Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Mistiy_Ronny    28/03/2016    5 recensioni
Non era abbastanza stupida per riporre la fiducia in qualcuno, poiché il suo nemico non era delineato.
Il suo nemico era il mondo, tutto quello che la circondava minacciava la sua esistenza.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Leonhardt
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Il mio nemico


Ogni qualvolta che le palpebre calavano, ogni volta che la testa s'intorpidiva, un'immagine, una frase, una mezza parola invadeva la sua mente. Arrivavano veloci e secchi come colpi di frusta e boom! Si risvegliava con le palpebre spalancate e il cuore galoppante.

Annie non riusciva proprio ad addormentarsi, come avrebbe mai potuto? Lei non era altro che una talpa in un territorio nemico, come avrebbe potuto acchetarsi tranquilla? Pensò che probabilmente Reiner s'era addormentato come un bambino, ma quello era un pazzo schizofrenico, si era talmente calato nella parte del soldato che scordava d'essere un guerriero.

Un guerriero

I guerrieri nei racconti venivano designati come uomini forti, coraggiosi, con una morale spessa quanto il titanio. Anche lei era una guerriera, eppure si sentiva così debole. Era talmente fragile che era stata costretta a innalzare attorno a sé una corazza silenziosa. Le mura spesse che s'era costruita allontanavano tutti gli individui circostanti, era sola ma le andava bene così. Riusciva a sopportare bene quella solitudine logorante, in fondo non aveva altra scelta, di certo non era abbastanza forte per comportarsi come Reiner.

Il nome del suo compagno saltò nella mente e un brivido freddo percorse tutto il suo corpo.

Reiner la inorridiva, non sapeva come diamine faceva a scherzare con tutti, come riusciva a fraternizzare con loro?? La risposta arrivò limpida e veloce: era impazzito o forse era lei quella dotata d'una mente malsana. In fondo Reiner era la talpa perfetta, talmente amichevole da rendersi insospettabile eppure c'erano dei momenti in cui ricordava d'essere un guerriero. In quei frangenti i suoi così detti compagni d'armata divenivano nemici, per tale motivo Marco era stato ucciso

Tutti erano i loro antagonisti, non erano altro che cadaveri ambulanti destinati a decomporsi. Tutti erano destinati a morire, alcuni velocemente come quelli della legione esplorativa, altri lentamente come Marco.

Chiuse le palpebre e lo rivide, in bocca al gigante mentre urlava: “ possiamo parlare!”

Parlare? La diplomazia per le talpe non esisteva, sono troppe impaurite d'essere stanate per giungere a un compromesso, i problemi dovevano essere estirpati immediatamente, Marco era un problema.

Sentì le sue grida, le sue suppliche piangenti e fu costretta a riaprire gli occhi per concentrare lo sguardo in un punto buio della stanza.

All'udito arrivò il respiro pesante della sua compagnia, Hitch.

Lei sì che poteva dormire, perchè non avrebbe dovuto? Stava racchiusa nel suo bozzolo familiare, era riuscita ad entrare nel corpo di gendarmeria, avrebbe condotto una vita tranquilla, aveva raggiunto il suo scopo. Dormiva beata cullata da quelle convinzioni.

Hitch la definiva “strana”, Annie sapeva che l'opinione espressa era collettiva, tutte le persone racchiuse in quelle mura nutrivano quella considerazione nei suoi confronti. Le andava bene così, in tal modo la gente le stava lontana e per lei sarebbe stato molto più facile ammazzarli: meglio uccidere degli sconosciuti piuttosto che dei conoscenti, giusto? 

Nonostante la ferma convinzione, nonostante il muro silenzioso che s'era costruita attorno, non aveva ucciso Armin. La mano gigante aveva scoperchiato il cappuccio dal capo biondo, lo guardò negli occhi e vide qualcosa illuminarsi nel suo sguardo. Aveva paura, ma una scintilla illuminante s'era destata in quegli occhi. Lasciarlo lì vivo e vegeto era stato un passo falso, questo lo sapeva bene perchè il ragazzo era intelligente, troppo perspicace. Quel gesto caritatevole poteva rivelarsi la sua rovina o forse no: chissà, magari anche lui prima d'utilizzare la violenza avrebbe adoperato la diplomazia come uno stupido speranzoso.

Stupido

L'aggettivo venne immediatamente associato ad Eren

Lui si che è il re degli stupidi!, pensò sorridendo.

Eren era uno di quelli convinti di poter cambiare il mondo, uno di quelli che non vedeva la realtà come un qualcosa d'immutabile, credeva nelle persone e nei suoi amici. Il solo fatto di poter credere d'avere degli alleati lo rendeva un idiota, ora lui era un ragazzo titano e sarebbe per sempre stato un mostro agli occhi degli abitanti delle mura. Lo avrebbero usato come un'arma fin quando si fosse rivelato utile, ma poi l'avrebbero annullato quando si sarebbe rivelato un problema, poiché era diverso e non poteva più illudersi d'appartenere a quel mondo. Forse al di fuori delle mure si sarebbe potuto salvare, se fosse riuscita a fuggire da quel soldato veloce come un fulmine, se fosse riuscita ad ammazzare Mikasa, forse Eren si sarebbe potuto integrare nel loro mondo così da divenire un alleato.

Potremmo diventare amici” rinnegò immediatamente quel pensiero dandosi dell'illusa.

Anche se fosse riuscita a fuggire da quelle mura assieme ad Eren, se fosse riuscita a tornare al luogo delle sue origini, lei non avrebbe avuto né alleati né amici su cui contare.

Non sono abbastanza stupida per crederci “ si rispose

Non era abbastanza stupida per riporre la fiducia in qualcuno, poiché il suo nemico non era delineato.
Il suo nemico era il mondo, tutto quello che la circondava minacciava la sua esistenza.
Lasciò fuggire via un sospiro stanco con la convinzione che neppure quella notte sarebbe riuscita ad addormentarsi.


Ciao :)

Ho approfittato delle vacanze pasquali per dedicarmi a questo personaggio tanto misterioso, nonostante ciò ho provato a insinuarmi nella testa di Annie. Ovviamente è solamente una mia interpretazione, spero che questo piccolo tentativo non abbia destato in voi il disgustoXD

Un saluto caloroso

Mistiy

   
 
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