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Autore: miatersicore23    01/04/2016    3 recensioni
Elena guarda spesso quel ragazzo da lontano. Non gli ha mai parlato e lui non l'ha mai guardata. Sa solo il suo nome.
Elena non pensa più a se stessa da ormai tanto tempo.
Damon è un soldato che non può più combattere, ha un passato che gli fa male e una persona, la più importante della sua vita, che lo aspetta a casa.
AU/AH | Delena! | Forse OOC
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PARTE SETTIMA




 
 
All’alzare del sole, l’atmosfera in casa Salvatore non è di certo delle migliori. Damon e Stefan hanno passato la nottata a vagare nei ricordi della loro infanzia, quando Giuseppe era ancora vivo, quando erano una famiglia completa.

Tutta colpa di quella dannata lettera. Riportare a galla certi momenti fa davvero male, ma allo stesso tempo scatena nei fratelli una sorta di soddisfazione. Hanno trovato l’ultimo pezzo mancante della storia di loro padre, l’ultimo tassello che si incastrerà perfettamente alle loro vite non appena l’avranno letta.

È quella notte è stata lunga. Veramente lunga. C’è stato un momento in cui Damon ha voluto persino bruciarla nel caminetto, un momento in cui a entrambi è venuta la voglia di aprirla e di leggerla avidamente, senza aspettare la madre. Poi sono passati ai momenti nostalgici, quelli fatti di pareti blu e culle ancora nuove. Quelli in cui Damon ancora piccolo faceva un incubo e si andava a proteggere nel lettone dei suoi genitori. Sua madre lo abbracciava. Suo padre gli parlava fino a quando non si fosse addormentato. L’arrivo di Stefan e Damon aveva già dieci anni. Vide suo padre estremamente felice. Non lo aveva mai visto così. Ricorda che gli chiese se era stato così felice anche il giorno della sua nascita, titubante. Pensando che il padre non lo avrebbe più amato come faceva un tempo. Giuseppe gli rispose che non c’era stato niente di più bello dell’arrivo del suo primogenito, lui, e che con la nascita di Stefan la sua felicità si era semplicemente raddoppiata.

Senza accorgersi, il tempo è trascorso, e le prime luci del sole hanno fatto da preannuncio all’alba. La notte è diventata giorno e adesso sono seduti con il fuoco che brucia con le sue ultime fiamme, aspettando che Lillian si svegli e porti Jane a fare colazione, come ogni mattina. Hanno cercato di inventarsi ogni modo possibile per darle la notizia. Ma si sono limitati a posarla sul tavolino del soggiorno, tra i due divani, illuminata dai raggi del sole.

Quella lettera probabilmente cambierà tutto nelle loro vite, o forse risveglierà alcune emozioni sopite da tanto tempo. Per anni e anni sono state nascoste nell’ombra dei loro cuori e trovarsele un’altra volta davanti non sarà una bella sensazione, per tutti. Damon è forte. Damon sa che potrà reggere il confronto con quello che c’è scritto, ma cosa ci sarà mai scritto lì dentro? Un semplice addio o qualcos’altro? Non  ne ha proprio idea. La mente di suo padre a volte era un’incognita che solo sua madre riusciva a decifrare. Forse stavolta sarà proprio lei a riuscirci, come sempre è stato.

Ma il cuore di Lily Salvatore non è più in grado di reggere il confronto con tutto questo.  Lily Salvatore è un’abitudinaria e le piace essere bloccata nelle sue azioni quotidiane, quelle che si fanno tutti i giorni. È una comodità che le è sempre piaciuta. Raramente è andata oltre e quando accadeva era sempre colpa di Giuseppe, quel maledetto uomo che ha rianimato in lei ogni sentimento vivo. Proprio come oggi. Per abitudine si sveglia e va in bagno, si sciacqua il volto e si fa una coda che le tiene alti i capelli, poi va in camera di sua nipote e ancora dormiente la prende in braccio, lasciandola dormire quegli ultimi secondi, il tempo di portarla in cucina per fare colazione. C’è qualcosa di nuovo, però, quando al piano di sotto vede i suoi figli distesi sui divani che parlano silenziosamente.

Sembrano stanchi, un po’ confusi. Non hanno dormito per niente e non va bene così. Stefan può farlo non è lui che la preoccupa, ma Damon sì. A volte lo vede il suo sguardo. Se non fosse stato per Jane, a quest’ora suo figlio maggiore sarebbe caduto in depressione. La guerra lo ha sfinito. Lo ha finito. Non è più il Damon di una volta. Quel Damon era il re di Mystic Falls, faceva tutto come se fosse a casa sua. Adesso il suo Damon è titubante, esita prima di fare qualsiasi cosa. Non vuole far vedere a nessuno quello che è diventato, ma chi lo conosce bene nota benissimo la differenza. Damon non è più Damon. Ma dentro di lui, nascosto da qualche parte c’è ancora. Addormentato, assopito. Si augura non per sempre. E il fatto che il nuovo Damon sia finito in ospedale preoccupa infinitamente Lily. La preoccupa anche per l’influenza che può avere su Jane. Quella bambina è ancora piccola ma teme che lei abbia già capito i problemi che sta passando il padre. E quell’Elena… Anche Elena Gilbert è un’incognita che la turba.

Quella ragazza ha altrettanti problemi, altrettanti mostri dentro di sé, eppure suo figlio sembra colpito da lei. Non capisce nemmeno che cosa sia scattato tra i due, così all’improvviso, con quell’enorme differenza di età. Ma Damon sembra essersi perso in lei, quella ragazzina. Davvero piccola per lui, ma forse più matura rispetto alle sue coetanee. Prima di aver iscritto Jane alla scuola di danza non l’aveva mai conosciuta, ma il pensiero che lei ancora bambina giocava alle barbie mentre suo figlio si fumava la prima sigaretta di nascosto da lei e Giuseppe è un pensiero che un po’ la infastidisce.

Forse è semplice gelosia materna, ma sente di voler difendere Damon da qualsiasi cosa, persino da una bambina come lei. Eppure se glielo avessero chiesto qualche anno fa, il figlio che la preoccupava di più era Stefan, troppo dolce e gentile per questo mondo. Damon era quello che se la sarebbe cavata sicuramente, in tutto quello che avrebbe provato a fare. Invece adesso è il contrario. Lui sembra prigioniero di se stesso. Intrappolato con i ricordi dall’altra parte del mondo, ricordando orrori difficili da immaginare per chi non gli ha vissuti mai. A parte Jane non c’è nessuna gioia per lui.

“È successo qualcosa qui?” chiede loro confusa mentre si avvicina e li guarda interrogativa. Ma non c’è bisogno che i suoi figli rispondano. Vede un oggetto in più in quella stanza che l’attira in modo assurdo. Una lettera, con la busta completamente ingiallita e gli angoli spiegazzati. Si avvicina ancora e ancora, fino a ritrovarsi davanti al tavolino. Damon si alza faticosamente e senza l’aiuto del bastone prende Jane in braccio, ancora completamente addormentata, per poi risedersi e sprofondare su divano. In attesa che la madre capisca cosa abbia davanti. Lily afferra la carta e osserva le linee d’inchiostro attentamente. È la scrittura di Giuseppe. La riconoscerebbe tra mille e il fantasma di suo marito le appare davanti all’improvviso. Un ricordo, in quel soggiorno ormai diventato vecchio: lei incinta di Stefan e lui che giocava con un Damon ancora piccolo davanti al camino. Quando tutto all’epoca era così nuovo, sapeva di eternità, con una vita che si presentava davanti a loro felice e serena.

Tremante solleva la busta e la apre, un altro foglio ingiallito esce e Damon e Stefan si raddrizzano dai loro posti per ascoltare attentamente ciò che la madre teme di non esser pronta a leggere.
Sono tutti in ansia. Stefan lo è di più. Perché sa come potrebbe reagire la madre. Lui era ancora un ragazzino. È  dovuto andare avanti da solo senza un padre che gli facesse da guida. Il problema è che Damon non c’era. Era scappato dai suoi sentimenti e dai suoi dolori lasciando Lily alle cure del più piccolo. Troppo piccolo all’epoca. Stefan è l’unico ad aver visto la madre e la sua reazione e tutti i suoi tormenti. Damon questo non lo può sapere. Lui non c’era. Lui non era l’unico a soffrire. Sono stati male tutti.

La donna si siede accanto al figlio minore. Non sa se avrà la forza di leggere ad alta voce, ma lo deve ai suoi figli. L’hanno aspettata per rispetto, perché è una cosa che devono condividere insieme loro e tre.


Alla mia famiglia.
Probabilmente troverete questa lettera quando non ci sarò più. Forse saranno passati anni e voi nemmeno sarete a conoscenza della cassaforte e nemmeno del contenuto di ciò che sto scrivendo. Io spero che un giorno riusciate a trovarla, perché è tutto ciò che io penso della nostra famiglia. Della fiducia che ripongo in voi e di quello che sarete in grado di fare. Da una parte vorrei che trovaste questa lettera in ritardo, soprattutto per Damon e Stefan. Dovete andare avanti senza di me  e dovete imparare a farlo con le vostre gambe, senza che io vi anticipi tutto quello che accadrà.

Stefan, qui e adesso sei ancora piccolo. Hai tutta l’adolescenza davanti e la tua dolcezza a volte non ti sarà d’aiuto. Ti capiteranno tante cose e tu sei troppo sensibile per un mondo privo di sentimenti come questo. Ma sei intelligente e hai tanta strada da fare. Puoi imparare tutto dalle esperienze che ti offrirà la vita e le persone ti ameranno, ti apprezzeranno. Perché hai stoffa da vendere, perché hai un cuore d’oro e dietro la tua gentilezza si nasconde una forza d’animo senza eguali. Io non ti potrò crescere ancora per molto, non starò accanto a te e questo mi addolora.

Damon invece, tu sei un mondo a parte. Sei diverso da tuo fratello minore e non ti lasci intimorire dalle difficoltà. Sei forte, sia dentro che fuori, ma allo stesso tempo il tuo cuore è fragile. Lo vedo, lo sai? Sei come me. Doneresti tutto per amore. Sacrificheresti qualsiasi cosa, ti metteresti nei guai per la donna della tua vita. Tutte le persone che ti ameranno verranno ricambiate perché sei tu Damon. Sei così. Asservito ad ogni sfumatura dell’amore e nobile d’animo. Non te ne accorgi e non lo dai a vedere ma spesso mi rivedo in te. Quando ho trovato vostra madre, lei è stata la mia luce e tu presto troverai la tua di luce. Quella che ti farà fare sogni tranquilli. Che amerai ignorando il resto del mondo e ti riscoprirai in lei. Perché sei così Damon. Non hai via di scampo. Non saprai mai se il tuo modo di amare potrà essere una benedizione o una maledizione. Perché tu ti potresti anche scottare e incurante del dolore andresti avanti. Fa’ attenzione.

Lascio la fine di questa lettera alla mia donna. A colei non smetterò mai di amare anche dopo la morte. Sai che se ci fosse una vita dopo di essa ti amerei anche allora. Ti ritroverei da qualche parte in questo mondo e mi legherei un’altra volta a te. Ma se tutta la nostra storia dovesse finire qui, allora sappi che ti aspetterò in ogni luogo e in ogni tempo in cui mi ritroverò. Va’ avanti senza di me ma so che tu in ogni modo ritornerai da me. Ti amo, mia Lillian.

Amo tutti voi.
Vostro,
Giuseppe.


Quando le parole della donna si interrompono vorrebbero tutti dire qualcosa. Esprimere una parola per ricordarlo ancora, ma nessuno di loro ha la forza per andare avanti. Restano immobili, muti. Lily continua ad accarezzare con le dita la carta della lettera mentre Stefan appoggia la testa all’indietro e guarda in su, un punto impreciso del soffitto. Mentre Damon ripensa alle parole del padre e guarda sua figlia, per ora l’unico amore della sua vita. Jane dorme ancora, respira lentamente contro il petto del suo papà mentre lui focalizza ogni suo pensiero  su di lei e sulle parole del padre. Può davvero considerare l’amore in quel modo, Damon? È davvero in bilico tra il bene e il male? Eppure sente che quello è l’unico sentimento che lo faccia star bene, l’amore per sua figlia. Non può certamente essere un male. A meno che Giuseppe non intendesse quel tipo di amore. Quello che veramente ti impedisce di respirare tutta l’aria che si possiede. Inconsciamente il suo pensiero va a Elena. Quella dannata ragazzina che non fa altro che ritornare in lui, come un punto fermo.  È quasi una minaccia. Ad ogni azione che Damon fa, il suo pensiero si fa vivo. Ad ogni accenno di dolore, lui pensa a lei. Come se fosse la perfetta costante di ogni singolo momento della sua vita. Elena è lì, fissa nella sua mente. Damon cerca di fare un passo in avanti,  cerca di restare fedele alla sua promessa. Sono diventati un qualcosa di grande in pochissimo tempo e Damon vuole togliersi quella sensazione dallo stomaco, dalla testa, dal cuore che lo porta automaticamente a lei.

È bastata una parola dalla lettera di suo padre: amore. Lui è riuscito senza nessuno sforzo a portare ogni suo pensiero a lei. Non dovrebbe essere così. Non può dimenticarsi di tutti quanti, persino di sua figlia solo perché Elena riesce a superare ogni altra persona della sua vita. Quasi non lo trova giusto, il dover ricordare di lei prima di tutti gli altri. È arrivata da poco, ma è riuscita a riempire i suoi giorni in un modo così totalizzante da devastarlo. E il vederla, abbracciarla, guardarla gli fanno immensamente male.

Male. Damon è in bilico tra il bene e il male. Così come ha detto suo padre. Non c’è nessuna possibilità di salvarsi. Elena potrebbe essere l’ancora che lo tiene fermo, ma che potrebbe portarlo in fondo, togliendogli ogni possibilità di restare in vita. Con lei, per lei stava dimenticando ogni parte di se stesso e lo turba perché per nessuna, nemmeno per Katherine, il suo desiderio di averla accanto a sé in ogni momento della giornata lo aveva inondato così tanto. Chiude gli occhi per ritrovare un po’ di pace e tranquillità e si stringe a Jane come unico appiglio di felicità. Jane è ogni cosa che c’è di buono in lui. Elena invece non sa che cosa sia e che cosa potrebbe essere.

Con fatica si alza dal divano e decide di riportare sua figlia a letto. Oggi salterà la scuola, ormai è tardi e la osserva un po’ dormire, incantato dalla bellezza di quell’immagine. Sospira pesantemente sedendosi accanto al suo letto e accarezzandole dolcemente la testolina come se quello fosse l’unico modo per calmarlo. L’unico gesto che lo fa rilassare. Non c’è niente di meglio per lui. L’unica cosa che sente è un fruscio fuori dalla camera come dei passi leggeri, ma i piedi non si alzano dal pavimento. Strisciano lungo il parquet del corridoio come un fantasma stanco che vaga senza meta. Quando si volta per vedere di chi sono quei passi, nota sua madre avvicinarsi alla camera e appoggiarsi sullo stipite della porta. È ancora in camicia da notte con il volto pallido che la fa sembrare veramente uno spettro e lo sguardo perso nel vuoto. Almeno così sembra. Ma Lily Salvatore non è una donna che riesce a pensare solo a se stessa. Lei è una madre che ama immensamente i figli e farebbe di tutto per loro. Così mette da parte tutto il suo dolore e la mancanza che prova per il marito e aiuta loro.

Dopo essersi accertata cha Stefan stia bene, quello che la preoccupa di più è Damon. Il suo ragazzo! Troppo orgoglioso per ammettere di star male, ma con un dolore talmente evidente che riuscirebbe a percepirlo anche un cieco. Perciò non appena suo figlio la nota, nonostante la stanchezza che le ha provocato quella dannata lettera, si avvicina a lui. Non si siede perché crollerebbe definitivamente e deve avere la certezza di non cadere. Gli posa una mano sul braccio per rassicurarlo, per allontanarlo da qualsiasi demone lo stia corrodendo dentro. E Damon sa che lei gli vuole parlare. Lo percepisce dal suo sguardo preoccupato dalle labbra socchiuse di sua madre che vorrebbero parlare ma restano immobili, senza emettere alcun suono.

“Tuo padre aveva ragione. Hai un cuore fragile.” Gli sussurra certa che anche suo figlio sia consapevole di quelle parole. Certa che lui non si autoconvinca del contrario perché sarebbe da folli non ammetterlo.

“Ma non dovrei averlo. Dovrei essere forte per mia figlia e proteggerla da chiunque volesse farle del male. Invece non ne sono in grado.” Afferma abbassando lo sguardo verso la bambina, continuando a sperare di essere un buon padre. Ma infondo al suo cuore sa già che non ce la farà mai.

“Non dire così. Sei capace di difendere Jane con le unghie e con i denti. Non è lei il problema e tu lo sai.”

“Stai parlando di Elena?”

“Non sto parlando solo di Elena, Damon. Sto parlando del fatto che tu sei una persona che si lascia trasportare dall’amore. Che fosse stata Elena o un’altra ragazza, tu…”

“Io mi illudo troppo. È successo anche con Katherine. Ero così felice del fatto che aspettasse Jane che mi ero illuso che lei fosse la donna della mia vita. Invece così non è stato. Ho agito d’impulso e non ci ho pensato due volte. Mi sono condannato da solo." Si passa una mano tra i capelli. Damon è sempre più confuso. Rigetta il fatto che Elena invece di essere un elemento positivo della sua vita, sia uno negativo.

“E hai paura che con la piccola Gilbert sia la stessa cosa. Ascoltami tesoro, è chiaro che entrambi avete dei problemi. Circa un anno fa le sono morti tutti e due i genitori e tu ne hai passate così tante. Siete traumatizzati da quello che vi è successo, non si può pretendere di accelerare i tempi anche se per lei provi un sentimento così grande.” 

“Ma io non sono sicuro di quello che provo per Elena.”

“Invece lo sai, Damon. È solo che non sei ancora pronto ad ammetterlo.”  A quel punto Damon si chiede quanto tempo ci metterà. Perché sembra così semplice ammettere almeno a se stessi di amare una persona, ma in realtà è tremendamente difficile. “Guarda che ammetterlo è un ostacolo quasi insormontabile. Ma dopo aver superato quell’ostacolo è tutto più semplice.”

“Come fai a dirlo?”

Lily indica sua figlia e Damon si perde un’altra volta nell’immagina della bambina che dorme ancora. Allunga un braccio verso di lei accarezzandole la guancia. La bambina nel sonno stringe a sé il braccio del suo papà. Si accuccia contro di lui, Jane, e Damon è quasi felice del fatto che anche nel sonno sua figlia cerchi sempre la sua protezione.

“Quando tua figlia è nata e Katherine è scappata, tu eri ancora lontano. Non hai visto tua figlia nascere e non hai potuto creare un legame iniziale con lei. Così quando sei tornato e l’hai vista per la prima volta ho visto finalmente nei tuoi occhi quella luce speciale. Ti eri innamorato di lei. Come non potresti? È tua figlia ma a malapena la prendevi in braccio. Sembra che tu avessi paura di farla cadere, di farle del male. E in un certo senso è andata così. Tu hai sempre avuto paura di farla soffrire in futuro. Ma quella volta che riuscisti a farla addormentare, finalmente, ti vidi, Damon… tu ammettesti a te stesso di volerle bene.”

“Continuo a non capire cosa c’entri tutto questo con Elena, mamma. Jane è mia figlia è logico che le vorrò sempre bene. L’ho creata io e io sono suo padre. È la cosa più naturale del mondo amarla.”

Lilian sorride avvicinandosi ancora di più al figlio. Gli accarezza la testa, strofinando le sue dita con la chioma nera.

“Non solo l’amore dei legami di sangue sorge spontaneo. A volte anche quello tra due estranei può essere uno dei più veri. Come quando senti che tutto va per il verso giusto.”

Damon si allontana da sua madre per avvicinarsi ancora di più a Jane, sdraiandosi accanto a lei nel suo letto e circondandola con le sue enormi braccia. Adesso, proprio in questo momento sente la stanchezza farsi avanti. Ha rinunciato a una nottata intera di riposo che sarebbe dovuto essere forzato, ma l’euforia, l’adrenalina causate dalla lettera del padre gli hanno permesso di restare sveglio. Ma sempre quella lettera è stata in grado di fargli mettere in discussione tutto ciò che aveva deciso di fare. Sta lottando contro se stesso, Damon, per non cedere alla tentazione di ritornare da Elena e fare la figura dell’idiota. Mostrando per l’ennesima volta la sua incostanza, dicendole che tutto quello che le ha detto il giorno prima non ha più valore, non ha più senso. Per questo si aggrappa su ogni specchio, ma vede il suo riflesso e si deride da solo per la figura da idiota che sta facendo.

“Ma io non sento questo. Sento che tutto quello che io stia facendo sia sbagliato. Io e Elena per certi versi siamo simili, ma per i versi sbagliati. Abbiamo mille problemi che ci affliggono e io non sono sicuro di riuscire a placare me stesso. Figurati un’altra persona altrettanto problematica.”

“Quando sei finito in ospedale perché non riuscivi a dormire, chi è stato accanto a te per tutta la notte?” Damon si volta confuso verso la madre. Come fa a sapere che Elena è rimasta con lui? “Il giorno dopo che tu ti sentisti male e la mattina prima di accompagnare Jane a scuola venimmo lì per te, l’ho vista, in lontananza, la sua auto. Lei era dentro la macchina e aveva i vestiti del giorno prima. È rimasta con te quella notte. È stata in grado di sorreggerti, nonostante i suoi problemi, nonostante i tuoi problemi.”

Ma Damon non crede che quel singolo caso possa fare la differenza. Lilian sa che per adesso non riuscirà a far ragionare suo figlio, è tecnicamente impossibile. Perciò, in silenzio, si allontana dalla camera e socchiude la porta, consapevole che tra poco Damon si addormenterà stremato per la nottata insonne e per le forti emozioni che attualmente sta provando.  Ritorna al piano di sotto e trova Stefan in cucina che parla al telefono, di spalle. Sembra essere troppo concitato per poterla notare.

“Ascoltami, io non so come aiutarti. Non capisco perché mi stai mettendo in mezzo, in teoria non sono affari miei. Con me non attacca.” Gioca con il suo piatto di pancake e Lilian sa riconoscere il nervosismo in suo figlio.

“Certo che lo voglio fare. Voglio che tutti stiano bene, ma lui non mi ascolterà soprattutto dopo quello che è successo…” sembra essere stato interrotto e all’improvviso abbassa la voce. Ma prima che riesca a parlare si volta e nota sua madre con lui. “Devo lasciarti, non è un buon momento.” E chiude la chiamata, continuando a guardare sua madre ancora appoggiata sull’uscio della porta.

“Va tutto bene, tesoro?”  Stefan annuisce, guardando il suo piatto ormai rovinato. “Ne sei sicuro?”

“Sì, sono solo stanco. Poi la lettera… be’ è piuttosto impegnativo da digerire.”

“C’è qualcosa che ti turba?”

“È solo strano, non sentire la voce del proprio padre per tanti anni e poi sentirsi dire da lui stesso, tramite un foglio di carta, che sono troppo buono. Credo che avesse ragione lo sai? Tendo a perdonare molto facilmente e rischio allo stesso modo di fare danni.”

Lilian si avvicina al figlio più piccolo e lo abbraccia respirando a pieni polmoni la sua fragranza così simile a quella del marito. Stefan gli ricorda molto Giuseppe. Lo rivede soprattutto nell’aspetto e in alcune espressioni del visto.

“Avere un cuore d’oro non è una brutta cosa. È una qualità che va preservata fino alla fine. E… quella chiamata che hai avuto poco fa? Sembravi turbato. È successo qualcosa?”

Stefan cerca di guardare oltre la porta della cucina, come se volesse capire se ci fosse qualcuno. Le domanda che fine ha fatto suo fratello e lei gli risponde che probabilmente si starà per addormentare.
“Devo dirti una cosa. Molto importante e anche molto grave.”

Intanto Damon è ignaro di quello che potrebbe star per accadere in cucina. Continuando a guardare sua figlia, mentre anche il mese prima avrebbe trovato il pretesto per continuare a guardare e non dormire ancora, adesso è cullato da quella visione. Si addormenta lentamente contro la testa della bambina e solo dopo cinque minuti è lei a svegliarsi, notando il suo papà dormire accanto a lei.

Silenziosamente si alza dal suo letto e apre il suo armadio. Prede una copertina, quella sua preferita e con fatica la appoggia sulle spalle del suo papà. Poi se ne va, lasciando il suo principe dormire.



 
§§§


 
Dovrebbe andare a lavoro Elena ma con i danni che si sono creati in città a causa del temporale, molte strade sono inagibili ed è quindi impossibile andare a scuola di danza. Perciò ha deciso questo pomeriggio di riposarsi, rilassarsi. Si è riempita la vasca di acqua calda e dopo aver versato il bagnoschiuma alla lavanda adesso il bagno è pieno di un delizioso profumo e di candida schiuma bianca. Si è distesa sul fondo della vasca e ha provato a rilassarsi. Veramente ci ha provato. Ha tentato di dimenticarsi di Damon, di tutto quello che è accaduto il giorno precedente, ma è praticamente impossibile. E non perché non riesce a levarselo dalla testa (quello anche, ma ormai si è capito che in questa storia Damon ed Elena non smettono di pensarsi), ma perché all’improvviso il suo cellulare ha squillato  e quando Elena ha visto il nome di Percy lampeggiare sul display, non ha avuto scampo. Sa che a quel ragazzo non riesce a nascondere nulla.

“Quindi vi siete lasciati?”

“No, non ci siamo lasciati. Semplicemente perché prima non stavamo insieme.” Sbuffa spazientita dalla cocciutaggine di Percy. Lo dovrebbe far conoscere a Caroline, molto probabilmente i due andrebbero d’accordo.

“Oh andiamo Gilbert! Smettila di fare la finta tonta e ammettilo che ti piace, altrimenti io non sarei qui a chiederti di lui. Sai, l’ultima volta che l’ho visto era a scuola di danza e non la smetteva di guardarti…”

“Percy, non immischiarti! Saranno fatti suoi visto che è la sua vita privata.” Lo rimprovera un’altra voce dall’altra parte della cornetta. È una voce femminile, probabilmente è Annabeth, la moglie di Percy. La conosce poco ma Elena trova che anche lei sia una persona molto simpatica e forse anche un po’ più intelligente di Percy.

“Tesoro, non capisci. Se osservi quei due, c’è da mettersi le mani trai capelli. È mio dovere da eroe aggiustare tutto.”

“Peccato che io non stia cercando nessun Cupido in questo momento.”

“Questo perché hai già trovato l’amore della tua vita ma non te ne sei resa conto. Svegliati ragazza… adesso raccontami che cosa è successo.”

“Quante volte te lo devo ripetere?” si lamenta esasperata. “Abbiamo deciso di non frequentarci più per un po’. Per fare un po’ di chiarezza.”

“A mio parere questa è una grande cavolata. Vi do un mese e sono sicuro che ritornerete a parlarvi.”

“Io non ci spererei così tanto. Lui sembrava molto deciso e non credo che ritornerà sui suoi passi. E io sono d’accordo con lui. Da quando sono morti i miei genitori ho avuto bisogno di stare da sola e ne ho bisogno tutt’ora. Quando ho conosciuto Damon è stato bello, anzi meraviglioso, ma sia io che lui abbiamo dei problemi. Abbiamo dei traumi da superare e non sarà poi così facile. Inoltre lui deve pensare alla sua famiglia, a Jane, mentre io devo provvedere alla mia. Devo andare avanti."

Sente Percy sospirare pesantemente dall'altro capo del telefono e vorrebbe dirgli, in realtà dire a tutti, che devono smetterla di trattarla come una bambina e dirle cosa fare e cosa non fare. Lei è Damon hanno preso una decisione, forse un po' di più lui, ma questo non conta. È decisamente stanca della solita ramanzina che gli altri le ripetono. Non ce la fa più e a volte pensa, Elena, che andarsene da Mystic Falls sarebbe l'ideale. Niente più persone che ti giudicano, niente più pensieri per la testa. Dovrebbe decisamente pensare a se stessa. Niente amici, niente famiglia, niente Damon. Solo lei e una nuova vita d'avanti.

"So cosa frulla nella tua testolina, Elena. Sei stanca di noi che ti diciamo cosa fare. Ma sai come sono fatto non riesco a starmene zitto e non ho filtri. Tutto quello che mi passa per la testa lo dico e tu lo sai che infondo ho ragione."

Questa volta quella a sospirare è lei.

"Non ci posso fare nulla, ok? Da quando i miei genitori sono morti non ho provato niente per nessuno. Di conseguenza non mi sono per nulla avvicinata all'altro sesso. Poi è arrivato Damon e sì, mi ha sconvolto. Ha cambiato tutto quanto senza che me ne accorgessi. Ma cosa devo fare? Non sono riuscita a oppormi quando ho capito che lui non vuole, che con me non vuole essere... niente. Riesco a capirlo e non lo biasimo. Se non vuole stare con me, non posso obbligarlo."

"Allora credo di star parlando con la persona sbagliata. Dovrei chiamarlo o andare a trovarlo."

"Ti mangerà vivo per essersi intromesso nei suoi affari."

Sente l'amico sghignazzare e salutarla velocemente per poi chiudere la telefonata. Forse Percy ha ragione. Con Damon non doveva andare in questo modo, ma lei comprende quello che l'uomo sta provando. Anche se quello che hanno passato è completamente diverso, gli eventi delle loro vite li hanno resi molto simili. Quindi si è allontanata da Damon senza esitare. Senza opporsi e senza cercare di convincerlo del contrario. Questo non vuol dire che sia rimasta completamente indifferente dalla conoscenza di quell'uomo, ma è stato tutto così immediato e si è spaventata. Di un ragazzo, anzi un uomo che prepotentemente è entrato dentro di lei senza chiederle il permesso. Poi in un attimo si rende conto di quello che ha detto poco fa a Percy.

Intromettersi nei suoi affari.

Si è considerata da sola un affare di Damon. Non sa come reagire a quella frase. Lei appartiene veramente a Damon? O è troppo presto? Forse, in questo momento, sono troppo lontani per considerarsi sua. E non vuole ammetterlo Elena, ma sa che il solo pensiero di essere protetta da Damon le riscalda il cuore, la fa sentire a casa. Appartenere a lui e a nessun altro. È una dolce sensazione quella che nasce dentro di lei e per un po' decide di lasciarla stare lì, a ripararsi lontano dal resto di lei che è come una bufera che non vuole andarsene.

Quando sente squillare il cellulare, Elena è già in macchina con la lista della spesa in mano che chiude e ributta nella borsa mentre accende la macchina. È Caroline, che inizia a chiederle di come va con il suo stallone, ma Elena fa finta di nulla. La sua amica è peggio di Percy e deve moderare le parole. Quando arriva al supermercato Caroline è ancora intenta a parlare di Klaus e di come sua madre abbia preso la sua relazione con lui. Sa quanto possa essere logorroica la sua amica perciò la lascia sfogarsi. Ma proprio non ce la fa ad ascoltarla, non quando il suo occhio si butta inavvertitamente in una massa nera poco lontana da lui. È Damon che la fissa intensamente con lo sguardo  e lei non può fare a meno di arrossire.

Ma soprattutto Elena non sa se avvicinarsi o meno.



 
§§§



 
Se sua madre avesse specificato nella lista della spesa quale detersivo volesse, adesso Damon non si ritroverebbe in questa situazione. Con il volto di Elena a pochi passi da lui. E di certo non lo aiuta il suo esile corpo fasciato dal cappotto rosso e lungo. È propenso a reagire, ad andare verso di lei e salutarla poi si ricorda che nell'ultima conversazione avuta con lei ha messo delle distanze tra di loro. Sta per voltarsi e guardare da tutt'altra parte, ma con molta difficoltà, quando adesso è lei ad alzare lo sguardo verso di lui e tutto ciò che avviene dopo non va bene. I loro sguardi si intrecciano e quando si crea un legame simile quasi nulla è in grado di distruggerlo. Vuole andare da lei. Vuole parlare con lei. Gli sembra passata un'eternità dall'ultima volta in cui hanno parlato e non è così. È a malapena passato un giorno.

Non dovrebbero avvicinarsi, ma sono costretti a farlo. Perché mentre lei sta chiudendo la telefonata, sua figlia si accorge della sua insegnante di danza e la saluta vivacemente. Lei cammina lentamente verso di lui e si vede che non vorrebbe avvicinarsi, eppure lo fa. Saluta prima la bambina, abbracciandola e premendo le sue labbra sulla sua fronte. Poi quando solleva lo sguardo, guarda lui e Damon vorrebbe sprofondare. Per la prima volta non sa cosa dirle.

"Buongiorno." Gli esce a malapena dalle labbra e diventa ancora più confuso di prima.

"Signor Salvatore!" Gli fa un cenno con un capo, prima di allontanarsi.

Il cuore di Damon si gela nell'udire quelle parole ma si riscalda nuovamente quando lei gli passa accanto per sorpassarlo e inavvertitamente gli sfiora una spalla con la sua. E quel tocco, gli fa  ricordare un qualcosa. Un ricordo di un pomeriggio qualunque, quando era un ragazzino. Un ricordo così insignificante che non avrebbe dovuto per niente restare dentro di lui, invece come un lampo ritorna e Elena… Elena ritorna sempre.



"Dovrei capirci qualcosa di quello che mi hai spiegato? Hai solo elencato una decina di date che non riuscirò a ricordare mai." Damon chiude all'improvviso il libro di storia mentre un giovane Alaric sbuffa spazientito per il suo amico troppo svogliato. I patti erano quelli: Damon gli spiegava matematica e lui storia, mentre Jenna avrebbe fatto degli schemi semplici per il corso di letteratura inglese, insieme. Era uno scambio equo. Ma Damon e la sua cocciutaggine non gli avrebbero permesso di insegnare e di fargli capire un metodo semplice per ricordarsi tutto quanto.

"Cerca di mantenere la calma. Siamo tutti stanchi e nessuno ha più voglia di studiare, ma dobbiamo lavorare e memorizzare i due capitoli prima del compito di domani."

"Allora siamo nella merda." Sbuffa il quattordicenne, mentre riapre il volume contando velocemente le pagine ancora da studiare. "Cavolo sono 35! Come le è venuto a quell'arpia di metterci un test dopo due settimane di scuola. Per di più siamo al primo anno."

"Si sapeva che la McCarter non ha simpatia per i suoi studenti. È  molto severa."

Damon, ormai sconfitto dalla consapevolezza che il giorno dopo non sarebbe riuscito a ricordare nulla (con la vana speranza di riuscire a copiare almeno qualcosa da Alaric), si alza dalla sedia e tira fuori dalla tasca posteriore del jeans un pacchetto di sigarette.

"Jen, posso accendermene una?"

"No, che non puoi signorino." Gli fa una voce dietro di lui, mentre Damon sente tirarsi per l'orecchio da una mano ferma ma allo stesso tempo delicata. Gli sta facendo male, ma non può lamentarsi, conosce quella donna da così tanto tempo che potrebbe essere sua madre. Di conseguenza, può comportarsi come tale. Audrey Sommers.

"Signora S., non l'avevo sentita arrivare!"

"Tu, prova un'altra volta ad accenderti una sigaretta in casa mia e giuro che ti prendo a sculacciate davanti a mia figlia e al tuo migliore amico." Le sorride ammiccando consapevole che ci saranno tante altre occasioni per rifarlo, ma è meglio non dirlo davanti alla madre della sua migliore amica. "Per favore ragazzi, sta per ritornare la maggiore delle mie figlie con i suoi due bambini. Evitate di dare spettacolo, soprattutto con la piccola Elena." 

"Sì, signora S.!" esclamano all'unisono sia Damon che Alaric. Loro due hanno visto poche volte Miranda Sommers, adesso Gilbert, e da quando si è sposata per essere rimasta incinta a vent'anni con un dottorando in medicina, si è trasferita a Richmond. Quindi raramente Jenna e sua madre possono vedere l'altro membro della loro famiglia, ancora più difficilmente dopo la dipartita del padre di Jenna.
Damon ripone accuratamente il pacchetto di sigarette nella tasca, consapevole che dopo qualche minuto sarebbe riuscito a fumarsene una nel giardinetto nel retro della casa.

Provano sul serio i tre ragazzi a studiare, almeno per un'altra ora, ma la concentrazione è ormai finita e specialmente Damon ha deciso di affidare tutto alla sorte il giorno dopo. Quando sono ormai decisi ad abbandonare lo studio, il campanello di casa suona e Jenna corre subito ad aprire. Consapevole che dall'altro lato della porta c'è la sorella che ormai non vede da mesi.

"Miranda!" La chiama ancor prima di aprirle e di rivelare la deliziosa immagine che le si presenta d'avanti. Sua sorella maggiore, ormai ventiquattrenne, con un piccolissimo Jeremy, di appena due anni in braccio, con gli occhi arrossati per aver pianto per chissà quale capriccio, e una dolcissima Elena nascosta dietro le gambe di sua madre mentre fa capolino. Se Miranda e la sua famiglia vivessero a Mystic Falls, Jenna riuscirebbe a frequentarli più assiduamente, ma purtroppo non è così e di conseguenza Elena e Jeremy non spesso riconoscono la zia e la nonna. Con la classica timidezza dei bambini piccoli che scompare non appena loro prendono confidenza con i loro interlocutori.

"Jenna sono così contenta di rivederti. Come stai?" La più piccola delle sorelle Sommers si lancia verso la maggiore facendo attenzione al bambino. Rivedere la sorella le fa sempre piacere.

"Oh, sai com'è? È appena iniziato il liceo e già siamo pieni di compiti."

"Non rimpiango per niente quegli anni. Sono stati una noia mortale e poi ho incontrato Grayson l'anno dopo, quando ho iniziato il college. Quello è il meglio del meglio."

"Tesoro non incitarla, altrimenti anche lei finirà come te. Incinta a vent'anni." Sbuca fuori Audrey dalla porta con uno straccio in mano. Quella donna non si smentirà mai. Vuole bene immensamente a sua figlia, ma ritiene comunque che avere una famiglia così presto sia stato un passo più lungo della gamba. Ovviamente quando ha visto la sua nipotina, Elena, per la prima volta, se ne è innamorata completamente. Miranda alza gli occhi al cielo, consapevole che la madre non pensa veramente quello che dice, ma un po' stufa di quei semi rimproveri. "Ciao amore della nonna!" E si allunga verso la bambina per prenderla in braccio, mentre Elena allunga timidamente le piccole braccia verso quella nonna e viene catturata da lei e riempita di baci.

"Ciao Miranda. Come stai? Tutto bene?"le fa il verso dietro la figlia maggiore mentre Audrey e già rientrata dentro con la nipotina e mentre si sdegna per essere stata completamente ignorata. Ma alla fine quando ci sono bambini piccoli è così. Tutti pensano a loro e il resto pasta in secondo piano. "Non cambierà mai, non è vero?" Domanda alla più piccola mentre entrano pure loro in casa.
"E tu non la devi sopportare tutti i giorni. Ti invidio."

"Vi sento!" Urla la loro madre ormai nel salotto, quindi dall'altra parte della casa, mentre le due sorelle ridacchiano divertite, felici delle solite dinamiche che ritornano come un tempo non appena la famiglia si riunisce.

Quando tutte quante si ritrovano nella confortevole stanza, i volti di Alaric e Damon fanno capolino dalla soglia della porta.

"Allora noi andiamo Jenna!" Le sorride Alaric facendole l'occhiolino.

Damon cerca di sbuffare il più silenziosamente possibile. I suoi due migliori amici hanno scoperto di piacersi nel senso più profondo della parola da poco tempo, decidendo di provarci sul serio. All'inizio il giovane Salvatore non l'ha presa bene. Non gli piacciono molto i cambiamenti, ma poi dopo un'estate trascorsa insieme (i due piccioncini e lui), ci ha fatto l'abitudine. Più o meno. È ancora strano sorprendere quei due mentre si sbaciucchiano e soprattutto vedere il suo migliore amico essere tremendamente tenero e dolce con la sua nuova fidanzata.

"No, vi prego. Restate." Audrey li invoglia a rimanere e praticamente li costringe a sedersi davanti a lei e alle sue figlie su uno dei divanetti del salotto. "Vi ricordate di Miranda?"

E Alaric è il primo a farsi avanti, presentandosi alla sorella della sua fidanzata. Non che non la conoscano. Vagamente, quando erano più piccoli e Miranda viveva ancora a Mystic Falls, la vedevano andare a prendere Jenna da scuola. Poi quando la ragazza ha finito il liceo non si è più fatta vedere così tanto spesso e in effetti da quando si è sposata ed è diventata madre non si è più vista i giro. Poi è la volta di Damon che non solo si limita a presentarsi alla sorella (e il suo essere ragazzino la trova molto bella), ma avendo un fratellino di circa quattro anni è abituato a trattare con i bambini. Di conseguenza presta attenzione ai figli. Jeremy, il più piccolo sembra crollare sulla spalla della sua mamma, mentre Elena, seduta tra le braccia della sua nonna, porge la sua mano al ragazzo che ricambia la stretta con dolcezza.

La bambina all'inizio lo guarda sorridente, poi aggrotta la fronte e lo guarda storto, proseguendo con lo sguardo verso gli altri due ragazzi.

"Ma zia, non capisco. Sono tutti e due i tuoi fidanzati?" Jenna sprofonda trai morbidi cuscini, arrossando per l'imbarazzante domanda, mentre Alaric abbassa lo sguardo nascondendo la sua vergogna e Damon e Audrey scoppiano dalle risate, incapaci di controllarle.

"'Lena? Sono cose da chiedere?" La rimprovera bonariamente Miranda e la bambina sorride consapevole di aver detto un qualcosa che non doveva dire. Anche se lei, nella sua ingenuità di bambina, non riesce ancora a capire che cosa ci sia di male in quello che ha scatenato.

"Non ci sono problemi." La tranquillizza Damon mentre continua a fissare la bambina, divertito. "Ascoltami piccolina. Lo vedi questo ragazzo seduto accanto a me? Be', lui è l'unico fidanzato della tua cara zia. Io sono un semplice amico."

"Ma quindi maschi e femmine possono essere amici?" Si volta verso la sua mamma ancora curiosa di quelle strane dinamiche che sta apprendendo in questo momento.

"Ma certo, tesoro. Io sono innamorata del tuo papà, ma sono amica di tanti maschi, così come sono amica di tante donne."

"Quindi loro possono essere amici miei?"

"Certo che possiamo essere amici, scricciolo!" Le dice Damon rassicurante, mentre la bambina nel sentire quelle parole, scende dalle gambe della nonna e abbraccia il ragazzo, lasciandolo sorpreso. Damon ricambia spinto dalla tenerezza di Elena. Gli piacciono i bambini piccoli. È così anche con Stefan.




Si conoscevano già Damon ed Elena. Lei era così piccola. È stranissimo ricordare che all'epoca la loro differenza di età fosse così lampante. Adesso si vede che lui è più grande ma sono entrambi cresciuti, sono entrambi consapevoli di quello che sta accadendo loro. Era un giorno qualsiasi e Damon l’aveva rimosso quasi completamente, poi è arrivato all'improvviso, proprio quando ha visto Elena farsi un po' più lontana. E con questo si sente più vicino a lei, ma vorrebbe che fosse reale.

Dio, sta già cambiando idea? Non ha da appena un giorno deciso che Elena deve stare lontana da lui? Eppure, vorrebbe correrle dietro e dirle di essersi pentito delle sue parole, della sua decisione.

Vorrebbe dirle di dare a se stessa e a lui una speranza, di provarci veramente almeno una volta, senza troncare sin dall'inizio il rapporto. Ed è quasi sicuro che parlandole sarebbe riuscito a convincerla. Ma sebbene l'istinto gli stia dicendo di andare da lei e bloccarla e baciarla intensamente ignorando di essere in un posto affollato, la sua mente lo blocca consapevole che la fragilità della ragazza ne potrebbe risentire al suo repentino cambio di opinione. Sono loro due e basta e la vede allontanarsi  pian piano mentre lui crogiola vicino al carrello, indeciso se buttarsi o meno.

La manina di Jane lo risveglia dalla sue elucubrazione mentale, afferrandogli l'orlo della manica. "Va' da lei!" Gli suggerisce, guardandolo con gli occhi dolci e azzurri. Damon sorride per la tenerezza della figlia ed è l'ennesima volta che lei lo incita da andare da lei. Per l'ennesima volta lui sarà costretto a deluderla. Soprattutto quando si volta ancora verso la ragazza e la vede bloccarsi, volgendo lo sguardo verso un ragazzo. Un biondino dagli occhi chiari che l'abbraccia d'impulso e rende Damon dannatamente geloso da farlo retrocedere ancora di più. Chi è quel ragazzino? Sorride troppo spontaneamente ad Elena. Le tocca un braccio con fastidiosa insistenza e lei sembra non farsi indietro, anzi... sembra piacerle. Damon vorrebbe avere il potere di separarlo da lei e di dirgli di non avvicinarsi così tanto perché Elena appartiene a lui. Come Damon appartiene a lei. Lo sente da dentro, come un fastidio viscerale. Vorrebbe fare qualcosa, ma non ha la giurisdizione per fermare tutto. È geloso e non può controllarsi, ma deve farlo.

Ora che Elena è abbastanza lontana, può tirare un sospiro di sollievo perché meno riesce a vederla più sa come controllarsi. Cambia corridoio del supermercato così può assicurarsi che per almeno questo giorno non la vedrà più.

 


§§§



 
Non ha potuto farne a meno, Elena. Quando ha visto Damon non voleva avvicinarsi, ma Jane l'ha chiamata e non ha potuto deludere la bambina. Quindi si è fatta coraggio e si è avvicinata a loro, si è avvicinata a lui e quando ha soffiato il leggero "buongiorno", lei ha provato un moto di rabbia. Rabbia insensata, questo è vero, ma l'ha provata e lo ha guardato freddamente, quasi come se non si meritasse il suo saluto e ha fatto un semplice cenno con la testa chiamandolo formalmente. Non lo sa perché ma all'improvviso ha provato una strana sensazione. Si è sentita rifiutata, eppure quella cosa che ha preso con Damon è stata una decisione consensuale. Allora perché si è sentita in questo modo? Perché ha provato rabbia nei suoi confronti? Lui non ha colpe. Se avesse ragionato logicamente, gli avrebbe sorriso tenuamente e se ne sarebbe andata con facilità. Invece non ha riflettuto ed è andata come è andata. Lasciandolo di stucco per quel suo modo sgarbato. Ma non ha smesso di pensarlo, anche quando ha rivisto Matt di ritorno dal college, sentiva lo sguardo di Damon lacerarle la schiena e ha badato poco alle parole del suo ex mentre le ha raccontato che si è preso una pausa dall'università. Si è ripresa solamente solo quando, Matt ha tenuto la sua mano ferma sul suo braccio ed Elena si è sentita a disagio. Ha spontaneamente pensato che fosse una cosa sbagliata. Non è lui che può toccarla così. Perché anche una semplice carezza è in grado di mandarla in estasi, ma non fatta da un ragazzo qualsiasi. E vorrebbe che Damon lo capisse, sul serio.

“È stata solo una semplice carezza.” Continua a ripetersi tra sé e sé Elena mentre continua a ripensare all’incontro fatto al supermercato. Adesso è in macchina e guida verso casa facendo attenzione a non beccare dossi o buche che farebbero cadere le uova in bilico sul sedile posteriore. Ma non riesce a smettere di pensare a Damon e a come ha sentito uno sguardo infuocato mentre Matt le parlava e la guardava con suoi occhioni dolci. Il suo sguardo infuocato.

No. Assolutamente no! Si starà facendo troppi film mentali. È impossibile che Damon la guardasse in quella maniera. Insomma… ventiquattr’ore prima si erano lasciati dicendosi che dovevano evitare di vedersi. Sarebbe assurdo se adesso lui le facesse così. La manderebbe completamente in tilt e, diciamocelo, Elena non è pronta a farsi sballottare in questo modo dalla sua incoerenza, sempre se così fosse. Come previsto, si sono visti, si sono salutati (anche se lei è stata parecchio fredda e non ha ancora compreso perché ha fatto quello che ha fatto) e si sono allontanati. Eppure lei avrebbe voluto restare un altro po’ con lui, gli avrebbe chiesto se dormiva abbastanza, perché sì, le aveva notate le profonde occhiaie sotto i suoi occhi.  Gli aveva chiesto se andasse tutto bene, se per qualche remoto caso si fosse pentito di ciò che avevano deciso e se volesse ritornare indietro… perché, in fin dei conti, Elena non vorrebbe sembrare una ragazzina completamente persa per Damon, ma se in un’occasione lui si presentasse dicendole che “ehi, voglio provare a stare con te”, lei non ci penserebbe due volte a dirgli di sì. Questa è la realtà dei fatti. Stop. Ma comunque si maledice per la sua assoluta debolezza nei confronti di lui.

Purtroppo però la situazione resta ancora invariata e Elena pensa che meno vedrà Damon meglio sarà. Perciò cercherà di evitare contatti con lui.

Quando rientra a casa, nota che l’atmosfera è un po’ strana. Margaret continua a scorrazzare per casa saltellando e gridando “Andremo in montagna, andremo in montagna!” e zia Jenna sembra stia facendo una lista molto impegnativa.

“Che succede qui?” domanda la ragazza appoggiando le buste della spesa sulla penisola, proprio dove la zia sta scrivendo. Jenna alza lo sguardo su di lei e posa la penna.

“Mi ha chiamato Lily Salvatore. Ci ha proposto di passare qualche giorno ad Aspen con lei… con tutta la sua famiglia.”

“Oh. Io non credo di poter venire. Insomma… con Damon è tutto un po’ complicato.”

“Tesoro, non devi per forza venire. Anche Jeremy resterà qui. Ha appena iniziato con il suo nuovo lavoro oggi e non può di certo assentarsi di già. Inoltre ci saremo già io e Alaric a badare a tua sorella.” La guarda sua zia dolce, ma c’è qualcosa che non va nel suo sguardo. Non la convince. “Ma dirai tu a Margaret che non verrai.”

“Così mi costringi però. Sai che non la prenderà bene e insisterà così tanto da convincermi.”

“È la semplice verità dei fatti.”

“Quindi cosa dovrei fare?”

“Chiama la signora Flowers, dille di farti sostituire a lavoro. Mancherai per una settimana.”

Elena cerca di incenerire con la forza degli occhi Jenna. O per lo meno, le vorrebbe far venire un leggero mal di testa. Prende il cordless e chiama la sua insegnante.

Proprio così. Andrà ad Aspen.

Meno male che doveva evitare Damon.


 
Note finali:Salve a tutti quanti. Spero che possiate ancora perdonarmi per il terribile ritardo e per il casino che ho combinato. Ma eccomi qui, finalmente, a postare la Parte Settima del capitolo. Se non vi ricordate la situazione di Damon ed Elena, be'... loro due si erano lasciato. Oddio lasciati è un parolone visto che non stavano nemmeno insieme, ma poiché quei due sono loro due (e ho già detto tutto così) si fasciano la testa prima di rompersela, quindi onde evitare problemi in futuro si sono detti "Ma perché non prendiamo la decisione di non vederci più?" e quindi da perfetti idioti (Sì, lo penso anche io).
Ma tralasciamo per un attimo il Delena e passiamo alla questione della famiglia Salvatore. Neanche io so cosa pensare di questa parte, tutti hanno rivisto un fantasma del loro passato, ma chi ha vissuto questo momento con maggiore intensità è stata Lily. Alla fine stiamo parlando dell'amore della sua vita e non di una persona qualsiasi. Procedendo in ordine cronologico, ovviamente per Damon salta sempre fuori Elena  e il suo pensiero fisso su di lei, ma non mi voglio fossilizzare sempre sulle solite cose quindi passo oltre... Attente alla telefonata che ha ricevuto Stefan. Ha svelato un qualcosa di davvero sconvolgente a Lily e sì, ci saranno delle ripercussioni, delle conseguenze e ovviamente il piccolo Salvatore non ha fatto nulla di male, è solo stato in mezzo da persone che si affidano al suo buon cuore. Non vi dico nulla altrimenti sarebbe uno SPOILER e abbastanza grosso. So... non vi dico più nulla della storia, avete letto come è andata a finire, sempre se siete arrivate alla fine. Ho paura di tediarvi con le solite cose..
Quindi ci vediamo la prossima volta, spero vivamente che non passi così tanto tempo, visto che sono riuscita a riscrivere il capitolo in un mese.
Mia.
ps. Se trovate degli errori, per la prima volta  non è colpa mia, ma della mia compagna di stanza che durante la correzione del capitolo mi ha distratto. (Se mi stai ascoltando, sappi che te la farò pagare :*)
 
 
   
 
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