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Autore: Elenami55    05/04/2016    3 recensioni
Avete presente uno di quegli incontri che avvengono per puro caso? Provate ad immaginare che il comandante della prima flotta di Barbabianca, Marco la Fenice e quello della seconda, Portgas D Ace, incontrino e costringano ad entrare nella loro ciurma due sorelle di nome Emi ed Umi, entrambe piratesse. Ipotizzate ora che Marshall D Teach alias Barbanera consegni la minore delle due, Umi, alla Marina per poter entrare nella Flotta dei Sette. Come reagirà Barbabianca? Ed il nostro caro Pugno di Fuoco riuscirà a non farsi catturare da Barbanera nonostante sia andato alla sua ricerca?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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34. Partenze



Non posso credere che non sia venuto in cucina! Ah, io lo ammazzo! Ma come diavolo ha fatto ad essere così idiota da non venire?! Era un messaggio chiaro, no? “Se hai bisogno di me, sai dove trovarmi”. Non mi sembra tanto complicato da capire! Quando una ragazza ti dice una cosa simile molto probabilmente è perché vuole che tu la segua, è ovvio! Cioè, cosa sono io? Un organismo asessuato forse? Ace, sei un coglione! Scusa, la volgarità, ma lo sei! Io ti consolo, ti parlo di mio padre –individuo che odio– e tu cosa fai? Mi molli addormentandoti sul ponte? Ah, ma questa non la passi liscia, sottospecie di cavernicolo. Questa volta te la faccio pagare; aspetta solo che arrivi Satch e vedi cosa ti combino. Un attimo, sto iniziando a pensare come Umi, cavolo, sembro proprio lei durante i suoi monologhi ad alta voce su Marco, con le uniche differenze che io tengo la lingua ferma mentre penso e non elogio Ace, anzi. Roger, come mi sono ridotta a causa di un fiammifero!
- Se continui ad osservarlo così, lo consumerai- mi dice con calma Marco, spalmando della marmellata su una fetta di pane.
- Meglio-
Marco scuote la testa, rassegnato ormai ai modi acidi che gli riservo non solo durante la colazione. E se ne stupisce anche? È colpa sua se ho fatto la figura della principessina in pericolo: quella volta poteva benissimo lasciarmi ammazzare dai marine, invece di prendermi in braccio e portarmi via; almeno avrei mantenuto quel minimo di orgoglio che tutt’ora mi fa pensare in questa maniera. Ok, gli sono riconoscente, lo ammetto, ma quanto odio quando la gente non mi dà ascolto! Ero stata chiara sul fatto di non voler essere aiutata, ma lui ed Ace hanno dovuto immischiarsi. Ah, questi uomini,  proprio non li capisco! E pensare che da bambina mi fingevo maschio…


Due marines erano arrivati in fretta e furia, spalancando le grate del cancello della scuola elementare della cittadina di Liv, capitale dell’isola Livrir. Le maestre erano disperate ed indicavano urlando dei ragazzini oltre ad una fila di studenti, spettatori della rissa che stava avvenendo. Nonostante l’arrivo della 'polizia' dell’isola, non volevo saperne di concludere il combattimento. In quel momento indossavo una felpa blu scuro ed un berretto nero; i capelli erano raccolti in uno chignon nascosto sotto il copricapo per non far notare la mia natura femminile. Il mio sfidante, un ragazzino della classe 5a che aveva osato mettere in dubbio la mia identità, se ne stava spavaldo di fronte a me: stava vincendo, ovviamente. Io ero solo una povera bimba di prima elementare che l’aveva insultato quando lui aveva osato darle della bugiarda: io non ero Emi, ma Jack, il fratello gemello di quest’ultima e lui l’aveva negato, dandomi della matta.
- Bambini, fate largo!- avevano ordinato i due marines, divertiti dal compito così facile da svolgere, ovvero separare due mocciosi in rissa.
Il mio avversario, distratto da questa intrusione, era rimasto imbambolato ad osservare i nuovi arrivati ed io ne avevo approfittato per saltargli addosso, graffiarlo, tiragli calci e pugni e farlo cadere a terra, per poi schiacciargli quella particolare zona maschile con un piede, facendolo urlare e scoppiare a piangere.
- E Jack ha vinto! Sono il più forte del mondo!- sghignazzavo, correndo via, verso l’uscita posteriore del cortile scolastico.



Un sorrisetto mi si stampa in viso al ricordo di quella vicenda; quando ero stata presa mi avevano portata da uno strizzacervelli, sostenendo che avevo problemi di personalità ed avevano chiamato la mamma. Ero proprio una pazza!
- Signorina, hai dei rilevanti sbalzi d’umore. Prima sei inferocita e fissi Ace con astio ed ora ridacchi fissando il nulla- mi fa notare Vista, scrutandomi.
- No, è che pensavo- sorrido, prendendo il pane e tagliandomene una fetta.
- A cosa, di grazia? Per farti essere così felice…-
- Ai fatti miei- rido e spalmo della marmellata sulla fetta di pane, addentandola subito dopo.
Ok, ho appena lasciato trasparire un pezzetto della mia personalità fanciullesca comportandomi così; devo fare più attenzione. Nessuno deve sapere di questo mio lato stupido: potrebbe essere un punto a mio sfavore. Devo tornare seria!
Infatti ecco i comandanti a fissarmi, alienati dal mio comportamento insolito.
- Cosa avete da guardare?-
- Niente- rispondono, come rassegnati.

Delle urla si fanno strada nel salone: Izo, provato probabilmente da una lunga corsa per i corridoi della nave, riprende fiato, osservato da tutti i presenti.
- S-Satch… Satch è stato ferito gravemente!-
Le reazioni a questa notizia sono molteplici, tutte dettate dallo sgomento. La più rilevante è sicuramente quella di Marco che balza in piedi e, con tutta la calma di cui dispone, ordina di correre sul ponte per bloccare qualsiasi possibile fuga dalla nave: il colpevole potrebbe ancora essere a bordo. Dal canto mio, gli do ragione, ma la cosa che, ora come ora, mi preoccupa di più è il fatto che Umi fosse con Satch; infondo Pizzetto è stato solo ferito e le infermiere lo cureranno. Io non posso fare niente per lui, sarei solo d’intralcio. La prima cosa da fare in casi del genere è ragionare e mantenere la mente lucida, quindi non devo preoccuparmi per il comandante della quarta flotta e pensare solamente a mia sorella che non è stata nominata: potrebbe essere nei pasticci. Mi alzo alla svelta e mi avvicino ad Izo con una certa ansia nel sangue.
- Dov’è Umi?!-
- Non è qui?-
- No, non è qui, ti pare? Non l’avrei chiesto altrimenti!- mi trasformo in tigre e corro via, in cerca della mia sorellina.
Umi, giuro che se ti hanno torto un solo capello, spezzerò loro tutte le ossa!

Arrivo nella biblioteca in pochissimo tempo e la scena che mi si para davanti mi fa arricciare il naso. Barbabianca, in piedi davanti ad una pozza di sangue, osserva il pavimento macchiato ed annuisce angustiato alle parole di Halta e Jaws. Di Satch non c’è traccia, quindi deduco sia già stato portato via dalle infermiere. Mi guardo intorno due o tre volte, mentre i tre mi rivolgono la loro attenzione, gravi in volto. Spalanco gli occhi, intuendo che qualcosa non quadra e, facendo due più due con le parole della geisha della sedicesima flotta, con un ruggito mi dileguo nei corridoi alla ricerca di qualche traccia di Umi.




 
-------



 

Sono passate almeno tre ore da quando le infermiere hanno portato il comandante della quarta flotta in sala operatoria, Ace è certo di questo. Per l’ennesima volta il suo sguardo si posa sul piccolo lampioncino presente sopra la porta; la forte luce rossa che esso emana costringe il ragazzo a calarsi leggermente il cappello sugli occhi ed a tornare con il viso rivolto verso il pavimento. Il personale medico è ancora al lavoro, perciò le numerose ferite di Satch sono più gravi di quanto tutti pensassero.
Ragazzi, papà, state calmi, non impiegheremo molto a curarlo. Lo salveremo, vedrete” ha detto Rose prima di rinchiudersi là dentro con le sue colleghe, ma nemmeno lei ne è sembrata poi così convinta.
Ace stringe i pugni, mordendosi la lingua con i denti per trattenersi dall’urlare: non è riuscito a proteggere un suo amico. Satch è a due passi dalla morte per colpa sua. Un forte calore si diffonde nel corpo del lentigginoso, il quale è vicino al punto di prender fuoco ed incenerire ogni cosa intorno a sé. Il colpevole, l’assalitore di Satch, il vile che ha osato alzare un dito su suo fratello è oltretutto un uomo a lui ben noto: era un suo amico ed un suo compagno. Già, era, perché ora non lo è più e presto sarà solamente un cadavere siccome Ace non gli permetterà di farla franca. Marshall D Teach, l’unica persona a mancare all’appello dopo l’incidente, era oltretutto un suo sottoposto. Ace non riesce a digerire questo boccone amaro perché si vergogna profondamente della propria stupidità: sino ad ora ha avuto un traditore nella propria flotta e non se n’è nemmeno reso conto; ha permesso che qualcuno violasse le sacre regole vigenti sulla Moby Dick, oltraggiando la posizione di suo padre Barbabianca, e uccidesse un proprio compagno. Non può accettare questa mancanza di fedeltà, non può proprio. L'imperatore l’ha accolto, gli ha dato una famiglia, la voglia di vivere, l’affetto ed Ace si è ripromesso più e più volte di far diventare il vecchio il re dei pirati, ma ora come potrebbe mai esserlo se persino dei luridi cani come Teach osano mettere in dubbio la sua autorità? No, Pugno di Fuoco la farà pagare al suo sottoposto e farà capire al mondo intero che nessuno può permettersi di oltraggiare Barbabianca!
A passo svelto il ragazzo si inoltra nei corridoi dell’imbarcazione per andare a procurarsi uno zaino e delle provviste. Ormai ha deciso: partirà all’inseguimento di Teach, lo troverà e lo ucciderà.

Quando mette piede sul ponte, Ace si ritrova immerso in un’atmosfera cupa: tutti i presenti sono presi dallo sconforto e dalla tristezza: Satch è sempre stato un fedele compagno ed amico e nessuno vuole che lasci questo mondo. Ognuno spera in cuor suo che egli riesca a superare la notte che verrà. Tuttavia non solo ciò pesa sugli animi dei compagni: non meno importante è infatti il rapimento di Umi. L’intero equipaggio -Ace compreso- è in pensiero per lei e l’unico conforto è la speranza che sia ancora viva.
Emi, prima di avere una crisi di nervi e rintanarsi in camera sua per riflettere sul da farsi, ha assicurato ai comandanti e alla ciurma che certamente Teach ha portato con sé Umi per intascare la ricompensa che la Marina –e specialmente l’ammiraglio Akainu– gli concederà per la cattura della sorellina della Tigre del Mare Orientale. Non è infatti un mistero che il marine voglia entrambe le figlie morte per non rischiare di perdere la carica, insomma le voci girano ed Umi ha una linguetta molto lunga quando si tratta di parlare di sé stessa e sua sorella.
Ace si blocca di fronte ai suoi compagni e sente un vuoto al petto, tornando con la mente alla sua infanzia: il suo fratellino Rufy era tutto per lui e lo stesso crede sia Umi per Emi, motivo per cui il moro si pone un altro obbiettivo, ovvero salvare la sua parente acquisita.
- Dov’è il mio striker?!- chiede.
Alcune fiamme iniziano a fuoriuscire dal suo corpo, mettendo allerta gli altri comandanti.
- Ace, calmati- interviene pacato Marco –so che vuoi vendetta, ma agire d’impulso non risolverà di certo la situazione-
A quelle parole Pugno di Fuoco sbarra gli occhi e rimane un istante basito. Come può La Fenice non capire che qui ci sono in gioco la vita di Umi e la credibilità di loro padre?
- Quindi tu vorresti dirmi che dovrei starmene qui con le mani in mano mentre Teach va in giro a vantarsi di aver quasi ucciso un comandante ed aver rapito nostra sorella?!- grida, ormai accecato dall’odio.
- Andremo tutti insieme a prendere Umi- dichiara Barbabianca dopo un lungo sospiro.
Anche l’imperatore bianco è provato dalla tragedia svoltasi durante la notte, ma qualcosa di strano c’è nella sua voce, qualcosa che si potrebbe definire rassegnazione.
- E Teach?! Dobbiamo partire ora o perderemo le sue tracce! Potrebbe già aver consegnato Umi alla Marina! Infangherà il tuo nome!-
- Figlio, calmati…- lo sguardo del vecchio rimane basso -…ritroveremo Umi, ma Teach lascialo stare, lascialo andare-
Il comandante della seconda flotta non può credere a quello che hanno appena udito le sue orecchie e spalanca leggermente la bocca, stupefatto, per poi stringere i denti.
- Dov’è lo striker?!- si volta e cammina deciso verso la balaustra, immaginando che il mezzo di trasporto sia al suo solito posto, in mare, legato alla nave con una corda.
- Dacci un taglio, Ace! Cerca di calmarti!- un uomo molto robusto e muscoloso lo afferra per le braccia –Papà ha detto che questo è un caso speciale! Non devi inseguire Teach!-
- Lasciami stare!- ringhia Ace, liberandosi dalla presa dell’uomo con uno strattone –Quel bastardo è un mio subordinato! Se non inseguissi chi ha ferito Satch ed ha rapito Umi cosa ne sarà della nostra reputazione?!-
- Ace… Basta così. Questa volta faremo un’eccezione. Ho davvero un brutto presentimento, ci limiteremo a riprenderci vostra sorella quando sarà consegnata alla Marina- sentenzia il capitano della Moby Dick con tono che non ammette repliche.
- Ha ferito un nostro compagno, ha rapito Umi ed abbandonato la nave! Dopo che ti sei preso cura di lui per tutti questi decenni ha gettato del fango su tutti noi!- sbraita Ace, per poi calmarsi un poco –Come posso non fare nulla, quando è in ballo il nome di mio padre? Non posso permetterlo! Sistemerò io la faccenda!- sale sulla balaustra, mettendosi lo zaino in spalla e saltando successivamente sullo striker.
Come immaginava esso era al suo solito posto; immediatamente si abbassa e scioglie la corda che lo ancora alla nave.
- Torna indietro, Ace!- grida Marco, sporgendosi insieme con gli altri dal parapetto.
Pugno di Fuoco lo ignora, partendo con lo striker ed allontanandosi molto velocemente.
- Suppongo che questa, come dire, improvvisa partenza significhi che ora ognuno può fare i cavoli che vuole, giusto?-
All’udire questa voce tutta la ciurma si volta verso la botola che conduce sottocoperta. In piedi, accanto ad essa, vi è Emi, munita anche lei di zaino.
- No, tu non partirai!- urla il comandante della prima flotta.
- Bene, allora mi vedo costretta ad ammutinarmi- prosegue lei lungo il ponte con tranquillità e sale sulla balaustra.
Le intenzioni della diciannovenne sono simili a quelle del suo comandante, però con l’eccezione che la sua priorità è il salvataggio della sorella. Oltre a ciò Emi confida in cuor suo di riuscire in qualche modo a trattenere il suo fidanzato dal fare sciocchezze, non che partire senza di lei non sia già stata una cavolata, sia chiaro…
- Non azzard…-
- Lasciatela fare cosa vuole- ordina Barbabianca, scioccando la maggioranza delle persone.
- Grazie- sorride malinconicamente la ragazza, individuando in mare la WindFlower e lanciandovisi sopra.

Poco dopo anche la Tigre del Mare Orientale si congeda, allontanandosi in mare con la sua fida nave.









Nota dell’autrice.
Salve a tutti, gente! *schiva una padella*
Ok, lo ammetto, faccio schifo. Sono stata veramente una disgraziata ad abbandonarvi per ben quattro mesi, avete tutto il diritto di strozzarmi. Posso giustificarmi però: la scuola distrugge la mia ispirazione e scrivere mi riesce pressoché impossibile. Spero che qualcuno segua ancora questa storia; se così fosse ringrazio tanto questi poveri pargoli e scusatemi ancora per i ritardi. Conto sul fatto di aver eliminato tutti i possibili errori grammaticali dal testo, ma se così non fosse chiedo venia, fatemeli notare e li correggerò. Per ciò che concerne Satch, sì, è ancora vivo, anche se in condizioni disperate oserei dire…
Premetto anche che non so quando riuscirò a scrivere il prossimo capitolo, quindi perdonatemi se potete e beh, ci si sente tra un mese (?) o, per chi deciderà di lasciare un commento, nelle recensioni.
Bye!

 
   
 
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