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Autore: Belieber_Jasmine_98_94    27/03/2016    1 recensioni
Alesha, una ragazza di 17 anni, piomberà nella vita del grande e famoso Justin Bieber, suo padre.
Tratto dal primo capitolo:
-Wilson dove mi manderà?.- Chiese col tono di voce più preoccupato che potesse avere.
-Mi dispiace...so che hai sempre voluto evitarlo, ma dobbiamo, tuo padre deve prendere le sue responsabilità.-
-No, no, giuro che non mi drogherò più, non ruberò più nulla, me ne starò buona ma non mandarmi da Bieber, ti prego.-
**.
Tratto dal capitolo 24:
-Mmh..- Si alzò, facendo cadere lo sguardo sul polso rotto.-Sei bellissima, sono preoccupato, quanti ragazzi proveranno a portarti via da me?- L'attirò verso di sé, appoggiando la fronte contro la sua.
Sorrise.-Nessuno mi porterà via da te.-
-Davvero?-
-Sì.-
-Promettimelo.- Avvolse le braccia attorno al suo corpo, annusando il suo profumo.
-Te lo prometto, ti voglio bene.-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

15/01/2014

La vita mi sembra troppo breve per spenderla ad odiare e a tener conto dei torti altrui.
(Charlotte Bronte)

 

-Tesoro! Sono a casa.- Per un attimo Justin si dimenticò di averci litigato, tolse le scarpe e il giubbotto, chiedendosi dove fosse, di solito se la trovava addosso in meno di cinque secondi, aggrappata a lui come un koala, anche se era mezzanotte.

Infilò le mani in tasca, lanciò uno sguardo all'orologio, erano le undici e salì di corsa le scale per andare in camera sua, dopodiché busso alla sua porta, anche se non era affatto abituato a farlo.-Senti, mi dispiace per oggi, non volevo litigare con te, non mi piace.- Visto che non ottenne risposta entrò senza permesso, aggrottando la fronte nel vedere il letto sfatto e vuoto.

-Amore mio...cosa ci fai lì a terra?- La scorse in un angolo, rannicchiata su se stessa e immediatamente la raggiunse, chinandosi su di lei.

-Voglio stare da sola.- Mormorò con le mani tra i capelli. A sentirla parlare si rassicurò, non era sbucata la 'seconda personalità', altrimenti non avrebbe spiccicato parola.

-Perché? Cosa è successo.- Provò a capire, guardandosi attorno, niente era fuori posto a parte il letto, ma quella era un'abitudine.-Dov'è Blaze?-

-A casa.-

-Mmh, ti va di farmi compagnia a cena?-

-No.-

Alzò gli occhi al cielo, afferrandola per i fianchi fino a portarla a sedersi sulle sue ginocchia.-Cos'hai? Che ti è successo? Qualcuno ti ha fatto del male?-

-Non volevo farlo.- Ammise con le lacrime agli occhi.

Lui mise la mano sotto la sua maglietta, carezzandole la pelle nuda, sperando così di rilassarla in qualche maniera.-Fare cosa?- Appena sentì la spina dorsale sotto le sue dita spinse leggermente in avanti, così da farla appoggiare su di lui, magari non guardarlo negli occhi l'avrebbe aiutata.

-Lo giuro, non volevo farlo, mi dispiace tanto papà.- Si irrigidì, fermando i movimenti circolari.-Cosa è successo piccolina?-

-Non posso dirtelo.-

-Sì che me lo puoi dire, mi dici sempre tutto e io di certo non ti giudico. Prometto che non mi arrabbio-

-Ho fatto sesso con un ragazzo.- Disse tutto d'un fiato, sperando di non farlo arrabbiare troppo.

-Perché!?- Esclamò alzandosi di scatto e facendola sedere sul letto, più l'avrebbe tenuta lontana più avrebbe potuto rimproverarla.

-Non lo so, io penso di averlo fatto perché...-

-Perché ti ho dato della bambina eh? Volevi dimostrarmelo, beh vaffanculo Alesha, hai solamente peggiorato la situazione!- urlò causando il suo pianto.

-Mi dispiace.-

-Non mi interessa! Sono..sono incazzato, sistema la tua cartella, lavati i denti e va a dormire. Non provare a scendere va bene?-

-Ma io...-

-Niente ma, sono fottutamente incazzato! Non ti voglio vedere fino a domani. Ti porterà a scuola il mio autista.-

-Ma io...-

-Mi hai deluso.-.Non le diede il tempo per parlare ed uscì dalla sua stanza.

.---------------------.

-Justin è arrabbiato con me.- Alesha pianse, tirando più volte su col naso.

-Ma nanetta, è tuo padre, farete sicuramente pace.-

-E' questo il problema, non è il mio vero papà Harry, noi non siamo veramente legati e se non mi parlasse mai più?-

-Non piangere, ti prego, si aggiusterà tutto vedrai, tu domani pomeriggio vai e chiedigli scusa.- Lasciò il telefono con l'altoparlante sul comodino, intenta a soffiarsi il naso.

-Ma gli ho già detto che mi dispiace..-

Justin, da fuori, seguiva tutta la conversazione, non aveva intenzione di non parlargli più, ma di sicuro non l'avrebbe ignorata a vita, voleva solo farle capire che aveva sbagliato a fare sesso solo per dimostrare qualcosa.

-Ti perdonerà Alesha, non ti si può dire di no con quel bel faccino che ti ritrovi.- Dall'altra parte del telefono riusciva a sentire lo strusciare delle coperte, segno che Harry si era appena messo a letto.-A proposito, si può sapere chi è il ragazzo fortunato?-

-Ugh...Blaze, un mio amico, ci siamo conosciuti a scuola eh...-

-Com'è? Alto? Famoso? Bello?-

-E' carino, ha le lentiggini e degli occhi azzurri grandissimi. I suoi capelli sono neri e sta una sedia a rotelle, però può avere erezioni, tu lo sapevi questo?-

-No! Mio dio Alesha, sei incredibile.- Esclamò a dir poco sconvolto.-E pensi di restarci insieme?-

-Partirà in Gran Bretagna per operarsi alle gambe, starà lì un po' e non voglio una relazione a distanza, non so nemmeno mantenere quella normale. Tu ce l'hai la ragazza?-

-No...mi vedo con una, ma non è nulla di che.-

-E ti piace?-

-Fisicamente sì.-

-Oh...capisco. Tu sei bello, quante ragazze hai avuto dopo la madre di Harriet?-

-Non molte, solo relazioni veloci con modelle e attrici, siamo un po' simili noi due. Però io posso e tu no.-

-Perché!?- Ormai aveva smesso di piangere e stava giocherellando con il suo orsacchiotto, era assonnata, ma non voleva ancora dormire.

-Perché tu sei piccolina, io invece sono grande.-

-Sono grande anche io!- Esclamò tirando un colpo a BuggyBear.

-No, sei la mia pralina al cioccolato preferita, piccolina piccolina.-

Sorrise, portando la mano davanti alla bocca.-Ti voglio bene Harry.- Ammise in un mormorio, per poi addormentarsi.

-Ti voglio bene pure io Alesha.- Rispose riagganciando.

*************.

-No! Io voglio andare a scuola con papà.- Incrociò le braccia al petto, arrabbiata.

-Suo padre ci ha dato degli ordini ben precisi signorina Alesha. L'autista la sta aspettando fuori.-

-Papà dov'è?- Spalancò gli occhi, allungando il viso verso il maggiordomo.

-Ugh...non lo so, farà tardi se non parte ora.-

-Non voglio andare a scuola senza papà.- Abbassò lo sguardo, mortificata.

-La prego.. lui..lui verrà a prenderla a fine giornata.-

-Sul serio?-

-Sì, ora vada, per favore.- Contento di averla fatta sorridere sospirò sollevato, accompagnandolo alla porta.

-Va bene!- Sorrise, correndo ad indossare le scarpe e giacca, per poi correre fuori.

-Lo zaino!- Il maggiordomo la seguì, consegnandole la cartella.-Faccia attenzione mi raccomando.-

 

 

Nervosa, Alesha cominciò a picchiettare il piede a terra, non vedeva l'ora di poter vedere suo padre.

-Alesha!- Sospirò, quando sentì che Jaxon la cercava, aveva evitato tutti quel giorno, non era di buon umore.

-Cosa?- Finse un sorriso, portandosi la mano tra i capelli.

-Ecco, beh io oggi ho cercato di parlarti, ma tu eri così di fretta, come stai?- Si leccò le labbra, squadrandola. La sua uniforme scolastica le stava così bene... risvegliava in lui il solito desiderio.

-Potrebbe andare meglio, tu come stai?-

-Bene, ecco, volevo chiederti se ti va di uscire, questo pomeriggio.-

-Non posso, devo chiarire..ecco, una situazione con papà, lui è molto arrabbiato con me.-

-Perché? Che hai fatto?-

Sospirò, non sapendo se dire una bugia o meno.-Cose..cose personali, potremmo fare un'altra volta se preferisci.-

-Alesha..- Iniziò avvicinandosi.-Tu mi piaci tanto, per davvero. Sei bellissima, simpatica ed intelligente, voglio provarci seriamente.- Le accarezzò il viso, inclinando la testa.-Mi sono innamorato di te.- Ammise arrossendo.

Rabbrividì, abbassando lo sguardo, incapace di dare una risposta sensata.

-I-io, mio padre dovrebbe essere arrivato, a domani.- Si sporse per salutarlo con un bacio sulla guancia, scappando via il prima possibile.

 

-Non è giusto! Dovevo andare a scuola con te.- Mise il broncio infilando il bocca la sua collanina.

-Sta zitta e non mettere queste cose in bocca.- Le tirò fuori di bocca quell'oggetto, approfittando del fatto di essersi fermato al semaforo.

-Perchè sei ancora arrabbiato con me? Mi dispiace.- Disse allungando la mano sulla sua guancia, pizzicandola.

-Non toccarmi e smettila di parlare.-

-Non è giusto, sei cattivo con me.- Una volta arrivati a casa la lasciò pranzare da sola.

-Justin!- Lo chiamò, bussando alla porta del suo studio.-Non essere arrabbiato con me, per favore.- Mugolò giocando con le mani.-Prometto che non lo farò più, rimarrò in astinenza dal sesso.-

Notando di non ricevere risposta provò con altro.-Justin! Per favore, ti farò un regalo, bello quasi come quel bracciale con i ciondoli....però me li devi dare tu i soldi, io non li ho.-

-Alesha, va a fare i compiti e non rompere.- Stava facendo di tutto per non perdonarla, sentiva la tenerezza della sua voce attraverso la porta e non poteva evitare di sorridere.

Incurvò le labbra a quella risposta, correndo in cucina, voleva fargli qualcosa di dolce, magari avrebbe sbollito la sua rabbia.

Non era male in cucina, aveva sempre dovuto cucinare sia per lei che per altri, quindi scelse di cucinare la sua torta al cioccolato preferita.-Cosa sta facendo signorina?- Greta, entrò sorpresa.

-Una torta per papà, la Devil's food cake. Può farmi vedere come funziona questo piano cottura?-

Dopo esserselo fatto spiegare tirò fuori il telefono con la ricetta. Contenta, foderò la teglia con carta forno e burro ai lati.

Voleva farla uscire perfetta e nessuno l'avrebbe fermata. Con la musica pompata al massimo dalle cuffie del padre, iniziò a canticchiare, mentre montava il burro e lo zucchero semolato insieme, con l’aiuto di un mixer.

Quando finì di preparare il composto lo versò nella teglia e infornò per 30 minuti, nel forno preriscaldato a 180°.

Durante il tempo di cottura si dedicò alle pulizie, le mancava da preparare la glassa e decorarla, dopodiché avrebbe finito.

-Cosa sta combinando mia figlia?- Chiese Justin a Greta, non voleva entrare in cucina perché altrimenti l'avrebbe perdonata subito.

-Le sta..facendo una torta. E' dolce.-

Sorrise, grattandosi la guancia.-E se da fuoco a qualcosa?-

-E' brava, sembra che sia abituata a cucinare.-

-Mmh, grazie mille Greta.- Si lanciò sul divano, accendendo la televisione.

-Justin!- Si sentì chiamare dopo un po' di tempo e aprì gli occhi, notando di essersi addormentato.-Ti ho preparato una torta.- Gli porse la torta, fiera di sé.

-Non ho fame.- Mentì richiudendo gli occhi.

-Ma io l'ho fatta per te!-

-La mangerò dopo.-

-Ma..-

-Ho detto che la mangerò dopo.-

Dispiaciuta ritornò in cucina e in lacrime agli occhi la tirò sopra al tavolo, causando la sua rottura. Dopo, salì nella sua stanza, si infilò sotto le coperte e pianse, rattristita dal fatto di aver rovinato tutto.

Una forte sensazione affiorò nel petto di Justin, che avesse esagerato?

Avvolto da un'incredibile senso di colpa andò in cucina, per dirle che avrebbe mangiato la torta assieme a lei, ma si bloccò nel vederla schiacciata sul tavolo, cosa aveva fatto? Trattarla di merda non avrebbe risolto i loro problemi, avrebbe solamente dovuto parlarle con calma e spiegarle il suo comportamento sbagliato.

-Alesha..-Andò nella camera della figlia, salendo sul suo letto.-Mi dispiace.- Le tolse le coperte, pensando lo stesso ignorando perché arrabbiata.-Tesoro..- Le lacrime secche erano ancora presenti sul suo viso, bene, l'aveva fatta piangere.-Scusa, non volevo farti piangere.- Si infilò sotto le coperte con lei, attirandola in un abbraccio, sapeva che non l'avrebbe svegliata visto il suo sonno pesante.

*.*.*

16/01/2014

 

-Troietta.- Alesha aggrottò la fronte, chiudendo l'armadietto.

-Cosa?- Incredula di essere chiamata così si voltò subito, trovandosi davanti Cherry, una sua compagna di classe. Era abbastanza robusta e più alta di lei di almeno dieci centimetri. Possedeva dei capelli neri corti ed occhi azzurro ghiaccio.

-Ho detto, troietta. Tu, stupida! Da quando sei arrivata Jaxon non si interessa più a me!- Esclamò puntando un piede a terra. In realtà Jaxon l'aveva sempre evitata, ma la trattava sempre in modo gentile quando lei ci provava.

-Forse non gli sei mai piaciuta.- Rispose con un perfido sorrisino.

-Ma come ti permetti?- Arrabbiata la spinse contro l'armadietto, provocando un forte botto. La scuola era terminata, ormai non c'era più nessuno a parte alcuni bidelli o professori dall'altra parte di essa.

-Mmh, probabilmente me lo ha detto...- Si bloccò, avvicinando le labbra al suo orecchio.-...prima di scoparmi violentemente nello sgabuzzino della scuola.-

Si abbassò divertita, sviando il pugno che colpì l'armadietto.

-Lurida stronza.- Le afferrò i capelli, buttandola a terra.-Ti faccio smettere io di ridere.- Detto quello la colpì sulla guancia, così forte da farle sputare sangue.

Senza lasciarle tempo per assorbire il colpo gliene tirò altri, facendo pressione sul suo polso, voleva romperglielo e ce la fece, schiacciandoglielo al massimo.

Fu in quel punto che Alesha cambiò del tutto, tirando fuori tutto il suo odio.-Toccami di nuovo e ti ammazzo.- Ribaltò la situazione, picchiandola come più poteva con la mano sana.

-Stupida puttana! Te la fai anche con tuo padre è? Non ti bastava solo il mio Jay.- A quel punto, Alesha, non vide più nulla.

Strinse in una mano i suoi capelli, sbattendogli la testa sul pavimento.

-Alesha Maya Bieber!- Si fermò quando si sentì chiamare, alzando lo sguardo su suo padre.-Lasciala andare, ora.- Ordinò serrando le labbra.

Sbuffò, scendendo dalle gambe di Cherry, pulendosi il naso con la manica della giacca, continuava a perdere sangue.

Lentamente Justin si avvicinò, tirando su la figlia di peso, allontanandola il più possibile da Cherry, che con fatica si sedeva.

-Merda..- Sibilò quando vide lo stato in cui erano conciate entrambe le ragazze, dove diavolo era il preside?

-Tua figlia è una pazza!- Sbottò Cherry sconvolta. L'aveva picchiata nonostante il polso rotto o slogato che fosse.

Questa fece per picchiarla di nuovo, ma Justin la trattenne.-Stai zitta.- Rispose al suo posto, lanciando un occhiataccia alla ragazza.

-Ora ti fai difendere da tuo padre, barra, amante?- Arrabbiata Alesha spinse via Justin, ma gli fu semplice riacciuffarla.

-Alesha, no, non ne vale la pena, okay?- Disse cercando di tenerla ferma.

-No! Lasciami cazzo.- Gridò dimenandosi tra le sue braccia.

-No, Alesha, ferma, non ascoltarla.-

Attirato dai rumori un prof li vide, intromettendosi per aiutare Justin.

 

 

  
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