la sua forte schiena, scriveva silenziosamente e con una frenesia che avrebbe bruciato i circuiti del cellulare se avesse mantenuto quella velocità ancora un po', un messaggio al fratello, avvisandolo della tragedia e sperando facesse velocemente. Lo inviò, e facendo sbucare gli occhi da dietro il braccio, si mise ad osservare quell'individuo:  vestito con quello stile pank-gotico, che qualcuno avrebbe definito anche satanista, gli occhi di un nero cosmico, freddissimo quanto i confini dell'universo, dovuti sia al colore sia alle emozioni che trasmettevano (il nulla, che era ancor più raggelante del trovarvici follia o rabbia), un mantello con cappuccio (rigorosamente nero) e da esso vi prese (non si sa come) un piccolo oggetto non identificabile, per nulla rassicurante...

Egli ghignò, alzando solamente un estremità delle labbra incolori mostrando appena un canino troppo appuntito. Aguzzò l'udito e puntò le sue iridi metalliche in quelle della donna che giocava a nascondino, come se fosse possibile scappare da lui, e con voce sottile disse:" É ora". Due paroline che farebbero tremare chiunque se pronunciate da quel ragazzo.

Con uno scatto non umano si slanciò contro la preda ma prima di afferrarla e farle provare quanto più dolore poteva sopportare, una mano pallida lo bloccò a mezz'aria scagliandolo dall'altra parte della stanza, vicino all'alta finestra ancora aperta.

Davanti a loro si presentava una giovane dai capelli violacei e gli occhi argentei. Assomigliava paurosamente ad Amu, ma la stretta tuta in pelle rossa con in vita un'alta cintura, gli stivali alti e la maschera nera in pizzo che nascondeva in parte il volto, rendevano difficile l'identificazione, nonostante la conoscessero da una vita. Intanto il maschio si era rialzato e non appena aveva identificato la sfidante gli si illuminarono le iridi di follia...

"Finalmente ci incontriamo, vero sorellona? Speravo di prolungare la tua sofferenza, ma a quanto pare dovrò cambiare programma... Mi rechi un grande dispiacere, avevo un piano così ben congegnato... Ti avrei tolto tutte le persone alle quali ti sei affezionata per renderti pan per focaccia, per farti sentire sola, per darti un assaggio del dolore che io ho provato... Ti ho cercata tanto a lungo, dopo le ultime parole di mia madre, e quando ti ho riconosciuta non ho osato avvicinarmi, così dopo averti studiata, aver visto che non ti importava l'aver  lasciato la tua famiglia, l'averti vista ridere, meditare sogni, vivere una vita normale e serena con dei nuovi genitori, con degli amici, ho provato così tanto rancore che ho deciso il mio obbiettivo di vita: vendicarmi! Mi hai abbandonato, fregandotene del tuo piccolo r unico parente... La mamma mi aveva avvisato che tu eri diversa, eri un mostro che era meglio non averci nulla a che fare, ma io avevo bisogno di conoscerti, di capire... E la mia delusione è tanta..." aveva parlato con gli occhi rivolti verso il pavimento, studiandone a fondo le irregolarità, le imperfezioni, le varie sfumature, sembrava triste nel raccontare la sua storia, ma era tutta una farsa... Su quelle labbra fine e pallide (quasi fossero di un morto) era sempre più lampante la presenza di un ghigno deforme...

"Adesso comunque -riprese a parlare puntando lo sguardi dritto sulla sua nii-san- ti farò pentire, ti torturerò per giorni, mesi o anni, con ogni sorta di arma, in una qualunque maniera, ti sconfiggerò ora, davanti agli occhi dei tuoi amici e del tuo ragazzo, che sta arrivando grazie alla dolce biondina... E mentre tu impotente, urlerai e implorerai, io li ucciderò tutti davanti ai tuoi occhi... Non ti pare fantastico? Conoscerai la straziante presenza del rimorso, della paura e proverai odio nei miei confronti... Non potrai cancellarmi più dalla tua vita e fino alla fine sei tuoi giorni rimarrai sempre al mio fianco, cara Amu..."

Alla conclusione del proprio monologo scattò velocemente in avanti per assestare il primo attacco prontamente bloccato dalla donna, che parò anche un calcio diretto al suo ventre. Si sussegiurono una serie infinita di pugni finché la monotonia non venne spezzata dallo sbattere della porta dalla quale entrò un affannato e armato Ikuto. Questa distrazione fu fatale perché permise all'assassino di prendere il suo pugnale personalizzato e colpire la ragazza.

"Amu!!!!" gridarono all'unisono i tre spettatori mentre con un'espressione trionfante il giovane estraeva la lama con movimenti fluidi e oscillatori dallo stomaco della vittima facendo fuoriuscire un'ingente quantità di liquido vermiglio che si andava confondendo con l'abito cremisi...

❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤Chiedo infinitamente scusa a tutti per questo ritardissimo, spero comunque che il capitolo vi piaccia e che mi diciate come vi è parso. Se qualcuno vuole proporre qualcosa sono tutt'orecchi. baci a tutti e grazie a tutte le persone che seguono la storia, che l'hanno recensita e tutto il resto. Ale
   
 
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