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Autore: JeanRavenclaw    02/04/2016    3 recensioni
Dal testo:
- "Abbiamo bisogno del suo aiuto." - disse l'uomo.
"Io devo aiutarvi?" - disse l'altro, ora curioso quanto sorpreso.
"Potrebbe diventare potente. Potrebbe avere l'intero Paese - magico e non - ai suoi piedi, se solo accetta di aiutarci" - rispose l'altro, senza smettere di fissarlo intensamente.
Il prigioniero rimase in silenzio, gli occhi spalancati a perlustrare di nuovo il nulla. All'improvviso la sua bocca si piegò in un sorriso maligno, il suo sguardo si rimise a fuoco e si piantò in alto, in quello dell'uomo.
"Va bene" - disse infine. -
Sono passati 7 anni dalla fine della Seconda Guerra Magica, ma l'Oscurità si muove come un'ombra tra la Londra magica e quella babbana. I Mangiamorte sono pronti a tornare, inisieme ad un aiuto prezioso.
Il mondo magico e quello babbano sarrano costretti a collidere.
Harry, Ron e Hermione, collaboreranno con le persone più improbabili, per salvare i due mondi: Draco Malfoy, Mangiamorte pentito del suo passato oscuro; e il babbano dalla mente più brillante, saggia - e razionale - che Londra abbia mai conosciuto: Sherlock Holmes.
Una bizzarra avventura attende questo bizzarro quintetto.
Il mondo magico e quello babbano, non saranno più quelli conosciuti fino ad oggi.
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Kingsley Shacklebolt, Mangiamorte, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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1.
 
Era buio, l'asfalto scricchiolava sotto i loro piedi; i tubi lungo le pareti ricurve, di pietra, lasciavano cadere al suolo qualche goccia d'acqua. Moriarty riconobbe i suoni che aveva udito la prima volta che era passato da quella galleria, però ora non solo poteva sentire, ma anche vedere dove i due uomini vestiti di nero lo stavano portando.
Avevano fatto indossare abiti neri anche a lui. Non erano proprio il tipo di completo che avrebbe indossato, ma sapeva di doversi accontentare.
Si fermarono e uno dei suoi accompagnatori si fece più vicino al muro, sussurando qualcosa. Il muro si disfò sotto i loro occhi, e Moriarty ne rimase affascinato. Oh, se solo avesse avuto anche lui i loro poteri, ma non poteva lamentarsi di ciò che era capace di fare anche senza possederli. Non esisteva al mondo un'altra mente criminale capace di inscenare una falsa pista o nascondere un dettaglio prezioso come sapeva farlo lui; ed era lieto che anche in un mondo di cui fino a poco tempo prima aveva ignorato l'esistenza, ci fossero persone in grado di apprezzare il suo talento.
Superato il muro, si trovarono a percorrere un lungo corridoio, illuminato da alcune fiaccole appese alle pareti scure, che però non ricordava di aver percorso.
"Questo non c'era l'ultima volta" - disse, lasciando vagare lo sguardo nella semi-oscurità.
"Ad ogni riunione cambia qualcosa. È un modo per confondere chi dovesse cercarci." - spiegò uno dei due uomini.
Infine svoltarono a destra, in una sala circolare molto simile a quella dov'era stato portato la volta precedente.
Molti altri uomini in abiti scuri e incappucciati erano già disposti in file ai lati del salone; si unirono a loro. Al centro,  Bartemius Crouch Jr. era in attesa, ad occhi chiusi e con le mani unite dietro la schiena.
Passarono minuti e altri Mangiamorte giunsero nel salone. Quando finalmente anche l'ultimo prese posto, Crouch aprì gli occhi e iniziò a parlare.
"Miei compagni, ora siamo pronti a discutere del nostro piano." - fece una pausa, iniziando a misurare il salone a lunghi passi - "La maledizione dovrà essere diffusa una sola volta e immediatamente ad ognuno dei nostri bersagli. Per questo motivo abbiamo bisogno di sincronizzare le linee telefoniche di tutta la città - ed è qui che entrerà in gioco il nostro nuovo amico." - disse, rivolgendo un sorriso, più somigliante ad una smorfia, a Moriarty.
Riprese - "Ora, necessitiamo di un codice, per compiere questa azione. E questo codice dovrà trovarsi in un luogo sicuro, fuori dalla portata di chi cercherà di fermarci. Un Custode Segreto potrebbe essere l'ideale, se non che si tratta di un Incantesimo ovvio e non impossibile da raggirare."
Camminò senza dire altro, finchè non si fermò di fronte a Moriarty.
"Sicuramente tu conosci metodi diversi dai nostri, dico bene?" - gli domandò scrutandolo coi suoi occhi neri.
Moriarty sorrise di sbieco - "Potrebbero chiamarmi il Re dei Codici. So come nasconderli. Conosco un metodo - il mio preferito" - disse con una risata - "con il quale sono riuscito a beffarmi anche del grande Sherlock Holmes."
Crouch corrugò le sopracciglia per un attimo fulmineo - probabilmente domandadosi chi fosse l'uomo da lui citato - poi ricambiò il sorriso di Moriarty e lo invitò a spiegarsi.
"Un codice scritto su un foglietto è banale; così come lo è un codice nascosto in un file criptato in un computer. Ma un codice nascosto da nessuna parte... quello è un lavoro da esperti." - disse, leccandosi le labbra come per assaporare il gusto del crimine. "Quando ho nascosto una stringa di codice binario a Sherlock Holmes, mi è bastato fargliela entrare in quel suo cervellone senza che lui se ne accorgesse." - terminò compiaciuto.
Crouch lo studiò con un sorriso enigmatico, mentre annuiva - evidentemente soddisfatto della proposta. 
"Niente male, ragazzo." - disse poi, riprendendo a camminare - "Vorrei, però, aggiungerci un tocco personale.:."
In quel momento, un rumore proveniente dal fondo del salone fece loro tendere le orecchie e smettere di respirare. Alcuni tirarono fuori le bacchette, ma non le alzarono; altri si voltarono semplicemente. Crouch si era fermato sui suoi passi e aveva gridato - "Gradirei che si facesse silenzio durante le riunioni!" - ed ora guardava il punto dal quale era provenuto il rumore con gli occhi fuori dalle orbite e i denti scoperti, come un orrendo animale.
Moriarty allungò il collo nel tentativo di capire cosa fosse successo, ma tutto ciò che poteva vedere erano le teste incappucciate degli altri Mangiamorte. Tornò così a guardare Crouch, e si accorse che la smorfia che prima occupava il suo volto, aveva improvvisamente lasciato spazio ad un sorriso maligno.
"So già chi sarà il nostro Portatore" - disse.
 
2.
 
L'orologio segnava le undici e mezzo del mattino. Harry era a lavoro da poco più di due dore e già non ne poteva più di tutti quei documenti; li spostò di lato e appoggiò i gomiti sulla scrivania, stropicciandosi il viso sotto gli occhiali.
Si sentiva irrequieto; non gli piaceva dover stare chiuso in ufficio a leggere di streghe impazzite o di draghi fuggiti per colpa di addestratori incompetenti mentre là fuori i Mangiamorte organizzavano il loro teatrale ritorno in scena. 
Era passata una settimana dal primo incontro con Malfoy e con Sherlock Holmes e non c'era stata l'ombra del minimo progresso; persino Hermione, che aveva iniziato la ricerca sulla Maledizione, stava avendo dei problemi. Il Ministro, nel frattempo, sembrava non avere la minima intenzione di fare qualcosa. L'unica risposta che riusciva a dare a Harry ogni qual volta gli ricordasse del problema era "Senza ulteriori informazioni non possiamo fare nulla, Harry" - quelle informazioni però, sembravano essersi prese una vacanza, come d'altronde sembrava essersela presa Malfoy. Come se non bastasse, la sua assenza aveva portato - oltre al nervosismo di Harry - al crescente lamentarsi di Ron su quanto Draco fosse inaffidabile.
Harry tirò un profondo sospiro, rimuginando sulla situazione. Decise che tentando per l'ennesima volta di convincere il Ministro a mettersi in azione non avrebbe fatto male a nessuno; così si alzò dalla scrivania e uscì fiducioso dal suo ufficio per dirigersi da lui, ma non arrivò alla fine del corridoio che lo vide venirgli incontro di gran carriera.
"Ministro -" - iniziò, ma quello, arrivatogli vicino, alzò una mano per zittirlo.
"Malfoy mi ha appena spedito un gufo. Dice che ha qualcosa di rilevante di cui informarci - finalmente, aggiungerei." - disse il Ministro.
"Oh - d'accordo" - rispose Harry, sollevato da quella notizia - ancora qualche ora senza informazioni ed era sicuro che avrebbe iniziato a pensarla come Ron - "Vuole indire una riunione?"
"L'ho fissata oggi alle 13.00"
"Avvertirò Ron e Hermione" - rispose Harry - e disse mentalmente addio alla pausa pranzo.
"No, vado io ad avvertirli. Tu vai a prendere Holmes" - disse il Ministro, girando sui tacchi e allontanandosi di nuovo verso gli ascensori.
"Oh" - mormorò Harry tra sè e sè. Non era del tutto entusiasta di dover andare a prendere Sherlock Holmes da solo. Hermione aveva passato l'ultima settimana a raccontare a lui e Ron tutte le storie che conosceva sui casi che Holmes aveva risolto, e il modo in cui riusciva ad avere successo aveva parecchio impressionato Harry; era rimasto a domandarsi come fosse possibile che un ragazzo della sua età fosse capace di cose simili e cosa dovesse succedere dentro la sua testa per permettere che tali capacità entrassero in funzione. Si vergognava un po' ad ammetterlo, ma la presenza di Holmes lo metteva a disagio - probabilmente perchè si sentiva stupido e disarmato di fronte a lui. Ma chi non si sentirebbe così?
Harry osservò il Ministro sparire in fondo al corridoio controllò ancora una volta l'orologio, dopo di che tornò nel suo ufficio a recuperare la giacca e la bacchetta, per poi uscirne di nuovo e dirigersi verso i camini.
 
Le fiamme verdi lo avvolsero e un attimo dopo sfrecciava a tutta velocità davanti a una serie di camini sconosciuti. Quando finalmente riconobbe quello del 221B di Baker Street, rallentò e le fiamme si diradarono, rischiarando la sua visuale sull'appartamento di Sherlock Holmes.
Quest'ultimo fu la prima cosa che Harry mise a fuoco: si era affacciato dalla cucina con una mascherina trasparente sugli occhi, guanti da saldatore e una fiamma ossidrica tra le mani e ora lo studiava da capo a piedi; le iridi azzurre che si muovevano frenetiche su ogni particolare del suo corpo. A Harry sembrò per un attimo di essere tornato ai tempi in cui era Silente a radiografarlo in quel modo - e la cosa non gli piacque.
"Un consiglio: prima di palesarvi nel mio camino - se non direttamente sul mio divano - sarebbe più consono se mi avvisaste in qualche modo." - esordì Holmes, rompendo il silenzio - "La signora Hudson è abbastanza anziana da rischiare un infarto per una porta sbattuta troppo forte. È tutta la settimana che la tengo fuori di qui per evitare che vi veda apparire dal nulla".
"Oh - giusto. Avviseremo la prossima volta."
Holmes spense la fiamma e lo osservò ancora un momento. "Ti ha mandato il Ministro" - sentenziò.
"Sì, mi ha chiesto di venirti a prendere per una riunione. Abbiamo nuove informazioni sul caso" - rispose Harry, mentre l'altro si alzava la masherina sulla fronte.
"Era ora!" - esclamò, vagamente scocciato, dirigendosi in cucina - "Per fortuna durante la vostra assenza ci sono stati un paio di omicidi a tenermi occupato".
Harry ebbe la sensazione di doversi abituare ad affermazioni del genere. "Non avendo avuto più notizie dal nostro informatore siamo stati costretti ad aspettare" - spiegò, a mò di scusa, raggiungedo Holmes in cucina, dove stava mettendo in ordine i suoi aggeggi da chimico-saldatore - o qualunque cosa fossero.
Questi annuì distrattamente. "Come hai detto che ti chiami?" - gli chiese infine.
"Harry, Harry Potter"
Holmes annuì, ed Harry fu lieto di non dover affrontare il solito stupore e la commozione che conseguivano solitamente alla pronuncia del suo nome.
"Bene" - sospirò Holmes, togliendo infine anche i guanti e lasciandoli sul tavolo insieme al resto - "Andremo al vostro Ministero, ovviamente"
Harry annuì. Holmes fece lo stesso, aggrottando le sopracciglia. "Presumo che non ci si arrivi in taxi" - disse, puntando lo sguardo su Harry, alzando un sopracciglio.
"Ehm" - Harry intuì che non sarebbe stata una buona idea smaterializzarsi o usare la Metropolvere in compagnia di un babbano - per quanto intelligente fosse; non voleva rischiare di ucciderlo. "Credo che sia meglio prenderlo - un taxi. Useremo l'entrata dei visitatori".
"Come preferisci" - rispose l'altro con un'alzata di spalle. Dopo di che si avviò in salotto e indossò la sciarpa e il cappotto, tirando su il bavero. Una volta pronto aprì la porta e, con un ampio gesto della mano, fece segno a Harry di precederlo giù dalle scale.
Una volta giunti al pianterreno, si udì il cigolio di una porta alle loro spalle ed entrambi si voltarono. La signora Hudson aveva messo il naso fuori dal proprio appartamento e li osservava curiosa.
"Sherlock, stai uscendo? - E questo giovanotto quando è arrivato?" - domandò, squadrando Harry come se fosse stato un fantasma.
"Signora Hudson, è stata lei ad aprirgli la porta, non ricorda? Ora se non le dispiace, abbiamo del lavoro da fare. Arrivederci." - rispose Holmes evasivo; e senza aggiungere altro, i due uscirono in strada e attesero un taxi.
 
Rimasero in silenzio per gran parte del tragitto. Harry, di quando in quando, lo scrutava di sottecchi ripensando ai racconti di Hermione.
"Quante sono?" - gli domandò ad un certo punto, continuando a guardare fuori dal finestrino.
Harry lo guardò confuso - "Come?"
"Quante sono?" - ripetè l'altro voltandosi a guardarlo con il sorriso di chi la sa lunga.
"Quante sono cosa?" - chiese Harry, continuando a non capire.
"Le domande che vorresti pormi" - rispose Holmes, come se Harry non avesse compreso l'ovvio.
"Oh" - Harry cercò di sembrare disinvolto; non avrebbe dovuto fissarlo come un'idiota - "Scusami. È solo che una mia amica conosce bene la tua storia e mi ha parlato molto di te"
"Se ti ha raccontato molto non dovresti essere così incuriosito da me" - rispose l'altro, sempre sorridendo.
"È vero" - ammise Harry, imbarazzato - "Il fatto è che non capita tutti i giorni di avere a che fare con persone... insomma, come te. Mi hanno detto che sai riconoscere un pilota d'aereo dal suo pollice sinistro - devi ammettere che è sorprendente"
"Nah, è una banalità" - rispose Holmes, con un gesto della mano - "Come ho già detto l'ultima volta, è tutta questione di dettagli; dettagli davanti ai quali le persone si ostinano a rimanere cieche. Sono quelli che costruiscono la verità, ma le persone, per pigrizia, tendono a preferire il generale al particolare. Con dello studio e dell'allenamento persino il più grande idiota che conosci potrebbe sviluppare una capacità di osservazione molto simile alla mia."
Harry non disse altro. Si accorse che il taxi era quasi giunto a destinazione, così si rivolse al tassista - "Accosti pure qui, grazie". Il taxi si fermò di fronte all'anonimo portone che Harry gli aveva indicato.
Entrambi scesero e attesero che la vettura se ne andasse, dopo di che Harry guidò Holmes pochi metri più avanti, fino ad una cabina telefonica all'incrocio tra Place Scoltand e Great Scotland Yard.
Harry aprì la porta della cabina e la tenne aperta per Holmes, ma quello rimase immobile a guardarlo con le sopracciglia aggrottate e le mani giunte dietro la schiena.
"Una cabina telefonica?" - chiese, studiandolo.
Harry annuì - "È l'ingresso dei visitatori"
Holmes parve confuso, ma dopo un momento entrò nella cabina ed Harry lo seguì - sorridendo tra sè e sè al pensiero di saperne di più di lui almeno sul Mondo Magico.
Chiusa la cabina, Harry tirò fuori delle monete babbane, le inserì nell'apparecchio e digitò il codice 62442.
"Magia - ovviamente" - borbottò Holmes, annuendo. 
Harry si voltò a guardarlo con le sopracciglia al limite dell'attaccatura dei capellli. "Quando sono venuto qua per la prima volta ci ho messo un secolo a capirlo!" - ammise - "Ma forse perchè ero troppo occupato a pensare ad altro.."
"È semplice da capire. Mi è capitato spesso di dover decifrare codici numerici in relazione a delle parole" - spiegò Holmes.
Harry scosse la testa sorridendo e tornò all'apparecchio. Sollevò la cornetta e la solita voce femminile risuonò nella cabina - "Benvenuti al Ministero della Magia. Per favore, dichiarate la vostra identità e il motivo della vostra visita."
"Harry Potter, capo del Dipartimento Auror, e Sherlock Holmes, ospite. Riunione straordinaria con il Ministro." - scandì Harry nella cornetta.
"Grazie" - rispose la voce - "I visitatori sono pregati di ritirare il tesserino di riconoscimento e di applicarlo in vista sui proprio abiti."
Dopo uno scatto e un tintinnio, Harry infilò le dita nella fessura dove solitamente cadono le monete di resto, e ritirò i due tesserini metallici. Ne passò uno a Holmes che, prima di appuntarlo sul risvolto del proprio cappotto, se lo rigirò tra le dita osservandolo attentamente.
"Ai visitatori del Ministero è richiesto di sottoporsi ad un controllo e di esibire le proprie bacchette per la Registrazione al Banco di Sicurezza, che potranno trovare all'estremità opposta dell'Atrium" - li avvertì la voce.
Il pavimento della cabina tremò e iniziò la sua discesa nel sottosuolo; Harry vide Holmes assumere un'impercettibile espressione di sorpresa, mentre assottigliava lo sguardo all'esterno della cabina.
"Auror?" - domandò poi, a metà della discesa.
Harry spiegò - "Cacciatore di Maghi Oscuri - e in mancanza di questi, Cacciatore di qualunque cosa possa essere pericolosa per la comunità magica". Holmes annuì distratto.
Atterrarono dolcemente nel mezzo della folla nell'Atrium. Si unirono alla scia di lavoratori diretti agli ascensori. Holmes camminava accanto a Harry, girando su se stesso di tanto in tanto, per osservare meglio tutto ciò che lo circondava.
"Lo ammetto" - disse poi, senza levare lo sguardo dalle grandi statue di pietra di fronte a loro - "questo sì, che è sorprendente". Entrambi sorrisero.
Harry controllò l'ora: mancava un quarto d'ora alla riunione. Per fortuna, al Banco di Sicurezza non c'era nessuno.
"Buongiorno signori, nome e cognome per favore" - esordì Mark Oydell, il responsabile del Banco.
"Buongiorno signor Oydell. Harry Potter, e lui è Sherlock Holmes".
Oydell sollevò lo sguardo dall'elenco di nomi e osservò Holmes con fare circospetto. Prima che potesse dire qualcosa, Harry intervenne.
"È un babbano -"
"Sono un cosa?" - chiese Holmes interrompendolo, mentre Oydell strabuzzava gli occhi per la sorpresa.
"Sei un babbano, cioè un essere umano senza poteri magici" - rispose veloce Harry, per poi tornare a rivolgersi al responsabile - "È stata richiesta la sua presenza per un caso di particolare importanza. Ordini del Ministro, non si preoccupi".
Oydell non sembrò del tutto covinto; lanciò un'ultima occhiata diffidente a Holmes, prima di tornare a guardare Harry. "Bacchetta, per favore".
Harry gliela passò e attese.
"Agrifoglio... undici pollici... flessibile... piuma di Fenice. Molto bene, signor Potter" - disse restituendogli la bacchetta - "Buon lavoro".
"Altrettanto" - salutò Harry, dopo di che lui e Holmes raggiunsero l'ala degli ascensori, ma anzichè prenderne uno, si avviarono lungo un corridoio laterale che portava alla Sala Riunioni del Ministro.
"Ogni bacchetta ha le sue caratteristiche, da quel che ho capito" - disse Holmes ad un certo punto.
"Esatto. Ancora oggi non ho ben chiaro come funzioni, ma è la bacchetta a scegliere il mago." - rispose Harry, sorridendo davanti allo sforzo di Holmes di trattenere uno sguardo colpito.
 
La porta della Sala Riunioni era chiusa; Harry bussò e si udì la profonda voce di Kingsley rispondere - "Avanti".
Attorno al tavolo circolare erano già seduti Ron, Hermione e Draco. Mancavano solo loro.
"Buongiorno signor Holmes, lieto di rivederla" - sorrise il Ministro, avvicinandosi per stringergli la mano.
"Buongiorno a lei Ministro" - rispose lui ricambiando il sorriso e la stretta di mano - "Chiamarmi Sherlock andrà benissimo" - aggiunse poi, rivolto a tutti.
"D'accordo allora. Sherlock, Ron e Hermione li hai già conosciuti la scorsa volta." - disse il Ministro indicandoli, mentre loro accennavano un saluto. "Lui, invece, è Draco Malfoy, il nostro informatore" - continuò, mentre Draco si alzava per presentarsi - "Draco, lui è Sherlock Holmes, un famoso investigatore babbano che ci darà una mano nelle indagini".
"Consulente investigativo" - lo corresse Sherlock con un sorriso, guadagnandosi un'alzata di sopracciglio da parte di Draco.
Quando tutti ebbero preso posto, il Ministro diede inizio alla riunione.
"Molto bene, possiamo cominciare." - iniziò Kingsley; poi si rivolse a Draco - "Draco, a te la parola." 
"Prima di tutto vorrei dire che so di aver sbagliato a non farmi vivo per una settimana intera, ma per motivi di sicurezza ho preferito aspettare prima di ricontattarvi" - spiegò Draco, mentre Ron lo osservava diffidente dall'altra parte del tavolo.
Kingsley rispose tranquillo - "Avrai tutto il tempo di spiegarci il motivo della tua assenza. Continua"
Draco riprese - "Il giorno dopo la nostra prima riunione, i Mangiamorte hanno organizzato la loro seconda. Mio padre, ovviamente, ci è andato, ma una volta tornato non mi ha raccontato nulla. Dopo che sono venuto da voi, mio padre mi ha chiesto dove fossi stato e io ho dovuto mentigli, dicendogli che ero stato a trovare Blaise Zabini, ma lui deve essersi insospettito, in qualche modo. Credo sia per questo che abbia evitato di raccontarmi altro, quella volta.
C'è stata una terza riunione, subito dopo la seconda. Convinto che non mi avrebbe di nuovo detto niente, ho deciso di seguirlo senza che lui lo sapesse. 
Ci siamo materializzati in una gelleria sotterranea, l'ho visto fermarsi davanti ad un tratto del muro di pietra e sussurrare qualcosa, ma non sono riuscito a sentire cosa; però sono riuscito ad oltrepassare il muro prima che si risolidificasse.
L'ho seguito lungo un corridoio fino all'ingresso di quello che sembrava un salone. È lì che è entrato; mentre io mi sono nascosto dietro una colonna e sono rimasto in ascolto."
"Hai idea di dove ti trovassi?" - domandò Kingsley.
"No, signore. Non c'era alcun indizio che potesse aiutarmi a capirlo." - spiegò Draco.
"Ah, perfavore" - sbuffò Sherlock divertito, e tutti si voltarono a guardarlo.
Draco lo fulminò con lo sguardo e s'inviperì - "Se credi di riuscire a capire in quale tra le centaia di gallerie sotterranee di Londra ti trovi senza arrivarci dalla superficie, perchè non provi a smaterializzarti tu laggiù la prossima volta?"
"Non solo lo credo, ne sono fermamente convinto" - rispose Sherlock, con fare da saputello.
Draco fece per ribattere, ma il Ministro lo interruppe. "Draco, per favore. Sherlock è qua proprio per questo, quindi evitiamo discussioni inutili e procediamo. - E tu, Ronald, smettila di ridere."
Draco squadrò Sherlock con tutto l'odio che un buon Serpeverde può avere in corpo e poi riprese a parlare.
"Come dicevo, sono rimasto nascosto fuori dal salone per ascoltare. Ho riconosciuto Crouch parlare di un codice da nascondere; diceva che sarebbe servito per diffondere la Maledizione attraverso le linee telefoniche di Londra. Non era sicuro di voler proteggere il Codice con l'uso di un Custode Segreto, perchè sarebbe stata una scelta troppo ovvia; così ha chiesto un paere a qualcuno. Ho sentito un'altra voce; indubbiamente quella di James Moriarty, perchè ha fatto il nome di Sherlock Holmes."
Sherlock si fece, se possibile, più attento di quanto già non fosse, e unì le dita sotto al mento. Draco continuò:
"Diceva di aver già nascosto parecchi codici e si vantava di come era riuscito a ingannare persino Holmes, col suo metodo prediletto."
"E di quale metodo stiamo parlando?" - chiese Harry.
"Nascondere il codice nella mente di una persona ignara di conoscerlo." - rispose Sherlock.
"Non ne sono sicuro" - disse Draco, assumendo l'espressione di chi si sforza di ricordare qualcosa.
"Che significa che non ne sei sicuro?" - chiese Hermione.
Draco fissò la superficie del tavolo di legno per qualche secondo, poi rispose - "Quando Moriarty ha parlato del suo metodo - quello che Holmes ha appena spiegato - Crouch sembrava entusiata dell'idea e diceva di volergli dare un tocco personale" - s'interruppe ancora e strinse le labbra, concentrato - "Mi sono spostato per riuscire ad ascoltare meglio e l'ho sentito dire che aveva un'idea di chi poter usare come Portatore".
"Portatore?" - chiese Ron confuso.
"Non so di preciso cosa significhi - penso che intendesse la persona che nasconderà il codice. Crouch sembrava parlare ad alta voce di qualcosa che aveva già elaborato nella sua testa." - rispose Draco. sospirò e aggiunse - "La cosa che mi lascia più confuso è che pochi minuti dopo quest'affermazione hanno concluso la riunione senza aggiungere altro."
Tutti rimasero in silenzio per qualche minuto, a rielaborare le parole di Draco.
" Non capisco; perchè terminare una riunione proprio in quel momento?" - parlò poi Ron, confuso.
"Draco, è possibile che ti abbiano visto?" - gli domandò Kingsley, posando uno sguardo apprensivo su di lui.
Draco si sistemò meglio sulla sedia con fare nervoso e, abbassando lo sguardo, disse - "Se mi avessero visto tutti probabilmente mi avrebbero ucciso"
"Tutti?" - lo spronò Kingsley.
Draco gli lanciò un'occhiata in tralice. "Mi sono smaterializzato prima che chiunque uscisse dal salone. Quando mio padre è arrivato a casa si è messo ad urlarmi addosso dicendomi che non si sarebbe mai aspettato una cosa simile da me. Mi aveva visto. Era fuori di sè. Gli ho chiesto se fossi stato visto da altri, e lui ha negato. Ha detto di essere sicuro di essersi accorto solamente lui della mia presenza. È questo il motivo per cui ho aspettato a farmi vivo: non volevo che sospettasse nulla della nostra collaborazione."
"E tu ti fidi di ciò che ti ha detto?" - gli chiese Ron, alzando un sopracciglio.
"È mio padre, idiota" - rispose acidamente Draco.
"Beh, è lo stesso padre che ti ha costretto a diventare un Mangiamorte" - insistè Ron.
Draco sbattè un pugno sul tavolo e si sporse verso di lui - "Weasley, continua così e prometto di rendere la tua faccia rossa quanto i tuoi capelli a suon di pugni" - lo minacciò.
"Malfoy... ehm - Draco" - intervenne Hermione, timidamente. Lui si voltò a guardarla e lei disse - "Ron ha ragione. Voglio dire - so che resta pur sempre tuo padre, ma non si è sempre comportato... bene... con te"
"Non si tratta solo di fiducia" - rispose Draco tornando a sedersi -  "Basta constatare che io sia ancora vivo e intatto per capire che non mi hanno visto".
Cadde il silenzio. 
Hermione continuava a mordersi il labbro pensierosa; Ron fissava il tavolo, con aria preoccupata; Draco e Harry si scambiarono uno sguardo, per poi spostarlo altrove e tornare a pensare; Kingsley si massaggiava le tempie, nervoso; Sherlock aveva impostato uno sguardo vacuo e sembrava essersi chiuso nella sua mente.
"Ora che si fa?" - chiese alla fine Ron.
Kingsley si schiarì la voce. "Prima di tutto, Draco, non puoi permetterti un altro rischio del genere. Suppongo che dovremo trovare un altro modo per ricavare informazioni, ma per il momento iniziamo ad elaborare ciò che abbiamo. Harry e Ron, il vostro compito sarà quello di tenere sott'occhio la situazione nella Londra babbana; Draco può darvi una mano."
Harry annuì; Draco e Ron si maledissero a suon di sguardi, ma poi annuirono anche loro.
"Hermione, tu continua la ricerca. Sherlock, dalle una mano - e cercate di scoprire anche qualcosa in più sul codice".
"D'accordo" - rispose Hermione.
"Per oggi direi che è tutto" - sospirò sconsolato il Ministro, alzandosi.
"Ministro, avrei una proposta." - parlò Sherlock. 
Il Ministro tornò a sedersi. "Certo, va avanti"
"Questo caso è una questione di Stato e - senza offesa - ma non credo che tre soli ragazzi basteranno a tenere sotto controllo l'intera città. Avremo bisogno di un aiuto."
"Capisco, Sherlock, ma non posso mettere tutti gli Auror del dipartimento a guardia di ogni angolo della città, ci sono altri casi minori da -"
"Non sto parlando dei suoi uomini. Sto parlando di quelli di mio fratello." - lo interruppe Sherlock.
Tutti si voltarono a guardare Kingsley che, a sua volta, guardava Sherlock con una sorta d'ansia.
"Sarebbe rischioso rivelare la Magia ad altri babbani.." - disse cauto.
"Non c'è bisogno di dirlo a tutti. Basta informare mio fratello, dopo di che ai suoi uomini verrà raccontata una versione più plausibile della situazione." - si fermò per decifrare il volto del Ministro, e vedendolo scettico, aggiunse - "Non si preoccupi, Ministro. Sono persone molto discrete, specialmente mio fratello. E se così non fosse, non avrebbe comunque amici a cui raccontare i nostri affari." - terminò con un sorriso.
Kingsley rimase in silenzio a picchiettare il dito indice sul tavolo per qualche minuto; infine annuì sovrappensiero.
"Esattamente, di cosa si occupa tuo fratello?" - chiese infine.
Sherlock si fissò in volto un sorriso enigmatico, prima di rispondere - "Lui è il Governo Inglese."
 
 
 
 
 



ANGOLO AUTRICE:
Pensavate di esservi liberati di me? E invece no!
Scusate tanto, tantissimo, per l'attesa prolungata, ma sono stata impegnata e malata, e perciò non ho avuto del tempo per scrivere. Spero di aver rimediato con questo bel capitolone corposo!
Non mi pare ci siano spiegazioni aggiuntive da dare, questa volta. In caso contrario, chiedetemi tutto ciò che volete e io vi risponderò!
Fatemi sapere cosa ne pensate, sono molto curiosa!
Un bacione e grazie mille per aver letto! :-*
Alla prossima!
 
-Jean
   
 
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