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Autore: kimsherd    03/04/2016    4 recensioni
Bokuto ha una cotta per Akaashi, una di quelle cotte che non ti fanno dormire di notte e ti rendono la vita un inferno, e per conquistarlo chiede consigli alle persone sbagliate.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Tetsurou Kuroo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 2. Sorrisi e agitazione
 
«Bokuto-san, potresti concentrarti di più, per favore?»
Bokuto scosse la testa e guardò per terra, il suo sorriso smagliante svanito.
«Sembra che non riesca a fare nulla oggi»
Si accasciò a terra, rimanendo inginocchiato in mezzo alla palestra come un sacco di patate floscio.
Akaashi alzò gli occhi al cielo e sospirò, era troppo stanco per assistere Bokuto in uno dei suoi soliti momenti, ma da bravo vice capitano (e amico) quale era, non poteva lasciare il loro miglior schiacciatore in quella misera condizione.
«Bokuto-san, non è vero che non sai fare niente. Non sei nella top five per nulla, io so che ce la puoi fare»
Si chinò accanto a lui e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi, con un minuscolo sorriso appena accennato sulle labbra.
Bokuto non aveva mai visto Akaashi sorridere davvero, sembrava impassibile e indifferente verso tutto, ma sapeva che non era così, semplicemente Akaashi era una persona introversa, riservata, che non lasciava mai far vedere nulla più del necessario. Era il completo opposto di lui e forse per questo ne era così attratto.
Le dimostrazioni di affetto di Bokuto erano continue ed esagerate, ogni emozione traspariva da lui come se non fosse in grado di contenerla, quindi tutti avevano fatto l’abitudine ai suoi sorrisi e al suo affetto. Akaashi invece non si lasciava sfuggire nulla, per cui Bokuto si teneva stretto ogni momento in cui il suo amico gli mostrava una certa intimità, come fosse un piccolo tesoro. Quei sorrisi che altri nemmeno notavano erano uno di quei tesori. Anche se in quel momento Bokuto si sentiva a terra ed incapace di fare anche solo una schiacciata giusta, bastò guardare Akaashi per sentirsi subito meglio.
Non erano tanto le sue parole, che ormai sentiva spesso visto che aveva dei momenti di depressione più frequentemente del solito, ma la genuinità con cui le diceva ogni volta, nonostante Bokuto sapesse che probabilmente Akaashi era stanco di ripeterle.
Gli sorrise debolmente ma accettò la mano che gli porgeva, tentando in tutti i modi di ignorare il cuore che iniziò a battere più velocemente.
«Hai proprio ragione Akaashi, come cavolo ho fatto a buttarmi giù così? Sono pur sempre il migliore!»
Questa volta, Bokuto sorrise per davvero e Akaashi sbuffò, doveva sempre avere un’enorme pazienza con il suo capitano.
«Certo, Bokuto-san. Hai voglia di fare altre schiacciate?»
«Dopo che mi hai sorriso in quel modo così carino, certo che si!»
Akaashi lo fissò, i suoi occhi taglienti normalmente sempre semi chiusi si aprirono lentamente dalla sorpresa e Bokuto, resosi conto di ciò che aveva appena detto, arrossì fino alla punta delle orecchie.
“Dannato me e la mia totale assenza di un filtro fra cervello e bocca!” pensò disperato.
«B-beh, forse è meglio se per oggi la smettiamo con l’allenamento extra. Ci vediamo domani Akaashi, ciao!»
E detto questo corse via dalla palestra come un fulmine, cambiandosi a velocità record, mentre Akaashi se ne stava lì impalato con la palla in mano e un’espressione confusa sul viso.
 
 
Lun, 17:36 (to: kuroo <3)
Shiiiiiiiiit! Ho appena detto ad Akaashi che ha un sorriso carino
È stato bello conoscerti bro
Addio (╥_╥)
 
Lun, 17:37 (from: kuroo <3)
HAHAHAHAH scusa ma è una cosa troppo da te! Scommetto che dopo averlo detto sei scappato…
 
Lun, 17:37 (to: kuroo <3)
…beh si COS’ALTRO POTEVO FARE?
 
Lun, 17:38 (from: kuroo <3)
È peggio di quel che pensavo. Hang in there bro, ancora una settimana!
 
Lun, 17:39 (to: kuroo <3)
Ho paura credo che impazzirò (((φ(◎ロ◎;)φ)))
 
 
Appena arrivato a casa, Bokuto si buttò sul letto e affondò la testa nel suo cuscino preferito, quello a forma di gufo, rotolando sulle lenzuola (anch’essere con una stampa a tema gufi) per tentare di scaricare l’adrenalina che aveva in corpo. Non aveva detto chissà che cosa, ma per uno come Akaashi, così calmo e posato, era sicuramente troppo. Bokuto era solito fare complimenti senza problemi, era una persona che non riusciva a tenersi dentro qualcosa, ma di sicuro non andava in giro a dire ai suoi compagni di squadra che avevano un bel sorriso.
Il ragazzo sentì il cellulare vibrare e lo prese in mano, aspettandosi un altro messaggio di Kuroo e invece era il nome di Akaashi quello che lampeggiava sul monitor. Improvvisamente sentì troppo caldo.
 
 
Lun, 18:01 (from: Akaashishi)
Bokuto-san, domani è meglio se ci alleniamo di più, oggi abbiamo fatto poco. Riposati…
E non preoccuparti, non serviva correre via per una cosa simile.
 
 
Ah, Akaashi era perspicace come sempre, aveva subito capito il suo disagio, anche se, a dire il vero, capire Bokuto non era per niente difficile. Il capitano ci mise un po’ prima di inviare la sua risposta, dopo aver scritto e cancellato un bel po’ di volte.
 
 
Lun, 18:05 (to: Akaashishi)
Akaaashiiisiisisiii! Si domani ci mettiamo sotto e non farò più lo stupido promesso! ★~(◠‿◕✿)
 
Lun, 18:07 (from: Akaashishi)
Sempre con quelle emoji, vedo (e zero punteggiatura). Sono nel tuo carattere, però. A domani, Bokuto-san.
 
 
Bokuto rispose semplicemente con un’altra emoji particolarmente esagerata che salutava e mandava bacetti, immaginandosi Akaashi che alzava gli occhi al cielo con la sua solita espressione esasperata, ma in cuor suo sperava che sulle sue labbra comparisse anche quel piccolo sorriso che aveva visto qualche ora prima.
Il giorno dopo Bokuto si svegliò di nuovo stanco e per niente riposato. Si strofinò gli occhi e guardò la sua immagine riflessa allo specchio, che aveva delle profonde occhiaie e gli occhi non proprio vigili.
“Dannato Akaashi e il suo sorriso. Dannato me che mi preoccupo troppo per questa dannata storia”
Si schiaffeggiò con forza, tentando di svegliarsi, e questa volta ci mise più del solito a prepararsi, arrivando davanti alla scuola quando la prima campanella era già suonata.
 
Akaashi era sempre così gentile con lui. Quando l’aveva appena conosciuto pensava che fosse un pezzo di ghiaccio impossibile da smuovere, ma dopo più di un anno di amicizia, aveva capito che non era affatto così, Akaashi semplicemente dimostrava le sue emozioni in un modo totalmente diverso da lui, in modo silenzioso che quasi sempre passava inosservato. Akaashi era paziente e comprensivo, uno studente modello e beh, un ragazzo perfetto, almeno secondo Bokuto. Questo però non cambiava il fatto che fosse ancora preoccupato per ciò che aveva detto il giorno prima.
«Bokuto, potresti rispondere alla domanda?»
La voce del professore gli arrivò distante, e fu solo dopo che il compagno di banco gli diede una gomitata potente che Bokuto si rese conto che la domanda era rivolta a lui.
«Uh, si, certo! Ehm…»
Si mise a fissare intensamente la lavagna e poi il suo quaderno aperto, con le pagine intonse. A malapena ricordava che materia stessero facendo.
«Mi dispiace, ero distratto»
«Si, ho notato. Fai in modo che non succeda più, questo è l’ultimo avvertimento»
Bokuto si fece più piccolo sotto gli occhi inquisitori del professore e annuì con forza. Ecco, ci mancava solo che il pensiero di Akaashi lo facesse mettere nei guai anche a scuola, per di più poco prima degli esami! Per fortuna arrivò la campanella della pausa pranzo a salvarlo e Bokuto si diresse con il suo bento pieno di cibo nutriente nel giardino dove gli altri del terzo anno erano soliti stare.
Bokuto sbuffò e iniziò a mangiare il suo pranzo imbronciato, non sopportava di essere così in confusione. Un suo compagno di classe lo vide e bisbigliò qualcosa ad un altro.
«Mi fa quasi impressione vederlo così di cattivo umore…»
Bokuto ignorò i due. Normalmente avrebbe risposto con un solare sorriso e una battuta, ma in quel momento non ne aveva voglia, e la cosa era grave. Era davvero capace di aspettare una settimana? E se poi nessuno sarebbe stato in grado di dirgli qualcosa di utile?
Guardò il suo cellulare, con i colori della Fukurodani e decorato con uno sticker di un gufo e pure un accessorio pendente dello lo stesso animale (si, li amava particolarmente) e rimase lì imbronciato a fissare lo schermo che aveva come sfondo un selfie fatto da lui con tutti i suoi compagni di squadra. Tentò in tutti i modi di non fissare il viso serio di Akaashi.
Scrivere o meno al ragazzo più giovane per pranzare insieme? Era normale per loro farlo, ma ora aveva paura e non sapeva nemmeno perché, ma non voleva nemmeno pranzare da solo, Bokuto odiava la solitudine, voleva sempre essere circondato da persone, cose e rumore.
«Bokuto, non sei con Akaashi?»
Al suo nome, il ragazzo alzò la testa e incontrò lo sguardo annoiato di Konoha. O almeno, sembrava annoiato, in realtà Konoha era semplicemente afflitto da resting bitch face.
«D-dovrei?»
Bokuto mise le mani dietro la nuca, tentando di sembrare del tutto casuale, ma era evidente una certa tensione nel suo portamento. Konoha alzò un sopracciglio, facendo sembrare il suo sguardo più disgustato che annoiato.
«Mangiate sempre insieme, mi sembra quasi strano vederti qui insieme agli altri del terzo anno»
«Mh, hai ragione. Solo che sono un po’ giù di morale al momento»
Bokuto si rendeva conto che era stupido farsi problemi su ogni cosa, ma in quel momento si stava chiedendo se Akaashi avesse davvero piacere a pranzare con lui o se l’avesse sempre vissuta come un’imposizione del ragazzo più grande.
Konoha si lasciò sfuggire una risata, alleggerendo la sua naturale espressione non proprio amichevole.
«Questo lo vedo. Dai, mangiamo insieme»
Bokuto annuì felice, finalmente non più solo con i suoi pensieri, e la pausa pranzo passò più velocemente, con Konoha che riusciva pian piano a tirarlo fuori dal suo stato malinconico con battute e frasi amichevoli.
 
«Oh, mancano cinque minuti»
Konoha si alzò e si stiracchiò e Bokuto fece lo stesso, visibilmente più a suo agio di prima.
«Comunque in questi giorni sei un po’ strano, sai?»
«Dici? Non mi sento diverso»
“Bugiardo” pensò subito dopo, e forse Konoha pensò lo stesso, perché corrugò la fronte e lo guardò quasi con sospetto, ma non aggiunse nulla. Si limitò a scrollare le spalle.
«Qualsiasi cosa sia, non ti azzardare a fare casini alle partite! Questa volta andiamo a stracciarli, quei cavolo di gatti»
Lo minacciò con un dito e poi sorrise, salutandolo tranquillamente. Bokuto fece lo stesso, Konoha sembrava una persona severa, con quella sua faccia perennemente corrucciata, ma in realtà era un bravissimo ragazzo, come tutti quelli della squadra.
Bokuto si affrettò lungo i corridoi e lanciò uno sguardo al cellulare per assicurarsi che non fosse troppo tardi. Fu in quel momento che vide l’icona dei messaggi, con un bel numero tre e il nome di Akaashi accanto.
 
 
Mar,  12:43 (from: Akaashishi)
Bokuto-san, ti aspetto al solito posto, ok?
 
Mar, 13:00 (from: Akaashishi)
Ho quasi finito il pranzo, questa volta non avrai gli avanzi.
 
Mar, 13:25 (from: Akaashishi)
Non fare tardi agli allenamenti questo pomeriggio!
 
 
Bokuto si fermò di colpo di fronte alla porta della sua aula e qualcuno andò a sbattere contro la sua schiena. Sentì un’imprecazione, ma non gli importava. I suoi tondi occhi erano fissi sullo schermo e una strana emozione si fece strada in lui.
Deglutì, ma era come se ghiaccio stesse scendendo lungo la sua gola, per poi depositarsi in fondo allo stomaco con dolore.
Si sentiva uno stupido.
In quel momento la campanella suonò.
«Mettete via il cellulare! Avete avuto un’ora per usare quei dannati aggeggi»
“Merda”.
 
«Bokuto, ti avevo detto che quello di prima era l’unico avvertimento. Vai a schiarirti le idee dal responsabile e torna quando sarai più attento»
Ci mancava solo questa. Se non fosse stato convincente c’era il rischio che lo trattenessero dopo scuola e non potesse allenarsi. Alla sola idea, Bokuto rabbrividì, ma usò il breve tragitto fra la sua classe e la stanza dei professori per rispondere immediatamente ad Akaashi.
Akaashi, Akaashi…non pensava ad altro, al punto da non ascoltare una parola in classe, eppure continuava a fargli dei torti. Possibile che potesse essere così grave la sua cotta? Cosa doveva fare per non comportarsi da stupido?
 
 
Mar, 14:18 (to: Akaashishi)
AKAASHI MI DISPIACE! HO INCONTRATO KONOHA E CI SIAMO MESSI A CHIACCHIERAREEEE dopo allenamento mi faccio perdonare giuro giuro _:(´□`」 ∠):_
 
Mar, 14:18 (to: kuroo <3)
Ti prego dopo allenamento vediamoci aiuto
 
Già che c’era, sentì il bisogno di scrivere anche a Kuroo, l’unica persona che conosceva il suo dramma. Aveva veramente bisogno di parlargli, o meglio, di sentirsi confortato da lui. Al momento non aveva nessun’altro a cui rivolgersi.
Mise via il cellulare prima che qualcuno potesse vederlo e sentì di nuovo quella sensazione di gelo in fondo allo stomaco, ma questa volta sapeva cos’era. Senso di colpa. Per aver abbandonato Akaashi, per essersi fatto prendere così tanto dai suoi stessi pensieri da aver pensato che non volesse pranzare con lui nonostante lo facessero praticamente ogni giorno da due anni. E ora era pure dal coordinatore e rischiava di non vedere Akaashi nemmeno quel pomeriggio, per scusarsi della sua stupidità.
Inspirò a lungo e poi lasciò tutto andare con un forte sospiro, sperando così di eliminare anche tutte le cazzate che gli passavano per la testa quotidianamente. Aprì la porta della sala professori a testa alta e con un sorriso di repertorio, convinto che, almeno quel giorno, non si sarebbe più fatto prendere dal panico.
Per fortuna si beccò solo una ramanzina e Bokuto se la cavò alla grande, facendo la parte dello studente contrito (e ad essere onesti, lo era davvero) e semplicemente stressato, anche se quasi si tradì quando il coordinatore chiese della pallavolo e se non fosse un po’ troppo per uno del terzo anno che doveva pensare al futuro, e lui quasi ebbe un attacco di panico. Alla fine lo lasciò andare con la promessa che non l’avrebbe più rivisto lì dentro e Bokuto si sentì come se fosse scampato di poco alla morte certa.
Per il resto della giornata, nessuno dovette più riprenderlo, Bokuto aveva ritrovato un po’ della sua serenità.  Gli pareva quasi di sentire la voce di Kuroo, “non star lì a fasciarti la testa!”. Era normale per Bokuto pensare ai problemi che ancora non si erano presentati e farsi prendere dal panico, doveva semplicemente tranquillizzarsi e pensare razionalmente. In ogni caso, non poteva lasciare che il suo terzo anno finisse senza che lui riuscisse a fare qualcosa per questa situazione. Il punto è che, davvero, nemmeno lui sapeva cosa voleva. Voleva stare insieme ad Akaashi, ma il pensiero del rifiuto lo paralizzava. E se avesse smesso di essere suo amico? E se avesse rovinato per sempre la squadra?
Però era difficile pensare alle conseguenze quando rimaneva sveglio di notte ad immaginarsi come sarebbe stato un bacio con il suo attraente alzatore.
Quei capelli neri e leggermente mossi erano morbidi? E le sue sottili labbra quasi sempre strette dalla concentrazione, che sapore avevano? Cosa avrebbe provato Bokuto se avesse toccato la sua pelle così chiara in un tocco che era più di quello di un semplice amico?
Questi pensieri attraversavano la sua mente spesso e doveva ammettere che non gli stavano facendo un bell’effetto, ma questo era evidente praticamente a tutti. Nella sua squadra quasi tutti si erano accorti che i suoi sbalzi d’umore erano più frequenti e strani del solito, chissà quanto ci avrebbero messo prima di capirne anche il motivo.
Bokuto doveva scaricare le batterie, era questo il suo modo per lasciarsi i problemi alle spalle. Buttarsi completamente nella pallavolo fino ad essere sfinito e non pensare a nient’altro.
«Bokuto-san, oggi hai dato il meglio di te»
Akaashi parlò fra un respiro pesante e l’altro, mentre con una mano si asciugava la fronte. Avevano continuato ad allenarsi da soli fino a sera, come facevano ogni volta che non avevano compiti o prove imminenti.
Il capitano si girò raggiante e rivolse il suo miglior sorriso al compagno.
«Mi sento proprio on fire!»
«Basta con queste espressioni inglesi strane, per favore, la tua pronuncia è tremenda»
Bokuto rise e Akaashi si scusò subito, anche se Bokuto non se l’era affatto presa. Nonostante il suo tono di voce piatto, che sembrava quasi annoiato, Bokuto ormai aveva imparato a capire quando Akaashi lo era davvero o meno, e in quel momento era invece molto soddisfatto del loro lavoro.
«Akaashi…ti va di andare a prendere un gelato mentre torniamo a casa?»
Bokuto sentì le sue guance scaldarsi e sperò che l’altro non lo notasse. Mio dio, non aveva forse corso troppo? Non era un appuntamento, ovvio, ma nella sua testa lo vedeva come tale e la cosa non faceva altro che agitarlo. Se non fosse stato estremamente stanco a causa della pallavolo, avrebbe iniziato a muoversi senza sosta, irrequieto com’era.
«Per scusarmi per il pranzo, ovviamente!»
Aggiunse subito, la sua tensione era evidente.
«Ti ho detto che non serve, so che hai spesso la testa tra le nuvole»
«Quindi è un no?»
Bokuto lo guardò con un’aria da cucciolo bastonato, era un’espressione che gli veniva piuttosto bene, anche se ormai Akaashi aveva smesso da tempo di cascarci. Se faceva una cosa, era perché lo voleva lui.
«Non ho detto questo. Andiamo»
Bokuto inziò a saltellare felice e sfidò Akaashi ad una gara a chi riusciva a cambiarsi prima, ma il ragazzo più giovane semplicemente lo ignorò scuotendo la testa con quell’espressione ormai così famigliare da mamma apprensiva.
 
«Il tuo gelato preferito è alla fragola, vero?»
Akaashi annuì in silenzio, camminando accanto al suo capitano, mentre lui esclamava felice di aver ricordato correttamente. Akaashi era composto anche nella camminata, passi lunghi e precisi, il corpo si muoveva appena, mentre Bokuto stava dondolando le braccia avanti e indietro, facendo dei passi incredibilmente rumorosi. Come faceva quel ragazzo ad essere rumoroso in ogni cosa che faceva? Persino mentre dormiva non se ne stava zitto. Ma a dir la verità, ad Akaashi non dispiaceva, aveva smesso da tempo di chiedersi il perché delle azioni di Bokuto. Quando l’aveva appena conosciuto era rimasto sconcertato dal suo carattere, era come una batteria che non si scaricava mai, un fulmine oppure un sole, una fonte di energia inesauribile e veramente impossibile da comprendere, almeno per lui che era l’esatto opposto. Non era mai riuscito a comprendere la sua vivacità, ma con il tempo aveva imparato ad accettarla e alla fine era diventata indispensabile. Akaashi, introverso com’era, si sentiva come se Bokuto fosse estroverso anche per lui. Quando era con lui non doveva sforzarsi di parlare o di mostrare in modo esplicito le sue emozioni, Bokuto non lo forzava e parlava per entrambi. La sua energia bastava per tutti e due.
Era una cosa che l’alzatore apprezzava. Chissà se Bokuto l’aveva capito.
«Bokuto-san, a te piace il cioccolato? E anche la menta, mi pare»
«Si! Il cioccolato è dolce e da molte energie, poi mi fa stare meglio quando sono giù. La menta invece mi piace soprattutto per il colore e la frescura»
Bokuto rise allegramente e fece un piccolo saltello.
«Sono sorpreso che lo ricordi, è da tanto che non prendiamo un gelato insieme»
«Ho una memoria molto sviluppata io»
«Infatti vai benissimo in inglese e tutte quelle materie dove bisogna imparare un sacco di vocaboli. Io conosco solo i meme di internet»
Akaashi si lasciò sfuggire un suono strozzato che sembrava un principio di risata e Bokuto sentì le guance scaldarsi leggermente.
«Non prendermi in giro, Akaashi! Sono il tuo senpai»
«Sei un senpai tremendo, devo essere sincero»
Bokuto gli tirò un pugno amichevole sulla spalla e mise il broncio, mentre Akaashi sorrideva divertito, con quel suo sorriso difficile da individuare, facendo battere fin troppo forte il cuore del suo “senpai”.
«Akaashi…»
Bokuto aveva appena iniziato la frase mentre l’altro lo guardava curioso, quando in lontananza vide una figura nota che per un attimo gli fece richiudere la bocca. Il profilo dei suoi capelli era impossibile da non riconoscere.
Bokuto avrebbe voluto salutare Kuroo con la sua solita energia e magari anche corrergli incontro, ma in un primo momento, sentì irritazione. Era riuscito a convincere Akaashi a stare un po’ con lui dopo allenamento e stavano avendo una conversazione amichevole, ma Kuroo doveva arrivare e rovinare tutto.
«Hey, bitches! Cos’è, ho interrotto un appuntamento galante?»
Bokuto arrossì violentemente e ringraziò mentalmente il buio serale che nascondeva perfettamente le sue guance rosse ad Akaashi.
«Assolutamente no! Cosa te lo fa pensare? Stavamo andando a prendere un gelato e basta. Niente appuntamento. Solo amici»
Si girò speranzoso verso Akaashi, che come sempre aveva un’espressione indecifrabile. Nonostante lo conoscesse da tanto tempo era ancora difficile per lui capire cosa passava per la sua testa.
«Si, solo un gelato»
Disse dopo un momento di silenzio, e a Bokuto quasi sembrò che il suo sguardo fosse più affilato del solito.
«Mi dispiace interrompere, Bokuto mi aveva chiesto di parlare dopo allenamento e sono venuto qui. Ma ci possiamo vedere anche domani »
Kuroo agitò la mano come a dire che non c’era problema, ma Akaashi scosse la testa.
«No, parlate pure. Sono molto stanco a dire il vero, non ho energie infinite come Bokuto-san. Rimandiamo il gelato a domani, va bene?»
Guardò il suo capitano con uno sguardo più dolce e Bokuto sentì il suo cuore perdere un colpo. Poi Akaashi accelerò il passo e superò i due, sparendo dietro la curva.
 
«Bro, il tuo tempismo è tremendo»
Disse Bokuto con un tono lamentoso, scandendo ben bene la parola “tremendo”.
«A dire il vero credo di essere arrivato nel momento giusto. Ho sentito come hai iniziato quella frase, “Akaashi” detto in modo strascicato e pieno di emozione. Stavi per dire qualcosa di molto stupido, vero? Tipo una dichiarazione! Per fortuna che ti ho fermato»
Bokuto protestò a gran voce contro quell’insinuazione, pestando i piedi e agitando i pugni verso il moro che rideva, come se fosse un bambino piccolo. In realtà Kuroo sapeva che era così agitato perché ci aveva visto giusto, almeno in parte. Conosceva troppo bene i suoi polli, o il suo gufo in questo caso.
«Comunque mi dispiace, non volevo intromettermi. Domani vi lascerò in pace»
I due capitani si abbracciarono le spalle a vicenda, anche se Bokuto sbuffò ancora per un po’ mentre camminavano in direzione della casa di Kuroo.
«Bro, sei crudele»
Disse sconfortato Bokuto, sentendosi di nuovo arrabbiato nei confronti dell’amico. Fuori dalla porta metallica che portava agli appartamenti del condominio di Kuroo, c’era Kenma, immerso nella sua psp come al solito.
«Non fare il bambino, avevo promesso anche a lui di vederci stasera, quindi staremo tutti assieme. E comunque sa già tutto sul tuo problemino, non posso nascondergli niente. Tanto non ci sente nemmeno quando gioca»
«E invece vi sento»
Disse il ragazzo senza staccare gli occhi dallo schermo. Sembrava un ragazzino delle medie con la t-shirt con una stampa floreale e geometrica (molto hipster, Bokuto pensò) decisamente troppo larga per la sua taglia, un cappello da baseball e la camicia a quadri legata in vita. I jeans almeno erano suoi, il resto probabilmente erano vestiti prestati da Kuroo, Kenma non aveva mai avuto un buon gusto nel vestire: jeans e maglietta tinta unita tutto l’anno con sopra una felpa quando faceva freddo. A Kuroo però, che amava fare shopping e creare outfit, non era mai andato bene.
Bokuto lo salutò, non riusciva ad essere davvero arrabbiato per il fatto che Kenma sapesse, alla fine parlava così poco che probabilmente il suo segreto sarebbe stato perfettamente al sicuro. E sapeva che Kuroo raccontava sempre tutto al suo alzatore, avrebbe dovuto aspettarselo.
I tre salirono le scale fino all’appartamento di Kuroo, un grande trilocale che condivideva con suo padre. Dei bicchieri con del succo di frutta e una ciotola piena di patatine erano già disposti sul tavolo del salotto, e Bokuto non ci pensò due volte prima di fiondarsi sulla preda e mettersi una manciata di patatine in bocca. Gli altri due si sedettero intorno al tavolo con più calma, Kenma non staccò nemmeno gli occhi dal suo nuovo gioco prima di prendere una singola patatina e mangiarla lentamente.
«Volevi parlarmi, Bokuto-san?»
Bokuto gli lanciò un’occhiataccia, non sopportava quando prendeva in giro Akaashi in quel modo, anche se sapeva che scherzava.
«Oggi stavo quasi per sclerare, ti giuro. Volevo pranzare con Akaashi ma poi mi sono fatto prendere dall’ansia e non gli ho scritto ma lui mi stava aspettando e poi continuo a pensare che magari lui non prova nessun interesse per me e cosa succederà se mi dichiaro? Mi odierà e poi la squadra cadrà a pezzi e io non riuscirò a giocare e-»
«Madonna Bokuto, prendi fiato! Devi calmarti»
«Sono calmo rispetto a questa mattina»
Rispose mettendosi le mani nei capelli, ora del tutto giù e ancora leggermente umidi dopo la doccia che si era fatto in palestra.
Kuroo rispose con un sospiro e una mano sugli occhi, il suo amico era veramente un vulcano di energie, e questo significava che spesso era anche troppo esagerato.
«Secondo me stai esagerando. Tu sei totalmente cieco, ma io ho visto come ti guardava Akaashi prima, onestamente non penso che sei senza speranze»
Bokuto alzò la testa di scatto e lo guardò con tanto d’occhi. Aveva sentito bene? Akaashi che lo guardava in modo…diverso dal normale? Gli sembrava assurdo.
«Ha uno sguardo indifferente, come sempre»
Disse alzando le spalle, ma non poteva negare che Kuroo aveva attirato la sua attenzione.
«Si ma io ho visto come ti guardava mentre tu non stavi guardando lui»
Kuroo sorrise in modo sornione, ma era sincero, non lo stava prendendo in giro. Bokuto era più sorpreso che mai e ora la speranza stava iniziando a farsi strada nel suo petto.
Forse Kuroo aveva ragione. Forse era semplicemente troppo inconsapevole per rendersi conto che non era un amore a senso unico. Forse…forse…
«Quindi dobbiamo fare un piano! Devo dichiararmi! Devo fare qualcosa, magari è più facile del previsto!»
Il cuore di Bokuto batteva all’impazzata per l’agitazione e la felicità, mentre con le mani faceva gesti agitati e Kuroo rideva.
«Secondo me state correndo troppo»
La voce flebile di Kenma arrivò a spezzare la magia. Per la prima volta da quando erano lì, alzò gli occhi dalla console e guardò Bokuto intensamente.
«Kuroo potrebbe avere ragione, ma se ti fai prendere dall’entusiasmo e pensi che uno sguardo possa significare amore eterno rischi di rovinare tutto»
Dopo aver detto questo tornò a giocare e Bokuto si rese conto che aveva ragione. Non poteva cantar vittoria.
«Kenma ha ragione, era quello che volevo dirti. Per ora studialo, tenta di capire cosa gli piace, cosa pensa, come si comporta. Poi al campo estivo agiremo. Fai una lista se necessario!»
Bokuto annuì, questa volta più calmo e determinato. Si sentiva come se stesse partecipando ad una delle sue sfide, e se c’era una cosa in cui lui era bravo, questa era vincere. 
 
Aaaah, finalmente il secondo capitolo! Scusate se vi ho fatto aspettare, ho avuto il mio ragazzo ospite da me per una settimana. Questo capitolo mi è venuto molto più lungo del secondo, ero indecisa se tentare di tagliare o lasciare così. Voi che dite, è scorrevole comunque o dovrei tenermi più breve prossimamente? Ho anche seguito il consiglio nel mettere il nome ai messaggi del cellulare, se mi dite che così va meglio cambierò anche il primo capitolo!
Scusate se faccio domande, ma ci tengo a fare una fanfiction fatta bene che sia il più leggibile possibile <3
In questo capitolo finalmente si vede di più Akaashi e fa la sua comparsa anche Kenma, poi fra poco arriveranno anche gli altri (riuscirò a gestire tutti? Aiuto), non vedo l'ora di scrivere delle loro cazzate haha
   
 
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