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Autore: Just a Shapeshifter    25/03/2016    2 recensioni
É così patetico amare qualcuno del proprio sesso?
Perché andiamo, deve esserlo senza dubbio alcuno, sentirsi patetici, odiarsi, farsi ribrezzo da soli al solo pensiero che beh, l'universo ti ha insegnato fin da subito ad amare la figa e poi ti ritrovi nel lato oscuro, insieme a quei reietti odiati dalla società.
Ed hai paura, perché fidati, hai una paura da fartela sotto, una paura che nemmeno la visione di qualche bestia satanica può eguagliarla...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Scott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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“Uova e bacon, si, si. Posso ricordarmelo senza segnarlo.” Schiaccio l'occhio ad una biondina che arrossisce di rimando e me ne vado verso la cucina, buttando un foglietto con scarabocchiato sopra l'ordine; l'ultima delle trentadue volte che non l'ho fatto mi sono ritrovato chiuso fuori casa e ho dovuto aspettare il giorno seguente sui divanetti di questa caffetteria.
Meglio non emulare.
Alla fine non è così male il lavoro, qui, assenza di campagna esclusa. La paga è buona seppur minima, ma almeno ho finalmente vestiti decenti, pasti altrettanto nella media e nessun urlo militare alle cinque del mattino. Porto l'ordine alla ragazzina di prima ed un altro sorrisino malizioso fa capolino tra le mie labbra. Si, è decisamente più facile portarsele a letto, in città.
Punti a favore? Migliaia. Tanto per iniziare in campagna c'erano i soliti quattro babbei o vecchi rachitici, qui invece, beh... Un sorriso mi scappa sul volto mentre mi appoggio con la spalla al muro, clienti a parte è un periodo di secca, durante queste ore del giorno. Come stavo dicendo, qui le curve abbondano eccome, non so se mi spiego.
“Scott!” Sbuffo, ma che cazzo vuole adesso Al? Vado da mia sorella alla cassa e alzo un sopracciglio, facendo un cenno con il mento per farle capire che ha la mia attenzione.
“Muovi il culo, smettila di fantasticare e vai al 35, c'è un cliente.”
“Oh, grazie sorellina cara, mi scusi se la mia testa era fra le nuvole a sognare milioni di dollari... D'ah, va al diavolo che è meglio.”
Scrollo le spalle e me ne vado nella sala, uno sbuffo infastidito. “Che ti porto?” Mormoro fissando il blocchetto e facendo scattare la penna.
“Cinque minuti del tuo tempo sono... troppi?” Mi basta sentire quella voce un poco umida per capire chi è, gli occhi sono superflui.
“Sto lavorando, quindi: o mi dici che cosa vuoi da mangiare, o ti levi dai coglioni.” Oliver sta per ribattere, quando entrambi veniamo interrotti da un'imponente presenza, segno che mia madre ci ha raggiunto.
“Senti, tu...” La donna fa schioccare la lingua e alza un sopracciglio, spostando lo sguardo da noi alla stanza, vuota. “Perché non ti prendi una pausa?”

Sinceramente non so come comportarmi, mia madre che mi dice di prendermi una pausa è più o meno come McLean che ti regala soldi senza chiederti nulla in cambio: ambiguo.
Sono ben felice di levarmi il tutto e sparire oltre la porta, facendo segno a Oliver di seguirmi. “Quindi, cosa vuoi?” Le mie iridi lo squadrano da capo a piedi e viceversa. “Te l'ho detto, ho... bisogno di parlarti.”
“Muoviti allora, non ho tempo da perdere.”
Mi appoggio al muro e lo guardo. Lui prende un gran respiro, si passa una mano tra i capelli e mi guarda.
“Da dove inizio?” Sbuffo e lo guardo male.
“Dovrei saperlo io? Tsk.”
“Farò finta di non averti sentito.”
Oliver scrolla le spalle e mi guarda. “Perché te ne sei andato dalla fattoria?”
“Tu come fai a saperlo?”
“Ci sono stato ieri, volevo farvi un saluto ma il vecchio mi ha detto che te ne eri andato da una settimana. A si, ha anche aggiunto che, nel caso ti avessi visto avrei dovuto pronunciare le seguenti parole:”
noto che il suo sguardo si fa un poco divertito mentre ingrossa petto e voce. “che se ne vadano al diavolo tutti quanti, Lui, quel diavolo di sua madre e la figlia.” Lo vedo scoppiare a ridere e trattengo a malapena un lieve incurvamento delle labbra. Okay, è bravo a recitare.
“Beh, che cosa ci fai qui?” L'altro riprende serietà e si sistema la giacca, facendo spallucce.
“Ho provato a chiamarti ma hai il telefono inattivo da tre giorni.”
“Ho cambiato numero.”
Rispondo secco.
“Ah... beh, volevo sentire come stavi, così ho pensato, ehi: perché non andare a trovarlo? Magari ha sbollito tutto l'odio, magari...” Sospira.
“Senti, arriva al punto, okay?”
“Nigel mi ha lasciato, eri l'unico a saperlo e... avevo bisogno di qualcuno con cui sfogarmi. Tuo padre mi ha detto che te ne eri andato in città, ho fatto un paio di ricerche e... eccomi qui.”
Non mi servono altre parole, buio e vicolo sono dalla mia parte. Lo spingo sul muro, gli blocco i polsi e scivolo tra le sue labbra.

“Ehi, Al... ti ricordi quando mi hai chiesto di andare in quella SPA, a rilassarci?”
“Si 'ma, perché?”
“Sono ancora validi i buoni?”
“Si, si. Scadono a fine mese.”
La donna sorride, distogliendo lo sguardo dalla finestra e andando ad asciugarsi le mani. “Allora prenota per stasera, se riesci. Lasciamo Scott a tenere a bada caffetteria e casa, ora che possiamo permettercelo.”

“Tu.” Non siamo rientrati nemmeno da trenta secondi che Al mi blocca.
“Che cazzo vuoi?” Lei fa spallucce.
“Mamma ti vuole.”
“Se, se, tanto devo portargli l'ordine del 35.”
Faccio cenno a Oliver di sedersi e scrivo cose a caso sul block notes, entrando in cucina.
“Che cosa c'è?” In risposta prendo al volo un mazzo di chiavi.
“Che vuol dire?” Inarco un sopracciglio ma lei non mi calcola, tornando a badare al bacon che sfrigola sui fornelli. “Tra un'ora stacchiamo, io e Al ce ne andiamo in un centro benessere fino a domani, torniamo nel pomeriggio.” Mi guarda da sopra la spalla.
“Non mandarmi a fuoco luogo di lavoro e casa, okay?” Ma sorride, passandomi un piatto colmo di bacon, uova e purè. “Il tuo amico sembra affamato. Offre la casa.”

Io non le capisco, davvero. Mi ritrovo con le chiavi in tasca, la caffetteria vuota fatta a eccezione di Oliver e uno scopettone per pulire i pavimenti in mano. Perché cazzo se ne sono andate?
“Va beh, grazie per la cena, anche se piuttosto tarda.” Oliver cerca di sorridere, lasciando dieci dollari sul tavolo e alzandosi.
“Grazie per la chiaccherata.” Certo, chiaccherata. Mollo tutto e lo blocco nuovamente al muro, le persiane su vetri tirate giù, nessuno può vedere all'interno.
“Resta.” Lo guardo, sicuro di me.
“Che?” Scrollo le spalle. “Ho casa libera, resta.”
Sogghigno, lui di rimando mi sorride. Velocemente mettiamo a posto tutto, chiudo a chiave la porta e spengo le luci, facendogli cenno di seguirmi.
Sento delle dita cercare le mie, facendo intrecciare le une alle altre. Gli scalini diminuiscono man mano, lanciandoci al piano di sopra, al nostro appartamento. Sorrido, un sorriso a metà tra il malizioso e il felice mentre con le luci ancora spente lo tiro a me, levandogli senza troppe cerimonie giubbotto e felpa e riagganciando quelle labbra alle mie.
Ma si, ora che Nigel è fuori dai coglioni e lui mentalmente instabile, soddisfiamo questa voglia che ho in corpo da troppo tempo.
Vediamo come te la cavi a letto, Oliver.


M's little nook:

Buonasera ancora una volta, cari EFPniani, e bentornati sul profilo di questa diciottenne totalmente malata mentalmente moderata :3
Si, si. Ho aggiornato due long in due giorni? (piccola parentesi, clicca -->qui<-- per l'ultimo chappy di Cigarette)
Cooomunque, bambini miei belli (=^o^=) come ho già detto in precedenza, tesina permettendo in questi giorni vedrò di aggiornare sia I'm confused che Cigarette, in modo da accontentare tutti quanti :D

PS: Per chi fosse interessato anche alla raccolta The sound of crack pairing per chi non l'avesse letta, basta cliccare il titolo precedentemente letto, vi si aprirà il primo dei tre capitoli già scritti :3 non demordete; appena scuola, ispirazione e tempo me lo concederanno, andrò avanti anche con questa piccola raccolta *faccina feliciosa(?)*
E nulla, scappo che tra poco inizia Ciao Darwin -e devo ridere come una demente-
PPS: al più presto risponderò anche alle recensioni, keep calm :3

*lancia coriandoli papatoshi e sparisce sul proprio acero*

~M

  
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