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Autore: Claudiac91    04/04/2016    1 recensioni
Anko Saito, trasferitasi col padre nella Prefettura di Kanagawa, si ritroverà ad affrontare una nuova vita. Scappando da vicende piuttosto dolorose, avrà a che fare con una nuova scuola, nuove conoscenze senza però mai allontanarsi dall'amore della sua vita : il basket.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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- Sicuro che non vuoi compagnia? – le chiese Daisuke seguendo il passo svelto della figlia.
 
Nonostante il fisico atletico ed asciutto che aveva conservato e curato con gli anni, le gambe giovani della ragazza correvano come una gazzella e starle dietro risultava delle volte faticoso. Come in quel caso.
Anko scosse il capo mentre i suoi occhi verdi si puntavano qua e là alla ricerca di un compagno di squadra. L’edificio sportivo era strapieno di gente con un via vai di facce sconosciute e dimenticate in un nano secondo. Si fermò di colpo e l’uomo dovette avere riflessi pronti per non andare a sbatterle addosso. Anko si voltò accennando un sorriso
 
- Vai a prendere posto – disse – La squadra è già nello spogliatoio -
 
Il padre annuì, allungando di poco gli angoli della bocca – D’accordo – affermò – Buona fortuna –
 
Senza aggiungere altro, la ragazza si diresse quasi correndo alla ricerca dello spogliatoio. C’era mancato poco che sfiorasse il grave ritardo. La sera precedente non era riuscita a chiudere occhio a causa dei pensieri che la tormentavano. Ma probabilmente non era stata l’unica, dal momento che anche suo padre non si era alzato di buon mattino. Oltretutto l’aveva stupita il fatto che aveva preso un giorno di ferie da lavoro per accompagnarla alla partita. Quella contro lo Shoyo. Quando finalmente inquadrò il foglio appeso fuori una porta con su scritto “ Shohoku”, afferrò la maniglia per poi entrare con fare quasi spavaldo. Si fermò di colpo quando si ritrovò Mitsui che era intento ad uscire. Senza alcuna espressione amichevole Anko lo salutò con un cenno del capo. Brevemente osservò i suoi lineamenti, duri in quel frangente, e forse stanchi. Quello ricambiò serio, per poi farle spazio in modo da farla passare. Ella mormorò un “grazie”, dopodichè sentì la porta chiudersi alle sue spalle. Qualcuno alzò lo sguardo su di lei salutandola. Non si respirava un’aria allegra, se non fosse stato per il fischiettio provocato da Hanamichi che si stava infilando le scarpe da ginnastica. Come se la cosa non lo riguardasse. Ma Anko sapeva che la sua era apparenza. In fondo immaginava che il rossino stesse morendo dalla paura. O quasi. Rukawa era comodamente seduto a gambe e braccia incrociate sulla panchina, con le cuffie infilate nelle orecchie e gli occhi chiusi. Miyagi giocherellava con la palla tra le mani, silente. A parte le riserve e Akagi che bisbigliava dei discorsi tattici con il vicecapitano, nessuno proferiva parola. Come timorosa di rompere il silenzio, Anko si diresse senza far rumore affianco ad Ayako che l’accolse con un sorriso.
 
- Com’è andata ieri? – le chiese quasi come un sussurro.
 
La vice manager sospirò pesantemente attirando di poco l’attenzione di qualcuno nelle vicinanze.
 
- Non bene – rispose.
 
La manager annuì – Lo avevo capito – disse – A stento vi siete guardati quando sei arrivata –
 
Anko fece spallucce – Al momento non è un problema – affermò – Meglio pensare alla partita –
 
Non fece in tempo a concludere la frase che Mitsui fece il suo ingresso nello spogliatoio. Era piuttosto pallido e sembrava ancora più nervoso di quando l’aveva visto prima. Cercò accuratamente di evitare il suo sguardo. Per facilitare l’impresa si avvicinò ad Hanamichi e cominciò a scambiare quattro chiacchiere col giocatore. Ma la loro chiacchierata non durò molto, dal momento che entrò Anzai e richiamò l’attenzione di tutti. La partita doveva cominciare. Tesi e in silenzio, disposti in fila, tutti i giocatori si diressero guidati dall’allenatore in palestra. Anko e Ayako restavano vicine, uno di fianco all’altra. La prima sembrava non dare segni di tensione. La seconda un po’ meno. Quando fecero il loro ingresso, dagli spalti si sentirono urla di incoraggiamento. Anko riuscì a scrutare da lontano l’immancabile truppa di Hanamichi, muniti di fischietti e tamburelli. Al loro fianco Haruko, che salutava animamente sia la vicemanager che il rossino. Quest’ultimo arrossì dinanzi alle affermazioni incoraggianti urlate dalla ragazza. Gli occhi di Anko scrutarono intorno, per darsi una panoramica della situazione. Sobbalzò appena quando notò che erano presenti, poco distanti dal campo, la squadra del Kainan e del Ryonan al completo. Sendoh, che non vedeva dal giorno in cui l’aveva conosciuto, la riconobbe. Sorridendo alzò una mano per salutarla. Anko ricambiò il gesto, con le guance che si colorarono appena. Poi si voltò per non dover scontrarsi con gli occhi azzurri dell’asso del Ryonan. Ma poco lontano da lei, si ritrovò incastrata in quelli di Mitsui.
 
 
***
 
Lo Shohoku aveva vinto. Anche se per il rotto della cuffia, aveva dimostrato allo Shoyo e non solo di non essere una squadretta qualunque. Mitsui, esausto e completamente sudato, sorrideva stringendo i pugni. Prima della fine della partita era stato costretto alla sostituzione. Il suo combattere la fatica, restare in piedi affinché continuasse a giocare, avevano risvegliato l’attenzione di Anko. Se nel parco aveva conosciuto la parte del ragazzo spavaldo, durante la partita aveva ritrovato l’amante del basket. Quello buono. Quello che avrebbe dato la vita per ciò che ama. E che sapeva chiedere perdono. Osservandolo mentre usciva dal campo per essere sostituito da Kogure, Anko sentì una morsa. Si morse il labbro inferiore, sentendosi sciocca ed immatura. Aveva giudicato troppo in fretta una persona che aveva subito delle sofferenze e probabilmente umiliazioni. E invece le era stato comodo vedere solo il marcio per poter poi dare giudizi affrettati.
 
Cosa avrebbe pensato Mitsui di lei dopo la sera precedente?
 
Era una bambina, stupida e viziata. E come tutti i bambini viziati non le piaceva guadagnarsi le cose, ma averle servite e pronte su un piatto d’oro.
 
Senza osservarla, Mitsui si diresse a capo chino e col respiro affannato in panchina. Ayako gli si avvicinò poggiandogli un asciugamano sulle spalle e dandogli una pacca d’incoraggiamento. Tuttavia l’attenzione di Anko si spostò poco dopo su Hanamichi che, dopo aver effettuato uno splendido slam dunk, fu espulso. Di conseguenza la sua magnifica azione non valse a nulla, dal momento che il punto non fu considerato valido. Persino Rukawa si era congratulato con lui. La vicemanager balzò in piedi e corse ad abbracciarlo quando fu fuori dal campo.
 
- Sei stato bravissimo Hanamichi – esclamò soddisfatta – Sono fiera di te! -
 
Anche se in difficoltà e rosso in volto, Hanamichi ricambiò la stretta
 
- Mi hanno espulso…- affermò mogio.
 
Anko lo guardò sorridendogli – E che importanza ha? Sei stato magnifico! –
 
Pochi minuti dopo l’arbitro fischiò la fine della partita e tutta la panchina dello Shohoku, Mitsui compreso, balzò in piedi per festeggiare. I giocatori andarono sportivamente a congratularsi con i vincitori. Persino il Ryonan, a differenza del Kainan, applaudiva insieme al pubblico presente sugli spalti. Per un momento Anko incrociò nuovamente lo sguardo di Sendoh. Ma limitandosi ad un sorriso veloce, distolse subito i suoi occhi altrove. Alla ricerca di Mitsui, lo ritrovò che si abbracciava calorosamente col playmaker. Dopo varie cerimonie di cortesia e amichevoli, i giocatori man mano cominciarono a lasciare il campo, in direzione degli spogliatoi. Tra questi Mitsui, affiancato da Miyagi, mentre chiacchieravano animamente tra loro. Di scatto, Anko camminò aumentando di volta in volta il passo per riuscire a raggiungerlo. A pochi passi di distanza lo richiamò a voce alta. Avevano imboccato il corridoio che conduceva agli spogliatoi e alcuni della squadra si voltarono sorpresi. Quando capirono la situazione, Miyagi in primis, preferirono avanzare per far si che la vicemanager parlasse tranquillamente col giocatore. Senza dir nulla, Mitsui la osservava dalla sua posizione rigida. Con le mani infilate nelle tasche del pantaloncino della divisa e le labbra serrate. Anko sospirò abbassando per un momento lo sguardo. Subito dopo lo rialzò, facendosi coraggio.
 
- Mi dispiace -
 
Queste due semplici, ma complicate parole fecero sgranare di poco gli occhi di Mitsui. Ma non riuscì a ribattere nulla poiché successe tutto in fretta. Maledettamente in fretta.
Anko agì d’impulso. L’afferrò per una spalla, costringendolo ad avvicinarsi. Poi si alzò in punta di piedi e lo baciò. Inizialmente Mitsui fu sorpreso, poi, onde perdere altro tempo, circondò la vita della ragazza con le braccia muscolose, stringendola di più a sé. Tutto il desiderio accumulato nei giorni in cui si erano limitati a mangiarsi con gli occhi stava finalmente espandendosi in una sorta di sollievo.
 
- Carini -
 
Una voce li fece sobbalzare per lo spavento. Rossa in viso Anko si sciolse dall’abbraccio voltandosi di scatto alle sue spalle. Ayako li stava fissando sorridendo maliziosa, con le mani posate sui fianchi. Mitsui si grattò il capo, tuttavia non sembrava in imbarazzo.
 
- Uno – esclamò Ayako avvicinandosi indicando il numero con l’indice – Finalmente ci avete dato dentro -
 
Anko e Mitsui si scambiarono un veloce sguardo.
 
- Due – continuò la manager alzando il medio – Tuo padre è uno strafigo -
 
La vice inarcò un sopracciglio – Hai conosciuto mio padre? – chiese scettica
 
Ayako annuì – E’ sceso dagli spalti e si è messo a chiacchierare con Anzai. – rispose – Dovevi dirmelo che avevi un padre così. D’ora in poi mi ritroverai sempre a casa –
 
Anko alzò gli occhi al cielo e Mitsui si limitò a sorridere beffardo
- Vado nello spogliatoio – affermò poi, posando per un momento la mano sulla spalla della ragazza.
 
Quest’ultima annuì sorridendogli radiosa. Quando il giocatore si allontanò, Ayako si avvicinò più del dovuto alla vice, posando le labbra vicino al suo orecchio
 
- Tre – sussurrò – Sendoh ti ha divorata con gli occhi tutto il tempo -
 
 
 
***
 
 
Si passava le dita sulle labbra come per sentire ancora il contatto di quel bacio. Sorrideva come una bambina e per poco non avrebbe saltato sul letto per la gioia. Ne aveva avuti di baci da ragazzi che le piacevano, ma mai si era sentita così entusiasta come quella sera. Mitsui le stava facendo perdere la testa e a lei non sembrava dispiacere la cosa. Si morse il labbro inferiore e chiuse gli occhi, cercando di rivivere quel momento. Ce n’era stato un altro di bacio, al momento dei saluti, ma a fior di labbra. Casto. Puro. Come credeva che fosse il loro rapporto. In meno di ventiquattro ore il suo pensiero nei confronti dell’ex migliore giocatore dell’anno era mutato. Non era il rozzo e spietato ragazzo che si era immaginata. Forse si. Ma non con lei. Si mise a pancia in giù abbracciando il cuscino e mantenendo il sorriso. Immaginò per un momento di stare abbracciata a lui. Si sentiva la principessina sul piedistallo che era stata capace di sciogliere il cuore del teppista. Sospirò beata. Poi il suo sguardo indugiò sul cellulare posato di fianco e il suo sorriso si allargò quando notò il nome del mittente. In un batter d’occhio, digitò i tasti per scrivere la risposta. Poi lasciò con poca cura il telefono sul materasso e con uno scatto, balzò giù dal letto e saltellando si diresse fuori dalla sua camera. Si bloccò di colpo quando arrivò fuori la camera di suo padre. Era stranamente eccitata nel fare quello che stava appunto per compiere. Posò l’orecchio sulla porta, in attesa. Quando sentì il russare anche se lieve dell’uomo, tornò a sorridere e in punta di piedi, tra l’altro, privi di ciabatte e calzini, scese le scale per dirigersi al piano inferiore. Arrivata in cucina, aprì cauta la porta di vetro che affacciava direttamente al vialetto. Prese al volo delle ciabatte posate poco distanti dalla porta e corse lungo la stradina fino ad arrivare al cancello in ferro battuto. Mitsui la stava aspettando al di là dell’entrata. Le sorrise e quella ricambiò felice. Le guance del giocatore erano colorate di poco e in mano aveva salda una birra. Gli occhi di Anko indugiarono per un momento su quella e il ragazzo parve accorgersene
 
- Oh andiamo! – esclamò – Solo una per festeggiare. Signora allenatrice! –
 
La ragazza tornò a sorridergli ed annuì. Avvicinò il viso al cancello e Mitsui non perse tempo che le schioccò un bacio a stampo nello spazio che l’ostacolo permetteva. Dopo la squadrò, constatando la tenuta da notte della ragazza. Anche se con un semplice pantalone da ginnastica e una maglia bianca che quasi scompariva in contatto con la pelle, sembrava una piccola principessa. Ogni suo movimento agli occhi del ragazzo pareva regale. Probabilmente erano anche i suoi lunghi capelli neri, sciolti anche in quell’istante a confonderlo.
 
- Non andiamo a scuola domani – propose quello.
 
Anko sbattè le palpebre perplessa – Cosa? –
 
- Ma si! – esclamò Mitsui bevendo un sorso della birra – Colazione assieme, un giro in centro… -
 
- E gli allenamenti? – lo interruppe la vice manager non del tutto convinta.
 
La mano libera del ragazzo andò ad accarezzarla sotto al mento e quella chiuse gli occhi per l’intensità che il contatto le provocava.
 
- Ci andiamo agli allenamenti – disse Mitsui ridendo appena – Non ti porto via il basket, splendore -
 
Anko annuì consenziente. – Però ci presentiamo insieme –
 
Mitsui sorrise beffardo – Si – affermò – Insieme -
 
Poi le loro bocche si unirono nuovamente anche se a malapena.
 
- Mi mandi un messaggio quando torni a casa? – gli chiese con lo sguardo indagatorio.
 
Mitsui le regalò un altro sorriso – Si signorina – rispose – Vai  o papà ti mette in punizione –
 
Anko alzò gli occhi al cielo per poi tornare a guardarlo e sorridergli. Infine gli diede le spalle e correndo appena tornò in casa. Prima di varcare la soglia si voltò notando che Mitsui era sparito. Sfilò le ciabatte e chiuse delicatamente la porta in vetro. A passo felino, sgattaiolò in camera sua, tuffandosi nel letto. Afferrò il cellulare e fissò lo schermo in attesa. Aspettò per un tempo che le parve infinito, finchè il display non s’illuminò. Sorridendo radiosa, posò il cellulare sul comodino e si raggomitolò sotto le coperte. Quella sera si addormentò col sorriso.
 
 
 
 
 
 
*** Continua ***
 
E bacio fu! Siete contenti di questo capitolo? Lo spero proprio! Adesso si aprono finalmente le danze e vedremo come sarà la relazione tra questi due matti! Non vi nego che starei volentieri al posto della mia protagonista. Come sempre voglio ringraziare tutti quelli che hanno inserito questa storia tra le seguite ( ed addirittura preferite! Sono lusingata ), a chi recensisce ed anche a chi si limita solo a leggere. Un bacio a tutti
   
 
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