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Autore: Ika19    27/03/2016    3 recensioni
Nel nuovo mondo regna il caos.
Rufy Cappello di Paglia, ovvero il re dei pirati, è chiuso in prigione, mentre nel mondo esterno il grand'ammiraglio Akainu si è posto l'obiettivo di spazzare via definitivamente la pirateria. Gli eserciti rivoluzionari cercano di arginare i danni compiuti da Akainu che non fa differenze tra civili e pirati, ma sono in inferiorità numerica e i quattro imperatori non intervengono alle richieste di aiuto, restando neutrali.
All'ennesimo massacro di un'isola da parte di Akainu, il mondo intero capisce che la situazione deve subire una svolta, e questa svolta viene data proprio dal capo dell'armata rivoluzionaria, che decide che è ora di cambiare le carte in tavola e di portare, o meglio, riportare in gioco gli assi.
Tra battaglie, fiducia, sacrifici, accordi e un pizzico di romanticismo, i più potenti individui del nuovo mondo cercheranno ognuno di far prevalere il proprio credo e il proprio obiettivo e di proteggere ciò che più amano.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akainu, Monkey D. Rufy, Mugiwara, Sabo, Smoker | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo.

UNA VITA CONTRO UN MILIONE


Alzò la cornetta. La voce dall'altro capo del filo cominciò a parlare. Mano a mano che proseguiva, le sue pupille si riducevano a due fessure e le sue unghie affondavano nella carne dei palmi, facendo colare il sangue sul pavimento e scricchiolare le dita. Tuttavia il suo respiro rimase calmo. Nessun ansito di troppo, nessun'inspirazione spezzata fecero trasparire anche la minima traccia di inquietitudine al suo interlocutore. Rimase calmo e impassibile, mentre dentro di lui infuriava una tormenta maggiore di qualsiasi uragano del nuovo mondo. Alzò lo sguardo sul proprio compagno più fidato, appoggiato alla parete con fare apparentemente rilassato, gli occhi chiusi, in ascolto.
- Qual'è la tua scelta... Cappello di Paglia?- lo raggiunse la voce.

Alzò nuovamente lo sguardo sul suo migliore amico che ora lo fissava con l'unico occhio ancora utilizzabile e prese la sua decisione.

-Loro no. Solo io.-

E chiuse la chiamata.
Lentamente rilassò le spalle larghe e aprì i pugni. Si studiò i palmi coperti di sangue e sorrise triste. Il limite era stato superato e lui come persona e come responsabile di milioni di vite umane, non poteva permettersi la scelta sbagliata. Guardò ancora il suo vicecapitano negli occhi e annuì breve.

-Vado a costituirmi.-



-Forza re degli straccioni!-
-Crepa una buona volta, feccia!-
-Affonda insieme alla tua nave!-
-Tornatene al buco del culo da dove sei venuto!-
L'ennesima sfilza di insulti venne attutita dall'acqua di mare, che gli entrò rombando nella cavità nasale e nei polmoni sottraendogli contemporaneamente anche le forze. Il re dei pirati non si ribellò; dopo quattro anni di torture, quella era una delle più magnanime. Evitò di muoversi più del necessario per non peggiorare la situazione, fino a quando sentì un doloroso strattone e le sue spalle larghe e muscolose, legate con grosse catene di algalmatolite a una trave di legno, vennero tirate verso l'alto. Emerse dall' acqua con tutta la parte superiore del corpo tossendo e sputando alla disperata ricerca di un po' di aria. “Ne è valsa la pena”, pensò. Si ripeteva le stesse identiche parole ogni giorno per non impazzire. Perchè per quanto onore un uomo come lui potesse possedere, per quanto potesse essere altruista e orgoglioso, per quanto potesse costringersi a restare come prima, quella prigione lo aveva reso egoista.

Nei quattro anni in cui era stato rinchiuso in quell'inferno, aveva subito ogni giorno torture e violenze, e indebolito dall'algalmatolite non aveva saputo reagire in alcun modo. Nonostante ciò, nei primi tempi si era ribellato, aveva scalciato, urlato insulti, si era dibattuto, aveva combattuto. Ma man mano che passava il tempo aveva cominciato a lasciarsi scivolare addosso i soprusi, e ora dopo quattro anni si lasciava scivolare in uno stato di semi incoscienza sopportando il dolore ogni volta che subiva. Era arrivato al punto da sorprendere se stesso a pensare che se quel giorno in cui il grand'ammiraglio della marina Akainu l'aveva chiamato non avesse assecondato la richiesta di quest'ultimo, ora sarebbe libero. In quei momenti dava uno strattone alle proprie catene che gli incidevano i polsi nelle ferite sempre aperte, e il dolore lo faceva tornare lucido. In quei momenti si ripeteva che la sua era stata la scelta giusta, che la sua esistenza non valeva quanto quella delle migliaia di persone della cui vita era responsabile.
Nonostante ciò però, Impel Down era riuscita nel suo intento: spezzarlo. Aveva istillato in lui quel pensiero fisso, quel pensiero per il quale avrebbe voluto uccidersi per quanto si sentiva egoista, quel pensiero che gli diceva in continuazione che avrebbe fatto meglio a salvarsi, che avrebbe dovuto sacrificare migliaia di vite per sè stesso. La prigione l'aveva diviso tra due consapevolezze: il puro istinto di sopravvivenza e il pensiero razionale del bene comune. Rufy sapeva sin dall'inizio della sua prigionia, che Impel Down non avrebbe lasciato invariato il suo essere, ma sapeva anche che non si sarebbe in alcun modo sottomesso nè piegato. No, la prigione non era riuscita a piegarlo e non ci sarebbe mai riuscito nessuno. Ma era riuscita a spezzare quella parte di lui che bramava la libertà, i mari aperti e il vento tra i capelli, quella piccola parte che se fosse stata intera, gli avrebbe permesso di combattere contro quel nemico invisibile, annidato negli angoli bui delle celle, nell'aria che odorava di stantio e sotto gli alti soffitti ricoperti di muffa della prigione.

I suoi pensieri vennero interrotti dal rude tocco del suo carceriere, un omaccione colossale con una pancia assai prominente e il capo coperto, che gli staccò le spalle dalla trave e rimessegli le catene, lo trascinò in malo modo verso la sua cella e ce lo buttò dentro incatenandogli la caviglia al muro, chiudendo poi a chiave la porta, il tutto sotto una pioggia di insulti provenienti dagli altri prigionieri.

Rufy si trascinò verso il muro e ci si appoggiò contro respirando pesantemente. Con mano tremante si scostò i capelli fradici dal viso raschiando con le dita le proprie guancie ricoperte da una leggera barba e tremando per il freddo. Fece un paio di respiri profondi per diminuire i tremori, ma il suo possente corpo continuava a essere scosso da spasmi incontrollabili, in preda alla febbre. Scivolò lentamente lungo la parete fino a restare sdraiato raggomitolato e tremante. Ogni settimana la stessa storia: lunedì la frusta, martedì le braci, mercoledì l'acqua, giovedì di nuovo la frusta e venerdì di nuovo l'acqua. Una settimana per recuperare. Triste ma vero, quello era l'unico modo che Rufy aveva per scandire il tempo. Contava le settimane, i mesi e gli anni sulla sua pelle, senza mai perdere il conto, perdendo però, piano piano, qualsiasi speranza di uscirne vivo.


-Vado a costituirmi.-
Zoro lo guardò impassibile per lunghi istanti.
-Così anch'io.-
Rufy lo guardò agrottando la fronte aggiungendo al suo cipiglio serio uno leggermente arrabbiato.
-Non se ne parla Zoro. Ci vado da solo. Ti lascio il mio compito come capitano di questa nave. Nasconditi con gli altri e prenditi cura della mia Robin, avete tutta la vita davanti, non permetterò che per causa mia questa finisca troppo presto.-
Il pugno di Zoro colpì il tavolo.
-Ho detto che vengo con te! Non credere di sentirmelo dire mai più, ma la mia vita appartiene a te! Come tuo vicecapitano e primo compagno, non posso vivere senza la tua guida, anche se a volte fa schifo!- Zoro abbassò il capo.-...Come tuo migliore amico non posso farlo. E oltretutto dubito che gli altri ti lasceranno andare così facilmente.-
Rufy gli lanciò un'occhiata di fuoco.
-Se credi che approverò questa pazzia, ti sbagli di grosso, Zoro! Non permetterò né a te, né a Robin né a nessun altro della nostra ciurma di seguirmi!-
-Cosa credi, eh?! Che io voglia mandare Nami in quell'inferno di merda?!- Zoro scosse violentemente la testa.-Ma so già che nonostante tutti i miei tentativi, lei non si smuoverà... così come non desisteranno i nostri amici. Quindi abbandona l'idea di liberarti di me e, per quanto io odi questo pensiero, abbandona l'idea di liberarti dei tuoi compagni perchè ti assicuro che nessuno di loro ti lascerà andare.-
Rufy strinse le labbra fino a farle diventare una riga sottile e storse il naso, conscio che non sarebbe mai riuscito a far cambiare idea a Zoro.
-Allora andiamo a scoprirlo.-


-Ehi Rufy...- gli giunse alle orecchie una voce attraverso il velo febbricante che lo avvolgeva.
-Zoro...- chiamò il suo compagno di cella. -Questa volta ci metterò un po' di più a guarire, direi...- disse con voce gracchiante. Il suo migliore amico lo fissò dalla sua posizione dall'altra parte della cella. Le sue braccia muscolose erano incatenate alla parete sopra la sua testa, e la maglia strappata lasciava intravvedere il torace allenato con la lunga cicatrice a segnarlo. Lo spadaccino si limitò a guardare il proprio capitano. Sapeva fin troppo bene che Rufy non amava essere compatito, preferiva sopportare in silenzio che farsi consolare, tralasciando il fatto che Zoro non era affatto uno di tante parole. Oltretutto quella scena si era ripetuta già così tanto, che ogni volta che succedeva i due compagni rispettavano il tacito accordo di non commentare.

Parecchie ore più tardi Rufy dormiva sul pavimento freddo della cella, mentre Zoro vegliava su di lui. Nonostante il fatto che in quel luogo più che mai i due pirati non fossero al sicuro, nessuno dei due aveva perso l'istinto di protezione verso l'altro. Nonostante tutto, sembra sempre un bambino, pensò Zoro guardando il proprio capitano dormire.

Da quando era cominciato il loro viaggio insieme, a quando era diventato il re dei pirati, dieci anni prima, Rufy era cambiato moltissimo, ricordò Zoro. Aveva raggiunto non solo la stazza di un uomo, a partire dalle spalle larghe e dall'altezza, ma anche una certa maturità e serietà. Parte del bambino che era molti anni prima continuava a vivere in lui, ma aveva imparato a mettere da parte i suoi sentimenti infantili quando ce n'era bisogno, e la sua carica lo richiedeva spesso. Era diventato sempre più abile nelle trattazioni e mano a mano che proseguiva con gli anni, la sua parte spensierata emergeva sempre meno, fino ad apparire solamente nelle poche occasioni di relax che gli erano concesse.

Zoro osservò a lungo il suo migliore amico steso per terra, sudato e scosso dagli spasmi della febbre. Vedere la figura imponente del proprio capitano in quelle condizioni senza poter fare nulla per migliorare la sua condizione, lo faceva impazzire tanto che strattonò involonatriamente le catene. Sibilò più per la rabbia che per il dolore quando le grosse manette gli incisero i polsi facendogli tendere impotente le grosse spalle. Fu così che cullato dalla frustrazione scivolò lentamente in un sonno agitato.


-Zoro!- sentì la sua voce -Zoro! Ehi dico a te dormiglione!-
Aprì gli occhi e nel suo campo visivo scorse la testa rossa di Nami, a pochi centimetri dalla sua, la cui proprietaria lo guardava sorridente.
-Che ore sono?- mugugnò Zoro affondando la faccia nel cuscino.-Anzi no... non dirmelo. Non voglio sapere...- un vistoso sbadiglio attutì la fine della frase.
-Ma come...- si lamentò Nami e lo spadaccino potè quasi vedere il caratteristico broncio che la navigatrice metteva quando era scontenta.-Non ti ricordi che giorno è oggi?-
-No... e ora lasciami dormire.-
Il calore della sua compagna lo abbandonò di colpo quando lei si alzò dal letto senza una parola, offesa. Allora Zoro si costrinse a scacciare gli ultimi residui del sonno e ad afferrarla per la vita, prima che avesse il tempo di allontanarsi troppo. La tirò accanto a sè e l'abbracciò stretta.
-Certo che non mi sono dimenticato che giorno è oggi...- Zoro le baciò il collo da dietro e piano la voltò verso di sè.-E ho anche un regalo per te...-
Guardandola negli occhi si sfilò uno dei suoi pendagli e glielo mise all'orecchio.
-Ho riflettuto a lungo su cosa regalarti oggi, e alla fine mi sono deciso per questo.- Le sfiorò la guancia.-In modo che tu abbia sempre qualcosa di mio.-
Nami lo guardò con occhi lucidi.-È perfetto...- sussurrò abbracciandolo stretto e affondando il viso nell'incavo del suo collo.
-Buon quinto anniversario Nami...-


Freddo.
Freddo.
Freddo.
Nella mente di Robin non c'era nessun'altra parola. Il suo corpo non percepiva nulla. La sua mente non formulava nessun pensiero coerente. I suoi occhi fissavano un punto indefinito oltre le sbarre della cella, senza tuttavia vedere niente.
Una volta, tanti anni fa, quando la sua prigionia era ancora all'inizio, quando ancora si sforzava a fare dei movimenti per riscaldarsi, a saltellare sul posto o semplicemente a tenere occupata la mente, si era chiesta il perchè di quelle sbarre. Solo quando il freddo le aveva intaccato le ossa, e l'aveva resa quasi incapace di muoversi, aveva formulato il suo ultimo pensiero articolato: Le sbarre servivano a non permettere ai lupi di porre fine alla sofferenza dei prigionieri.
Ora, quattro anni più tardi, i suoi pensieri non avevano più un senso preciso, vagavano, facendo le associazioni più casuali, ma che in qualche modo portavano sempre alla stessa destinazione.
“Quanto è bianca la neve...” le balenò nella testa “Come la spuma di mare.”
Robin continuò a guardare fuori con occhi vitrei, le palpebre semichiuse per un periodo che sembrava lungo mille anni. Non seppe se erano passati minuti, ore o addirittura giorni, quando un'altro pensiero le attraversò la mente impigliandosi nei meandri del suo intelletto fino a radicarsi nella sua memoria. Ancora una volta era giunta a destinazione.

“Come il suo sorriso”

Baltigo


-Capo!-
La porta dell'ufficio si spalancò e un giovane entrò trafelato e agitato.
L'uomo dietro la scrivania alzò gli occhi da un plico di carte che stava leggendo e puntò i propri occhi neri in quelli del suo direttosottoposto.
-Dimmi, Tofu.- lo apostrofò l'uomo con voce profonda e calma.
Il giovane, il cui vero nome era Dakuohteifu ma veniva affettuosamente chiamato “Tofu”, sia per via del suo incondizionato amore verso il formaggio di soia, sia per le difficoltà di pronuncia del suo nome completo, riprese fiato e posò una pagina del giornale, la prima per la precisione, sul tavolo del suo capo.
-Guardi qui, capo.- disse Tofu puntando il dito su uno dei vari sottotitoli e leggendo ad alta voce.-”Il grand'ammiraglio ripulisce un'altra isola: La pirateria è stata sconfitta anche a Keishin” e guardi qua.- mostrò l'immagine, posta subito sotto la scritta, che mostrava il presunto panorama dell'isola di Keishin con i suoi abitanti in festa.-E ora... si becchi questi.- continuò Tofu, non facendo caso all'occhiata stranita del suo capo a quel linguaggio giovanile. Posò sul tavolo un plico di foto che mostravano gli stessi paesaggi ma completamente diversi. L'uomo dietro la scrivania prese le immagini e dopo aver osservato per qualche tempo la distruzione più totale e i cadaveri sparsi per le strade, con le mani che stringevano sempre di più la carta, con un movimento del braccio spazzò tutta la superficie del tavolo, scaraventando per terra tutto ciò che vi era sopra. Sbattè violentemente il pugno sulla scrivania facendo incrinare il legno e ignorando il giovane che mugugnava “e anche questa è andata...”.
-Dannazione!- esclamò alzandosi dalla sedia e cominciando un nervoso avanti e indietro nella stanza.-Akainu continua ad esagerare! La marina protegge i civili, uccide solo i pirati...cazzate!- esclamò arrabbiato.-Se continua a “liberare” le isole in questo modo, l'intero mondo andrà a rotoli...- si massaggiò l'attaccatura del naso con una mano.-Se solo potessi impedirglielo in qualche modo...-
-Mi scusi, ma non aveva già mandato le nostre navi a proteggere le isole e i civili?- si intromise Tofu.
-Certo che l'ho fatto, Tofu, ma i nostri uomini non sono abbastanza per fronteggiare una potenza come la marina da soli, e le ciurme maggiori sotto i quattro imperatori non vogliono saperne di immischiarsi nelle faccende che non li riguardano. Ho contattato personalmente Law e Bonney ma mi hanno negato il loro aiuto senza esitazioni. Daltronde posso capirli... il codice dei pirati dice chiaramente “ciò che è sul territorio del re dei pirati, è del re dei pirati”... Compresi i casini.-
Si sedette stancamente nella poltrona con le mani a nascondere l'espressione esausta.
-E le ciurme sottoposte al re dei pirati?-
-Loro mantengono un profilo basso. Aiutano un po' qua e là ma da quando Rufy...- si schiarì la voce- è fuori dalla circolazione, preferiscono non mettersi troppo in mostra. Akainu sa che per eliminare anche solo una di quelle ciurme dovrebbe sacrificare una forza militare enorme, però non vuol dire che se loro creassero problemi lui non lo farebbe. Quindi loro non si comportano eccessivamente male, nel limite del possibile ovviamente, e lui fa finta di non vedere. Anche questo accordo ovviamente è provvisorio, conoscendo Akainu li attaccherà non appena avrà eliminato i pirati minori. Questa situazione quindi non può che peggiorare.- L'uomo si passò una mano sulla faccia sospirando pesantemente.-A questo punto...-
Il capo dei rivoluzionari scosse la testa e si appoggiò allo schienale della poltrona con lo sguardo vuoto, perso nei suoi pensieri. Per alcuni minuti regnò il silenzio nella stanza, che veniva interrotto soltanto dei lievi respiri dei due uomini uno di fronte all'altro. Alla fine Tofu non ce la fece.
-”A questo punto” cosa?!-
Il suo superiore alzò gli occhi e lo guardò con uno sguardo che raccoglieva un misto di eccitazione, ferocia e impazienza, che mostrò a Tofu la tanto decantata parte birichina del suo capo, che però lui non aveva mai scorto.
-Allora a questo punto attuiamo il piano B: Andiamo a liberare il mio caro fratellino!-


Impel Down - Una settimana dopo


Era venuta una carceriera donna a tagliargli la barba e a lavarlo alla bell'e meglio per renderlo presentabile. Era una nuova, non era mai venuta prima, ma come tutte le altre non aveva sprecato neanche un minuto prima di strusciarglisi addosso mentre gli rasava le guance, e lavandogli il corpo aveva fatto ben altro oltre a quello.
-Donna- l'aveva apostrofata Rufy con un sottotono minaccioso quando la sua mano si era spinta ben più in là dei suoi addominali e mugugnando contrariata, in un modo che doveva risultare sexy, aveva messo il broncio ritirando la mano dai suoi pantaloni. Rufy continuò a guardarla torvo. Nonostante le sue forme potessero risultare invitanti per qualsiasi occhio esterno, a lui non facevano né caldo né freddo e al suo ennesimo tentativo di sedurlo Rufy ringhiò e le disse chiaro e tondo:
-Sei come un uomo per me.-
Quella si era allontanata di scatto come scottata e dopo avergli lanciato in faccia lo straccio bagnato, se ne era andata urlando improperi.
Dall'angolo della cella più lontano da Rufy, provenì il rauco ridacchiare di Zoro che attaccò anche il re dei pirati, che dopo qualche secondo si fece sfuggire un ghigno.
-Ah se la rasassero anche a me la barba una volta al mese... sei proprio fortunato amico-
-Se anche a te mandassero queste puttane, preferiresti anche tu di sembrare un vichingo.- gli rispose Rufy.
-Si ma quella dell'uomo era veramente cattiva...- ghignò Zoro.
Il bianco del sorriso che balenò sul viso di Rufy raggiunse il suo vice capitano che continuò a ridacchiare.
Quel raro momento di semi-allegria venne interrotto da un rumoroso cigolio proveniente da qualche parte della prigione che fece tornare seri i visi dei due pirati.
-Eccolo che arriva...- mugugnò Zoro, il buon umore sostituito da una nota rassegnata, mentre Rufy raddrizzava la schiena e serrava la mascella, le spalle tese. C'era sempre una notizia che aspettava con più impazienza, il resto poteva aspettare. Un rumore di passi che si avvicinavano sempre di più alla cella, provenne da oltre le sbarre, annunciando il visitatore abituale, l'unico che fosse mai venuto, di cui entrambi conoscevano già l'identità. Rufy puntò i suoi occhi in quelli dell'uomo davanti a lui e alzò il mento in cenno di saluto.
-Smoker.-
-Preferirei “Ammiraglio”, Cappello di Paglia.- rispose l'uomo soffiando una nuvola di fumo dalle narici.-Ma ripetendotelo una volta al mese dovrebbe già esserti entrato in testa, o sbaglio?-
-
Ammiraglio... qui dentro tendo a dimenticare le cose.- ribattè Rufy guardandolo negli occhi.
Smoker lo fissò dall'alto della sua statura imponente.
-Non sono qui per scambiare convenevoli.- con un cenno della mano fece segno alle due guardie armate che lo sguivano di lasciarlo solo.-Anche se quasi quasi preferisco stare qui a parlare con te che tornare la fuori, il che ti dà una chiara visione di quanto le cose vadano male al momento.- Smoker si grattò il naso e il silenzio regnò sovrano per un po'.
-Sono ancora vivi.- esordì poi dal nulla l'ammiraglio.
Le spalle di Rufy si rilassarono notevolmente, così come quelle di Zoro.
-Grazie- sospirò sollevato.
-Non ringraziarmi troppo presto, re dei pirati, c'è una cosa che devi vedere prima.
Detto ciò Smoker tirò fuori dalla tasca del suo mantello la prima pagina di un giornale.
-I rivoluzionari si stavano già muovendo da un paio d'anni per opporsi alle flotte sterminatrici di Akainu, ma di recente c'è stato un fermento e alla fine...- gli buttò il giornale davanti ai piedi -questo.-
Rufy allungò la mano per prendere il foglio, raschiando il pavimento con le catene.
Si portò la pagina sotto gli occhi. Mano a mano che leggeva, aggrottava sempre pù la fronte, esprimendo tutta la sua confusione.
Alzò lo sguardo su Smoker.
-Ma che diavolo...-
In prima pagina c'era una foto con l'obiettivo per tre quarti coperto da una mano dove risaltava chiara e grande la scritta 5D.
In secondo piano lo guardava, con un sorriso di sfida, Sabo.


Buonasera Ragassuoli che avete letto questo capitolo!
Sono Ika e ora vi darò alcune informazioni:
Questa è la mia prima storia su One Piece, ma non la mia prima in assoluto. Ho già scritto precedentemente (tre anni fa) una piccola long fiction che però trovo un po' scadente. Ora dopo tre anni, spero che il mio modo di scrivere sia migliorato almeno un po' e per questo me ne esco con questa storia.
Ho sempre voluto scrivere un racconto con una trama un po' più avvincente della solita solfa tra innamorati, ma essendo una ragazza, non posso farci nulla se ogni tanto (poi quanto spesso, sarà da vedere) mi scappa un po' il romanticismo ;)

Detto ciò, spero di aver incuriosito almeno qualcuno/a di voi con questo primo capitolo.

Un altro aspetto importante: i miei aggiornamenti non saranno veloci e men che meno regolari. Mi scuso in partenza perchè so già che anche con tutta la buona volontà, dovrò schiacciare i miei momenti di scrittura tra i miei molti impegni.

Inoltre chiunque voglia darmi il suo parere, farmi domande o criticare (in modo intelligente) la storia, è il benvenuto nelle recensioni!
Alla prossima (che potrebbe essere quando l'essere umano si sarà estinto) e ciao!

Ika

  
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