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Autore: Manu75    05/04/2016    1 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
Capitoli:
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Grazie, come sempre, a chi legge questa storia e in particolare ad EcateC, Occhioni_Azzurri e miss Gold_394 per aver recensito ^_^ A presto!


“Un gelido destino”

 

Quarantacinquesimo capitolo

 

(L’assenza di quiete dopo la tempesta - ultima parte)



 

Quando Narcissa e Barty lasciarono il salotto riservato alle famiglie purosangue, Abraxas e Cygnus ripresero i loro discorsi come se nulla fosse, discutendo con calma dell’ordine del giorno per la riunione che si sarebbe tenuta da li a un’ora.
Malfoy Senior non vi avrebbe preso parte, ormai si occupava di tutto Lucius e lui era ben lieto di non avere più quelle incombenze. Non era mai stato un grande amante delle diatribe, delle strategie e della politica in generale.
Suo padre, dal quale Lucius aveva preso il nome, ci aveva sguazzato fino alla fine ma lui era un uomo pacato e mite, attaccato ai suoi princìpi e del tutto integerrimo per quanto riguardava i suoi doveri di purosangue ma che non amava gli scontri verbali e le riunioni . Gli incontri d’affari erano sempre stati una sorta di cappio al collo per lui.
Il periodo più felice della sua vita era stato, senza alcun dubbio, quello trascorso in Cornovaglia, quando aveva conosciuto Gwen, lontano da tutto e da tutti.
Cygnus aveva la scorza molto più dura e un cervello più allenato ed acuto, non avendo eredi maschi a cui passare il testimone continuava a mantenere il controllo su tutto ciò che riguardava la propria famiglia.
Lucius, dal canto suo, aveva ereditato da suo nonno, oltre che il nome, lo spirito calcolatore ma sanguigno riuscendo a mantenersi molto più freddo e controllato però, sentendosi a proprio agio in tutto ciò che era dietrologia, tattica, cospirazione ed intrighi.
Tesseva decine di fila e le intrecciava senza sforzo alcuno, conservando chiarezza nei suoi obiettivi e fermezza nel raggiungerli.
Ma non quella mattina. La testa gli ronzava e sentiva una pesantezza in tutti gli arti.
Non dormiva da quasi trenta ore.
La nottata era stata lunga e burrascosa e lui aveva avuto a mala pena il tempo di andare a casa, lavarsi e arrivare al Ministero.
Quando l’Oscuro Signore l’aveva congedato erano le quattro del mattino. Pur sentendosi un idiota a girare con una camicia senza una manica*, Lucius aveva dato la precedenza ad Evan e l’aveva trascinato via da casa Smith prima che il loro Signore cominciasse a chiedersi se la storia dello Schiantesimo fosse effettivamente vera.*
Lucius aveva temuto che egli usasse la Legilimanzia per carpire delle verità sugli eventi della nottata appena trascorsa e lui sapeva che non sarebbe stato sufficientemente abile da bloccarlo con l’Occlumanzia. Non era proprio il suo campo.
Ed Evan, il diretto interessato, era messo così male che Lucius aveva temuto che i danni fossero irreparabili, oltre ad essere assolutamente certo che il suo amico non sarebbe riuscito a sfoderare le sue innate abilità di occlumante nemmeno con l’aiuto dello spirito di Salazar Serpeverde e, quasi sicuramente, nemmeno con la promessa di una notte d’amore da trascorrere con Bella.
Lucius non aveva rischiato di far smaterializzare il ragazzo e aveva chiamato la carrozza dei Malfoy, vi aveva caricato Evan e l’aveva condotto in Scozia, ad Hogsmeade.
Poi era rientrato a casa, si era dato una rinfrescata, aveva gettato via la sua camicia mutilata e si era vestito in modo impeccabile, come sempre.
Ora era appoggiato al camino della sala privata al Ministero e di impeccabile sentiva di avere giusto gli abiti. E i capelli, naturalmente.
Dopo l’uscita di Narcissa, a braccetto con quel viscido pupattolo biondo di Barty Crouch jr., aveva terminato di bere il suo brandy in un unico sorso, lui che non finiva mai il proprio bicchiere ma, per una volta, aveva compreso come mai Evan si rifugiasse così assiduamente nell’alcool.
Quando, pochi minuti prima, la porta si era spalancata e lui aveva sollevato lo sguardo, troppo sfinito anche solo per reagire a quella brusca interruzione, l’ingresso di Narcissa gli aveva fatto dimenticare di colpo la stanchezza.
Per un attimo aveva pensato che lei fosse l’incarnazione di un suo desiderio inconscio, del suo bisogno di vederla dopo la fatica della notte appena trascorsa.
Lei, così avulsa da tutto.
Pensava che non l’avrebbe rivista per molto tempo e, invece, eccola apparire all’improvviso a distanza di soli tre giorni dal loro ultimo incontro a casa Black.
A distanza di tre giorni da quando aveva fatto l’enorme sforzo di non prenderla la, nel salotto di casa sua, senza ritegno.
A distanza di settantadue, schifosissime, ore da quando aveva rotto il fidanzamento che lo legava a lei, lasciandola, di fatto, libera in giro per il mondo.
Narcissa, che indossava un serioso e maledettamente sensuale abito blu, che la rendeva più donna di come lui la ricordasse. Lei, che portava i biondi capelli legati stretti nel tentativo di sembrare più matura, lo aveva sfiorato con i suoi occhi grigi e poi non l’aveva più degnato di uno sguardo.
Non che ne fosse stupito: baciarla e accarezzarla come se non ci fosse la certezza di un domani e poi rompere la promessa di fidanzamento che li legava, senza avere nemmeno la cortesia di comunicarglielo di persona, non doveva aver serbato in lei un buon ricordo di lui.
Per quanto lo riguardava nulla era cambiato, la sua determinazione a tenerla lontana era rimasta immutata, l’assenza di distrazioni era vitale in quel momento.
Kerenza lo aveva aiutato per il passato, cercando di schermare certi ricordi e sentimenti dalle intrusioni esterne ma ciò non aveva certo cancellato ciò che provava per la ragazza. Ogni minuto e ogni giorno dopo l’intervento della strega Toad era come una nuova pagina nella sua mente, doveva evitare che Narcissa continuasse a stagliarsi come sfondo di ogni suo pensiero e desiderio.
Anche la notte scorsa i suoi pensieri erano scivolati verso la ragazza , proprio nel mezzo dell’azione, e ciò non andava bene.
Quindi, se doveva allontanarla, allontanarla davvero, tanto valeva cominciare subito.
E così l’aveva trattata come si fa con un’estranea, una persona di poco conto: non l’aveva nemmeno salutata e, del resto, lei era una persona qualunque a partire da quel momento e fino a che lui non avesse deciso diversamente.
Non sapeva perché Narcissa si fosse presentata all’improvviso al Ministero ma la cosa non lo interessava e non lo sfiorava...finché lei non buttava la scuse assurde e, come un cavaliere dalla lucente armatura, giungeva Barty Crouch Jr. a tenderle una mano e a toglierla d’impaccio.
Barty Crouch, quel piccolo verme sbiadito che strisciava costantemente ai piedi del Signore Oscuro, rendendosi molto utile e gradito grazie alle informazioni che carpiva da suo padre. Rendendosi molto indigesto ai suoi compagni anche, perché amava mettere in difficoltà gli altri Mangiamorte: ambiva ad arrivare in cima e non guardava in faccia a nessuno.
Ed eccola la, quella piccola sanguisuga albina e viscida attaccata al braccio di Narcissa, sfiorarla con perfetta cortesia mentre di nascosto l’arpionava con la sua bocca da vampiro.
Lucius si era maledetto mentalmente per non essere riuscito a tacere: aveva fatto il gioco di Barty rivolgendo loro la parola.
Il controllo, il controllo era tutto. Lo era sempre stato e, adesso, gli sfuggiva di mano con inaudita facilità. Motivo in più per allontanare quella ragazzina.
Se voleva andarsene in giro aggrappata al braccio di un pallido ragazzo psicopatico non era affar suo, la cosa non riguardava.
Lucius riempì di nuovo il bicchiere con del brandy e lo mandò giù come acqua fresca, sotto gli occhi stupiti di Abraxas e Cygnus.
- Bene…- suo padre sembrava un pò preoccupato - io me ne vado, vi lascio ai vostri affari. Figliolo, ci vediamo a casa- lo guardò, titubante.
Lucius annuì con lo sguardo cupo.
Una volta che lui e Cygnus rimasero soli il ragazzo cercò di ritrovare la lucidità.
Il padre di Narcissa si mise a riordinare tutti i documenti che gli sarebbero serviti durante la riunione, scoccò uno sguardo a Lucius che si era accomodato in una poltrona e rigirava il calice vuoto tra le mani.
- Se Narcissa decidesse di fidanzarsi con qualcun altro, ad esempio con un purosangue ineccepibile come Bartemius Crouch Jr., sarei costretto, a malincuore, a darle il mio consenso- disse Cygnus, terminando di impilare i fogli sulla scrivania.
Lucius rimase in silenzio ma smise di giocherellare con il bicchiere.
- Il mio più grande desiderio- proseguì Cygnus, con voce quieta - è avere un Malfoy per nipote. Per il legame che ho con tuo padre, per la grande ammirazione che nutrivo per tua madre ma, sopra ogni cosa, per il grande affetto che porto a te, Lucius. Sei il figlio che avrei voluto avere e che mi è stato negato. Per quanto mi riguarda, sei un grande uomo-
Cygnus sospirò e sorrise.
- Sono solo un povero vecchio, ormai- espirò profondamente - la mia più grande consolazione è sapere che ci sarai tu a portare avanti gli affari e gli interessi dei Black e a vegliare su mia figlia...sulle mie figlie…-
- Narcissa non sposerebbe mai uno come Barty Jr. - disse Lucius lentamente - ma non è nemmeno detto che sia disposta a sposare me, Cygnus - e, con un gesto fluido, lanciò il calice nel camino, mandandolo ad infrangersi contro la pietra scura.
- Non ti facevo così insicuro…- Cygnus gli sorrise con calore.
- Ti sbagli - Lucius represse uno sbadiglio, la stanchezza gli stava calando addosso con tutta la sua potenza - ma ho stima di lei e non sottovaluto affatto il fattore orgoglio: Narcissa è una Black!-
-Narcissa- disse Cygnus, fissando Lucius in modo intenso -è la figlia che conosco e capisco meno. Quella che non mi ha mai dato pensieri, dritta come una spada, integerrima, fredda e tranquilla -
Il ragazzo si accigliò, fissando un punto imprecisato della stanza senza in realtà vederlo. Quella descrizione di Narcissa gli parve assolutamente ingrata e superficiale.
- Non mostra mai emozioni, ha un controllo e una padronanza di sé che, lo ammetto, delle volte riesce ad indispormi- la voce di Cygnus era monocorde - Con Bella è tutto molto più semplice, visti la sua indole e il suo carattere, so che devo tenere tirate le briglie fino allo sfinimento per assicurarmi che non sfugga al mio controllo e non cada vittima delle sue stesse, pericolose, inclinazioni-
- Non credo che le tue figlie siano paragonabili...-  si lasciò sfuggire Lucius e si alzò in piedi prendendo a trafficare con l’attizzatoio, cercando di ravvivare il fuoco che andava spegnendosi, sotto lo sguardo sorridente e soddisfatto dell’altro uomo.
- Narcissa è una ragazza che sa accettare le realtà scomode- proseguì poi il giovane - riesce a conviverci ma non le comprende del tutto perché lei non è…- non seppe trovare la parola giusta.
-...sporca?- finì per lui Cygnus - ritieni che quello che facciamo e vogliamo sia sporco?-
- No, naturalmente! Sarebbe assurdo da parte mia. Trovo che quello a cui aneliamo sia assolutamente giusto - Lucius continuò a trafficare con il fuoco del camino anche se esso si era ravvivato e scoppiettava allegro - non c’è alcun dubbio sulla superiorità di un sangue puro rispetto ad un sangue babbano o ad un sanguesporco. La notte appena trascorsa ne abbiamo avuto la riprova, se mai ce ne fosse bisogno. Li abbiamo distrutti come si fa con un castello di carte, spazzati via senza sforzo alcuno…-
Si voltò e incontrò lo sguardo del padre di Narcissa, il volto dell’uomo era cereo.
-...a lei ci ho pensato io…- lo rassicurò Lucius - ti ho fatto una promessa e l’ho mantenuta. Non le è stato torto un capello e, per quel che ne so, nemmeno a sua figlia…-
Cygnus si accasciò sulla sedia come se il peso del mondo intero gli fosse caduto addosso.
Lucius lo fissò per un momento: l’uomo che lui stimava e sentiva più vicino di quanto non avesse mai sentito il suo stesso padre.
Poi si infilò la mano in tasca ed estrasse una foto, la foto che aveva sottratto a casa di Andromeda, e la porse a Cygnus.
Lui la prese con mano tremante e la fissò qualche momento.
Sua figlia sorrideva all’obiettivo e accennava ad un saluto, aveva i capelli mossi dal vento ed era bellissima, gli occhi grandi e dolci brillavano d’amore e poi volgeva lo sguardo alla bimba che teneva tra le braccia, invitandola a salutare la persona che le stava fotografando.
La bimba, in quella foto, aveva poco più di un anno e agitava la manina grassoccia con energia e mandava bacini sorridendo gioiosa.
L’uomo si passò una mano sul volto, nascondendo gli occhi, le spalle scosse da silenziosi singhiozzi.
Lucius si voltò nuovamente verso il camino, le mani in tasca, lasciando a Cygnus il tempo di dominare la propria commozione.
Passò qualche minuto in cui si sentirono solo dei suoni soffocati e poi l’uomo emise un lungo sospiro e si alzò in piedi.
- Grazie - la sua voce era roca e ancora incrinata dal pianto - quando dico che sei un grande uomo non esagero...ho fornito all’Oscuro Signore il nome del villaggio dove sapevo perfettamente che viveva la mia figlia maggiore, per convincerlo della mia più assoluta fedeltà a lui ed alla causa. So che l’Oscuro Signore ha apprezzato grandemente questo mio gesto...ma poi, la mia deprecabile debolezza mi ha spinto a strapparti quella promessa. Grazie di aver esaudito un mio desiderio così egoista e controproducente in un momento così delicato…-
- Non serve che mi ringrazi - si schermì Lucius - la loro morte sarebbe stata inutile - e, pensò il ragazzo, avrebbe causato una frattura insanabile tra lui e Narcissa.
Lei non gli avrebbe mai perdonato la morte di sua sorella, non aveva alcun dubbio su questo, così come, probabilmente, lo avrebbe sempre incolpato di qualsiasi cosa, qualsiasi morte, qualsiasi sofferenza.
Narcissa, nonostante la situazione chiaramente sfavorevole, non gli aveva mai realmente perdonato di aver ucciso un uomo a sangue freddo durante il raduno di Weirwater*.
Rammentava fin troppo bene la condanna che le aveva letto nello sguardo a Spinner’s end, quando gli aveva espresso la sua contrarietà ad un coinvolgimento di Severus nella cerchia dell’Oscuro Signore.
Alla luce di tutto questo diventava fondamentale tenerla lontana perché non poteva e non voleva farsi condizionare così da una donna. La desiderava fuori dalla sua vita, in questo momento più che mai, perché lui voleva la gloria, voleva vincere, voleva fare qualcosa di grandioso e percorreva quella strada da troppo tempo per poter ritornare indietro.
E lei, oltre tutto, era un bersaglio perfetto, una vittima designata da colpire con facilità inaudita per arrivare a lui.
Aveva fatto una scelta precisa lasciandola libera e sciogliendola dalla loro promessa di fidanzamento ma, si rese conto, stava tenendo aperti troppi varchi, non riusciva a chiudere del tutto quella porta.
- Non desidero altro che vederti sposato con l’unica figlia della quale sono realmente orgoglioso- la voce di Cygnus lo riscosse - L’unica nella quale riconosco il mio sangue, Lucius. Prima di morire desidero poter brindare alla vostra unione e poterti chiamare figlio...-
-Questa è una promessa che non posso farti, non in questo momento…- strinse le labbra e sigillò ogni parola che avrebbe voluto dire.
I due uomini si guardarono per un lungo momento e poi Cygnus si avvicinò al camino e vi gettò la foto di sua figlia Andromeda e di sua nipote.
Insieme la guardarono bruciare e Lucius prese finalmente una decisione: la guerra era cominciata e non c’era più tempo per esitare.


Quando si ritrovarono fuori dalla zona privata del Ministero, dopo aver superato il guardiano troppo zelante, che lanciò un’occhiataccia a Narcissa, la ragazza si volse verso Barty Crouch jr. e gli rivolse un sorriso interrogativo.
Subito lui si staccò da lei, con un’impeccabile aria imbarazzata e leggermente confusa dipinta sul giovane viso.
- Perdonami Black…- mormorò, grattandosi la testa con aria contrita - quando ti ho visto scavalcare quel guardiano con tanta determinazione ed entrare nel privée così decisa, mi sono permesso di seguirti e cercare di capire cosa ti fosse accaduto...scusami per aver origliato ma mi sei sembrata davvero in difficoltà!-
Le gettò un’occhiata supplichevole ma lei gli stava sorridendo apertamente.
- Ti ringrazio, in realtà mi hai tolto da una situazione davvero poco piacevole!- lui sembrò sollevato ma lei proseguì - quello che vorrei capire è il perché tu ti sia preso tanto disturbo per me, visto che ci conosciamo appena e le nostre famiglie non si frequentano!-
Lui arrossì ma le lanciò uno sguardo ammirato.
- Sei davvero una persona diretta, Black! - le sorrise con calore, il volto ricoperto di lentiggini aveva un’espressione piena di simpatia - ammetto di aver agito istintivamente perché, da molto tempo, desideravo conoscerti ma non sapevo come fare…-
Lei inarcò le sopracciglia: lui le era simpatico ma essere tenuta d’occhio senza che se ne accorgesse non la faceva molto piacere.
- Non pensare male!- si affrettò a dirle, seguendola, visto che lei si era incamminata lungo il corridoio - quello che desidero è solo la tua amicizia ma, lo ammetto, sono troppo timido. Inoltre la tua amica Naghib è molto protettiva nei tuoi confronti, mi ha sempre intimato di starti alla larga!-
Narcissa si fermò di botto e si voltò, lanciandogli un’occhiata gelida.
- Pensi di ottenere la mia simpatia parlando male dei miei amici?- la voce era fredda e infastidita - se Beb ha ritenuto che non fosse il caso di farci approfondire i rapporti avrà avuto le sue ottime ragioni!-
Un lampo passò negli occhi di lui e ne alterò per un attimo i lineamenti ma subito sfoderò un’aria costernata molto convincente.
- Ti prego ancora di perdonarmi, non intendevo offendere te o Naghib! Credimi, ho sempre rispettato la sua opinione e infatti non mi sono mai permesso di avvicinarmi- il tono era costernato - altrimenti mi sarei fatto avanti comunque, ignorandola…-
Il viso giovane e aperto di lui sembrava davvero disperato.
Narcissa decise di accantonare i suoi dubbi fino a che non ne avesse parlato con Beb, voleva vederci chiaro ma, per il momento, era grata al ragazzo per averla aiutata.
Scappare da Lucius senza perdere la faccia non aveva prezzo, rifletté.
- D’accordo, voglio crederti - gli disse - ma preferisco che tu non parli delle persone a me care senza motivo -
Lui sembrò sollevato e le sorrise.
- Comunque mi devi spiegare come fai a sapere che sono stata nominata Prefetto…- buttò la e, per un attimo, le parve di scorgere una luce guardinga nello sguardo di lui.
- A dire il vero…- mormorò dispiaciuto, dopo qualche momento di esitazione - me l’ha rivelato il Professor Slughorn la settimana scorsa. Era...ehm...un poco alticcio a quel party che ha organizzato per festeggiare la fine dell’estate e l’inizio di un nuovo anno scolastico. Me l’ha detto pregandomi di aiutarti perché ci sono degli studenti molto arroganti, specie tra i Grifondoro. Credo che lui ti veda come una fanciulla delicata e fragile…- il tono era del tutto innocente, come quello di una persona ingenua che rivela qualcosa che non dovrebbe senza esserne consapevole.
Un profondo fastidio si insediò in Narcissa.
- E, di grazia, cosa pensa che dovresti fare tu? Proteggermi dagli alunni delle altre Case? Perché mi avrebbe nominato Prefetto se ritiene che io non sia in grado di cavarmela da sola?-
Lui divenne paonazzo e le lanciò un’occhiata mortificata.
- Se davvero sei mio amico, come dici di essere, rispondi alla mia domanda!- si inalberò la ragazza, che era stufa marcia di essere trattata con supponenza.
Lui respirò a fondo, come per dominare il proprio imbarazzo, e la guardò con aria infelice.
- Da molto tempo, da anni, gira voce che tu sia fidanzata a Lucius Malfoy...e, recentemente, “ La Gazzetta del Profeta” vi ha dedicato un lungo articolo…-
Fu come se l’avesse schiaffeggiata in pieno volto.
Narcissa impallidì e le sue labbra divennero esangui.
- Solo per questo?- il tono era metallico e gli occhi si incupirono a tal punto da sembrare blu come un mare in tempesta.
Lui sembrò annichilito da quella furia.
- B-beh...e poi...g-guardati…- fece un debole gesto con la mano, indicandola.
Narcissa chiuse gli occhi per un momento, troppo arrabbiata per proferir parola.
Era stata nominata Prefetto solo perché era bella e fidanzata con un uomo facoltoso, ricco e potente?
- Scusami Black, volevo esserti amico e ti ho solo fatta arrabbiare- la voce di Barty era carica di rammarico - non intendevo offenderti ma, te ne prego, valuta da chi arrivano certe considerazioni. Credi che io sia divenuto Prefetto per i miei bei voti? Lo sanno tutti quali sono i parametri usati dal Professor Slughorn…mio padre è un bel biglietto da visita...- la voce era colma di amarezza.
Lei riaprì gli occhi e lo osservò in volto, cercando di dominarsi.
Il ragazzo sembrava devastato dal senso di colpa e si tormentava le labbra, senza avere il coraggio di ricambiare il suo sguardo.
- Non - sussurrò lei, cercando le parole - non tutto quello che viene riportato sui giornali corrisponde alla verità -
Lui la fissò, stupito.
- Nessuno meglio di me sa cosa significhi convivere con le calunnie- le disse, con aria mesta - tutti hanno parlato per anni del mio ingresso ritardato ad Hogwarts, muovendo illazioni sulla mia salute o sul fatto che non avessi voglia di far nulla. Asserendo che mio padre avesse fatto pressioni perché mi favorissero in quanto, secondo le voci, sarei stato afflitto da una grave forma di epilessia o peggio, e invece - fece una breve pausa, fissandola diritto negli occhi - è mia madre ad essere malata, molto malata. Sono entrato un anno dopo ad Hogwarts perché, quell’estate, sembrava che lei stesse per morire…ora tu sai la verità, Black. Tu e nessun altro.-
Narcissa espirò lentamente, suo malgrado colpita dalla storia del ragazzo e dalla sofferenza che leggeva nei suoi occhi, e quindi decise che una seconda opportunità non si negava a nessuno.
- D’accordo - gli disse - dimenticherò ciò che mi hai detto sulla mia nomina e custodirò gelosamente ciò che mi hai rivelato su di te. E vediamo cosa ci porterà questa conoscenza da adesso in avanti!-
Lui si aprì in un sorriso commosso e le prese la mano con le proprie, stringendogliela con grande calore e trattenendola tra le sue.
- Grazie Black- le sussurrò emozionato - saprò farti ricredere e, fidati, non ti deluderò…-
Lei annuì, troppo abbattuta per chiedersi se davvero le interessasse cambiare opinione su di lui.
- Allora ci vediamo sull’Espresso di Hogwarts, nello scompartimento dei Prefetti!- lui gettò un’occhiata sopra la testa di lei e si affrettò ad allontanarsi.
Lei si chiese vagamente cosa gli avesse messo quel fuoco addosso e si voltò, sbattendo contro il petto di Lucius.
Ci mise un attimo a capire che fosse lui, riconobbe prima il suo profumo che la sua immacolata camicia di seta.
Rimase paralizzata in piedi davanti al ragazzo e fissò ostinatamente lo sguardo sul suo mento, rifiutandosi di alzarlo sul volto.
Si concentrò su quella zona franca tra il collo e le labbra, perché averlo così vicino la emozionava, anche se lui si comportava come un perfido bastardo.
- Oh, eccoti Lucius, scusa se ti ho fatto aspettare! Andiamo? La riunione sta per cominciare!-
Una voce di donna si intromise e un’aggraziata figura femminile si insediò nel campo visivo della ragazza.
Narcissa osò rivolgerle una fuggevole occhiata e vide che era giovane, bella e adulta e che la stava osservando con malcelata curiosità.
- Sta attenta - disse Lucius, rivolgendosi a Narcissa con una voce così gelida e distaccata che lei stentò a riconoscerla. Poi lui la prese per le spalle e la spostò di peso, togliendosela letteralmente dai piedi e proseguì per la sua strada, seguito dall’altra donna che si voltò per un attimo a lanciare un ultimo sguardo curioso alla ragazza e poi si affrettò a raggiungere l’uomo, chiacchierando amabilmente.
Narcissa rimase immobile per qualche secondo chiedendosi perché riuscisse a sbagliare sempre tutto e per quale motivo si fosse spinta fino a la quella mattina.
Osservò la schiena diritta di Lucius sparire tra i corridoi del Ministero  e pensò vagamente che forse l’avrebbe incontrato a qualche evento mondano, magari a Malfoy Manor o, forse, lui sarebbe passato a salutare Cygnus, prima o poi...Si avviò come una sonnambula verso l’uscita, non potendo immaginare che non l’avrebbe rivisto per più di due anni.


- Pensavo che tu e la figlia di Cygnus Black vi conosceste bene- Emmeline Vance osservò Lucius con attenzione.
Lui si voltò verso di lei  con aria lievemente sorpresa e assai poco interessata.
- I nostri padri sono amici da sempre e abbiamo frequentato Hogwarts nella stessa Casa per un paio d’anni, niente di che. E’ poco più di una bambina. Sei gelosa?- le sorrise con malizia.
Lei arrossì con grazia: era una bella ragazza di ventitré anni, coetanea di Evan e Andromeda, e aveva frequentato Hogwarts nella stessa casa della figlia maggiore dei Black: quella di Priscilla Corvonero.
Emmeline si passò una ciocca dei suoi folti capelli castani dietro un orecchio e lo guardò con i suoi occhi chiari.
- Sei tremendo!- gli sussurrò sorridendogli di sotto in sù - è solo che ho letto certe cose…-
- Voi donne prestate troppa importanza ai pettegolezzi!- le disse con aria annoiata - piuttosto rammentami a che ora abbiamo appuntamento domani sera!-
La donna sorrise più ampiamente: aspettava quell’appuntamento da molto tempo. Lucius era sempre stato molto gentile e amichevole, persino galante, ma lei aveva smesso di sperare che lui si facesse avanti e le dimostrasse un interesse più profondo.
Stava per rispondergli quando una voce l’interruppe.
- Malfoy, pensavo curassi meglio i tuoi affari…-
Si voltarono e videro Barty Crouch appoggiato al muro, che li guardava con un sorriso amichevole.
- Buongiorno Emmeline! Come stai? Avrei bisogno di rubarti Lucius per qualche istante!- il ragazzo le si rivolse con la sua innata, impeccabile, gentilezza.
Lei rispose al saluto, rammentò a Lucius che la riunione stava per iniziare e si allontanò.
- Devo dire - esclamò Barty, appoggiando la testa al muro con aria negligente - che è davvero splendida…-
Lucius inarcò un sopracciglio e osservò la figura snella di Emmeline che si allontanava.
- No, non lei - Barty sollevò gli occhi al cielo, come se dovesse raccogliere tutta la propria pazienza - lei è bella ma troppo banale. Parlavo di Narcissa Black, ovviamente! Vista da vicino è a dir poco spettacolare!-
- Mi hai fermato per questo?- gli chiese Lucius, accigliandosi - ho una riunione importante e sai che tuo padre non gradisce i ritardatari!-
L’accenno a suo padre fece rabbuiare il volto lentigginoso di Barty, che si staccò dal muro mettendosi le mani in tasca.
- Inoltre- proseguì Lucius - non è il caso che ci facciamo vedere troppo in confidenza, lo sanno tutti che i Crouch e i Malfoy non si amano molto -
- Le nuove generazioni possono cambiare le cose - il ragazzo gli sorrise, un sorriso obliquo, e si accarezzò il braccio sinistro - noi due abbiamo molte cose in comune, molti interessi. E abbiamo gli stessi gusti in fatto di donne...Black mi ha rassicurato sul fatto che tra voi due non c’è nulla, nessun legame ufficiale e nemmeno ufficioso. I miei ultimi due anni ad Hogwarts si prospettano assai interessanti!-
Lucius rimase impassibile e poi sorrise a Barty.
- Buon per te - gli disse con la sua voce snob e raffinata - almeno ti terrai impegnato! Una volta ad Hogwarts non avrai molte occasioni di renderti utile…- gli dette uno schiaffetto sulla guancia e si allontanò lasciandosi dietro una scìa profumata.
Il volto di Barty perse ogni traccia di allegria e gli occhi mandarono lampi  osservando la testa bionda di Lucius scomparire tra la folla.
- Vedremo Malfoy, vedremo...intanto sentiamo che rumore fa un pallone gonfiato quando cade dal suo bel piedistallo!-


Narcissa non seppe mai come arrivò alla mattina del primo settembre, dopo giorni infiniti e notti tormentate.
Alla fine, con la sensazione che tutto fosse cambiato, si ritrovò sul binario nove e tre quarti.
“E’ la prima volta che vado ad Hogwarts senza essere fidanzata con Lucius” pensò, sorridendo lievemente.
Il bel volto era stanco e provato e lei era quasi certa di avere la febbre, aveva congedato Dorothy anzitempo perché la brava donna l’aveva assillata con la sua preoccupazione.
Si guardò intorno alla ricerca di facce note, cercò con lo sguardo una persona in particolare.
Una persona che sembrava avvolta dal buio ma che le dava la stessa sensazione che dona la penombra agli occhi accecati dalla troppa luce: sollievo e conforto.
Ma non lo vide, Severus non sembrava essere ancora arrivato.
“Beb è sempre in ritardo, forse riesco a trovare Regulus per un saluto…” sentiva la tempie pulsare e la pelle scottare, la spilla da Prefetto brillava sulla sua divisa impeccabile.
All’improvviso una mano le si posò sulla spalla e lei si voltò, sperando vagamente di veder realizzato il proprio desiderio.
Invece si trovò faccia a faccia con Bellatrix.
- Bella!- la sua sorpresa fu grande ma anche il sollievo fu notevole. Aveva aspettato per giorni una risposta da sua sorella ma non era mai arrivata, ed ora poteva finalmente appurare che la ragazza era ancora viva e integra.
Bellatrix studiò il viso di sua sorella e le posò un bacio sulla fronte.
- Hai la febbre!- constatò, con voce preoccupata - devi aver cura di te, sorella mia…- e poi avvicinò le labbra all’orecchio di Narcissa -...così come Lucius ha avuto cura di me quando ne ho avuto bisogno, come si fa tra bravi compagni!- sorrise con malizia, poi il suo sguardo si fece gelido - e, se ti azzardi ancora a mandarmi messaggi non richiesti a casa Lestrange, verrò personalmente ad Hogwarts e te la farò pagare! Stai fuori dalla mia vita, non te lo ripeto più…-
Narcissa non trovò nulla da ribattere, troppo debole per pensare a qualcosa di pungente da dire e osservò sua sorella allontanarsi tra la folla.
Era stanca di lottare contro l’indifferenza delle persone che amava.
E poi sentì un balsamo sciogliersi dentro di sé, qualcosa che le diede calore e gioia, persino sollievo alla febbre.
Vide Bellatrix urtare malamente qualcuno, voltandosi con il viso deformato dal disprezzo, e poi impallidire quando l’altra persona, un ragazzo più basso di lei e dai lunghi capelli neri che incorniciavano un volto scarno dominato da un naso prominente,  le disse qualcosa.
La donna se ne andò e Severus le lanciò un’ultima occhiata sarcastica mentre si allontanava.
Poi notò Narcissa poco distante e le rivolse uno dei suoi sorrisetti storti, avvicinandosi.
Lei si dimenticò di Regulus, di Beb e dello scompartimento dei Prefetti. Si dimenticò di tutti e di tutto.
- Andiamo a cercare un posto?- gli disse, sorridendogli con calore, senza nemmeno salutarlo, come riprendendo un discorso mai interrotto.
Lui la osservò leggermente stupito, lo sguardo gli cadde sulla spilla appuntata alla sua divisa ma non fece alcun commento.
- Pensavo di andare in fondo - le rispose con la sua voce calma e controllata.
- Mi sembra perfetto! - disse lei con entusiasmo e lui inarcò un sopracciglio.
Camminarono lungo il binario, nel mezzo della confusione e dell’allegria degli altri studenti, Cissy si sentì un pò sciocca a seguirlo a ruota ma, tutto sommato, decise che non le importava nulla di nulla.
Alla fine trovarono uno scompartimento vuoto e vi si infilarono, lui si sedette accanto al finestrino e, con sua enorme sorpresa, Narcissa si sedette vicino a lui e non di fronte.
Severus si irrigidì leggermente quando le loro divise si sfiorarono ma cercò di darsi un contegno frugando nella propria borsa, chiedendosi cosa mai fosse accaduto alla ragazza controllata che conosceva.
Infine il treno partì, lasciandosi il binario nove e tre quarti e Londra dietro di sé.
Narcissa si sentì serena per la prima volta da quando quella maledetta, lunghissima estate era iniziata e, finalmente, un sonno senza sogni calò su di lei insieme ad un senso di grande tranquillità.
La sua testa si reclinò e si appoggiò alla spalla di Severus che rimase rigido e immobile, troppo stupito per muovere un muscolo.
Le loro spalle erano vicine, le loro braccia si toccavano e le loro mani si sfioravano. I capelli biondi di Narcissa spiccavano sulla divisa nera, il suo dolce profumo gli solleticava le narici e lei respirava dolcemente e profondamente.
Lui aggrottò le sopracciglia, avvertendo il calore che lei emanava, mosse leggermente la mano per non svegliarla e le toccò il polso, sentendo il battito accelerato del suo cuore.
“Ha la febbre!” si stupì e allora decise di lasciarla riposare, anche se l’idea che qualcuno potesse entrare e sorprenderli così gli procurava fitte allo stomaco, pensò che nemmeno lei ne sarebbe stata particolarmente felice.
Immaginò se ad entrare fossero stati Potter e la sua squadra di inutili lombrichi.
A quell’idea i suoi occhi si fecero ancora più bui, estrasse con cautela la bacchetta pronto a sigillare la porta dello scompartimento, quando questa fu aperta con vigore e Bebhinn entrò.
Lui imprecò sottovoce e lei abbracciò la scena con i suoi occhi scuri e scintillanti.
- Ma che fortunello! Sapevo che dovevo incontrarla io per prima!- esclamò e si richiuse la porta alle spalle, sigillandola prima che potesse farlo lui e tirando le tende in modo che nessuno potesse guardarvi dentro.
Poi si sedette davanti ai due ragazzi, mentre il treno si lanciava veloce lungo la campagna inglese.
Narcissa non si accorse di nulla e continuò a riposare serena.

 

Fine quarantacinquesimo capitolo

 

*la camicia gli è stata strappata da Brigid per curare Bella.

*in realtà Evan è stato vittima del Delirium Tremens per aver smesso di colpo di assumere alcool prima dell’attacco ad Ottery St, Catchpole.

*il raduno a cui ha assistito Cissy e dove Voldemort ha imposto a Lucius di uccidere un Mangiamorte accusato di tradimento, usando Narcissa per impedirgli di opporsi a quell’ordine.

  
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