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Autore: Sarija    03/04/2016    1 recensioni
"Tutti mi avevano preparata alla sua pericolosità, malvagità e brutalità, ma nessuno, dico nessuno, mi aveva preparata alla possibilità di trovar piacevole la sua compagnia."
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il cuore batteva furioso contro  il petto mentre un orribile presentimento si arrampicò sulla schiena con arpioni freddi e crudi.
Ben mi prese il volto tra le mani e percepii la sua calma interiore spianare quelle guglie aguzze della paura.
“Andrà tutto bene, te lo prometto … ve lo prometto”, il suo sguardo e la sua voce sicura mi tranquillizzarono un poco.
Un tremore scosse le pareti solide di quella stanza e l’allarme fastidioso e ripetitivo scattò immediatamente.
Il Primo Ordine
Il Generale Hux … Snoke
“Andiamo”, Ben si alzò dal letto e strinsi le gambe attorno al suo bacino, aggrappandomi  a lui come potevo.
Non volevo lasciarlo andare …
“Sahr …”.
Uff … Sì, lo so” e districai le gambe lasciandolo andare, ritornando con i piedi per terra.
Un altro tremore.
Raccolse da terra una maglia nera e la indossò velocemente mentre uscimmo dall’alloggio dirigendoci verso l’esterno.
Un esplosione.
Cocci nell’aria.
Vetro tagliente, veloce come pioggia battente.
Strillai coprendomi come potei con le braccia, ma niente mi colpì. Nulla
Allontanai lentamente le braccia dal viso e vidi i detriti dell’esplosione fermi a mezz’aria.
“Beh, che ti aspettavi?”, e mi prese per mano trascinandomi via da lì.
E mentre guardavo meravigliata il suo profilo, come se fosse la prima volta che lo vedevo, mi ricordai quando lo avevo visto fare una cosa del genere.
Con il colpo di blaster … con me …
Era cambiato così tanto da quel giorno … Era passato così tanto tempo, eppure mi sembrava solo ieri.
“Sahr! Ben!”, la voce di Leia ci fermò sul posto e si rivolse a me quando ci raggiunse, “Non uscire, non posso farti rischiare così tanto …”.
Ben mi lasciò la mano e mi diede un bacio leggero sulla forte mentre mi prese  la spada laser dalla cintola marrone che mi cingeva i fianchi. Si volse senza dire nulla e mente usciva, verso quella battaglia di urla di terrore e di coraggio, diede l’impulso alla lightsaber che si accese gettando sangue sfrigolante sul prato nero di quella notte oscura.
“Vieni con me, cara …”, la voce sempre calma e dolce come miele, era ora flebile e rotta dalla preoccupazione. Ci incamminammo e camminai attenta cercando di evitare di schiacciare i cocci di vetro nella debole e flebile luce che filtrava dalle crepe: l’elettricità mancava in moltissimi settori.
“Sahr, tu ci aiuterai nell’infermeria … Io devo gestire la situazione dal quartier generale …”, disse e mi spinse piano verso una sala con varie brandine occupate da soldati gravemente feriti.
Mi voltai cercando una rassicurazione da Leia, ma lei era già sparita.
Inspirai profondamente: era il momento di rendermi utile.
“Tu. Aiutaci qua!”, una donna con il camice bianco sporco di sangue attirò la mia attenzione.
Un uomo era steso sulla brandina e ansimava in cerca di aria, il petto era gravemente ferito.
“Prendimi la forbice!”, e gliela passai velocemente prendendola da una vaschetta rossa appoggiata a terra e la guardai stralunata mentre tagliava l’uniforme per scoprire meglio la ferita.
Era una grave ferita da blaster: il laser cauterizzava le ferite, ma di certo non è un bene avere pezzi mancanti di carne …
Repressi un conato di vomito quando mi resi conto che la ferita era talmente profonda da scoprire in parte le costole.
Il soldato ansimò ancora, ora più flebilmente.
“Sta soffocando … I polmoni sono danneggiati”, dissi cercando lo sguardo dell’altra donna.
“Beh, allora passiamo al prossim-“.
Cosa!?”, la interruppi allibita.
Lei si avvicinò ad un’altra branda, “Dobbiamo salvare il salvabile e appena possiamo … Curare quella ferita ci farebbe perdere troppo tempo …”.
Perdere … TROPPO … tempo …
Assurdo
Mi volsi vero il soldato ed incontrai il suo sguardo terrorizzato che mi implorava di aiutarlo in qualche modo. Ansimò qualcosa di sconnesso ed incomprensibile, ma la richiesta d’aiuto era chiara e forte.
“Noi possiamo aiutarlo”.
Anakin
“Ciò che dice vero è”.
Yoda
Allungai le mani verso la ferita da blaster e sentii un dolce torpore circondarmi.
Sgranai lo sguardo: la pelle si stava ricostituendo?
Il soldato prese un respiro profondo e allontanai le mani di scatto sotto il suo sguardo strabiliato.
Ora la ferita era solo superficiale.
“G-grazie …”, e il volto del soldato si distese un poco, ora libero da quel terribile dolore.
“Fate largo, fate largo!”, la voce di un medico sovrastò i lamenti dei soldati che rimbombavano nella stanza. Quel medico stava guidando una barella insieme ad una infermiera e mi coprii la bocca reprimendo un urlo. Nonostante la fuliggine nera, che gli copriva completamente il volto e la divisa bianca e arancione da pilota, lo riconobbi.
Poe
“Non respira!”.
Due parole.
Una condanna.
Mi avvicinai velocemente alla barella e constatai che sotto la testa si stava espandendo sempre più una macchia di sangue. Il medico era tornato sul campo di battaglia là fuori, mentre l’infermiera era rimasta.
“Cosa posso fare per aiutare”, le chiesi.
“Niente, ci penso io con il defibrillatore …”. Quasi non finì la frase che un tremore più forte degli altri fece tremare le pareti e le luci si spensero in un istante.
“Merda! Allora, io farò il massaggio cardiaco, tu la respirazione bocca a bocca!”.
Rimasi un attimo interdetta e l’altra donna se ne accorse, “Aprigli la bocca e quando te lo dico io espira con forza. Devi ossigenargli i polmoni!”.
Aprii la sua bocca delicatamente, imbarazzata.
“Ora!”.
Mi chinai su di lui e, appoggiando le mie labbra alle sue, espirai con forza come mi aveva detto di fare.
Nulla
Una lacrima solcò una guancia e la asciugai frettolosamente con la mano.
Andiamo Poe!
“Ora!”.
Appoggiai nuovamente le labbra alla sue, così morbide ed espirai decisa.
Uno spasmo.
Un respiro profondo.
Occhi sbarrati ed increduli quando incontrarono il mio sguardo.
Inspirò più e più volte mentre si rendeva conto di ciò che era successo.
Abbassai lo sguardo imbarazzata e sentii una sua mano stringere delicatamente la mia, “Mi … hai salvato … la vita”. Rialzai lo sguardo su di lui e ci guardammo intensamente.
Sorrisi lievemente e un brivido freddo mi percorse la schiena mentre il senso di colpa iniziò ad attanagliarmi il cuore.
Dovevo cercare Ben
Corsi via mentre evitavo le persone che affollavano la sala gremita ancora immersa nell’oscurità a causa del blackout generale. Mi dispiaceva per Poe, ma dovevo, dovevo stare al fianco di Ben. Dovevo aiutarlo, affiancarlo nonostante tutto.
La distanza bruciava …
Uscii dalla base e lo spettacolo di fronte a me mi paralizzò sul posto. Fuoco e fiamme lambivano come artigli i prati prima verdeggianti, ora anneriti che quasi scomparivano contro l’orizzonte notturno.
Poco lontano vi era il cadavere di un trooper dall’armatura bianca e presi il blaster da terra vicino al corpo. Mi guardai attorno attentamente mentre mi nascosi dietro ad un masso grigiastro.
Vidi una lightsaber azzurra danzare con leggerezza e leggiadria mentre abbatteva con precisione i trooper respingendo con abilità i colpi di blaster.
Rey
Un piccolo gruppo di soldati del Primo Ordine spuntarono improvvisamente da un piccolo boschetto di confine pronti a sparare verso-
“Rey! Dietro di te”, urlai attirando l’attenzione di quei trooper e puntai il mio blaster contro di loro. Sparai qualche colpo alla cieca senza saper esattamente come mirare con quell’arma e vidi la spada laser impugnata da Rey atterrare i trooper rimasti.
Mi guardò intensamente e con un cenno del capo mi ringraziò.
“Sahr! Perché sei qui?”. Mi voltai incrociando lo sguardo corrucciato di Luke, il quale impugnava la sua lightsaber verde smeraldo.
“Non importa … Dov’è Ben? Non lo vedo …”, sussurrai preoccupata.
Non mi piaceva affatto non vederlo …
Sentii i passi frettolosi di Rey raggiungerci, “L’ho visto oltre la collina, di là!”, e mi indicò un colle poco distante, oltre il quale si vedevano lingue di fuoco, esplosioni e urla strazianti.
Corsi in direzione del versante e appena arrivai mi resi conto che quel campo di battaglia era anche peggio di ciò che avevo immaginato. Il terreno era in gran parte bruciato da vari incendi che sfrigolavano sotto lo sguardo silente della luna, la quale aveva raggiunto il suo apice; diversi velivoli erano schiantati a terra, la copertura schiacciata orribilmente come se fosse fragile quanto il vetro; infinite truppe del Primo Ordine erano schierate contro di noi.
Una nube nera, come di fumo, si condensò da terra a pochi passi da me.
Mi paralizzai a quella vista, come se sapessi cosa avrei visto di lì a pochi minuti.
E forse lo sapevo veramente …
Lentamente quella nube prese forma, una testa, braccia … il busto …
Uno sguardo vuoto e nero.
Una lightsaber rossa, impugnata con destrezza.
Snoke
Tu … Hai mandato in frantumi tutto ciò che avevo pianificato …”.
Deglutii rumorosamente a quelle parole pronunciate con tale odio, con tale disprezzo e con tale furia.
“È ora che io ti distrugga … UNA VOLTA PER TUTTE!”.
Sparai disperata qualche colpo di blaster contro la sua figura imponente che avanzava inesorabilmente verso di me. Caddi rovinosamente a terra mentre con sgomento mi accorsi che quei colpi lo attraversavano senza fargli nulla, come se fosse fatto veramente di solo fumo nero.
“Non sei abbastanza potente nella Forza per potermi nuocere …”.
Mi protessi il viso con le braccia quando vidi cadere su di me quella lama rossa.
Non sentivo più nulla.
Né suoni né dolore.
Niente.
Era forse quella la morte?
Smettere di provare qualsiasi cosa?
Aprii gli occhi lentamente e tolsi le braccia dal mio viso.
Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo fino a sentire il sapore ferruginoso del sangue in bocca.
Ben cadde all’indietro, verso di me, a peso morto, senza che tentasse di fermare quella caduta. La sua lightsaber crociata si spense non appena toccò terra, e lo stesso successe a quella di Snoke.
Snoke
Era incredulo. Si guardava le mani scheletriche e grigie come se non potesse credere a ciò che vedeva. Una folata di vento increspò i suoi contorni e la sua pelle grigiastra e pallida si staccò dal suo volto come piccoli pezzetti di carta bruciati, dissolvendo quel corpo orrendo lentamente.
Abbassai lo sguardo su Ben, che giaceva tra le mie braccia inerme. Non un solo movimento, gli occhi ancora spalancati, il braccio ancora teso nell’azione di trafiggere mortalmente il petto di Snoke.
Fissai quegli occhi spenti, che guardavano lontano, fino a che le lacrime non mi annebbiarono completamente la vista.
“No!”, strillai mentre gli accarezzavo il viso come un’ossessa.
Non era possibile
No …
No!
NO
Un urlo, eco del mio, giunse alle mie spalle e non ebbi il bisogno di voltarmi per sapere chi fosse.
Leia, Leia lo aveva sentito
Si inginocchiò stancamente alla mia sinistra, gli occhi arrossati.
“Il mio … Il mio bambino …”, la voce rotta, flebile, rassegnata.
Un singulto mi scosse nel profondo e la testa di Ben mi cadde pesante sul petto ansante.
“Non … Non sarei dovuta venire qui … È tutta colpa mia! Tutta colpa mia … Mia!”, urlai come impazzita, mentre le mie lacrime salate cadevano dal mio viso bagnando quello di Ben, ora rilassato.
“Ssssh … No cara … No, non dire queste cose …”, Leia mi prese con decisone una mano, accarezzandola dolcemente con il pollice.
Era morto per salvarmi … per salvarci tutti
 
 
[5 anni dopo]
Accarezzai la linea dolce della lapide di granito scuro che si ergeva di fronte a me e mi guardai attorno, ancora meravigliata da quel paesaggio così perfetto.
Naboo era un pianeta rigoglioso, dalle folte piante verdeggianti e dagli innumerevoli specchi d’acqua cristallina collegati da altrettanti fiumi.
Sospirai profondamente guardando le scritte incise su quelle lapidi.
Anakin, Padme e … Ben
Avevamo deciso di seppellire le sue ceneri qui, vicino alla sua famiglia.
Mi accarezzai la pancia piatta, ricordando quanto fosse enorme al nono mese di gravidanza. Era passato tanto tempo.
Padme aveva ragione. Naboo è il posto ideale per crescere un bambino …
Posai delicatamente la rosa che avevo colto dal giardino antistante la grande villa in cui, in questi ultimi anni, avevo vissuto e guardai il contrasto di quel rosso vivo contro il verde smeraldo dell’erba. Un contrasto come quello tra il lato oscuro della Forza e la Luce.
Io avevo conosciuto entrambi a modo mio e avevo capito che era stato fondamentale essere toccata dall’Oscurità. Mi aveva fatto comprendere ciò che non volevo essere, ciò che non volevo diventare. Un contrasto
Alzai lo sguardo al ciel sereno non appena sentii il rombo dei motori del Falcon.
Rey era arrivata
Mi incamminai verso la villa e salii la scalinata in marmo bianco che portava sulla terrazza e fu lì che lo trovai.
“Allora, sei pronto?”, chiesi dolcemente mentre mi sedevo anch’io sulla piccola panca da cui si poteva ammirare il lago e le splendide montagne dai dolci versanti.
“Sì, mamma! Non vedo l’ora”, e mi regalò un sorriso sdentato.
Gli accarezzai dolcemente i capelli corvini e mossi come quelli del padre, mentre guardavo commossa quegli occhi così azzurri da far provare invidia al più sereno dei cieli.
Ci alzammo dalla panchetta e lo abbracciai dolcemente stringendolo a me, “Dai mamma! Oramai sono grande io”, e a quelle parole lo lasciai guardando amorevolmente quel piccolo broncio.
“Ehi, ehi dov’è il campione?”, la voce di Poe ci giunse alle nostre spalle e scompigliò i già disordinati capelli di Johnny facendolo ridere.
Poe mi aveva aiutata molto insieme a Leia e Han. Non si era dimenticato di quando gli avevo salvato la vita e si era particolarmente affezionato a Johnny, a noi.
Sentii i passi leggeri di Rey avvicinarsi e poco dopo la sua figura venne illuminata dai raggi del sole, facendo risplendere il bianco della sua tunica da Jedi.
Aveva da poco completato il suo addestramento con Luke, diventando finalmente anche lei un Maestro Jedi e per l’appunto aveva iniziato ad addestrare giovani Padawan insieme al vecchio Skywalker.
“È ora di andare, Jonathan”, alla voce calma di Rey Johnny annuì deciso e si avviò in sua direzione facendo svolazzare la mantella marrone che era appartenuta a Ben quando era ancora un giovanissimo Padawan.
Guardai Poe e ci sorridemmo dolcemente mentre li accompagnammo alla radura dove il Millennium aspettava di partire.
“Ma … Mamma … ?”.
“Sì, tesoro?”, mi inginocchiai davanti a lui e vidi dilagare nei suoi occhi un dubbio.
“Tu rimarrai qui …?”.
Annuii lievemente, “Ma sono anche qui …”, e gli posai dolcemente una mano all’altezza del cuore, “Insieme a papà, non dimenticarlo mai”.
Jonathan annuì deciso, “Sai mamma … talvolta, quando sono in difficoltà … lo sento. Papà mi aiuta sempre …”.
Una lacrima solitaria solcò il mio viso mentre sorrisi felice, “Ne sono sicura … Lui ti vuole tanto bene”. Mi circondò il collo con le braccia minute e appoggiò il capo sulla mia spalla, “Anche io vi voglio bene, mamma”.
Ricambiai l’abbraccio lasciando scorrere le lacrime senza alcun timore né freno e sorrisi quando sentii la presenza di Ben alle mie spalle.
Le guerre erano giunte a termine e ora era finalmente … PACE.
 
FINE
 
Autrice: Ve lo giuro, sto piangendo ç.ç
Hux: OOOOOLEEEE OLEOLEOLEEEEE OOOLEEEE OOOLEEEEE
Autrice: ma che fai .-. ?
Hux: festeggio, no? Kylo Ren è morto :D
Autrice: GUARDIEEEEE! RIPORTATELO IN CANTINA!
Lettore random: Ah ecco perché nel capitolo precedente non si è fatto vedere …
Autrice: tralasciando il generale idiota … spero tanto che questa storia vi sia piaciuta :3 e che capirete il perché non ho messo “drammatico” tra le caratteristiche della storia … e spero soprattutto che non mi ammazzerete per il finale XD Ringrazio per l’ultima volta coloro che hanno seguito e recensito questa fanfic: vi adoro :3 E ora… è il momento di salutarci … Ciau :3
Hux *urla dalla cantina*: Ciaooooo

   
 
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