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Autore: AndreMCPro    30/03/2016    1 recensioni
E se gli anime, i manga, i libri e i videogiochi non fossero pura fantasia? E se i creatori di tutti questi fossero stati ispirati da qualcos'altro? Immaginate: se esistono infiniti universi, non potrebbero essercene alcuni in cui tutte queste cose, che secondo noi sono frutto della fantasia, esistono davvero? Ma questo vale anche per le fanfiction, milioni di mondi paralleli a quelli delle opere originali.
E se vi siete inseriti nella vostra stessa storia? Ecco cosa è successo a me...
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Dimensions'
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Alternative Dimensions
Il Diario della Profezia

Cap.51 Ombre nella notte
 
Purtroppo per Sparklez non passano due giorni che Massimo si ripresenta alla sua porta, nel tentativo di riuscire almeno a dare un termine ultimo alla prigionia di Seth, ormai da parecchio in prigione.
«Sparklez? Sparklez?  Sparklez?» Chiama mio fratello, bussando due volte a ogni ripetizione del suo nome.
«Entra e siediti… in silenzio. Altrimenti mi assilli tutto il giorno»
Massimo entra e si accomoda su una delle sedie.
Passano alcuni istanti e Massimo inizia a guardarsi intorno e a curiosare in giro tra i diversi oggetti che abbelliscono l’ufficio del re, compresa una statuetta in vetro lavorata a mano da un mastro artigiano del villaggio che rappresenta un cavallo che si alza sulle sue potenti zampe posteriori.
Ovviamente incuriosito perché non si aspettava un simile oggetto, Massimo si avvicina per guardarla più attentamente.
«Massimo… quale parte di “entra e siediti” non hai compreso?»
Massimo si irrigidisce e si volta lentamente. Spark non lo guarda nemmeno e continua a firmare le sue carte, dopodiché allunga il braccio. Con la penna gli indica una sedia Max non può far altro che sedersi e da lì guardarsi intorno.
Altri lunghi istanti e inizia a fischiettare. Spark reagisce.
«MASSIMO!» E lo fissa con uno sguardo che fa intendere qualcosa come “smettila immediatamente o ti cucio io la bocca”. Poi preme un pulsante sul citofono.
«Sì, sire?»
«I documenti del mercato sono firmati, e quella richiesta di ampliamento della centrale è in sospeso. Puoi venire a prendere il tutto e inviare le risposte»
Una giovane entra, mora, di bell’aspetto, vestita elegante ma comunque in modo molto semplice, e con un sorriso stampato sul volto. Fà un piccolo inchino con la testa come saluto a mio fratello, poi prende la cartella dei documenti e se ne va risalutando entrambi.
«Carina… E il tuo vecchio segretario?» Chiede Massimo, ma Spark risponde ancor prima che concluda.
«Se pensi che mi sono liberato di lui per una bella ragazza ti sbagli di grosso. Ne ho assunti di nuovi, in prova. Il mio segretario da solo ormai non riusciva più a starmi dietro, ed è stato proprio lui a consigliarmi di assumere altri per poter far fronte alla nuova carica che ho»
«Sì, sì, capisco, beh allora la assumo io con effetto immediato» Massimo accenna ad alzarsi.
«Fermo lì! Non ci provare!»
In quel momento entra la segretaria, che si ritrova Massimo che sta a metà tra seduto e in piedi mentre Sparklez si è alzato e gli impone di sedersi.
«Scusate, non volevo disturbare. La porta era…»
«N-nessun disturbo…» Risponde Spark che diventa completamente rosso, nel dubbio che li abbia sentiti discutere di lei.
«Posso portare qualcosa per l’ospite?» Prosegue lei, che sembra non rendersene conto.
«No, grazie» Risponde mio fratello, trattenendo una piccola risata. «Credo che me ne andrò molto presto, ma la ringrazio»
Lei fa’ un sorriso e richiude la porta. Massimo si riaccomoda e inizia a sghignazzare
«Cos’hai da ridere adesso?» Sbraita lui, ancora in piedi.
«Sei diventato tutto rosso… e non per la rabbia!»
Colto sul fatto Spark arrossisce ancora di più.
«Falla finita e dimmi perché sei qui! Se è per Sethbling puoi anche andare» E si siede riguardando le sue carte, sperando forse di liquidarlo in fretta.
«Sì, ma non solo lui. mi hai bloccato l’accesso per le prigioni, ma li c’è anche Angelo»
Spark lo guarda con sguardo interrogativo, e poi accenna a un sì tornando sulle sue carte.
«Già, tu non lo puoi sapere eri via»
«Sapere cosa? Che è successo?» Chiede preoccupato. E fa bene…
«Sta tranquillo, non gli è successo niente. Ora ti spiego… ho ricevuto le tue “prove a favore” di Angelo, anche se sono solo dei miseri pezzi di carta quasi scarabocchiati. Ho spiegato la situazione ai giudici incaricati del caso e non è che fossero tanto convinti»
«Se necessario posso testimoniare »
«Dopo la tua bravata con i carretti? E comunque anche tu sei sotto inchiesta»
«Con quale accusa? Ma come si…?»
«Silenzio. I tuoi modi di fare a volte sono ambigui anche per me, e se ancora ti permetto di girare per la città e per il paese è perché so di che pasta sei fatto e quali sono le tue priorità… solo che a volte non capisco i metodi… Il punto e che gli obiettivi li raggiungi, ma ai loro occhi sembra che tu abbia partecipato al complotto»
«Cosa? Ma come si permettono? È proprio per merito mio se…»
«Massimo basta così!» E si alza in piedi passando sul lato opposto della scrivania «Tu stesso ti definisci un folle, e non tutti ti comprendono, ma stai pur tranquillo che io so come sono andate le cose e le ho fatte presenti. la decisione è stata che Angelo potesse uscire di prigione ma in libertà vigilata. Per la sua sicurezza ho deciso di allontanarlo dalla città e lui è stato d’accordo»
«E dove lo hai mandato? Ha rischiato il linciaggio da tutti i cittadini presenti del paese»
«Non tutti. Un gruppo si è differenziato da gli altri, e dalla cima della torre l’ho notato molto bene. Ne devi essere fiero… e lo sarebbe anche Marco»
Massimo lo guarda perplesso, poi un pensiero lo sfiora.
«Sì, credo che tu ci sia arrivato. E ti dirò, la persona a cui l’ho dato in consegna è quella forse più improbabile»
«Mi dici dove e chi o è un concorso a premi? No perché mi comporto di conseguenza sai»
«Fai il serio. Comunque il suo agente di custodia è Debora»
Al suo nome a Massimo si gela il sangue, e per qualche istante anche Spark percepisce un cambio di temperatura nella stanza. Inizia a balbettare frasi sconnesse, allibito.
«D-De… Debora? Ma come… Perchè?»
«L’avevo chiamata per consegnarle alcuni oggetti personali di suo padre. Era venuta accompagnata da Ettore e cosi gliel’ho proposto, spiegandogli che tu sapevi che era innocente e che avresti fatto di tutto per dimostrarlo»
«E lei?»
«Lei al tuo nome ha un attimo imbruttito, ma quella che all’inizio sembrava rabbia si è tramutata in solitudine… Ma che hai fatto a quella ragazza?»
Massimo abbassa la testa e fissa il vuoto: «No… niente… E Angelo? »
«Li ho presentati… Debora non ha avuto niente da ridire -anzi, non ha detto proprio niente, ha solo fatto un cenno di si con la testa- e si è avviata… Sicuro che non le hai fatto niente? Io la ricordo più solare, quella ragazza…»
«Ti ho detto niente… Va bene allora, se sta con lei vuol dire che è a Vulcan City. Sono brave persone, e hanno il cuore, oltre che la testa, al posto giusto, e in un certo senso già conoscono Angelo, quindi starà bene. Torniamo a Seth…»
«Per lui la musica è diversa. Lui resta dentro»
«Ma dobbiamo fare…»
«Cosa, altri guai? Ti devo mandare in cella di isolamento? Posso farlo anche subito, mi basta un…» Ma Massimo lo interrompe.
«Nonono, sta bene dentro!» E si alza andando alla porta. «Per ora…» E scompare.
«E adesso cosa vuole fare? Possibile che debba farmi stare sempre in pensiero?»
La porta rimasta socchiusa si riapre.
«Ecco, bravo perché invece non inviti ad uscire quella ragazza? Secondo me…»
«Ancora qui? Sparisci disgraziato!» E lui sparisce ridendo «Ma tu guarda se devo far mettere un segretario all’ingresso dell’ufficio» Si volta verso la porta della segreteria e lì oltre la porta rimasta aperta vede la ragazza che la sta chiudendo. Si guardano, ed entrambi diventano rossi.
«Mi scusi, chiamerò un falegname per riparare la maniglia…» E richiude.
 
Nel frattempo Massimo esce pensieroso dalla villa e procede a passo deciso, pur restando assorto nei suoi pensieri e borbottando qualcosa.
«Per fare quello che penso ho bisogno di aiuto, e la persona giusta è…»
«Giusta per fare cosa?» Lo interrompo, incrociandolo per strada. Lui mi guarda e inclina la testa.
«No, non tu. Meglio che ne resti fuori»
«Massimo che vuoi fare?» Gli chiedo preoccupato.
«Niente, solo far progredire questa città . . . in meglio ovviamente »
«Mi devo preoccupare?» lui mi guarda e sorride.
«Nah, tranquillo…» E mi da’ due pacche sulla spalla riprendendo il suo camminare e borbottare
Io lo guardo allontanandosi, e la cosa non mi convince per niente. Ha di certo in mente qualcosa di grosso… meglio avvisare Spark di prepararsi al peggio
 
È notte fonda a Vulcan City. Ettore è ospite di Debora che lo fa’ dormire nella casa, ora vuota, di Massimo. È li da alcuni giorni e ha già rinviato la sua partenza di almeno una settimana. Nessuno ha avuto da obiettare ne’ a Enderia ne’ in città, ma presto dovrà tornare ai suoi doveri. Ha un pensiero fisso nella testa che purtroppo lo tiene sveglio la notte, così cercando di fare meno rumore possibile esce e va a fare una passeggiata, raggiungendo il giardino costruito da Massimo.
«Buonasera sergente Ettore» Lo saluta una voce che conosce bene, nascosta nell’ombra.
«Buonasera Signorina» Risponde lui, attendendo che si faccia vedere alla luce, e lei lo accontenta.
«Chiamami semplicemente Debora, almeno quando non sei in servizio»
«Vale lo stesso per te Signorina… Scusami, Debora» E scuote la testa.
«Come mai ancora in piedi a quest’ora?»
«Qualche pensiero di troppo, e non ne vedo soluzione se non parlarne con Massimo e il Re Spark»
Lei si fredda per un attimo al nome di mio fratello, e si volta dall’altra parte per non far notare il suo cambi di espressione, ma è tardi»
«Tutto ok? Ho detto o fatto qualcosa che…?»
«No, no, niente, solo un brivido di freddo… Questa notte l’aria pizzica»
Ettore senza pensarci due volte si toglie la giacca e la mette sulle sue spalle, facendole fare un sorriso.
«Non serviva, ma grazie. Ora è meglio che rientri…» Fa’ per ridargli la giacca, ma lui la ferma.
«Tranquilla, tienila. Domani me la ridarai»
Lei fa un altro sorriso, gli da’ un bacio sulla guancia e se ne va verso casa.
Ettore resta li un po’ imbambolato, e quella è l’ultima cosa che ricorda prima di risvegliarsi legato e imbavagliato e in oltre bendato su quello che a giudicare dai rumori sembra un carretto tirato da due o più cavalli.
Il suo carceriere si accorge del suo risveglio, e gli da’ due pacche sulla testa.
«Tranquillo siamo quasi arrivati. Questa notte io e te eseguiremo un’evasione in grande stile!»
  
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