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Autore: Marilia__88    04/04/2016    5 recensioni
Seguito di "Ti brucerò il cuore" (Johnlock)
Dal primo capitolo:
... Non passava giorno, infatti, che Sherlock non ripensasse al discorso che il medico gli aveva fatto al cimitero, davanti alla sua lapide vuota. Sapeva benissimo che, probabilmente, parte di quelle parole, erano dettate dalla paura del momento ed erano prettamente mirate a dissuaderlo, dal compiere quel gesto avventato, ma, nonostante tutto, non riusciva a togliersele dalla testa:
“…io ho bisogno di te, quanto tu ne hai di me!... Devi lottare, Sherlock…devi farlo per me…! …la tua presenza…e tutto quello che abbiamo passato, mi hanno ridato la gioia di vivere!” Queste frasi echeggiavano tra le pareti del suo palazzo mentale e, la cosa strana, è che riuscivano a trasmettergli un senso di calore e di benessere, che mai aveva provato in vita sua.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart'
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            Ti scalderò il cuore





                                             Lieto fine





… Poi i due si guardarono e scoppiarono a ridere. In fondo, il loro, poteva non essere l’unico lieto fine della serata.
 
 


 
La mattina dopo il matrimonio, Sherlock e John, si svegliarono abbracciati nel loro letto a Baker Street. Nonostante avessero una suite riservata a loro in hotel, avevano preferito ritornare a casa. La signora Hudson si era offerta di badare a Sherlyn, per concedere ai due neo sposi la loro intimità. Di Mycroft e Greg, invece, non si sapeva niente. Qualcuno li aveva visti allontanarsi insieme, a fine serata, ma nessuno aveva avuto più notizie.
“Buongiorno marito…” disse dolcemente John.
“Buongiorno a te…” rispose Sherlock.
“Non vorrei rovinare questo momento perfetto…ma è finito il latte…” disse il medico, con aria afflitta.
“Bene…da bravo marito, allora, vai a comprarlo!” esclamò il detective.
“Io?... E tu invece rimarrai tranquillo qui nel letto?” domandò il dottore imbronciato.
“Va bene, ho capito…io, intanto, vado a prendere Sherlyn di sotto…contento?” rispose Sherlock, sbuffando.

 
John ritornò a casa un paio d’ore dopo dal supermercato. Non solo aveva litigato, di nuovo, con la cassa automatica, ma aveva trovato un ingorgo, che lo aveva fatto rimanere bloccato nel traffico fino a quel momento.
Nervoso e irritato, entrò nel 221B. Era appena arrivato alla seconda rampa di scale, quando sentì delle urla provenire dal soggiorno. Prestando attenzione, riuscì a distinguere, non solo le voci, ma anche le parole. A gridare erano suo marito e sua figlia e, a quanto pareva, stavano litigando. Possibile che erano bastate solo due ore, per portare quei due a litigare in quel modo? A volte gli sembrava di avere a che fare con due bambini. Si precipitò velocemente nell’appartamento e li vide: erano una di fronte all’altro e si fronteggiavano con aria di sfida.
“Sherlyn, restituiscimi subito il mio archetto!” urlò Sherlock furioso.
“No!” rispose la bambina, gridando anche lei.
“Si può sapere che sta succedendo?” chiese John confuso.
“Oh, John…per fortuna sei qui! Puoi chiedere a Sherlyn se, gentilmente, si decide a ridarmi il mio prezioso archetto?” rispose il detective disperato.
“Sherlyn…dai l’archetto a tuo padre…subito!” esclamò il medico, rivolgendosi alla figlia.
“No!” urlò di nuovo la bambina.
“Sherlyn!” la richiamò il dottore, rimproverandola con lo sguardo.
“Lui ha preso la mia bambola…e io mi tengo la sua asta!” esclamò Sherlyn, mettendo il broncio.
“Archetto, Sherlyn…è un archetto!” la corresse Sherlock irritato.
John si passò la mano sugli occhi in segno di disperazione. Poi guardò rassegnato verso suo marito.
“Sherlock…ho davvero paura della tua risposta…ma te lo chiederò lo stesso…hai preso la sua bambola?” chiese, cercando di mantenere la calma.
“Mi è servita per un esperimento!” si giustificò il detective.
“Santo cielo…è sempre la stessa storia con te!... Va bene…ora vai a prendere subito la bambola di Sherlyn e gliela restituisci e lei ti ridarà il tuo caro archetto. Ok?” disse John parlando lentamente.
“Ci avevo pensato anche io…ma non è un’idea praticamente attuabile!” rispose Sherlock, con una finta espressione innocente.
“Che vuol dire che non è attuabile?” chiese il medico confuso.
“Vuol dire che l’ha bruciata!” urlò improvvisamente la bambina “…ed io ora romperò il suo archetto!” aggiunse, mimando il gesto con le manine.
“L’hai bruciata?” domandò John ancora più confuso.
“Tecnicamente ha preso fuoco da sola…stavo facendo un esperimento sull’autocombustione della plastica, in un ambiente controllato, sottoponendo la bambola all’esposizione di combinazioni di gas, potenzialmente infiammabili e…” iniziò a spiegare il detective, ma venne interrotto.
“Non me ne frega un cazzo di che stavi facendo, Sherlock!” urlò spazientito il medico “…ora ti vesti e vai con Sherlyn al centro commerciale e le vai a comprare un’altra bambola!” ordinò poi al marito, con fare minaccioso “…e tu poggia quel dannato archetto!” aggiunse, rivolgendosi alla figlia.
“Ma, John…” cercò di ribattere Sherlock.
“Niente ma, Sherlock! O ti giuro che, non solo farò in mille pezzi il tuo caro archetto, ma ti fracasserò la testa utilizzando esclusivamente il tuo delicatissimo violino!” esclamò John, avvicinandosi al marito e puntandogli un dito contro.
Il detective sbuffò e, come al suo solito, mise il classico broncio da bambino offeso, seguendo, però, gli ordini del dottore.

 
Un paio d’ore dopo, Sherlock e Sherlyn rientrarono a casa contenti e sorridenti. Proprio come due bambini, avevano già fatto pace e sembrava tutto passato.
“E quello cos’è?” domandò John, vedendo che la figlia aveva una strana scatola in mano.
“È un microcopio!” esclamò la bambina.
“Si dice microscopio…” la corresse il detective.
“Non dovevi comprarle una bambola?” chiese il medico con rimprovero.
“Oh, John…le bambole sono giochi stupidi…abbiamo trovato un degno compromesso…” rispose Sherlock soddisfatto “…non dà grandi prestazioni, considerando che è un giocattolo, ma è sicuramente più istruttivo di una stupida bambola!” aggiunse contento.
“Dove stai andando?” domandò John alla figlia, vedendo che era corsa giù per le scale, con la scatola ancora in mano.
I genitori la seguirono e videro che era entrata nel laboratorio di Sherlock. Tirò fuori il piccolo microscopio e aiutandosi con una sedia, lo mise di fianco a quello del detective.
“Ecco!” esclamò, sorridendo soddisfatta.
Il medico la guardò, sorpreso da quel tenero gesto. Poi si voltò verso il marito e vide che la stava guardando anche lui, con un sorriso che non gli aveva mai visto addosso.
“Sai, Sherlock…credo di non averti mai visto così felice…” disse prendendogli la mano.
Il detective strinse a sua volta la mano di John, ma continuò a guardare la bambina.
“Già…credo di non esserlo mai stato fino ad ora…” rispose continuando a sorridere.

 
Era, ormai, sera e John stava lavando i piatti in cucina. Sherlock e Sherlyn, invece, erano sul divano a confabulare tra loro.
“Sherlyn è ora di andare a letto!” disse il medico, dopo aver finito. Appena uscì dalla stanza, però, rimase sorpreso dalla scena che gli si presentò davanti. Suo marito e sua figlia si erano addormentati. Erano entrambi di lato e Sherlock abbracciava la bambina con il braccio sinistro, mentre il destro era adagiato sotto la sua testa. Non ebbe il coraggio di svegliarli, così andò a prendere una coperta e gliela mise addosso con cura. Poi si andò a sedere sulla sua poltrona e si mise ad osservarli. In quel momento, dopo tanto tempo, si sentì completo. Non aveva bisogno di nient’altro: aveva la sua amata Baker Street, aveva il suo adorato Sherlock e aveva la sua dolce Sherlyn. Sorrise, fece un profondo respiro e si rilassò, cullato finalmente dal soave abbraccio della felicità.
 
 
 
 
 





 
Proprio come le favole più belle, anche quella di Sherlock e John sembrava destinata ad avere il suo lieto fine.
 
Purtroppo, però, la vita reale non è una fiaba. È complicata, difficile e spesso crudele. Un momento prima ti dà tutto ciò che desideri, facendoti sentire al settimo cielo e un attimo dopo è capace di strapparti via tutto, lasciandoti vuoto e senza speranze.
 
Anche stavolta ci sarà un nemico in agguato, pronto a portare dolore e distruzione. Ma come si fa a sconfiggere un nemico che non è reale? Uno che ti logora dall’interno senza che tu riesca a fermarlo? Sono queste le domande a cui dovranno rispondere i nostri due protagonisti…ma anche questa…è un’altra storia.





Angolo dell'autrice:
Salve! Eccovi come promesso il gran finale, il ventunesimo e ultimo capitolo! Ho volutamente lasciato la storia di Greg e Mycroft in sospeso...sta alla vostra fantasia immaginare cosa sia successo dopo. Nella prossima storia comunque si farà un ulteriore salto temporale e si saprà cosa è successo poi tra loro. Per ora vi lascio una libera interpretazione.
Ormai Sherlyn e Sherlock sono tenerissimi insieme e la scena del microscopio e la frase del detective sull'essere felice, credo che siano davvero dolcissime.
Beh, la storia ha il suo lieto fine come promesso...ma alla fine del capitolo c'è un incipit, non molto bello, sulla prossima storia. Qui, voglio avvisarvi che la prossima storia non sarà facile...sarà molto angst e, proprio per questo, non mi sento nè di garantire un lieto fine e nè di iniziare ad intristirvi con qualche tragedia...! Mi sento comunque di sconsigliarne la lettura ai "deboli di cuore", a chi non voglia versare un mare di lacrime e a chi si trovi sprovvisto di fazzoletti. Se invece siete abbastanza masochisti come me, allora potrete seguirmi in questa terza e ultima storia della serie. Annuncio comunque, che i primi capitoli saranno soft e quasi divertenti, ma poi la piega che prenderà la storia, sarà decisamente angosciosa...! Mi dispiace di avervi rovinato il vostro amato lieto fine con questo annuncio...ma mi sentivo in obbligo morale di avvisarvi e mettervi in guardia dal seguito.
Vi anticipo il titolo della terza storia "Ti strapperò il cuore". Grazie a tutti quelli che hanno seguito questa seconda storia... a chi l'ha inserita nelle preferite/seguite/ricordate...a chi ha lasciato i suoi commenti.... e a chi vorrà continuare a seguirmi nell'ultimo viaggio della serie "Heart".
Alla prossima ;)

 
   
 
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