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Autore: _happy_04    26/03/2016    5 recensioni
Conan è arrivato alla soluzione del caso, ed è pronto per mettere fine ai giri dell'Organizzazione Nera, ma c'è un imprevisto: Vodka è andato da Ai per farla tornare tra i corvi... la ragazza accetterà? Questo potrebbe essere il capolinea per il Detective dell'Est...
--tratto dal testo--
"Io non le do' mai retta, ma la mia vocina interiore mi dice che stavolta sarà diverso, che stavolta ci sarà un motivo in più per contrastare e rischiare. O per accettare e tornare al lato oscuro. O forse, più semplicemente, voglio smettere di cercare di mimetizzarmi nel bianco del foglio nonostante io sia il nero di seppia. Forse voglio solo rassegnarmi al fatto che il nero non viene più via dal cuore."
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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  1. Nuova sfida

 

[(Shinichi)]

 

Inutile dire che, quando ho visto Mitsuhiko tornare di corsa alla tenda con il fiatone, la pistola e la corda rimesse alla meno peggio nella cintura e Shiho per mano, la mascella mi è scesa quasi fino a terra per la sorpresa. “Mitsuhiko, ma che...? Cosa...?”

“Lei non ci stava tradendo!” risponde lui, senza mezzi termini, stringendo per qualche motivo la mano di Shiho. Lei sembra decisa e decisamente sollevata, per un altro motivo (che non mi è neanche chiaro).

Sento di nuovo scattare qualcosa dentro di me. “Sì, perché quando stava parlottando fitto fitto con Vermouth si stavano organizzando per un pic-nic!”

“Non esattamente” risponde Shiho. Non riesco a trattenere una risatina nervosa. Avrà capito il mio sarcasmo? E risponde pure! Tuttavia vorrei capire a questo punto di cosa parlavano. “E di' un po', di cosa stavate parlando, se non di questo?”

Shiho abbassa gli occhi, ma Mitsuhiko le rialza lo sguardo, chiedendole conferma per qualcosa. Lei fa scorrere lo sguardo da lui a me, ma poi annuisce piano con la testa. Mitsuhiko, contro ogni mia aspettativa mi si avvicina e mi sussurra nell'orecchio la chiave di tutto questo.

Quando allontana la bocca, sbatto le palpebre e comincio a boccheggiare come un pesce, guardando prima Shiho poi Mitsuhiko, poi di nuovo lei e così via. Non posso credere che l'ho cacciata e ho fatto tutto questo macello per una cosa del genere. Ho una gran voglia di sbattere la testa contro il muro.

“Shinichi, io non vi ho mai traditi o abbandonati, e mai lo farei. Voi siete la mia famiglia, non i Corvi.” Shiho tira fuori dalla tasca del grembiule un foglietto bagnato di sangue secco e lacrime ormai asciugate. “Quattro anni fa ho giurato che sarei diventata un arcobaleno, e non ho intenzione di mancare la mia promessa.”

È come se avesse catapultato nel mio passato. Sono passati appena quattro anni, ma mi sembra un'eternità fa che dato quel biglietto a Shiho. Con le dita tremanti, sfioro appena quel pezzetto di carta, ed è come se rivedessi nei miei occhi, distinti come se ce lo avessi ancora davanti, lo sguardo di Akemi. Sono passati sette anni ormai, ma ricordo ancora ogni singolo lineamento, le scintille di vita che si spegnevano lentamente ma la luce di speranza ancora luminosa e resistente, a dire che lei non si sarebbe mai arresa, neanche da morta.

Deglutisco, tornando alla realtà, risvegliato da una fitta alla cicatrice che mi è rimasta da quattro anni fa, e ritiro le dita da foglietto. “Va bene. Ripristineremo le sistemazioni originarie dei letti.” borbotto alla fine, distogliendo lo sguardo per nascondere il sorriso che mi sta scappando.

“Vuoi dire che...” la voce di Shiho si sta eccitando.

“Sì, sei di nuovo dei nostri.” rispondo, allontanandomi. Riesco appena a vedere Mitsuhiko che, in preda all'allegria, esulta e abbraccia Shiho, per poi staccarsi rosso in volto almeno quanto lei.

 

[(Ayumi)]

 

La situazione ha avuto una svolta positiva: Mitsuhiko è tornato sano e salvo, e, cosa più interessante, Ai non ci aveva mai traditi, ma era stato tutto frutto di un equivoco.

Non potrei essere più felice. Il pensiero che Ai potesse essere una traditrice mi aveva fatto male. Certo, all'inizio non ci avevo creduto, ma più trascorrevano le ore più temevo che Shinichi avesse ragione. Se non fosse stato per Genta, sarei crollata praticamente subito.

Gli rivolgo uno sguardo, anche se lui sembra più attento ai discorsi attorno al tavolo del pranzo. Prima è solo grazie a lui se sono riuscita a resistere. Gli stavo infradiciando la spalla di lacrime, ma sembrava che non gliene fregasse proprio nulla, e ha continuato a consolarmi fin quando non ho smesso di piangere.

Scivolo sulla panca verso destra, accanto ad Ai. “Ehi, Ai!”, poi mi ricordo che forse non è più Ai. “Cioè... posso continuare a chiamarti Ai?”

Lei mi guarda, e sorride, quel sorriso che fa solo a me da quando siamo diventate amiche. “Se preferisci così sì.”

Mi illumino di nuovo. “Sono felice che tu stia con noi! Il solo pensiero mi faceva star male, mi veniva voglia di piangere...”

“Ma ora sono tornata, ed è questo che conta, no?” sorride, anche se probabilmente non si aspetta l'abbraccio che le dò. Inizialmente rimane spiazzata e immobile, ma poi si scioglie in un sorriso e ricambia l'abbraccio.

Il pranzo continua in tranquillità, quando, all'improvviso, qualcuno bussa per terra, e ci ritroviamo davanti un ragazzo sui venticinque-trent'anni, poco più grande di Shinichi, con una folta capigliatura rossa e riccia e gli occhi verde palude. Il sopracciglio destro è interrotto più o meno a metà, come se si fosse fatto un taglio profondo tanto tempo fa e fosse rimasto il segno.

Shinichi scatta in piedi. “E tu chi sei?” Sembra un po' spaesato, come se non avesse mai avuto a che fare con lui.

Il ragazzo sorride di sbieco, maligno, scoprendo il canino destro un po' più lungo e appuntito del normale. “Fernet. Piacere di conoscerti, Shinichi Kudo.” Stringe gli occhi, chiudendoli fino a due fessure che lasciano filtrare una crudeltà tremenda, che mi fa rabbrividire. “Abbiamo una sfida da proporvi: io contro...” rivolge lo sguardo verso di me, e mi sembra che le ginocchia mi stiano per cedere. “...la ragazzina.”

Rimango a fissarla scioccata, a metà tra il piangere e urlare, in preda al panico. Già da quando sono arrivata qui e ho visto le pistole, ho promesso a me stessa che non avrei mai preso in mano uno di quegli arnesi, ma ora mi ritrovo praticamente costretta a farlo. Le lacrime già si stanno accumulando davanti gil occhi, quando sento la voce di Genta, che deve aver notato il mio terrore, urlare: “Non se ne parla, mi rifiuto di lasciarla andare tutta sola in mezzo a due pistole! Se vi va fatemi andare al posto suo o insieme a lei, ma da sola non può farcela! Non vedi che sta per piangere, poverina?!” esclama, poggiandomi una mano sulla schiena. Tra le lacrime che sento scorrere sulle guance, riesco a capire quello che sta succedendo: Genta sta per rischiare la vita al posto mio.

“E poi” aggiunge Shinichi, indicando prima Heiji e poi Mitsuhiko. “vorrei ricordarti che avete già avuto una sfida e quella che potrebbe essere definita tale, anche se senza accordi.” Mitsuhiko si alza la manica della maglietta, rivelando un lungo taglio sulla spalla. “Quell'agguato che mi avete teso era praticamente una sfida, tremendamente sleale del resto.”

“E per quanto mi riguarda mi avete quasi ammazzato.” aggiunge Heiji, massaggiandosi il torace.

In risposta, Fernet liquida l'affermazione con un gesto noncurante della mano. “Questo non significa proprio un bel niente. Possiamo porre quante sfide vogliamo. E mi dispiace ragazzino, ma non potrai entrare nella sfida: dovrai lasciare che la tua amichetta combatta contro di me.”

Detto questo, Fernet mi guarda con una luce negli occhi che mi gela il sangue nelle vene e se ne va, calpestando con gli scarponi da trekking sporchi di fango il pavimento sotto i suoi piedi, dopo aver gelato con la sua presenza l'aria nella tenda.

 

[(Ayumi)]

 

Sono nel panico. La sfida con Fernet sta per iniziare, ma io ho tanta paura che credo di star esaurendo le lacrime da piangere. Mancano infatti cinque minuti, e rimango a versarle tutte sullo stipite dell'entrata della tenda. “Ehi.”

Mi volto. Genta è qui, con una mano sulla mia spalla. “Senti, forse Fernet mi ha detto di rimanere qui dentro, ma...” fissa i suoi occhi nei miei, trasmettendomi in qualche modo una sensazione di sicurezza e tranquillità. “...sappi che io sarò sempre accanto a te, anche se non fisicamente. Se sei in difficoltà, pensa che io ti resterò vicino. Intesi?”

Lo guardo negli occhi, chiedendomi come faccia a tenere il sorriso in occasioni del genere, ammirando tanto questa sua qualità. In qualche modo, riesco a mettere su un sorriso. “Grazie, Genta.”

Dall'altro lato del campo, Fernet emette un fischio acuto, roteando la pistola sul dito dell'altra mano. “Dai, tocca a te.” mi dice Genta, lasciandomi lentamente la mano. “Ricorda che sarò lì accanto a te.”

Con le parole di Genta nella mente, mi avvio al centro, con la pistola nelle mani sudate. Sento il cuore battermi all'impazzata per la paura. La cosa peggiore è che, al mio confronto, Fernet è tremendamente sicuro di sé, ed è certo di vincere. Cosa di cui sono consapevole anch'io.

Faccio i dieci passi indietro lentamente, incespicando continuamente, con il terrore che Fernet possa girarsi prima del tempo e colpirmi come ha fatto quell'altro con Shinichi. Per fortuna,prima del decimo passo non succede nulla di strano, anche se il mio cuore sembra essere attirato come da una calamita verso terra.

Mi volto. Riesco appena a vedere Fernet che alza la pistola, per premere il grilletto, ma, per un istinto che neanche sapevo di avere, scarto a destra, evitando il proiettile completamente. Ora però toccherebbe a me attaccare... e sparare. Alzo la pistola, tremante, ma il coraggio e la sicurezza mi abbandonano di nuovo. Poi però mi tornano in mente le parole di Genta: “Ricorda che sarò lì accanto a te”. Così, di nuovo sicura di avere tutte le carte in regola per vincere, miro alla mano con cui tiene l'arma... e sparo. Il grilletto, dopo un attimo, è diventato morbidissimo, e si è lasciato premere senza difficoltà. Il proiettile, in qulche modo, riesce a prendere in pieno il palmo della sua mano, senza rimanerci bloccato dentro ma attraversandola letteralmente. Fernet getta a terra la pistola, ringhiando frustrato e per il dolore, fissando sbigottito la mano sanguinante, poi mi guarda. Nei suoi occhi c'è uno sguardo assassino e aggressivo, assetato di morte e di vendetta. “Ci rivedremo presto, ragazzina.” ringhia, per poi scappare come un lupo che si ritira dalla lotta.

E io? Beh, non sono felice di aver sparato con una pistola, ma sono contenta di aver superato la mia paura. Infatti corro verso la mia squadra, ridendo felice. Il primo che mi corre incontro è Genta, che mi stringe così forte da sollevarmi. “Ce l'hai fatta! Io lo sapevo, che potevi riuscirci!”

“Grazie a te!” esclamo, stampandogli un bacio sulla guancia e gettandomi nell'abbraccio collettivo, lasciando Genta a fissarmi pietrificato toccandosi la guancia.

-----------Angolo dell'autrice
Ciao a tutti!!!
bene, rieccomi con questo capitolo, anche se in ritardo... anzi no, in ritardissimo '-_-
mi scuso per avervi fatto apsettare tanto... spero che il capitolo vi piaccia lo stesso!
bacioni!!!
<3, _happy_04

   
 
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