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Autore: cranberriesky    28/03/2016    3 recensioni
« Cos'hai in mano? »
« Questa? Era nel tuo cassetto. »
« Malfoy... Mettila giù... Attentamente, non ruotare la clessidra... » mentre diceva queste parole, Hermione si avvicinò a lui, sfiorandogli la mano che precariamente teneva il prezioso oggetto.
« Non toccarmi, mezzosang... »
Una luce abbagliante, poi una sensazione simile a quella della smaterializzazione.
I due caddero a terra, svenuti, la Giratempo distrutta a un metro di distanza.
Cap. II
Per una serie di sfortunati eventi, Draco Malfoy ed Hermione Granger si ritrovano catapultati nel passato e, per non finire nei guai con la comunità magica, sono costretti a trascorrere un anno di vita come semplici babbani.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Lost in a nightmare
CAPITOLO XII



Il giorno seguente, Hermione passò la mattinata a rigirarsi nel proprio letto. Da una parte si sentiva delusa da Draco, che aveva rovinato la serata ingannando Tobias; dall’altra, si sentiva altrettanto delusa da se stessa, che non aveva fatto niente per interrompere il gioco. Dal momento in cui Draco aveva pronunciato la frase “in vino veritas”, Hermione aveva capito che nella boccetta non poteva esserci altro che veritaserum, eppure aveva lasciato che Tobias la bevesse. E la verità era venuta a galla: Tobias la stava ingannando, o almeno questa era la versione di Draco. Fiduciosa com’era nei suoi confronti, Hermione pensò che probabilmente Tobias aveva agito con le migliori intenzioni, e che le avrebbe comunque detto tutto il prima possibile. Decise quindi di non farne una tragedia, e di incontrarlo quello stesso giorno per parlarne civilmente.
 
Nella stanza accanto, Draco stava sdraiato a letto in uno stato pietoso, con postumi simili a quelli di una sbornia. Forse il suo veritaserum non era venuto puro come si aspettava, causando effetti collaterali decisamente spiacevoli. Nella sua testa ogni pensiero viaggiava incontrollato.
 
Quel porco schifoso deve solo provare a toccarla.
No, aspetta, che cosa me ne importa?
Se vuole prendersi qualche malattia babbana, faccia pure.
La mia testa…
Joy…
Granger, ti odio!
 
Ruotando il busto a destra e sinistra come in preda agli spasmi, non si accorse che Hermione aveva aperto la porta della sua stanza senza bussare. Se ne stava lì a fissarlo immobile, nella camicia da notte in seta avorio di sua madre.
Hermione si schiarì la gola per richiamare l’attenzione di Draco, che aprì gli occhi e si alzò di scatto.
« Che ci fai qui? Non ti hanno insegnato a bussare? »
Draco si rimise sdraiato, con la testa rivolta verso il muro.
« Ti preparo un caffè? »
Draco non rispose, le labbra contratte in una smorfia incerta.
« Certo che sei strano. » Hermione guardò in alto, scuotendo leggermente la testa. Girò su se stessa recandosi verso le scale, ma dopo pochi passi tornò alla porta di Draco, raggiungendo il suo corpo rannicchiato e inerme.
« Ieri hai detto che eri geloso di Tobias, mi spieghi che significa? »
Draco ruotò a fatica la testa, fissando Hermione inebetito, la fronte corrugata dal fastidio causato dagli occhi aperti.
« Non ricordo di aver detto tale scemenza. Ora, se non ti dispiace, vorrei solo stare in silenzio. »
Hermione si sentì decisamente infastidita ma, di fronte a un Draco ridotto ad uno straccio, decise che avrebbe prima affrontato Tobias.
Chiudendo la porta della stanza con un colpo rumoroso che fece trasalire Draco, si recò in bagno per lavarsi velocemente.
Mezzora dopo era già sul sentiero verso casa Clark.
 
 
***
 
 
Hermione e Tobias avevano attraversato a piedi il paese, raggiungendo la cima di una collinetta ombreggiata da una grande quercia, senza dirsi una parola. Quando si fermarono, guardarono entrambi davanti a sé, il sole che scaldava le loro schiene. Poi Tobias abbassò la testa e guardò Hermione, che aveva un’espressione corrucciata. La sua mano incontrò quella di lei. Hermione si voltò verso di lui, la fronte ancora tesa e gli occhi indagatori.
« Scusa. » disse lui.
Lei non rispose nulla, tornando a guardare l’orizzonte di fronte a sé. Tobias fece lo stesso, poi ruppe ancora il silenzio.
« Giuro che te lo avrei detto. Non volevo approfittarmi di te, Hermione. Io ti… »
« Stai per dire quello che penso? »
« Non voglio sembrarti uno stupido cliché. »
« Allora non dirlo. Rovinerai tutto. »
« Ok. »
 
Tobias si sedette a terra e tese la sua mano verso quella di Hermione, chiedendole implicitamente di mettersi accanto a lui. Sedendosi a sua volta, Hermione appoggiò la testa sulla sua spalla.
« Ti credo. » sussurrò.
Poi chiusero entrambi gli occhi, il rumore del vento che li cullava.
 
 
***
 
 
Quando Draco trovò la forza e il coraggio di sgusciare fuori dalle coperte, la prima cosa che fece fu buttarsi sotto ad un’incandescente getto d’acqua nella doccia, dove vi rimase per una buona ventina di minuti.
Ciò che Hermione gli aveva chiesto prima di andarsene lo aveva turbato non poco.
 
Come posso aver detto “geloso”? pensò Draco.
Detto così, sembra quasi che la Granger mi piaccia in quel senso… No, no, Salazar no! Io intendevo dire che sono possessivo in fatto di amicizie. Ecco, è esattamente questa la spiegazione.
 
Poi, come un flash, il ricordo di un’altra frase gli attraversò i pensieri.
 
Volevo rendere gelosa Hermione.
 
Draco scosse la testa. Non poteva aver detto una simile sciocchezza. E se l’aveva detto per davvero, c’era una spiegazione anche a quello.
 
Volevo farle credere che poteva perdermi da un momento all’altro… Come amico, ovvio.
Aah, stupida Granger, stupido babbano, stupido mondo senza magia!
 
Draco tirò un pugno sulle piastrelle della cabina doccia, ispirando il caldo vapore che si era depositato nella piccola stanza da bagno. Chiuse l’acqua e si avvolse un asciugamano in vita.
Dopo essersi vestito, decise che sarebbe stato saggio fare colazione, e quando il mal di testa fu leggermente passato, prese la scopa ed uscì volando dal cottage.
 
 
***
 
 
Quando Hermione tornò a casa e non vi trovò Draco, pensò che fosse uscito a prendere un po’ d’aria. Arrivato il buio, però, iniziò a preoccuparsi. Limitata dalla vita babbana, non poté fare altro che aspettare. Con un libro e una coperta, si stese sul divano attendendo il suo ritorno.
 
Il mattino dopo, Hermione scoprì a malincuore di essersi addormentata su sofà. Correndo al piano di sopra, scoprì che Draco non aveva fatto ritorno. Confusa ed abbattuta, decise che avrebbe continuato a comportarsi come nulla fosse, sapendo che Draco poteva benissimo cavarsela da solo, ovunque fosse.
 
Ma Draco non sapeva affatto cavarsela da solo. Dopo aver passato la notte in una locanda ed essere scappato il mattino dopo lasciando sul comò un inutile galeone, Draco decise di volare fino a casa propria, costringendo gli elfi domestici a non dire nulla ai suoi. Mancavano ancora otto mesi al ritorno a scuola, e il pensiero dell’attesa gettò il povero Serpeverde in uno sconfinato sconforto. Almeno al cottage aveva compagnia, per non parlare della piccola Joy. Al maniero invece avrebbe vissuto da reietto, rischiando di invecchiare prima del previsto.
Dopo aver riposato sul soffice letto e aver fatto scorta di libri e ampolle, Draco rimontò in sella alla sua scopa, pronto a tornare da Hermione.
Questa volta non avrebbe interferito fra lei e Tobias, ma sarebbe rimasto in disparte concentrandosi sui suoi studi e sulla sua dolce cagnolina. Hermione sarebbe stata solo una coinquilina, un aiuto in casa, niente di più.
 
Quando Draco arrivò al cottage, era ormai sera. L’aria all’esterno era gelida, ma Draco aspettò qualche minuto prima di bussare. Si recò anzi alla finestra, spiando all’interno se fosse o meno presente Tobias, ma di lui non vi era traccia. Hermione era sdraiata sul divano con gli occhi chiusi, l’indice sinistro ancora tra le pagine di un libro poggiato sul suo ventre.
Draco la guardò per qualche secondo, non accorgendosi che un lieve sorriso si era disegnato sul suo volto. La porta era aperta.
Che sprovveduta, pensò.
Entrando senza far rumore, Draco si avvicinò ad Hermione, sfilandole lentamente il libro dalla mano, e la coprì con un plaid. Poi salì in camera sua e si addormentò poco dopo.
 
 
***
 
Le mie gambe sono stanche.
Corro.
Corro senza sapere perché.
Le foglie sotto i miei piedi fanno rumore, spezzandosi al mio passaggio.
Corro.
L’aria gelida mi graffia il viso, condensandosi al mio sospiro.
Mi faccio strada nel bosco, e corro.
Davanti a me un mausoleo abbandonato a se stesso. Saranno anni che nessuno vi fa visita. L’edera selvatica si è impossessata delle mura marmoree.
Entro.
Non so cosa sto cercando, ma so che devo essere qui.
Sul loculo di fronte a me leggo: Draco Malfoy, 06. 05. 1980 – 02. 13. 1996.
Sono morto.
Come faccio ad essere morto e sentirmi così vivo?
 
Draco…
Un sussurro dietro di me mi costringe a girarmi, ma non vedo nessuno. Esco dal mausoleo, di fronte a me il dormitorio delle ragazze di Grifondoro.
Il cassetto del comodino della Granger è aperto, la Giratempo a terra frantumata.
Draco…
La Granger è seduta sul suo letto. Mi guarda, mi invita. Ha i capelli più scompigliati del solito, ma in qualche modo riesce ad essere… sensuale.
Che mi prende? Il mio corpo si avvicina al letto, mi siedo di fianco a lei.
Lei mi sorride, scioglie il nodo della cravatta verde argento.
Oh, Draco…
La guardo, non riesco a parlare. Vorrei urlare. Che fai? Lasciami stare…
 
Vorresti essere come Tobias, vero? Non accadrà mai. Lui è gentile, buono, e sincero con se stesso.
Perché non lo ammetti?
 
Ammettere cosa? Lei continua a giocare coi bottoni della mia camicia. Sto sudando. Lei non è Hermione. Non farebbe mai una cosa del genere.
 
Ammettilo a te stesso, Draco. Tu mi desideri, non è vero? 
 
Scuoto la testa. Lasciami andare!
La stanza svanisce, sono nei prati della contea. Joy mi sta correndo dietro. Dov’è finita lei?
Poi la vedo, alla quercia. Corro in sua direzione, ma non è sola. È distesa sul prato con Tobias. Si stanno baciando.
Mi avvicino, ma sembra che non mi vedano.
Lui le sta mettendo le mani sotto la maglietta.
No… dice lei sorridendo.
Sì, risponde Tobias.
Lei si divincola per sfuggire alla sua presa, ma lui l’afferra per i polsi spingendola a terra sotto al suo peso.
Lasciami! sta gridando lei.
Voglio buttarmi su di lui per ammazzarlo a mani nude, ma Joy mi trattiene, non riesco a fare niente.
Lei grida, piange.
Bastardo! riesco finalmente a gridare.
 
Malfoy!
Una voce arriva fuoricampo.
Malfoy! Malfoy!
 
Draco aprì gli occhi. Seduta di fianco a lui, Hermione gli stava tenendo i polsi rigidi, sul volto un’espressione seriamente preoccupata.
« Malfoy. » Hermione sospirò.
« Cos… »
« Stavi avendo un incubo… Urlavi, mi hai svegliato. E poi eri agitato… Mi hai spaventato. »
Hermione gli stava ancora tenendo i polsi, la presa più leggera e delicata.
Draco fissò il soffitto senza dire una parola.
« Eri in pericolo, e non potevo farci niente. »
« Dove sei stato? »
« Al maniero. »
« Mi hai fatto preoccupare… Ti ho aspettato sul divano per due notti. »
« Ho visto, non volevo svegliarti. »
Di getto, Hermione gli si gettò addosso per abbracciarlo.
Draco assunse un’espressione stranita, ma non fece niente per impedirle il gesto d’affetto. Sollevato che fosse stato solo un incubo, senza riflettere accarezzò con una mano i capelli di Hermione, annusandone il profumo di shampoo alla lavanda.
 


*******

Ciao a tutti i miei amati lettori. Volevo chiedervi scusa per l'attesa, sto bene! Sono in un periodo della mia vita in cui ho mille cose per la testa, fra tesi di laurea, ultimi esami e organizzazione del mio prossimo anno di vita all'estero.
Cercherò ora di riprendere il ritmo di prima nel pubblicare, nel caso non mi sentiate più però non preoccupatevi. La storia è tutta nella mia testolina e non intendo sprecarla! :)
Detto questo, grazie del supporto! Spero onestamente che il capitolo sia di vostro gradimento.
Vostra,
Amy Z.
  
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