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Autore: Wendy96    30/03/2016    1 recensioni
C'è chi paragona l'amore all'amicizia considerandoli quasi dei pari, come fossero un'unica entità.
Perché no? Certo, si possono confondere, ma credetemi se vi dico che questi si trovano su due universi paralleli, due strisce di terra tenute insieme soltanto da un ponte che solo gli amici più intrepidi, quegli amanti sventurati legati ad una persona accanto a loro da sempre, tentano di attraversare fianco a fianco.
E Darcy aspetta su quel ponte da tutta la vita; avanza silenziosa lungo la via in cui amore e amicizia si fondono certa di essersi lasciata tutto alle spalle, di essere finalmente riuscita a dimenticare LUI.
Ma sarà proprio vero che il tempo cura le ferite e lenisce ogni pena di un cuore innamorato? E se quel fulmine a ciel sereno che ha squarciato le sue giornate felici fosse la scintilla capace di riunire due anime rimaste distanti troppo a lungo?
Nulla accade per caso, e Darcy lo capirà prima ancora che possa realizzarlo.
Questa è la storia di un'amicizia e una novità che cambierà per sempre due vite parallele.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Entrai nella camera di Harry, o meglio, quella che da qualche mese era diventata camera nostra, e lo trovai addormentato sul fianco sinistro nel bel mezzo del letto con il braccio steso in avanti sotto al quale stava Alexander, assopito dopo la mangiata di poco prima. Quel quadretto mi fece emozionare: i miei due uomini insieme, addormentati fianco a fianco.
Mi avvicinai a loro prendendo il telefono dalla tasca della mia salopette nera per scattare una fotografia da poter condividere anche con i fan di Harry certa che avrebbero gradito: adoravano vedere delle foto di lui intento a spingere la carrozzina o tenere Alexander in braccio durante le uscite pomeridiane.
“Who’s the baby, dude?” scrissi su Instagram come didascalia all’immagine che ricevette da subito migliaia di commenti e like, poi mi chinai sul letto baciando il capo ad entrambi prima di concedermi qualche momento per me stessa approfittando di quel attimo di tranquillità.
Era una bella giornata soleggiata di fine maggio e io ero decisamente ancora troppo pallida, avevo bisogno di un po’ di tintarella! Prima però volli approfittare di quella pace per farmi una lunga e rilassante doccia, all’abbronzatura ci avrei pensato più tardi (un po’ di sole avrebbe fatto bene anche ad Alexander).
Mentre attendevo che l’acqua si scaldasse rimasi a guardare il riflesso del mio corpo nudo nello specchio: il ventre si era ritirato in fretta merito soprattutto dei miei esercizi mattutini per rimettermi in forma, e gli unici segni rimasti evidenti erano i miei fianchi addolciti dal peso sopportato e alcune smagliature.
Mi accarezzai il ventre sorridendo al ricordo ancora nitido nella mia mente dei movimenti di Alexander che si agitava dentro di me. Mi sentivo un mostro ad aver anche solo pensato di porre fine alla sua esistenza, e solamente il pensiero di saperlo nelle mani di sconosciuti mi faceva rabbrividire. Mi era impossibile pensare ad una vita senza i suoi occhi freddi fissi su di me, quel sorriso stendato farsi largo sul visetto paffuto quando incontrava una faccia familiare o senza i gesti troppo apprensivi di Harry sempre pronto a criticare anche me come fosse l’unico in grado di tenere in mano un bambino.
Sotto l’acqua scosciante mi sentii immediatamente rinascere.
Ero così rilassata e persa nei miei pensieri che neanche mi resi conto dell’aprirsi della porta alle mie spalle. Solo voltandomi distrattamente verso la parete di vetro opaco dell’abitacolo riconobbi la sagoma poco nitida di Harry. Subito non mi chiesi che ci facesse lì, era la normalità entrare in bagno per fare le proprie cose mentre c’era già l’altro, ma sentii il mio cuore fare un tuffo quando capii che si stava sfilando la maglietta.
«Harry, ma…» tentai di dire quando anche lui entrò nella doccia guardandomi fissa negli occhi con uno strano bagliore.  Mantenni il contatto visivo indietreggiando di qualche passo finché con la schiena non mi trovai contro la parete di gelide mattonelle. Ero ingabbiata tra il suo corpo e il muro.
«Shh» mi zittì infilandomi una mano sotto i capelli fradici per prendermi una gota e sollevarmi il viso verso al suo sigillando la mia obiezione in un incontro tra le nostre labbra.
Sentii dentro di me accendersi come un fuoco che rese la doccia ancora più bollente, il desiderio farsi intenso per tutti quei mesi d’attesa e la paura di un dolore nuovo e sconosciuto, ma se si tratta d’amore, quello che provavo per lui da anni ormai, è l’amore ad attenuare ogni pena.
Intrecciai le dita tra i suoi capelli non più ricci a causa del peso dell’acqua e mi strinsi a lui il più possibile.
«Scusami, Day, scusami…» mi sussurrò tra un bacio e l’altro lasciato lungo tutto il profilo del mio collo per poi fermarsi tra i miei seni turgidi, e gemetti nel momento in cui li sfiorò con le labbra. Feci pressione con la mano con la quale gli cingevo entrambe le spalle per fargli capire che lo desideravo, che volevo ancora assaporare le sue labbra. Tornò a baciarmi ansimando leggermente chiudendomi con la schiena contro l’angolo della doccia. L’acqua scorreva su di noi incessante ma era come se non ci fosse, nella mia mente c’era solo il nostro respiro affannoso e spezzato.
Era il momento, non potevo più aspettare: mi strinsi ancora di più a lui e gli cinsi la vita con la gamba sinistra in modo che i nostri bacini aderissero alla perfezione e lui potesse finalmente scivolare in me con un gesto lento.
Annaspai e sputai una boccata d’acqua che gli scivolò oltre la spalla irrigidendomi all’istante a quella sensazione di completezza che provai e riprovai ad ogni spinta sempre più intensa e decisa.
«S-stai bene?» mi domandò ansimante poco dopo interrompendo il ritmo e prendendomi il viso tra le mani forse preoccupato dal fatto che non emettessi un fiato.
In risposta, lo baciai con foga sussurrandogli un eccitato «Non fermarti» prendendogli il labbro inferiore tra i denti.
Si fermò in definitiva uscendo da me poco prima che succedesse il peggio e poi finimmo, sfiniti, accasciati a terra sul piatto doccia, lui con la schiena dove prima ero appoggiata con un braccio intorno alle mie scapole mentre io gli stavo con la schiena contro il petto, le nostre gambe piegate in avanti, entrambi affannati e incredibilmente appagati da quell’impeto di passione.
«Scusami, Day, non ho resistito.»
«Non devi scusarti, in un certo senso sei stato più paziente di quello che credessi, e anche molto previdente.»
«Abbiamo già un bambino, non volevo raddoppiare nel giro di tre mesi» disse ridendo ottenendo una mia schienata contro il petto. Proprio in quel momento sentimmo un pianto provenire dallo stesso bagno.
“Ma che cavolo?!” pensai confusa, ma Harry spiegò tutto alzandosi di scatto.
«Ho portato qui il baby monitor nel caso servisse.»
Uscì rapido dalla doccia lasciando una serie di piccole pozze d’acqua a terra ad ogni passo ed ebbe giusto il tempo di prendere un asciugamano da legarsi intorno alla vita prima di correre verso Alexander lasciato incustodito.
Ridacchiando, mi misi in piedi sentendo un piacevole brivido farsi largo lungo il mio corpo e, istintivamente, mi portati una mano sul petto sentendo il cuore battere all’impazzata costringendomi a fermarmi a prendere un respiro prima di scoppiare a ridere per la troppa gioia, poi chiusi il getto dell’acqua ed uscii sfregandomi ripetutamente il corpo con l’asciugamano precedentemente lasciato sul lavandino e, infine, lo strinsi intorno ai capelli e m’infilai l’intimo e l’enorme camicia a stampa che Harry aveva abbandonato sul pavimento.
«L’ho messo nel suo lettino e si è ipnotizzato a guard… Ti sei già cambiata?!» domandò Harry con una nota di delusione nella voce ritornando nel bagno.
«Pensavi che sarei rimasta lì dentro a fare la muffa?» indicai l’abitacolo con un pollice. «Sono sufficientemente pulita, direi.» Mi voltai di nuovo allo specchio sfregandomi i capelli nell’asciugamano blu che poi misi ne lavandino e cominciai a pettinarmi.
Harry mi arrivò dietro appoggiandomi le mani sul basso ventre avvicinando il mio bacino al suo e si mise con il mento nell’incavo tra i miei collo e spalla.
«Te l’ho mai detto che trovo incredibilmente sexy il fatto che la mia ragazza indossi i miei vestiti dopo un po’ di sano sesso?»
Ruotai in modo da trovarci faccia a faccia. «Non abituartici troppo, Styles» finsi un tono severo accarezzandogli il viso e avvicinandolo al mio baciandolo dolcemente. Anche in quella situazione la differenza d’altezza mi costrinse a mettermi sulle punte dei piedi.
«Secondo round?»
Prima che potessi rispondere, sentimmo il trillo del citofono e lui buttò amareggiato la testa all’indietro. «Direi che questo è un no.»
«Oppure un “a più tardi”» lo corressi ammiccando fissandogli indietro i capelli bagnati con un gesto della mano ed uscendo di corsa diretta alla porta.
 
«Ehi, raggio di sole» mi sorrise Louis una volta fatto scattare il cancelletto d’ingresso e apertagli la pesante porta. «Ho interrotto qualcosa?» domandò con malizia prendendo un capo della camicia.
«Può darsi» dissi schioccandogli un bacio sulla guancia. «Scusa la domanda, ma che ci fai qui?»
«Sinceramente non l’ho ancora capito… Harry mi ha detto di venire per parlare di qualcosa, ma sai com’è fatto, certe volte mi chiedo se almeno lui si capisca quando parla.» Rise.
«Già, sa essere contorto quando vuole.»
«Dov’è il mio piccolo?» chiese guardandosi intorno avanzando di qualche passo diretto verso le scale del pano di sopra.
«Styles? Sotto la doccia.»
Mi guardò critico inarcando un sopracciglio. «E quando mai l’avrei chiamato “il mio piccolo”? Mi riferivo ad Alexander» disse scoppiando a ridere.
Mi sentii sprofondare per la gaffe. «Ehm… è di sopra, in bagno.»
Mi avviai lungo le scale rossa in viso e Louis, per rincarare la dose, mi cinse la vita facendosi vicino a me per dirmi «Beh, direi che in questa casa piace a tutti la pulizia. Passata bene la scopa in bagno, signorina?»
«Oddio, Tomlinson, fatti i fatti tuoi!» Lo spinsi via scoppiando a ridere. «Pensa a pulire casa tua!» lo ammonii, ma tanto non mi stava più ad ascoltare, ormai era preso da Lex che gli sorrise nel momento in cui lo sollevò dal lettino tenendolo sollevato verso l’alto.
Louis è davvero incredibile con i bambini, ha un tatto eccezionale e sapeva sempre come tenerlo quando anche con me non c’era verso di farlo calmare. È sicuramente un ottimo padre.
«Quanto ha ora?» tornò a rivolgersi a me dopo una lunga serie di parole senza senso e versetti prodotti per far ridere il bambino.
«Tre mesi la settimana prossima, il vent’otto.»
«Incredibile» disse sorridendo al pavimento. «Mi sembra ieri che ci chiamavi urlando per farci sentire i suoi movimenti.»
«E voi mi assalivate come bufali facendo a gara a chi schiaccia di più la povera Darcy» ricordai scoppiando a ridere. Louis mi diede Alexander tra le braccia che subito si appoggiò con la testa sul mio petto afferrandomi una ciocca di capelli. Gli baciai il capo colmo di radi capelli scuri.
«Sei una mamma fantastica» osservò
«Ce la metto tutta, ma non sarei un niente senza l’aiuto di Harry.»
«Ah, ragazzi, siete qui!» disse il riccio entrando nella stanza con una maglietta e i jeans di prima, i capelli umida dalla doccia.
«Parli del diavolo…» sussurrai a Louis che ammiccò diretto a me, poi si voltò verso al riccio.
«Ora mi vuoi spiegare perché mi hai fatto correre qui, Styles?»
«Devo parlarti di una cosa.» Si fece di colpo serio. «Da soli» aggiunse guardandomi.
«Okay, ho capito, lascio che voi ometti ve la sbrighiate da soli. Se mi cercate sono in giardino a prendere un po’ di sole.»
Presi un cappellino verde dall’armadio di Lex ed uscii lasciando soli i due ragazzi.
“Chissà di cosa deve parlargli” cominciai a corrucciarmi mentre mi spalmavo la crema abbronzante e con la punta di un piede davo dei lievi colpetti alla sdraietta sulla quale stava il bambino ben riparato dall’ombra di una pianta. “E perché ha voluto che me ne andassi?! Ci conosciamo da quanto? Beh, da più di una ventina d’anni direi, e ormai siamo ufficialmente una coppia da qualche mese, perché mi ha chiesto di lasciarli soli? Magari devono parlare di qualcosa che riguarda il tour, ma no, non può essere, non si fanno problemi a parlarne davanti a me o alle altre ragazze… Ah, fanculo!” Terminai il mio monologo interiore buttandomi, sbuffando, contro allo schienale della sdraio calandomi il cappello di paglia sugli occhi.
Nel momento in cui stavo per assopirmi al sole con addosso la camicia aperta e un paio di shorts presi prima di uscire, sentii il trillo del telefono di Harry provenire dalla portafinestra della cucina lasciata aperta. Non smetteva di suonare e quell’idiota non dava il minimo cenno di voler rispondere. Che cavolo, lo so pure io che le chiamate al suo cellulare sono per la maggior parte legate al lavoro che fa, dovrebbe averlo sempre vicino, o almeno muoversi a rispondere!
«Harry, il telefono!» urlai sperando che mi sentisse. Nulla. «Harry, rispondi!» tentai ancora.
Due minuti e tre giri di squillo più tardi, mi sollevai scocciata dalla sdraio, presi tra le braccia il bambino e mi diressi pestando i piedi per terra verso la cucina. Sorpresa delle sorprese, il mittente molesto era il caro Grimshaw, quindi non ci pensai due volte ad attaccargli brutalmente il telefono in faccia.
Sentii vociare nella stanza accanto e mi avvicinai per portare il telefono ad Harry, ma rimasi bloccata sul posto quando colsi alcuni frammenti del discorso tra i due.
«Lei ha sempre detto che quando sarebbe stata autosufficiente mi avrebbe lasciato vivere la mia vita, ma per come stanno le cose adesso non posso lasciarla andare via
«Haz, è un bel impegno, te ne rendi conto?»
«Ormai ci sono troppo dentro.»
“Ma di che accidenti stanno parlando?!” Ero confusa e allarmata al tempo stesso, piombare lì e sentire solamente degli stralci di conversazione non è proprio il massimo, non riuscivo a seguire il filo del discorso!
«Beh, che devo dirti, mi sembra che tu abbia deciso, no?» Louis sospirò dopo un attimo di silenzio, «Se lo farai sul serio, sappi che ti appoggio, è un gesto molto nobile.»
«È la mia migliore amica prima che la mia ragazza, voglio fare il possibile per renderle la vita un po’ più facile e credo che…»
Prima che potesse finire di parlare (e magari farmi capire qualcosa in più), Alexander cominciò a lamentarsi del fatto che avessi smesso di dondolare le braccia attirando così l’attenzione degli altri due.
“Merda! Beccata!” «Harry, quante volte te lo devo dire di non lasciare il telefono in giro? Odio la tua stramaledetta suoneria del cavolo!»
Uscii dal mio “nascondiglio” dietro allo stipite della porta e piombai in salotto agitando l’apparecchio fingendo di essere appena arrivata.
«Oh, scusa Day, non l’ho sentito.»
Capii subito dall’espressione che sperava non avessi sentito nulla, cosa che in effetti era successa, sentire due parole era servito solo a confondermi.
«Sei sempre con la testa per aria, ecco perché!»
Louis rise e guardò prima Harry e poi me. «Ragazzi, vi lascio finire quello che avevate iniziato. Scusate l’intrusione» se ne uscì poi passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
«Te ne vai già? Speravo ti fermassi almeno un pochino…»
«C’è mia sorella Charlotte da me, e ora è sola a casa, mi spiace farla aspettare.»
«Oh, okay… salutami Lottie allora» disse Harry con un sorriso.
Il ragazzo venne da me e mi diede un bacio sulla guancia, e prima di uscire lanciò un’ultima occhiata d’intesa all’amico che lo salutò con un cenno del capo.
«Ma di che dovevi parlargli di tanto urgente?» domandai ad Harry una volta soli.
«Niente di che, cose del gruppo» si giustificò rubandomi Lex dalle braccia.
«Non vuoi dirmi proprio niente niente?»
«Fammici pensare?» Fece una pausa d’effetto. «No» rispose stampandomi un bacio liquidandomi così, senza una reale spiegazione.
E secondo lui me la sarei sul serio bevuta? No di certo, avevo sentito abbastanza per capire che stessero parlando di me, e adesso mi stava nascondendo qualcosa, ma cosa?!
“È la mia migliore amica prima che la mia ragazza, voglio fare il possibile per renderle la vita un po’ più facile. Cosa significa, Styles?!”
  
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