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Capitolo 22 -
Tre
mesi dopo
Bill
si sistemò la
cravatta nera con aria triste e malinconica. Heidi aveva messo il suo
tubino
nero opaco. Si guardava allo specchio inclinando la testa a destra e
sinistra.
‹‹Non
indossavo
questo tubino nero da…››
Non
continuò la
frase.
‹‹…sì,
dal finto
funerale di nostro padre.›› concluse Bill. Heidi
annuì rammaricata e si stirò
l’abito con le mani.
‹‹Speravo
di non
indossarlo mai più.››
si strinse nelle
braccia e nascose il collo fra le spalle. Una lacrima nera le
rigò lo zigomo,
l’asciugò prima che il trucco le colasse.
Bill
sapeva che prima
o poi sarebbe successo, ma non pensava dopo così poco tempo.
Sospirò per
l’ennesima volta, socchiudendo gli occhi cercando di
ricacciare indietro le
lacrime.
‹‹Gli
ho sempre
voluto bene, Heidi. Nonostante tutto ciò che mi ha
fatto…e ti giuro, è strano
da dire, ma mi ha lasciato un vuoto dentro. Un vuoto che fa
male.›› la sua voce
era spezzata.
Heidi
si avvicinò e
lo abbracciò così forte quasi da soffocarlo. Si
mise in punta di piedi e fece
sprofondare il viso fra l’incavo del collo e della clavicola.
Cercò di
trattenere le lacrime. Senza riuscirci più di tanto. Bill le
accarezzò il capo
e la baciò.
‹‹Dispiace
anche a
me, Bill. Chi l’avrebbe mai detto.››
Il
fratello prese a
giocare con i suoi capelli biondi, passandoseli fra le dita come se
fossero
fili di seta. Non rispose.
‹‹Dovremmo
andare,
Bill. La messa inizia fra dieci minuti.››
Si
staccò contro
voglia dal suo abbraccio e lo guardò negli occhi. Poteva
leggere chiaramente la
sofferenza che stava passando, ma non versò una lacrima
seppure fossero pieni
di tristezza.
‹‹Sai
una cosa,
Heidi? Non riesco ancora ad immaginare che Georg non ci sia
più.››
*
Bill
parcheggiò
l’auto non molto lontano dalla Chiesa. Tanta gente era
riunita davanti
l’entrata. Era davvero triste come scena. Bill
sospirò, prese coraggio e uscì
dalla macchina. Heidi fece lo stesso.
Si
avvicinò subito al
fratello prendendogli la mano con entrambe le sue.
‹‹Non
lasciarmi mai
la mano, Bill. Non farlo mai, okay?››
Bill
scosse la testa
e, come se fosse possibile, la strinse ancora più forte. Il
suo cuore tremava
ogni volta che faceva un passo verso la gente radunata.
Giurò di aver visto la
madre di Georg. Era disperata. Le sue gambe iniziarono a cedere.
‹‹Bill?
Bill cosa
c’è?››
La
sua testa cominciò
a girare forte, come se stesse per svenire.
‹‹Bill?
Non ti senti
bene? Bill, rispondimi?››
Chiuse
gli occhi e,
d’un tratto, si ritrovò in piedi
sull’altare. Davanti a sé, aveva la bara. Era
aperta. Si guardò attorno, spaesato, e notò che
la stanza era completamente deserta.
Era da solo. Iniziò a salire gli scalini, avvicinandosi
sempre di più alla
bara. Poteva vedere benissimo la presenza di un corpo al suo interno,
ma non
riusciva a capire chi fosse. Iniziò a sudare freddo. Solo
quando fu abbastanza
vicino, riuscì a vedere al suo interno. La visione lo
sconvolse. Non c’era
Georg dentro, Tom.
Cacciò
un urlo, o
almeno ci provò. Non uscì alcun suono dalla sua
bocca. Solo un grido muto.
Provò nuovamente a gridare, ma il risultato fu lo stesso.
Una
voce d’un tratto
riecheggiò per la Chiesa. Era la voce di Heidi.
‘Bill,
svegliati,
Bill. Svegliati.’
Bill
si girò,
cercando di capire da dove provenisse la voce, ma non c’era
nessuno assieme a
lui. si lasciò cadere sulle ginocchia e si
afferrò il capo con le mani
stringendo i capelli.
‹‹Coraggio,
Bill. È
solo un sogno. Svegliati.›› si strinse ancora di
più il viso.
‹‹SVEGLIATI!››
urlò
nel sogno, svegliandosi di soprassalto.
*
Iniziò
a respirare affannosamente. Heidi era
seduta sul suo letto e gli stringeva la mano. Il suo sguardo era
spaventato.
‹‹Bill,
cosa c’è? Ti agitati nel sonno in
maniera convulsiva.›› Bill si mise seduto e
l’abbracciò fortissimo, scoppiando
a piangere.
‹‹Ho
fatto un sogno orribile, Heidi. Orribile.››
‹‹Tranquillo,
fratellino. Era solo un incubo.
Niente di tutto ciò che hai visto è
vero.›› la sorella gli accarezzò i
capelli
e gli baciò il capo, poggiandovi successivamente una guancia
sopra di essa.
Cercò di tranquillizzarlo al meglio. Ci riuscì.
‹‹Ti
chiedo scusa se ti ho svegliata nel cuore
della notte, Heidi.››
‹‹Non
preoccuparti. Sono solo le tre di notte.››
ironizzò Heidi scompigliandogli ancora di più i
capelli. Bill non oppose
resistenza. Sorrise.
‹‹Resta
nel mio letto, sorellina. Dormiamo
ancora un po’.›› Bill fece spazio
dimodoché Heidi potesse benissimo entrarvici.
Si accoccolarono l’un l’altro e si riaddormentarono
in un sonno senza incubi.
*
Quando
Bill si svegliò, erano le dieci del
mattino. Aprì lentamente gli occhi e notò che era
solo, nel letto. Sbadigliò
rumorosamente stiracchiandosi. Tese braccia e gambe e, con un rapido
movimento,
si mise seduto. Restò a contemplare per qualche minuto,
fissando un punto vuoto
della stanza. Volse successivamente la propria attenzione al cellulare
sul
comodino. Stava lampeggiando. L’afferrò e
notò che segnava una chiamata persa
di un numero che non conosceva. Non poteva essere quello di Georg.
L’aveva
salvato dall’ultima volta che l’aveva chiamato, e
poi, Georg era morto un mese
prima. Il suo cuore perse un battito. Provò a richiamare ma,
ovviamente, c’era
la segreteria. Avrebbe riprovato più tardi.
Scese
di sotto e, come ogni mattina, i suoi
genitori non erano in casa. Heidi era alle prese con dei pancake, che
sembravano
più uova strapazzate. L’odore era anche pessimo.
Bill
storse il naso e si tappò il naso. C’era
odore di bruciato in cucina.
‹‹Ehm…Heidi?
Vuoi per caso una mano a cucinare?
Se vuoi li faccio io. Non c’è bisogno di
affannarti.››
‹‹No,
ho la situazione sotto controllo.›› del
sudore le colò dalla fronte e lei
l’asciugò con la manica del pigiama. Bill
rise sotto i baffi. Non aveva affatto la situazione sotto controllo.
Anzi, era
piuttosto degenerata. Quella sottospecie di pancake stavano avendo la
meglio.
‹‹Heidi,
lascia stare. Non vedi che sono da
buttare? Tranquilla. Siediti. Preparo io la colazione. Così
sprechi solo tempo.››
le cinse i fianchi e le diede un bacio sulla guancia. Heidi si arrese e
decise
di lasciare il posto a suo fratello.
‹‹Volevo
fare qualcosa di carino…›› ammise lei,
sedendosi sul divano. Sembrava agitata.
‹‹Qualcosa
di carino? Per me? Ma se non hai mai
fatto un toast in vita tua.››
Heidi
lo fulminò con gli occhi e gli fece il
verso.
‹‹Infatti
non era per te, imbecille di un
fratello…forse sarebbe stato meglio ordinare dei cornetti al
bar.›› pensò poi,
immergendosi nei suoi pensieri. Bill non capì. Erano
soltanto loro in casa. La guardò
accigliato.
‹‹Scusami
Heidi, per chi avresti dovuto fare
qualcosa di carino? Mi sono perso qualcosa forse? È il
compleanno di qualcuno?››
Heidi
si morse il labbro inferiore e si portò
le ginocchia al petto nascondendovi il viso.
‹‹Heidi,
mi stai facendo agitare…››
La
ragazza non rispose, ma cominciò ad agitarsi
anche lei. Come se si stesse trattenendo dal dire o fare qualcosa. Il
cuore di
Bill cominciò a battere all’impazzata, salendogli
quasi in gola.
Improvvisamente
delle mani si posarono sul suo
viso, coprendogli gli occhi. Non vedeva nulla.
‹‹Ehi,
ma cosa diavolo…››
‹‹Sshh…indovina
chi sono?››
Lo
interruppe la voce misteriosa. Bill era
confuso. Sentì Heidi urlacchiare e ridere nello stesso
momento. Gli cominciò a
girare la testa. La sua risata cominciò a risuonare nelle
sue orecchie in
maniera ovattata. No…non poteva essere lui. Non poteva.
Deglutì rumorosamente e
iniziò a piangere.
‹‹Allora?
Non mi riconosci già più?››
A
quel punto, Bill riacquistò la vista. Ci mise
un po’ prima di mettere a fuoco, vedeva ancora appannato. Si
girò di scatto e,
in quel momento, le gambe gli cedettero, il cuore tremò e le
lacrime iniziarono
a scendere ancora più forte di prima.
‹‹ODDIO
TOM!›› gli gettò le braccia al collo,
lo strinse quanto più forte potesse, con tutta la forza che
aveva nelle
braccia. Anche Tom fece lo stesso. L’abbracciò con
tutto sé stesso.
‹‹Mi
sei mancato da morire, Bill. Mi sei
mancato da morire.››
‹‹Anche
tu, Tomi. Mi sei mancato da morire.
Oddio cosa ci fai qui? Non ci credo, non ci posso
credere.›› Il ragazzo
continuava a piangere per la gioia, stringendosi quanto più
forte poteva contro
il corpo del rasta.
‹‹Dal
Giappone sono venuto direttamente qui, da
te. Non so nemmeno da quanto tempo non torno a casa mia. Spero non ti
dispiaccia.››
Bill
non rispose, l’abbracciò ancora di più,
come se fosse possibile. Heidi si commosse nel vedere quella scena, era
davvero
così felice per suo fratello.
‹‹Bill
aveva perso le speranze, ormai. Credeva
non l’avresti più contattato. Credeva non tornassi
più.›› si asciugò una
lacrima che cominciò a scenderle lungo il viso. Sorrise.
Tom
si staccò riluttante dalle braccia del suo
amato Bill e, guardandolo negli occhi, gli avvolse il volto e lo
baciò.
‹‹Ricordi
cosa ti dissi, Bill? Ti ricordi la
promessa che ti ho fatto?››
Bill
socchiuse gli occhi ed annuì. Sorrise
felice.
‹‹Non
sarà l’oceano a separarmi da te.
Tornerò
a prenderti.››
Tom ricambiò il suo
sorriso, entusiasta di sapere che Bill non aveva dimenticato la sua
promessa.
Lo baciò ancora.
‹‹Sono
tornato, Bill. Sono tornato a prenderti.››
- Fine -
Note: prima di tutto, vorrei scusarmi per aver atteso così tanto per postare l'ultimo capitolo che, a dir il vero, non doveva essere nemmeno l'ultimo ma, per mancanza di ispirazione, ho deciso di concluderla qui e non di dilungarmi più di tanto onde evitare che la FF diventasse pallosa. Che dire, 'The cruise' è entrata nella mia vita nel febbraio del 2014 e, come ogni long, scrivere la parola fine è sempre un duro colpo, soprattutto dopo così tanto tempo. non credo ci saranno spin-off su questa FF, forse solo uno. Per ora non ho intenzione di scriverlo in quanto ho alcuni lavori da terminare (che non riguarda il twincest) detto questo, questo che la FF vi sia piaciuta. <3
Ringraziamenti: vorrei ringrazioare tutte coloro che hanno sempre recensito, lasciandomi dei bellissimi commenti ed opinioni motivandomi ancora di più nel proseguire la FF. Vorrei ringraziare anche tutte coloro che hanno aggiunto la FF nelle preferite, ricordate e seguite e, ovviamente, tutte le lettrici fantasma. vi ringrazio di cuore. <3