3
– Incontri segreti
Il
giorno seguente, il sole tiepido di una giornata primaverile scalda il cielo di
Volterra, e io e Carlos non possiamo incontrarci.
Ero
stata chiara e gli avevo spiegato quali erano i presupposti favorevoli ai
nostri incontri, e tali condizioni non prevedevano giornate assolate e
luminose.
È
forse una precauzione superflua, volendo anche rischiosa, ma decido di fargli
avere un mio messaggio scritto. L’unica umana che lavora per i Volturi è
Renata, una giovane di nemmeno vent’anni, orfana d’entrambi i genitori, senza
conoscenze o mezzi di sostentamento, che all’alternativa di prendere una
malattia venerea in qualche squallida casa d’appuntamenti, ha accettato di
svolgere mansioni e commissioni di varia natura per noi; la ragazza è
naturalmente vincolata al segreto, e le era stato prospettato subito qual’era
il rischio che avrebbe corso se si fosse lasciata sfuggire una minima parola o
informazione su quello che avveniva al Palazzo dei Priori, e su chi fossero in
realtà i signori che vi alloggiavano.
Fui
io a reclutarla un paio d’anni or sono; una sera, mentre ero a caccia di
possibili vittime, la salvai dalle molestie di un uomo che con la scusa di
offrirle un lavoro onesto, voleva prenderla contro un muro in un vicolo. Non
fui spinta da chissà quale senso umanitario, ma solo perché Aro aveva bisogno
di una disperata come lei, e Renata evitata la violenza, sarebbe morta quella
sera stessa, se non avesse corrisposto alle esigenze del signore oscuro di
Volterra. Superato il primo momentaneo sentimento di terrore di fronte alla
terribile verità della nostra natura immortale, la ragazza con una volontà
sorprendente, aveva accettato di servire il clan dei Volturi, firmando un patto
segreto che la legava a noi per il resto dei suoi giorni mortali.
In
nessun caso ne sarebbe stata affrancata, e la giovane che non era una stupida,
intuiva che la sua collaborazione con i Volturi aveva una scadenza; Aro nel
tempo e contro ogni previsione, l’aveva presa in simpatia, e giurava che prima o
poi, l’avrebbe trasformata lui stesso in una vampira, per farne forse il suo
scudo personale.
In
effetti, Renata è fedele, silenziosa e discreta, parla solo se interpellata, e
probabilmente è persino grata alla bizzarra sorte che le ha impedito di finire
i suoi giorni dimenticata in qualche sanatorio o in un ospizio per i poveri.
Meglio
vivere tranquilli e senza problemi anche solo per pochi decenni, piuttosto che
una vita lunga e difficile, condita da infiniti travagli, questo il pensiero più
ricorrente e sincero che Aro aveva trovato in lei. Una concezione della vita
molto amara e disillusa, ma dal suo punto di vista, comprensibile.
Così,
mi sono servita di Renata per fare avere il mio messaggio a Carlos, e
nell’ipotesi che Aro leggendo i suoi pensieri, scoprisse qualcosa, l’ho tenuta
all’oscuro d’ogni dettaglio sul destinatario, e il contenuto della missiva; le
intimai solo di consegnare la mia lettera all’indirizzo stabilito e di tornare
a darmi notizie il prima possibile. Lei fece tutto con zelo, e la solita
discrezione.
Tre
giorni più tardi, finalmente io e Carlos c’incontriamo di nuovo, nello stesso
luogo e sempre in quell’ora della sera in cui le ombre sono più lunghe. Con mio
disappunto, non posso concedergli molto tempo, perché devo rientrare in fretta
al palazzo.
Carlos
appena mi vede, mi viene incontro trepidante. Mi prende le mani, che tengo
sempre protette dai guanti e bacia le punte delle dita; mi guarda, rapito dal
mio sguardo che fisso nel blu profondo dei suoi occhi; ha l’atteggiamento di un
pio pellegrino in adorazione di una santa.
Ma è un demonio quello che sta adorando.
Sono
una creatura tentatrice e subisco la tentazione, non solo del suo sangue. L’amore
è incompatibile con la nostra natura malvagia, e se sperimentiamo qualcosa che
n’abbia parvenza, non ha le stesse sfumature né la consistenza vibrante del
sentimento umano; è più una brama, un’eccitazione violenta dei sensi che
c’illude di essere vivi, e dura un istante smarrito nel buio della nostra
eternità profonda e desolante. Tante volte in passato avevo provato qualcosa di
simile, ma solo una volta, per un altro vampiro, io ho provato quello che gli
umani chiamano amore. Oggi lo so con estrema certezza, perché da tale
esperienza non sono più tornata ad essere quella di un tempo; l’amore è un
fuoco che ti brucia per sempre e non lascia scampo. Non conoscevo il tormento,
prima d’incontrare quel vampiro compassionevole che mi ha rivelato qualcosa di
me stessa.
Ricordo
ancora quando era lui a dirmi queste stesse cose. So quanto avesse
ragione, anche se io dubitai a lungo, eppure nessun altro mai, mi fece provare
le medesime sensazioni.
Non
ho più amato così, nel tempo che venne dopo. Niente e nessuno.
Oggi
Carlos piomba nella mia esistenza coi suoi occhi cerulei, col suo viso d’angelo
che mi ricorda chi ho amato.
Carlos
subisce l’illusione come un essere umano e questo è l’effetto che faccio su di
lui. È una preda, debole come ogni comune mortale, che pur volendolo, non può
sottrarsi alla mia letale seduzione. Eppure, non so quale desiderio contorto mi
domina, non è questo il modo in cui voglio vincerlo; voglio che sia mio, ma non
così. Non voglio una preda soggiogata al mio infimo potere, voglio un uomo
consapevole, disposto a scegliere per sé, quella fascinazione ambigua e maligna
che io rappresento. Una follia, perché presuppone che Carlos sappia la verità e
sia disposto ad accettarla, e un uomo sano di mente e di spirito non sceglie la
sua condanna. Io altro non posso essere, ma non m’importa, devo soddisfare il
mio ego.
Bramo
che il cuore di Carlos palpiti di passione amorosa per il vampiro che sono, e
che non abbia orrore della mia pelle fredda e terrea, né provi repulsione per
le tenebre nascoste dietro la luce vermiglia dei miei occhi.
“Ho
pensato a voi costantemente, Heidi. Volevo vedervi e come uno sciocco
pusillanime, disperavo d’incontrarvi ancora. Siete entrata nei miei pensieri in
un modo che fatico a comprendere, e non trovo in me volontà per resistere al
vostro richiamo. Mi sento quasi in colpa…”
Verità
e contraddizione nelle parole di Carlos, spaventosamente chiare per me, ma non
saprei farne a meno.
“Credetemi,
non avete motivo di sentirvi in colpa. Non siete il primo uomo che subisce il
mio fascino… e di questo mi compiaccio e godo, come voi non potete comprendere.
Non ho altro scopo che indurvi ad arrendervi a me, e credetemi, io vinco
sempre. La mia natura mi ha forgiata per questo…”
“Allora,
sono felice della mia sconfitta… ebbene, sono già vostro. Eppure un dolore mi
tormenta anche adesso, e m’impedisce di gioire di questo strano trasporto verso
di voi.”
“Date
a me il vostro dolore, deponetelo sulle mie labbra… smetterà di esistere…”
dico, osando l’impensabile, avvicinando il mio viso al suo, mentre il fresco
profumo del sangue accende la mia sete. È un bacio che sto cercando, ma non è
ancora tempo e mi fermo.
È
eccitante e penoso tenere a bada il mio demone, mentre sento la vena del suo
collo pulsare vitale e calda. La tentazione di posare le mie labbra proprio lì,
è feroce; non so come faccio a resistere senza assalirlo, ma il gioco più è
pericoloso, più mi eccita. Lui è ignaro del delirio sublime e terribile che
scatena in me.
“Vi
confesserò Heidi che sono molto in ansia; sono giorni che non ho notizie dei
miei amici, compagni di viaggio attraverso questa terra amena, né ho più visto
la mia fidanzata o i suoi genitori, e questo è ancor più grave e preoccupante.
Non riesco ad immaginare cosa possa essere successo. Ho fatto organizzare delle
ricerche, ma senza risultato, sembrano tutti scomparsi nel nulla…”
Mentre
lo ascolto, ci allontaniamo dalla piazza e proseguiamo per una stradina che
porta alle mura esterne della città di Volterra; un basso muricciolo di pietra
sorge su un lato e domina un piccolo altopiano, da cui si gode la vista delle
vaste colline sottostanti rese scure dalla luce grigia che scende con la sera.
Nella
voce del mio angelo perduto, avverto la sua tensione, l’angoscia per la sorte
della fanciulla scomparsa.
Mi
sorprendo che abbia ancora la forza per pensare a lei, nonostante io sia
entrata con prepotenza nei suoi pensieri. Forse in lui, inconscia c’è ancora la
volontà di sottrarsi alla mia luce maligna, e quest’idea stimola con maggior
forza la mia ossessione. Non tollero che il suo pensiero sia diviso da me,
altro non voglio che veda, né speri.
Diventerò
tutto quello che per lui esiste, e la sua perduta promessa sposa non sarà altro
che un sogno dimenticato in un limbo.
“Dovrei
vergognarmi; - prosegue il mio angelo - benché io sia sinceramente preoccupato, non sento come dovrei la
mancanza di colei cui sono legato da una promessa nuziale. Negli ultimi due
giorni ho dubitato che il mio fosse amore, e giuravo, e spergiuravo di
appartenerle con tutto il cuore e l’anima. Vedete mia bella signora, come sono
mutabile ed effimero? Ero sicuro di un sentimento fragile quanto un alito di
vento che subito si placa. Non fidatevi di me, sarei per voi motivo di
vergogna.”
La
sua ingenuità ha uno strano potere su di me, abbatte le mie armi e i pensieri
turpi, e me lo rende caro ancora più di quanto già sia. Scatena dentro il mio
petto morto, dove cuore non batte, qualcosa di tenero che mi spaventa, un
sussulto sconosciuto che non appartiene al mostro che sono, come se una forza
dormiente misteriosa e potente si stesse risvegliando.
“Non
dovete parlare in questo modo; le vostre parole vi fanno onore, ma non dovete
più preoccuparvi per la vostra fidanzata. Tengo in un modo speciale a voi, e
dovete capire che finché ci frequenteremo, non ammetterò nessun altro fra noi.
Dunque, rassegnatevi, la vostra promessa sposa non tornerà più. Vi assicuro che
presto non penserete più a lei.”
“Le
vostre parole suonano come una sentenza; come fate a parlare con tale
sicurezza? Voi sapete la verità? Parlate più chiaramente, vi prego…” chiede il
mio angelo, e intuisco un vago timore in lui.
L’inganno
è parte di me, e in altre circostanze non esiterei a mentire con piacere
perverso, ma adesso una strana amarezza mi pervade, al punto che quando
rispondo a Carlos, sottraggo il mio sguardo ai suoi occhi, specchi troppo
trasparenti in cui non voglio guardare. Forse per la prima volta mi accorgo che
fanno male.
“Carlos,
la vostra fidanzata vi ha abbandonato… per sempre. Fidatevi di quello che sto
dicendo…” Esito stranamente.
Lo
sento sussultare, e all’improvviso ho paura del sentimento che lo legava a lei,
e mi chiedo se è in mio potere spezzarlo. Non voglio pensare che l’amasse sul
serio, ma io cosa posso saperne, in fondo, di ciò che prova un cuore umano? Non
mi sono mai preoccupata di questo.
“Perdonatemi,
non capisco, Haidi; come fate a dire una cosa del genere?” Domanda, e avverto
l’ansia nella sua voce, e non so cosa mi spinge a dire più di quello che
dovrei.
“Io
l’ho allontanata da voi, Carlos… è stato facile convincerla, si è lasciata
sedurre subito dalle mie parole gentili… - mi volto di nuovo a guardarlo e mi
avvicino di più a lui; l’esitazione mi ha abbandonata, e spietata, perpetuo il
mio inganno. – Ve lo dissi che non era degna di voi, non si è fatta alcuno
scrupolo, nessun dubbio l’ha fermata. Ha lasciato Volterra con quelli che
presumo fossero i suoi genitori, e alcuni degli amici che vi accompagnavano.”
Osservo
l’effetto della mia menzogna, ricordando bene il padre e soprattutto, le urla
disperate della madre della fanciulla, morta anche lei sotto l’assalto di due
vampiri lo stesso giorno della figlia.
Carlos
è sconvolto, incredulo, al punto che si sottrae al mio sguardo, e la sua
reazione sconvolge anche me; mi accorgo ora che è più forte di quanto credessi.
È una cosa che mi affascina e mi spaventa ancora di più, e la brama di averlo
si rafforza con violenza.
“Non
ci posso credere! Lei era la creatura più dolce che conoscessi e i suoi
sentimenti per me erano così sinceri… quale cuore incostante nascondeva!”
Poso
una mano sulla guancia del mio angelo e lo induco a guardarmi. Non voglio che
pensi a lei, non con quella tenerezza mista a stupore che leggo nel suo
sguardo.
“Forse
i sentimenti della vostra innamorata non erano così forti come credete…è
bastato un niente, le parole di una perfetta sconosciuta a spazzarli via…”
Carlos
mi fissa ancora perplesso, ma arreso al mio volere, e mi rivolge forse la domanda
più sconvolgente e inaspettata.
“Ma
voi chi siete, signora? – chiede, posando una mano sulla mia – Perché siete
comparsa sulla mia strada?”
“Mi
sono posta la stessa domanda. Credete nel destino, Carlos?”
“Il
destino gli uomini se lo costruiscono… ho sempre creduto questo, ma le mie
certezze in questo momento vacillano…” ammette smarrito.
“Non
è sempre così; ci sono cose che l’uomo non può controllare, né dirigere a suo
piacimento, cose che sono più grandi e forti della volontà umana. Il nostro
incontro è una di queste cose, Carlos, e ve lo dico adesso, ci segnerà per
sempre… senza scampo.”
“Parlate
in un modo oscuro…”
“Lo
so, ma capirete presto…”
Devo
allontanarmi, il mio tempo è scaduto e restare troppo a lungo vorrebbe dire
insospettire gli altri, un rischio che non posso aggiungere a quello che già
sto vivendo. Sto per farlo, ma il mio angelo mi trattiene una mano.
“Quando
potrò rivedervi? Mi concedete sempre così poco tempo; è passata mezzora e già
mi lasciate, senza sapere quando potrò incontrarvi di nuovo. Non siate crudele.
Ditemi un giorno, vi prego, che io possa fremere nell’attesa di quel momento.”
“Un
giorno che sarà esattamente come questo, un giorno senza sole, col cielo
sporcato dalle nuvole.”
Non
aggiungo altro e me ne vado. Voltato l’angolo della strada, fuggo via talmente
veloce che di me non resta traccia, e Carlos forse si chiederà se non abbia
sognato. Mentre mi allontano, sento già il desiderio prepotente di rivedere il
mio angelo perduto, il suo bel volto domina i miei pensieri e cattura la mia
mente, accendendo altri ricordi. Il passato è ancora in agguato.
******
Dieci
giorni di sole sono lunghi e interminabili da passare. Il tempo è l’unica cosa
che possiedo, ma resistere lontana da lui è più difficile di quanto pensassi.
L’impazienza mi domina, e l’attesa è un tormento implacabile. Come può un
mortale farmi un tale effetto? Da dove viene questa debolezza che mi assale? Ho
la paura folle che mi dimentichi, che vada via, lontano da Volterra, mentre io
maledico e odio questo cielo troppo azzurro che mi condanna alla solitudine.
Questo palazzo mi sembra una prigione e io sto aspettando di evadere. Sono
uscita solo una volta per rastrellare le mie vittime, avvolta in un lungo
mantello e nascosta dietro una maschera, posseduta dal timore di trovarlo sulla
mia strada nell’istante più sbagliato. Non voglio che mi veda fare quello che
faccio. Non voglio che l’orrore lo sfiori, né possa sporcare i suoi pensieri.
Lui è libero di muoversi, di andare dove vuole, io ho solo il tempo di portare
le mie poche prede a palazzo, e mi muovo sulle strade come un animale che si
sente braccato e vorrebbe solo nascondersi. La caccia non è fruttuosa, le prede
insufficienti a soddisfare la sete dei Volturi. Io sono irritabile, a disagio
per il mio fallimento. Dovrò cacciare di nuovo, e non mi piace farlo in questo
modo; se non sto attenta, gli altri noteranno la mia inquietudine. Non devono
vedere. Non devono sospettare il motivo del mio malessere. Sono un vampiro, no?
I vampiri non sentono niente, non tradiscono emozioni.
Non
ne vivono alcuna.
Rimpiango
di non poter dormire. È l’unico momento in cui gli esseri umani non soffrono,
un piacere sottile e inconsapevole, senza desiderio. Uno stato dell’essere
simile alla morte, che avvicina alla pace. Mi sto accorgendo di quanto è triste
non poter sognare, e immagino che sognerei lui, le sue labbra calde sigillate
sulle mie, le sue braccia che mi trattengono. Cosa darei per raggiungerlo
almeno nei miei sogni. Ma non posso fare neppure questo; che misera esistenza è
la nostra, condannati all’eternità di giorni che paiono immutabili, al conto
delle ore che trascorrono troppo lente.
Ricordo
quando era il mio amore ormai lontano a rammaricarsi di tali privazioni, e io
non riuscivo a comprendere da dove venisse il suo tormento. Lo capisco davvero
soltanto ora.
Ricordo
i nostri momenti sotto le lenzuola, mi sembrava che riempissero tutto; il
desiderio ci possedeva feroce e assoluto, era vitale soddisfarlo, e l’estasi
del sangue era dimenticata, mentre i nostri corpi si fondevano all’infinito.
Potevamo prolungare quell’unione quanto volevamo.
-
Il sesso è selvaggio e oscuro come la nostra natura, surrogato di
un’unione che vorrebbe essere completa, ma è difficile che le nostre anime si
tocchino; non abbiamo la spossatezza tenera che resta agli amanti, che li
addormenta tra le braccia dell’amato. Vorrei poterti sognare Haidi, saresti
dolce nei miei sogni, e ti amerei come non riesco a fare…
-
L’amore non ci appartiene, un cuore morto non può sentirlo. In realtà,
non abbiamo anime che possono toccarsi, Carlisle, si toccano solo i nostri
corpi… e il piacere colma tutto il resto…
-
Non è vero, Haidi. Quando mi guardi, mi accorgo che qualcosa palpita in
fondo al rosso dei tuoi occhi, solo che tu non lo sai. Se io lasciassi Volterra
domani, tu soffriresti per quel sentimento che credi di non poter provare, ma
lo vivi in questo esatto momento…
Aveva
ragione, lo scoprii sulla mia pelle. Arrivò il momento della nostra separazione
e mi resi conto di quanta verità ci fosse nelle sue parole. Il mio cuore si era
acceso con lui e l’abbandono lo spegneva di nuovo. Avevo consapevolezza
di esser morta, e desideravo sentirmi viva.
Detesto
questo sole dorato che mi ricorda i suoi occhi. Odio questo cielo troppo limpido
che mi respinge con la sua luce trasparente, che mi tiene lontana dal celeste d’altri
occhi.
Voglio
un cielo plumbeo sotto cui nascondere l’abominio di un desiderio proibito. Voglio
Carlos per la creatura egoista che sono. Voglio sentire il suo cuore battere
per me, fino a quando la sorte reclamerà diversamente, perché dopo tanto tempo
mi ricordo di essere viva, e non voglio scordarlo di nuovo.
L’eternità
è troppo lunga da sopportare da soli. Erano parole sue. Ora le sento mie.
Continua…
È da molto che non scrivo in questa sezione, in cui un po’ di
tempo addietro ho lasciato un paio di ff (una Long e una OS) di cui qualcuno
magari si ricorda ancora. Riprendo questa storia dopo un tempo infinito,
sperando che interessi ancora a qualcuno. Questa volta ho intenzione di
portarla a termine. Se qualcuno avrà voglia di lasciare un’impressione
favorevole o meno, mi farà piacere.
Un saluto da Ninfea.