Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: quirke    02/04/2016    0 recensioni
Leggiadri, come i fiori di ciliegio, il vento che accarezza le gote rossastre e le fioriture primaverili.
Gli addii, una mano intrepida, cauta.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
animated, daytime, and day image cute, blood, and mouth image Inspiring Image on We Heart It 


q nymphets

 

I- Junko&Koyo

 

"Cinque centimetri al secondo" sospirò Junko. 
I capelli spettinati, l'aria dell'abitacolo consunta da pensieri frustranti. Le sue parole fluttuarono fuori come acqua, attanagliando il silenzio.
"Cosa?" Koyo smise di focalizzarsi sulla palla da basket tra le mani, poggiandola dolcemente sulle coscie. Alzò lentamente il capo, sfiorò il manubrio con gli occhi, discretamente, per poi sfociare sullo spettacolo presente oltre il suo riflesso sbiadito, sul parabrezza del veicolo.
"La velocità a cui cadono i fiori di ciliegio" Le labbra di Junko articolarono ogni sillaba, combaciando, e poi schiudendosi delicatamente.
"Certo che ne sai di cose, piccolo germoglio" Kyoto spostò lo sguardo, cauto, incrociando il riflesso d'un paio d'occhi attenti, impegnati a meditare la bellezza che si proiettava dall'altra parte. Si leccò le labbra, cosciente del fatto che, nonostante tutto, lei non avrebbe potuto percepire quell'intensa occhiata.
"Sembra quasi neve"
Koyo incastrò la palla tra le gambe, allungò una mano ed afferrò una scatolina. La aprì, prudentemente, per poi estrarne un onigiri.
"Sì, forse" esclamò allora, prima di mordere il suo pranzo. E protese la scatolina verso Junko, offrendole il pasto.
Lei non rifiutò.
"Pronto per la partita di giovedì?"
"Sì" mormorò Koyo, ritornando ad osservare la palla ed alludendo ad un'inefficace sicurezza.


“Per oggi non è prevista nessuna sorpresa” annunciò Kai, vagamente perplesso.
Koyo annuì, anche lui titubante. 
Lo stanzino usato come spogliatoio era povero di dettagli, buio. La poca luce proveniva dalla lampadina al neon sopra le loro teste, che sibilava un rumoroso ronzio. 
Le panchine di ferro danneggiato scricchiolanti erano addossate con violenza alle pareti, da cui frammenti di vernice si scollavano ogni minuto. 
Un tanfo insopportabile attanagliava lo stanzino, tanto da portare Kai a smettere d'inspirare con il naso ed obbligarsi a farlo, a tratti, con la bocca.
Quando Koyo gli aveva timidamente domandato qualche altro dettaglio dell’avversario, Kai lo aveva guardato del tutto interdetto. 
Glielo aveva ripetuto almeno un migliaio di volte quella mattina: nessuno del loro piccolo club ne sapeva qualcosa, e se mai ne fossero stati al corrente, perché mai glielo avrebbero dovuto tenere nascosto?
Poi, placido come al solito, gli aveva dato quella risposta che aveva allarmato ancora di più Koyo.
I suoi capelli erano di nuovo tornati del loro colore naturale, nero pece. Gli occhi erano gonfi a causa delle troppe notti accumulate passate in bianco.
Un taglio rivestiva lo zigomo destro ed i muscoli della schiena, ora nudo e di spalle alla ricerca di un deodorante, erano tesi come corde di violino.
“Sarà una passeggiata” lo incoraggiò Kai, cercando di allentare tutta quella tensione.
Le sue parole rimbombarono nello stanzino colpendo le orecchie di Koyo. Quest’ultimo si girò lentamente, con un ghigno, che se prima appariva tremolante e nervoso, ora traspariva una totale indifferenza e calma.
“Tu dici?” 
Kai sbuffò, lasciandosi scappare un sorrisino. Se Koyo era preoccupato, era capace di distruggere ogni prova che potesse incastrarlo, e pure bene.
Circondati da un'intensa quiete, le loro orecchie riuscirono a percepire dei chiacchiericci che provenivano dalla palestra. Stavano dando gli ultimi ritocchi ai preparativi, immaginò Koyo, e i loro compagni stavano sicuramente iniziando a scaldarsi. 
I due ragazzi udirono diversi canestri mancati dai nuovi pivelli che volevano entrare nella squadra. 
Tra quella sinfonia, dove le note erano rappresentate da singhiozzi irregolari e l’organizzazione caotica dell’incontro sempre più vicino, una porta cigolante li obbligò a lasciar perdere quella musica quotidiana e tranquilla, risvegliandoli e destando soprattutto la paura che avvolgeva Koyo. 
Una figura minuta ed abbronzata sgusciò fuori, scivolando dinnanzi a loro, o quasi.
“Non mi convince” sussurrò Kai abbattuto.
Il ragazzo gli scoccò un’occhiata gelida, poi ritornò a ricercare l’equilibrio perso da tutta quell'accozzaglia di scarpe e giacche abbandonata davanti alla porticina. Gli occhi particolarmente rossi saettavano per tutto l’ambiente, le mani scorrevano per le pareti sudice alla ricerca di un approccio.
“Non-non ci crederete mai” balbettò furioso Yoori, poi d’un tratto sembrò trattenere a stento una grassa risata.
Si portò il dorso della mano in bocca, il corpo fu travolto da leggere scosse. Le gambe magroline erano scoperte, un pantaloncino da basket ed un cerchietto, che avrebbe dovuto placare le ciocche ribelli, gli davano un’aria abbattuta.
“Cosa?" lo stuzzicò Kai.
Questo, apparentemente rilassato, si diresse verso quello che restava di uno specchio. Si spettinò ancor di più i capelli, si leccò le labbra maliziosamente e rimase a guardare a lungo il suo stesso riflesso, sotto lo sguardo avvilito di Koyo.
“Che il famoso nemico, è in realtà ...” Yoori si concesse una veemente risata trattenuta da troppo tempo.
Un’imprecazione rimbombò tra le deboli mura, demolendole. 
Come un uragano, Kai devastò tutti i pensieri di Koyo e di Yoori, che sussultarono presi alla sprovvista da tanta fantasia ed oscenità: un'insolente imprecazione che sollecitava Yoori a terminare la frase.
"L-la Seijoh!"
Kai e Koyo sbiancarono all'improvviso. E se Koyo perse tutta la sua energia, prosciugato da un'improvvisa perdita di sicurezza, scivolando giù e sedendosi, Kai s'infuocò all'improvviso, scagliandosi verso la porta.
In quel breve e furioso tragitto, ignorò totalmente la figura di Yoori, la quale travolse euforicamente.
"Finalmente la rivincita!" gridò a pieni polmoni.
Yoori lo seguì a ruota, trattenendolo e cercando di calmarlo.
Al tonfo assordante della porticina, che si chiuse alle sue spalle, seguì un terrificante silenzio.
Koyo si abbandonò a sé stesso, ricurvo e le braccia pesanti, le gambe distese s'irrigidirono. Le piegò un po', arrivando così a poggiare il gomito sulle ginocchia spigolose e posando il mento sul dorso della mano.
Sbuffò.
Allungò una mano nella tasca della felpa.
Tanto valeva provarci, come faceva sempre. Ogni volta, ripeteva le stesse azioni prima di un evento importante, destinando così le sue sorti a una forza sconosciuta che avrebbe influenzato il suo comportamento nel mentre.
Fatalista? Probabilmente.
Codardo? Sì.
Incontrò qualcosa dentro la tasca, le sue dita lo sfiorarono, ritirandosi improvvisamente quando incontrò una sensazione gelida. Ma protese comunque la sua decisione.
Testa, o croce? Se era testa, allora sarebbe tutto finito nel migliore dei casi. Croce, e le conseguenze non gli avrebbero fatto piacere.
Osservò la monetina assorbere i riflessi della debole luce, riflettendoli dopo. Deglutì.
Lanciò la monetina, ripiegò il ginocchio, aprì le gambe permettendo così alla monetina di abbattersi contro il pavimento, sprofondare ogni sua remota paura.
Mordicchiò il labbro inferiore. Rifinì il contorno delle labbra con la punta della lingua, indebolì la ferrea stretta sotto le sue mani, permettendo così alla panchina di riprendere fiato.
Testa.
L'avrebbe fatto subito dopo.

“Allora ti accompagno, non c’è problema”
Più che a un invito, assomigliava a un’assoluta certezza.
La pioggia era diventata flebile fino a sparire del tutto. L’asfalto era leggermente impregnato della pioggerellina precedente, il terreno dei campi da gioco ed il cortile erano intinti di fango. L’aria celava un odore acido e pesante che costrinse Junko a stringersi la sciarpa intorno al naso.
Annuì.
I capelli sciolti erano per metà incastrati dentro la sciarpa di lana grigia, le ciocche più irriverenti volteggiavano libere con la brezza gelida. Il viso corrucciato era stanco, le sopracciglia ancora aggrottate, come sempre.
Rimase a fissare Koyo mentre liberava la bici e la posizionava davanti a loro.
Quell’accozzaglia di ferro, pneumatici e molto altro ancora sembrava possedere più anni di Koyo, il blu era rigato e il manubrio leggermente storto.
“Dietro, okay?” le sorrise Koyo, “Però aspetta un attimo, voglio vedere se tutto è sicuro”
I capelli insudiciati ricadevano davanti agli occhi, intracciando uno sguardo diretto, il vento lasciava che ogni ciocca oscillasse insieme al giaccone sbottonato.
Numerosi studenti si accalcavano verso il recinto prima di terminare la giornata, si scambiavano saluti o battutine divertenti, si congedavano gli uni dagli altri o si dirigevano verso la stessa meta. Perfino i suoi compagni di squadra non vedevano l'ora di abbandonare la scuola e rintanarsi da qualsiasi altra parte.
Le gonne delle ragazze danzavano con la corrente, ogni chioma si spettinava più del dovuto infastidendo la visuale, sollecitando Koyo ad agire. Si era servito di qualche forcina rubata per non aumentare rischi di incidenti, bloccando così le ciocche un po' dietro la testa.
Posò una suola consunta su un pedale e, con un veloce gesto del capo, le fece cenno di imitarlo e sedersi dietro di lui.
“Tieniti, eh”
Junko legò le braccia intorno alla sua vita, spiaccicò inconsapevolmente naso, bocca e l’intero viso contro la sua giacca, come se già sapesse le sue intenzioni.
Koyo accelerò, accelerò nonostante l’accumulo di corpi davanti a lui. Cominciò a suonare il campanellino ed urlare di fare spazio.
Chiunque obbedì, più per paura di essere preso sotto che per rispetto, allegando pesanti insulti. Junko sentì del calore scagliarsi contro il suo stesso viso, quando cominciò ad urlare per la paura contro il tessuto pesante di Koyo. Il suo stesso alito le si ribatteva contro.
Sorpassato il cancello e svoltato un angolo, Koyo rallentò, cominciando a pedalare lentamente lungo il corso del fiume. Il sole spariva dietro le tettoie della città, mentre loro rigavano il sentiero tracciato su un’altura.
“Junko?”
Koyo le rivolse diverse occhiate veloci, curioso dal fatto che non avesse ancora allentato la presa intorno al suo bacino e rimosso il viso dalla sua schiena.
“Mh?”
Il cielo malinconico e tetro ospitava frastornanti stormi gracchianti, nuvole vaporose venivano sputate fuori da fabbriche in lontananza, l’acqua del fiume di sotto scorreva dolcemente.
“Perché io e te … non usciamo insieme?”
Dopo quelle parole, nonostante la tensione instaurata tra i due amici, il ritmo con cui pedalava non si alterò.
La faccia spremutagli contro di Junko si scansò di soppiatto, regalandogli solo un ultimo caldo sospiro:
“Fermati”
Kayo disobbedì. Sentì l’aria fredda solcarlo, graffiargli e bruciargli le guance spoglie e pallide. Le labbra secche erano strette in una rigida linea, per niente pentite da quello che avevano lasciato fuoriuscire.
“Ti ho detto di fermarti” 
La voce di Junko gli era risuonata fredda, distante e comunque capace di bruciargli quel pensiero sfacciato che gli aveva attraversato la mente, così veloce da non permettergli di rifletterci su.
“Ripeti” mormorò Junko, “Che cos’è che hai detto?”
Le mani di Koyo si serrarono intorno al manubrio, inalò quanto più ossigeno poté e si perse con lo sguardo stanco dietro l’orizzonte rigato da alti palazzi, vecchi e logori, che a malapena riflettevano la bellezza della natura che li circondava.
Riuscì a scorgere dei chiacchiericci, molto probabilmente provenivano dalle rive del fiume.
“Se esci con me” confermò.
Spostò le iridi ai rispettivi angoli degli occhi, riuscendo a scorgere un gruppetto di persone radunato sotto di loro. Riprese a respirare, calmando prima le sue paure e poi il ritmo del suo petto.
“Come ti è venuta un’idea simile?”
Le braccia di Junko abbandonarono una volta per tutte i suoi fianchi.
“Guardando Oni e quella ragazza” replicò sicuro di sé, “Insomma, anche io e te ci potremmo provare"
“Ma scherzi?”
“Non sto scherzando”
Gli occhi di Junko brillarono contro la fioca luce dei lampioni che affiancavano il sentiero tortuoso, le sue guance si gonfiarono fino ad arrossire. Strinse la borsa al suo corpo, se delusa o furibonda non si capiva.
Koyo riprese finalmente a respirare, alleggerì la presa intorno al manubrio e, sicuro di riprendere a pedalare, si girò per assicurarsi che lei fosse pronta.
Era sparita.
Se almeno piovesse. Anche dentro non ci si sentiva meglio.


 

 

 





_________________________________________________________________________________________________________

holaaa!!! 
ecco qui junko e kayo, i miei due primi bambini bellissimi. che ve ne pare??
junko é la prima ninfetta, un'essere tanto sublime quanto incontrollabile. ditemi un po' cosa ne pensate.
in pratica, sembrano essere molto intimi nella prima scena, poi assistiamo a un pre-partita dove un kayo molto insicuro sembra trattenere a fatica le sue paure.
e lancia una monetina, lasciandosi condizionare dal destino. per cosa avrà lanciato la monetina per voi? per quale evento?
infine, i due personaggi se ne vanno via, e se kayo apre il suo cuoricino, junko scompare.
tengo a dirvi che mi sono inspirata a diversi manga, dove scene deliziose sono rimaste intatte nella mia testa, e dovevo scriverci assolutamente su qualcosa.
Il primo estratto proviene da "5cm al secondo", un anime bellissimo!!!!!! In pratica, inizia proprio con questa spiegazione, che qui Junko riprende sapientemente.
Poi, c'é un accenno a "Haikyuu!!", anime con la pallavolo come tema principale. E vi parla una giocatrice di pallavolo qui! In pratica, la Seijoh, nell'anime Aoba Seijoh, é una squadra di pallavolo, che qui riprendo come squadra di basket.
Infine, l'ultima scena della bici, proviene dall'anime "La ragazza che saltava nel tempo", uno dei miei preferiti. E ve lo consiglio profondamente!! 
vi auguro una buona serata ed aspetto i vostri pareri

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: quirke