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Autore: kou_oniisan01    29/03/2016    0 recensioni
1942, l'anno d'oro del nazismo, l'anno in cui milioni di menti furono manipolate da una spietata propaganda. Riuscirà Nathan, un ragazzo di diciassette anni, a non farsi manovrare dai nazisti e soprattutto a riconquistare la fiducia e l'amore di una ragazza fragile e misteriosa come un fiore dalle mille sfumature?
Genere: Guerra, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Guerre mondiali, Olocausto
Capitoli:
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Era un giovedì mattina diverso dal solito. I professori avevano fatto radunare tutti gli studenti per una visita medica a sorpresa nella grande palestra, che per questo era stata adibita a studio medico dividendola in due settori: femminile e maschile.
I test consistevano in alcune prove fisiche: forza, resistenza e agilità erano alla base di tutto; un buon tedesco non mancava di nessuno di questi fattori, ognuno era fondamentale, e a far da cornice a tutto c’era la tenacia da guerriero anch’essa imprescindibile per il raggiungimento dei propri obbiettivi.
Finita la visita rientrarono tutti nelle aule. Nathan si precipitò da Erik con un sorriso smagliante sul volto e la cartella medica tra le mani.
- A te com’è andata? – il ragazzo si tirò indietro il ciuffo di capelli biondi con la mano ed espressione soddisfatta.
- Benissimo: nordico, classe 1 B. E a te Nathan? – anch’egli sorrise compiaciuto mettendosi la mano sinistra in tasca.
- Nordico, Classe 1 A, mi pare ovvio. – Nathan alzò il braccio tendendo la mano destra all’amico che fece la medesima cosa e sorridendo si strinsero la mano come due vincitori. Poi Erik tirò Nathan vicino a sé, circondandolo con un braccio intorno al collo e con l’altra mano indicò una ragazza seduta all’ultimo banco della terza fila.
- Senti amico…ma tu hai ancora intenzione di provarci con Andrea? – Nathan stralunò gli occhi, ingoiando un po’ di saliva per lo sbigottimento, blaterò qualcosa di incomprensibile accompagnato da mugugni di ogni genere, poi però riuscì a recuperare un certo equilibrio mentale lasciando interdetto Erik che attendeva un risposta. -Em…ehe…e bhe…c’è…non credo…- l’amico tolse il braccio dal collo di Nathan, si posizionò nuovamente di fronte a lui raggiante più che mai.
- Lo prenderò come un no! – si diresse spensierato verso il banco dove era seduta la ragazza e iniziò a conversarci tranquillamente. Nathan non ebbe il coraggio di muovere un muscolo, quella scena lo fece sentire impotente come non si era mai sentito prima, se avesse reagito probabilmente avrebbe perso l’amicizia di Erik, perché tra amici ci si incoraggia, ci si aiuta a vicenda e come buon amico lui avrebbe dovuto dare manforte al suo compagno; lui in altre occasioni l’avrebbe fatto, però… non lei, non Andrea.
Continuò ad osservare la scena inerme nel disperato tentativo di riuscire a capire cosa fare; ci fosse stato almeno il professore in classe, Erik non avrebbe avuto possibilità di parlare con la ragazza. D’un tratto vide Andrea girarsi e guardare verso di lui, si girò nuovamente e riprese a parlare con il ragazzo. Non gli aveva regalato un sorriso per tutta la durata della conversazione, era rimasta alquanto impassibile e annoiata, glielo si leggeva in faccia, non faceva altro che annuire e giochicchiare con la penna tra le dita.
Suonò la campana.
La ragazza uscì dall’aula seguita a ruota da Erik, Nathan sussultò, raccolse lo zaino da terra e si precipitò nel cortile della scuola; lo spazio, a pianta rettangolare, era riempito da alberelli sparsi qua e là e, accanto ad essi, panchine sistemate nelle zone ombrose; i due si sedettero sulla panchina sempre pedinati dallo scrutare pensieroso di Nathan. Si avvicinò un po’ di più riuscendo ad afferrare a malapena cosa i due si stavano dicendo, ma rimase nascosto nell’ombra di un albero, lontano dagli occhi e dal cuore di Andrea.
- Tu cosa fai nel tempo libero? – la ragazza rivolse lo sguardo verso Erik felice della domanda che le era stata posta, rispose sorridendo e portandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.
- Io amo molto leggere i racconti, non solo le saghe germaniche ma anche le storie d’amore, i libri fantastici e leggende… tu? – lui ridacchiò facendola innervosire.
- Leggere…se devo essere sincero non mi piace affatto, lo trovo inutile, lo dice anche il nostro Führer: per noi uomini è meglio lo sport! – Andrea sorrise forzatamente e girò la testa: quanto non lo sopportava.
- Senti, ma tu esci già con qualcuno? – lei sobbalzò arrossendo in viso.
- Eh? Certo che no! Che domande! – si portò una mano davanti alla bocca abbassando lo sguardo. Nathan udì tutto, irritandosi alla risposta di Andrea e fece di tutto per trattenersi dall’intervenire, avrebbe sinceramente voluto portare via con sé la ragazza, ma sapeva che se l’avesse fatto lei si sarebbe arrabbiata.
- Bene! Allora perché domani non vieni al mio incontro di boxe così poi usciamo? Parteciperà anche Nathan, probabilmente saremo avversari. – lei spalancò gli occhi sorpresa, non pensava che al suo persecutore piacessero gli sport violenti, lo vedeva più un tipo da gare di velocità.
- Non…non lo so…penso che potrei. Ma ora devo andare…ciao. – radunò le sue cose e corse via, Erik la salutava con la mano più felice che mai, non smise finché non la vide scomparire, poi si alzò e solo allora notò Nathan che se ne stava nascosto dietro l’albero, gli andò incontro con le mani in tasca e la beatitudine sul volto.
- Sono stato grande vero? –tese il pugno verso l’amico che lo colpì svogliatamente.
- Sì sei stato grande…- i due amici si salutarono per andare ognuno per la propria strada. La direzione di Nathan era l’aula della loro classe in cui c’era già Andrea ad aspettarlo, ma nonostante tutto camminava lentamente per i corridoi con le mani nelle tasche dei pantaloncini e lo sguardo basso, cupo, immerso nei suoi pensieri. Arrivò nell’aula. Lei si era addormentata sul banco, con la testa poggiata tra le braccia incrociate, aveva un’aria serena nonostante la posa alquanto scomoda, il viso era ancora roseo, alcune ciocche di capelli si erano posate sulle braccia e sembravano avvolgerla caldamente come una coperta, chissà cosa stava sognando. Nathan si sedette sulla sedia senza far rumore e prese ad osservarla. “Che calma” pensò, gli dispiaceva quasi svegliarla però il sole era già basso e non avevano ancora fatto i compiti, allora le accarezzò la guancia per svegliarla, era davvero liscia e morbida sembrava di toccare una nuvola di colore roseo che si distingueva dal resto del viso pallido, continuò ad accarezzarla toccandole appena, quasi per paura, il labbro inferiore anch’esso vellutato. La vide alzare appena le palpebre dalle lunghe ciglia scure, adagio, fino ad aprire completamente gli occhi lucidi e azzurri con sguardo assonnato, sembrava di vedere un germoglio sbocciare.
-Ehi, finalmente ti sei svegliata. – parlava sorridendo, con tono basso e tranquillo, non sembrava affatto turbato dalla conversazione avvenuta tra Andrea ed Erik. La ragazza alzò il capo e arrossì teneramente, mettendosi le mai sul viso e guardando in tutte le direzione come in cerca di una qualche via di fuga.
- Non stavo russando, vero? – Nathan scoppiò in una fragorosa risata, poi scosse la testa a braccia conserte.
- No, non ti preoccupare non stavi russando. – la ragazza tirò un sospiro di sollievo, poi guardando il volto divertito del ragazzo ridacchiò graziosamente anche lei.
- Senti, ma Erik ti ha per caso parlato di un incontro di box che si terrà domani? – Andrea diventò improvvisamente seria, sembrava anche abbastanza nervosa, lo si deduceva da quel grattarsi freneticamente e anche in maniera abbastanza violenta le mani.
- Sì…in realtà mi ha chiesto di andarci perché poi voleva che uscissimo un po’ insieme…e io, insomma, non sapevo cosa dire e…ho accettato. – Nathan si alzò di scatto dalla sedia e iniziò a vagabondare per la stanza agitato fino a fermarsi vicino alla finestra, le mani congiunte, le dita intrecciate, l’una che stringeva l’altra e lo sguardo rivolto verso la strada.
- A quel torneo parteciperò anch’io, io ed Erik potremmo trovarci l’uno contro l’altro e a quel punto…per chi farai il tifo? – lei rimase interdetta da quella domanda, a volte non capiva proprio cosa passasse per il cervello di quell’adolescente e non sapendo cosa rispondere iniziò a balbettare.
- Ehm…eh…io e te non siamo mica fidanzati…- il ragazzo si voltò verso di lei, poi si distaccò dalla parete andandole incontro passeggiando.
- Ma lui ti piace seriamente o è solo una tattica per farmi ingelosire? – lei s’alzò dalla sedia appoggiandosi una mano sul fianco con aria scocciata e viso imbronciato.
- Non montarti la testa stupido, mi voglio solo divertire un po’ anche se quell’idiota del tuo amico non mi interessa affatto! E poi a te che importa se tifo per te o per Erik? - Nathan si indispettì e le andò incontro fino a trovarsi faccia a faccia con lei, chiedendosi il perché lei non riuscisse a capire i suoi sentimenti, in fondo in passato si era dichiarato, le doveva sembrare normale che si ingelosisse un po’.
- Allora facciamo una scommessa: nel caso io ed Erik ci affrontassimo, se vincesse lui tu saresti libera di uscire con chi vuoi, anche nel tuo status di bambolina, io non avrei da ridire; se invece vincessi, l’unica persona con cui uscirai sarò io e inoltre questo sabato dovrai venire a casa mia per il compleanno di mia madre. Che fai piccola, accetti? – Andrea, ancor più furiosa di quanto già non fosse, accettò la scommessa.


L’incontro, aperto a tutti, si svolse nella palestra comunale: chiunque poteva assistervi, tranne gli ebrei, infatti all’ingresso c’era un grande cartello con la scritta “ nicht für juden”, “non per gli ebrei”. L’interno era immenso e al centro si ergeva il ring di forma quadrata costeggiato da una lunga fila di spalti occupati dagli spettatori. C’era molta gente, ma Andrea si fece coraggio nonostante la calca, nonostante quella spaventosa scritta sul cartello: in fondo l’unico a conoscenza del suo segreto era Nathan.
Si sedette tra le prime file insieme a dei suoi compagni di classe che erano venuti ad assistere al match. Guardandosi intorno vide Erik in compagnia di Nathan, sorridevano come sempre, sembrava non gli importasse di vincere o perdere, sembrava che i due amici non si rendessero conto che qualche minuto dopo sarebbero stati avversari o meglio nemici. L’arbitro salì sul ring con un microfono in mano.
- Nell’angolo rosso Nathaniel Schneider e nell’angolo blu Erik Schreiber! – i due ragazzi salirono sul ring illuminati dalla luce accecante e accolti dalla folla in delirio, i loro sguardi erano diversi rispetto a quelli di prima, forse perché nell’aria si respirava competizione e ogni grido di incoraggiamento in realtà era solo un incitamento alla violenza sconsiderata. - Conoscete le regole, niente colpi sotto la cintura…1,2,3…boxe! – si udì il tintinnio di una campanella e subito i due lottatori iniziarono a studiarsi con la guardia alta che copriva il volto. Erik sferrò il primo pugno più velocemente possibile con il braccio sinistro, ma Nathan lo schivò portandosi sulla destra e assestandogli un colpo sul petto con il braccio destro che gli fu immediatamente restituito nell’addome, accompagnato da una raffica di pugni che colpivano tra la faccia e il ventre finché uno non gli raggiunse il viso facendolo sbattere contro un angolo del ring. Il naso e il labbro iniziarono a sanguinargli, ma si riprese noncurante. Andrea sussultò alla vista del sangue assumendo un’espressione preoccupata. Erik rincominciò ad attaccare appioppandogli pugni sull’addome e sul petto, Nathan stava quasi per cadere ma poi sentì urlare.
- Colpiscilo idiota pervertito! – il ragazzo guardò con la coda dell’occhio, era stata Andrea ad urlargli di colpirlo, d’un tratto si fece coraggio e la grinta gli pervase il corpo facendogli colpire l’avversario il più ferocemente possibile, con una ripetizione infinita di colpi fino a mandarlo K.O con un destro dritto in faccia.
La folla esultò euforica, alzandosi in piedi e applaudendo ai combattenti, anche Erik riuscì a rialzarsi stringendo la mano del compagno, sorrideva nonostante avesse preso tante botte, consapevole di aver perso combattendo con onore. I due andarono negli spogliatoi abbracciandosi. Erik fu il primo ad uscire dalla palestra e notò Andrea su una panchina, da sola, che stava leggendo un libro, le andò incontro richiamando la sua attenzione agitando il braccio.
- Ciao! Sono felice che tu sia venuta all’incontro! – lui si sedette accanto a lei circondandola con un braccio, cosa che le diede molto fastidio.
- Sei stato bravo. – lui sorrise contento.
- Ti ringrazio, sono rimasto sorpreso di quanto Nathan sia migliorato, solitamente, tra noi due, ero io ad avere la meglio. – lei accavallò le gambe poggiando il libro sul grembo e reggendolo con entrambe le mani.
- Ah…capisco…- rimase sorpresa dal fatto che Erik non avesse sentito l’incitamento che lei aveva gridato a Nathan, forse era anche più tranquilla e rincuorata da questo, probabilmente se l’avesse sentito avrebbe iniziato ad insospettirsi del rapporto tra lei e l’amico. Uno dei tagli sul viso di Erik riprese a sanguinare dallo zigomo.
- Ti sta sanguinando di nuovo il taglio, ti do un fazzoletto. – prese un fazzolettino di carta dalla tasca del cappotto rosso e glielo porse gentilmente. Il ragazzo prese il fazzoletto ringraziandola, scontento del fatto che non fosse stata lei stessa a metterglielo sulla ferita. Intanto uscì dalla palestra anche Nathan, contento di aver vinto l’incontro e soprattutto la scommessa, ma, suo malgrado, appena guardò verso la panchina notò le braccia di Erik che stringevano saldamente il corpo della ragazza, bloccata da quel gesto impulsivo. Nathan per la rabbia e lo sbalordimento gli andò incontro con passo deciso e pugni serrati, con espressione che sul suo viso non s’era mai vista prima, si potevano distinguere collera, dolore, vendetta e gelosia, tutti orribili sentimenti sul volto di un giovane innamorato. Afferrò la mano di Andrea per staccarla violentemente dalle braccia del ragazzo.
- Scusa amico ma la mia risposta alla domanda di ieri mattina è sì, la amo troppo per lasciarla andare via così…senza rancore va bene Erik? – se ne andò via lasciando l’amico seduto sulla panchina, stupefatto dalla reazione di Nathan. Camminarono in silenzio fino ad arrivare al portone della casa di Andrea dove bloccandola contro la porta con il braccio, le parlò con tono rabbioso e fare inquieto.
- Mi spieghi che diavolo ci facevi abbracciata ad Erik? Sono stato io a vincere l’incontro! Io ho vinto la scommessa! E tu sei la mia bambolina! Capito stupida ebrea?! Tu e quelli della tua razza siete tutti così, non sapete neanche mantenere le promesse! E dire che eri stata tu stessa ad incitarmi a colpirlo! – colpì ferocemente la porta con il pugno, facendola spaventare, tanto che ella si portò le mani al petto e togliendole per un attimo ogni forza di replicare.
- E questo che cosa c’entra?! Mettiti un po’ nei miei panni, io sono solo una ragazza costretta a sottostare a voi uomini! E poi che c’entrano gli ebrei? Stiamo parlando di me non delle persone come me! Questo lo stai usando solo come scusa! Ci etichettate come stupidi, incapaci, indegni e inutili e se anche tu la pensi così almeno smettila di dirmi “ti amo”, sii coerente almeno con te stesso! – lui incattivì lo sguardo contrattaccando con tono severo.
- Stai zitta stupida, non osare criticarmi. Sappi che per farti perdonare domani sera parteciperai al compleanno di mia madre e non fare storie, perché sappi che se farai anche un solo passo falso spiffererò tutto. – rimosse la mano dal portone.
- Fatti trovare pronta per le venti…e mettiti qualcosa di decente. – se ne andò senza aggiungere nulla, lasciando la povera Andrea con le spalle al muro, amareggiata e angosciata, con la sola voglia di piangere.

 

   
 
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