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Autore: Astarte92    03/04/2009    5 recensioni
-Come saprai, sono poche le cose che possono uccidere un vampiro. Io sono una di queste.- (nda: questa frase non comparirà mai nella storia, ma diciamo che la riassume bene, quindi perdonatemi la licenza poetica!)E se Bella non fosse così normale come sembra? Se fosse un tantino, ma solo un tantino più pericolosa? Qualcosa da cui perfino i vampiri farebbero meglio a guardarsi le spalle?Rivisitazione di Twilight con le mie modifiche, nata dall'esasperazione di vedere Bella sempre debole e indifesa. Spero che vi piaccia!! Non completa, si ferma al capitolo 10. Sorry!
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sangue ed acqua

Allora... Da dove iniziare? Prima di tutto, dalle scuse. Vi chiedo umilmente perdono per averci messo una vita a combinare quattro paroline in croce. Se può servire a giustificarmi almeno un pochino, il prossimo capitolo è già a metà; l'unico problema è che non sono risuscita ad infilare in questo le spiegazioni... Sorry! Solo che fare l'intera discussione in cui Bella gli rivelava la sua vera natura restava davvero troppo lungo, così ho diviso tutto quello che ci sarebbe dovuto essere in questo capitolo in due. So che adesso qualcuno mi lincierebbe ben volentieri, ma... sapete com'è... la scuola, la gita, i momenti di depressione, i ragazzi bastardi che ti mollano senza ragione (OK, questa è una balla)... Si, beh, insomma... potrete mai perdonarmi?
I miei commenti sul capitolo sono al fondo, così come le risposte  alle recensioni.
Bacio!


Sogno o realtà?

Ma si, andiamo a dormire, il sonno ha i vantaggi della morte senza il suo piccolo inconveniente...  
Albert Cohen, Il libro di mia madre
Bella's pov

Quando una ragazzina scioccamente romantica e con una spiccata propensione alle fantasticherie si sveglia con il volto a pochi centimetri di distanza da quello del ragazzo di cui è segretamente innamorata e che tra parentesi è troppo spaventato e\o disgustato da lei per degnarla di una sola occhiata, c'è la pressochè totale certezza che si tratti solo di un sogno meraviglioso, uno di quelli che vorresti non finisse mai.
Tanto, per quello a cui rinunciavo sognando...
Che squallore. Preferivo rintanarmi nel mio mondo di illusioni ed utopie piuttosto che fare buon viso a cattivo gioco e vivere la mia vita. Preferivo restare in una sorta di oblio invece di affrontare e superare i miei sensi di colpa.
Che differenza c'era fra lo stato vegetativo in cui mi trascinavo e la morte?
Oh, al diavolo la mia tendenza all'elucubrazione! Avrei rivoluzionato la mia vita il giorno dopo.
In quel momento, tutto ciò che m'importava era scoprire quale sapore avessero le labbra di Edward Cullen nel mio subconscio.

Edward's pov
Ero pronto a qualunque cosa: urla, reazioni violente, silenzi attoniti, tentativi di aggressione; per un attimo, vedendola chiudere gli occhi, mi era persino balenata in mente la possibilità che liquidasse la mia presenza come semplice parte del suo sogno. Ma non mi sarei mai, mai aspettato che mi gettasse le braccia al collo e mi baciasse.
Ricambiare mi venne del tutto spontaneo. Semplicemente, chiusi gli occhi e mi lasciai guidare dall'istinto.
Con mani ingovernabili, le accerezzai il viso e il collo, per poi seguirne il profilo sinuoso, finchè, aperta un po' la felpa del pigiama, non raggiunsi l'inizio della morbida curva del seno sinistro, proprio sopra al suo cuore impazzito. Socchiusi le dita, stringendole la carne, e diventai un tutt'uno con quel battito. Tam-tam-tam-tam. La testa e la gola mi pulsavano seguendone l'asimmetrica armonia. Tam-tam-tam-tam.
Con la lingua impastata di veleno, le tracciai il contorno del mento appuntito e del collo sottile. A pochi centimetri dai miei denti affilati come rasoi, la giugulare pulsante sembrava invitarmi a servirmi. Soffocai contro la sua pelle un ringhio feroce e socchiusi un po' le labbra, leccandomi i denti per cospargerli di veleno...
NO!
Spiccai un balzo in direzione della finestra, pensando di passarci attraverso. Peccato che, quando ormai solo pochi centimetri mi distanziavano da essa, sentii una brezza leggera passarmi accanto e scorsi la figura di Bella frapposta fra me e la libertà.
Cazzo.
Deviai il salto appena in tempo prima di rovinarle addosso, atterrando sulla scrivania ingombra di libri. Non credevo che ci avrebbe messo così poco tempo a riprendersi dal torpore dell'umano appena svegliatosi: non era passato nemmeno un minuto scarso da quando mi aveva fissato con occhi assonnati e confusi, gli stessi occhi ora attivi e guizzanti. Arretrò di un passo, in modo da poter difendere meglio la finestra da un ulteriore tentativo di fuga da parte mia. Alle sue spalle, scorsi uno spicchio di sole far capolino fra le cime degli alberi ed illuminarle la sommità della testa bruna.
Adesso ero davvero fottuto.
Il mio sguardo cercò subito la porta, tentando di passare inosservato; era nell'angolo opposto a quello della scrivania, ben chiusa. Aspettai che Bella aderisse completamente all'intelaiatura della finestra, allontanandosi sempre più dal mio nuovo obiettivo, e poi balzai nella direzione opposta a quella che lei s'aspettava.
Era un buon piano, il mio; riuscii perfino ad arrivare indisturbato alla maniglia della porta. Peccato che la sua mano bianchissima spuntò all'improvviso sulla mia, stringendomela in una morsa blanda, di sicuro troppo tenue per trattenermi. Ma tanto, se anche me ne fossi liberato con il non indifferente rischio di farle del male, lei di sicuro mi avrebbe seguito in capo al mondo, pur di ottenere ciò che voleva. Me lo dicevano i suoi occhi, decisi e irremovibili. Il problema era cosa volesse.
Con lentezza esasperante e trattenendo a stento un sospiro affranto, per evitare un'indesiderata e pericolosa zaffata del suo profumo, mi voltai e fissai lo sguardo nel suo, sforzandomi di non perdere di nuovo il contatto con la realtà. Invano.
Era definitivo: non ero capace di guardarla negli occhi senza emozionarmi. Ma che dico... non ero nemmeno in grado di restare nella stessa stanza con lei senza perdere l'autocontrollo. Era una sensazione stranissima, una sorta di annebbiamento della ragione, o di impulso animale che mi diceva di afferrarla e farle qualcosa, qualsiasi cosa, pur di legarla indissolubilmente a me. Potevo ripetere l'esperienza più esaltante della mia vita centenaria, il mio primo bacio, per conservarne sempre la memoria nel mio cervello infallibile, oppure rubarle l'ambrosia che le scorreva nelle vene e farla circolare nel mio corpo per una magnifica, fugace settimana...
Ansimando in modo eccitante e masochista, Bella si alzò sulle punte dei piedi e mi si avvicinò. Appoggiando il braccio destro sul muro, alla mia sinistra, e continuando a bloccarmi con l'altra mano, mi ingabbiò in una trappola volontaria e magnifica. Per mera grazia di un solitario lampo di ragionevolezza, riuscii a non mettermi a respirare per l'agitazione.
Questa volta, non potei dire di essere stato colto di sorpresa, anzi. Ebbi tutto il tempo di osservarla avvicinarsi al mio volto, con gli occhi puntati nei miei e il cuore in tachicardia e non avrei avuto difficoltà a semplicemente voltarmi dall'altra parte. Non solo non mi lasciai baciare passivamente, ma fui io a compiere l'ultimo passo e a fiondarmi sulle sue labbra.

Bella's pov
Furono i suoi occhi a suggerirmi ciò che stava per succedere: il loro colore tutto d'un tratto passò dall'oro fuso cerchiato di nero alle tenebre più profonde. Avrei anche potuto definirli inquietanti, se solo non fossi stata troppo occupata a bearmi della loro bellezza. Malgrado il suo aspetto lindo e ordinato, l'unico paragone che rendesse, benchè in parte infinitesimale, l'idea della sua selvaggia magnificenza era quello di un grande felino a caccia; così meraviglioso nella sua tangibile pericolosità da mozzarti il fiato.
Per l'appunto.
Non so come mai il mio sistema respiratorio, nel momento stesso in cui le mie labbra s'infransero sulle sue come le onde del mare su una scogliera di dura, gelida roccia, smise di funzionare: forse, semplicemente, nell'emozione del momento, dimenticai di mantenere attive le funzioni vitali.
In breve: la vista mi si oscurò e gli caddi addosso a peso morto.

Edward's pov
Quando la sentii accasciarsi contro il mio petto, per una terribile frazione di secondo temetti di averla avvelenata e mi feci stupidamente prendere dal panico. Se la ragazza che ami ti sviene fra le braccia, la reazione più ragionevole sarebbe sorreggerla, non lasciarla cadere a terra come un sacco di patate e precipitarsi dall'altra parte della stanza per paura di farle ancora male, no?
Non ci vuole un genio per intuire che io, da coglione quale ero, seguii il comportamento più sciocco fra quelli sopra elencati, correndo il rischio di farle sbattere la testa, ammaccarla o ancor peggio farla sanguinare.
Fortunatamente, Bella si accasciò al suolo con grazia, evitando qualunque spigolo pericoloso; io per un attimo me ne restai nell'angolo in cui mi ero rintanato, ad aspettare terrorizzato che il battito fievole del suo cuore impazzisse, segno di una trasformazione in corso. Cosa che, con mio enorme sollievo, non accadde.
Il panico mi aveva restituito un po' di lucidità, per cui, non appena fui certo che Bella fosse soltanto svenuta, trovai opportuno tagliare la corda. Ormai il sole era già completamente sorto dal mare di tenebra che era la foresta, illuminando buona parte della stanza e lasciandomi poco raggio d'azione, in caso di un suo risveglio. Mi avvicinai alla finestra e la aprii, ma poi ritornai sui miei passi. Non potevo lasciarla lì sul pavimento, e al diavolo il rischio che si svegliasse: era pur sempre la mia Bella, ed era pur sempre colpa mia se era svenuta cadendo sul duro pavimento. Sdraiarla sul letto era il minimo che potessi fare.
Con tutta la delicatezza che potevo avere, la presi in braccio e la adagiai fra le lenzuola, fermandomi un attimo ai piedi del letto in adorazione. Il battito del suo cuore s'era invigorito, il respiro fatto più forte e regolare; sulla pelle bianca come un cencio s'era diffuso un tenue colorito e nel complesso Bella aveva cominciato ad apparire più viva che morta. Nella rada penombra della stanza, la sua pelle pallida sembrava quasi emanare una sorta di luminescenza vaga ed effimera, come un sottile strato di vetro che non riesce ad imprigionare del tutto, suo malgrado, la luce dall'altra parte, dentro di lei.
Era talmente fragile, talmente preziosa per il mondo intero, che il mio cuore freddo e morto, che credevo già frantumato da tempo immemore, andò in mille pezzi, al pensiero di ciò che voltarle le spalle implicava.
Che si spezzasse pure. Quella notte, il mio comportamento imperdonabilmente egoista aveva chiarito e semplificato ai miei occhi la situazione, uccidendo ogni labile speranza, ogni blando tentativo di inserire un 'ma' nelle mie arringhe interiori sulla necessità di starle lontano. Non importava nulla quanto la amassi, o che lei sembrasse rattristata dalla mia indifferenza, o che lei mi avesse baciato due volte: tutti i miei bei propositi del guardare ma non toccare, del vegliare a distanza sulla sua incolumità non si erano rivelati altro che menzogne che andavano contro il benessere di Bella, di gran lunga più importante della mia felicità.
Dato che, seppur animato dalle migliori intenzioni, non sembravo in grado di resistere alla tentazione di metterla in pericolo, me ne sarei andato. Così Jasper sarebbe stato contento, Esme, Carlisle e Alice si sarebbero rassicurati dal timore di una divisione della famiglia e Bella avrebbe potuto continuare ad illuminare questo mondo crudele e schifoso con la sua perfezione, senza che un demone notturno come me ne oscurasse lo splendore.
Punto.
Era così che dovevano andare le cose.
E allora perchè ancora indugiavo in quel masochismo perverso che era l'osservarla?
In un impeto di rabbia per la mia stupidità, trovai la forza di scordare per un attimo la paura del vuoto che sarebbe diventata la mia vita senza di lei, ora che l'avevo conosciuta, e mi voltai dall'altra parte. A passi lenti, mi diressi verso la finestra, rifiutandomi di guardare indietro.

Bella's pov
Nella mia testa c'era un buio profondo, rilassante. La mia vista era troppo debole perchè guardarmi attorno non mi facesse male, perciò, anche quando qualche sprazzo di lucidità iniziò a percorrermi il cervello, tenni gli occhi risolutamente chiusi. Avevo sognato di baciare due volte Edward Cullen e poi di svenirgli fra le braccia. Senza paragoni, il sogno più bello che avessi fatto negli ultimi tempi: la maggior parte delle notti, non avevo altro che incubi sulla morte di Renee, qualche volta su Edward che mi urlava quanto gli facessi schifo per aver permesso a mia madre di affidare la sua vita al caso.
Uno sfavillio fastidioso fece breccia, attraverso le palpebre serrate, nella mia oscurità benefica. Feci per girarmi dall'altra parte, verso la parete, ma il livido che m'ero fatta la sera prima contro il bordo della vasca non mi diede tregua finchè non mi fui rimessa supina. Incazzata con il sole che brillava da troppi giorni per i miei gusti e che mi costringeva a buttarmi anzitempo nello schifo della mia esistenza, aprii gli occhi verso la fonte di luce.
Non so cosa mi sbalordì di più, se il vedere Edward Cullen in camera mia, scoprire di non essere più in grado di distinguere fra sogno e realtà o lo scintillio di diamanti che proveniva dalla sua pelle levigata. Per un lungo attimo, il filo dei miei pensieri fu tutto un susseguirsi di immagini dei mesi passati e di quella visione celestiale nell'incasinato squallore di camera mia, della mia vita.
Si stagliava nella luce del sole, con il viso rivolto nella mia direzione e lo sfavillio del profilo del braccio e della guancia destra che gli creava un'aloe di luce attorno, come una statua greca illuminata da riflettori solamente da un lato; complice la sua espressione cupa, o forse il contrasto fra il livore della pelle in ombra e il chiarore di quella illuminata, mi resi conto, con un brivido che mi attraversò la spina dorsale, che la verità era sempre stata davanti ai miei occhi e che semplicemente non avevo voluta vederla. Nel giro di un attimo orribile, tutti i tasselli mancanti tornarono al loro posto (il fatto che non si facessero mai vedere nelle giornate serene e che fossero sempre evitati da tutti, la velocità, il pallore e il freddo della loro pelle).
Edward era un vampiro. Edward era il mio antagonista naturale, il mio predatore e la mia preda.
Un succhiasangue, anzi, un'intera congrega di succhiasangue era vissuta sotto il  mio naso per mesi senza che nemmeno me ne rendessi conto. Dov'era finito per tutto quel tempo il famoso sesto senso che avrebbe dovuto avvertirmi di aggressioni imminenti da parte di nosferatu?
Lui continuava a fissarmi, con sguardo indecifrabile; io mi tirai su a sedere di scatto e, d'istinto, mi portai una mano alla gola.
Uno sbuffo amaro gli sfuggì dalle labbra. -Dunque lo sai?-
Non mi fidavo delle mie reazioni; inaspettatamente, mi sentivo molto lucida, ma potevo sempre avere una crisi isterica e mettermi a strillare, il che non era auspicabile per lui ma era proprio ciò che si supponeva io facessi. Ero divisa fra il pensiero istintivo che ucciderlo non sarebbe stato nulla di riprovevole, visto e considerato ciò che era e il terrore di ferirlo. Comunque, c'erano troppi interrogativi irrisolti per condannarlo a priori, perciò non potevo considerare la mia reticenza come semplicemente dovuta a parzialità nei suoi confronti. Prima di rispondergli, perciò, strinsi la presa attorno alla gola e mi portai una mano davanti alla bocca, pronta a bloccare l'emissione di qualunque suono istintivo, e deglutii rumorosamente, con un fastidioso sapore di bile sul palato. All'ultimo, decisi di non rischiare e mi limitai ad un cenno affermativo.
-Ti faccio così schifo da darti la nausea?- ribattè, con una pacatezza da cui traspariva una sofferenza immensa, rassegnata.
Pensava davvero di disgustarmi? In quel momento, dentro di me riuscivo a trovare di tutto, dall'incredulità ad una curiosità lacerante, ma non ribrezzo di certo. Mi feci coraggio e decisi che quello era il momento di far sentir la mia voce.
-No.- gli risposi un po' aspramente, mio malgrado. -Perchè dovresti?-
Lui mi guardò come se fossi stata malata di mente. -Beh, penso che tu abbia capito cosa sono, o sbaglio?- mi chiese aggressivamente.
-Si.-
-Allora...- si limitò a commentare, stendendo stancamente le braccia lungo i fianchi come ad indicarsi. -Non preoccuparti comunque, non ti farò del male. Me ne stavo giusto andando, ma ora che mi hai scoperto, devi prima promettermi una cosa.-  
-Solo se mi dai qualche risposta.- contrattai con tono ferreo.
Un soppracciglio gli si drizzò verso l'alto in un arco perfetto. -Del tipo?-
-Sei un vampiro geneticamente modificato? Sei un esperimento da laboratorio?- buttai lì a bruciapelo. Era l'ipotesi più plausibile che fossi riuscita a formulare in quel breve lasso di tempo. Senza naturalmente considerare quella molto più verosimile che io fossi fuori di senno.
-Cosa?- mi fece eco sbalordito, le labbra curvate in un cerchio quasi ideale.
-Non bevi sangue, altrimenti me ne sarei sicuramente accorta.- A meno che lui e i suoi non si spostassero periodicamente per fare rifornimento, ma questo, ringraziando il cielo, non spiegava cosa ci facessero sette vampiri in una comunità d'umani. -Vivi a stretto contatto con la gente normale, senza aver fatto del male a nessuno in più di due mesi. E i tuoi occhi non sono rossi. Come lo spieghi?-
Lui parve restare senza parole, per un motivo a me sconosciuto. -Cosa sei? Come fai a sapere tutte queste cose su di noi?-
-Inizia a dire tu cosa sei.- replicai, sempre con voce metallica. Dentro di me, l'istinto sviluppato in secoli e trasmesso di generazione in generazione mi urlava di polverizzare quella macchina per uccidere seduta stante; ci voleva un bello sforzo di volontà per tenerlo a freno. Presa com'ero nel prevenire le mie eventuali reazioni istintive, non riuscivo a modulare diversamente il mio tono di voce.
-Se te lo dico, mi giuri di non farne parola con nessuno? Così poi partirò e non dovrai più avere nulla a che fare con me.-
A malincuore, annuii. Una parte piuttosto consistente di me non voleva vederlo uscire dalla mia finestra, ma il bisogno di sapere cosa fosse era più importante.
-Sono un vampiro vegetariano. Io e la mia famiglia ci nutriamo esclusivamente di sangue animale. Viviamo fra gli umani in modo da mettere costantemente alla prova il nostro autocontrollo, per evitare di fallire in caso di un'occasionale incontro con esseri umani. Il colore dei nostri occhi è, suppongo, un effetto della nostra dieta differente.- La sua voce era calma, ma tradiva un profondo disgusto mentre mi sputava addosso, quasi fosse stato veleno, la sua verità. Non riuscivo a comprendere il motivo di tanto ribrezzo; oltretutto, non era diretto a me, come m'accorsi con un sussulto, ma a se stesso.
Fece una lunga pausa, senza guardarmi negli occhi; si fissava, con rancore e ribrezzo, una mano, scintillante alla sempre più vivida luce solare. Io persistevo nella mia completa confusione.  -Perchè ti odi cosi tanto?- sussurrai, troppo tramortita dall'accavallarsi degli eventi per nascondere il mio disorientamento.
-E me lo chiedi?- sibilò lui, voltandosi verso di me con uno scatto repentino, bello e terribile. -Tu, che non riesci nemmeno a reprimere la nausea quando mi vedi per ciò che sono veramente, mi chiedi per quale motivo mi disprezzo?- mi ringhiò cupamente, distogliendo lo sguardo dal mio dopo qualche attimo, come colto da una cocente vergogna.
-Non mi fai mica schifo.- replicai sbalordita. Se fossi stata completamente sincera, avrei dovuto aggiungere -Tutt'altro.-, ma non era il momento di farsi trascinare dai sentimentalismi. Per quanto il ragazzo davanti a me fosse la persona che sognavo da notti e notti, avevo pur sempre dei doveri morali nei confronti della gente; stavo a fatica tentando di soffocare ciò che provavo per lui e tenere a mente che dovevo proteggere la popolazione di Forks, a cominciare dal mio goffo e solitario padre che russava nella stanza accanto.
-Come no.- commentò lui sarcasticamente. -D'altronde, come potrebbe essere altrimenti? Posso sforzarmi quanto voglio di essere diverso, di essere migliore, ma tanto non cambierà mai nulla. Sarò sempre un mostro violento e sanguinario.-
Vidi la sua rabbia scemare in un'affranta rassegnazione con gli occhi che mi prudevano. -E' per questo che non uccidi? Perchè ti consideri un mostro?- domandai, sempre con voce metallica, atona. Com'era possibile che parlassi così freddamente quando dentro di me c'era un tumulto di sentimenti contrastanti?
-No, perchè sono un mostro.- mi corresse, di nuovo tagliente.
-Io non credo.- ribattei ostinata. Lui si limitò a scuotere il capo con sufficienza e a sbarrare per una frazione di secondo gli occhi. -Beh, non importa. Dì che non farai parola con nessuno di questa storia e finiamola con questa faccenda.-
-Non ho finito con le domande.- protestai vivacemente. -Che ci facevi in camera mia?-
-Ero venuto ad ucciderti.- rispose, senza lacuna traccia d'esitazione.
Il mio cuore perse un battito, sentii il sangue che aveva da poco cominciato a tornarmi sulle guance venir risucchiato indietro. Solo per un attimo, però. Passato il primo momento di sconcerto e paura, mi convinsi che doveva, doveva essere una balla. Perchè avrebbe dovuto confessarlo? E poi, perchè non avrebbe approffitato di quando ero svenuta per attaccarmi? -Non credo nemmeno a questo.- replicai freddamente.
-Tanto meglio per me. Ora mi darai la tua parola? Per favore?-
-Esigo una risposta soddisfacente.- gli intimai perentoria.
Restammo entrambi in silenzio, fissandoci negli occhi in un muto duello di volontà. Fu lui, alla fine, a cedere e distogliere lo sguardo, rivolgendolo implorante verso la finestra e poi di nuovo verso di me, come a valutare la probabilità di successo di un tentativo di fuga. Per scoraggiarlo, scattai in piedi più velocemente possibile, per quanto le mie gambe ancora un po' molli me lo concedessero; sebbene mi sentissi debole e lenta, lui strabuzzò gli occhi di fronte alla mia rapidità, per poi sbuffare esasperato.
-E va bene.- sbottò con rabbia e frustrazione. -Se ci tieni tanto a saperlo... Cercavo solo di non perdere del tutto la faccia.- Fissò il so sguardo magnetico nel mio, alzando il mento in una smorfia di sfida, senza proferir parola; io restai in silenzio, in attesa del colpo di scena, della rivelazione.
-Ti amo.- mi sputò addosso, con occhi fiammeggianti. -Ora, se vuoi, puoi anche ridere o rabbrividire dello stupido vampiro che ha scioccamente osato innamorarsi di te.-
Evidentemente, non avevo ancora finito di sognare.

Edward's pov
Ma come accidenti avevo potuto anche solo prendere in considerazione l'idea di dirglielo?
Il mio coraggio durò meno di un battito di ciglia; non appena smisi di parlare e iniziai a discernere i segni di una profonda sorpresa sul suo volto, compresi la mia idiozia in tutta la sua enormità. Cosa mi aspettavo di ottenere, confessandole la verità? Che lei ricambiasse con un'altra dichiarazione, sull'onda della mia? Che mi saltasse di nuovo addosso?
Era molto più probabile e naturale che storcesse il naso o si spaventasse, ma non avevo la forza per sopportarne la vista, così distolsi codardamente lo sguardo.
-Edward...- principiò lei dopo qualche attimo i riflessione, con il cuore martellante e una vena d'incredula dolcezza nella voce.
Oh no. Stava per farmi un discorso di circostanza del tipo 'sembri proprio un ragazzo simpatico, ma sai com'è, non possiamo stare assieme, tu sei una macchina per uccidere'. Era ancora peggio di quanto temessi.
Lei continuava a tacere, ma sapevo che il suo silenzio sarebbe durato poco. Sentivo il sangue scorrerle più velocemente della norma, soprattutto sulle guance, e il suo respiro, un po' affrettato, inquieto.
-Ora posso andare?- domandai implorante, prevenendola.
Contro ogni mia aspettativa, scosse il capo affannosamente, ma sempre senza aprir bocca.
-Devi ancora finire l'interrogatorio?- continuai, più aspramente di prima.
-Ti amo anch'io.-
Non era questa la risposta che mi aspettavo.

Allora... Premetto che non mi piace. Per questo ho tergiversato così a lungo, speravo in un lampo di genio per migliorarlo, ma non mi è uscito nient'altro che questo ed è ormai troppo tempo che ci lavoro sopra, ne ho davvero le balle piene, quindi... andiamo avanti! Prevedo una diminuzione del mio seguito, ma pazienza, sopravviverò.
Grazie di cuore a  cullengirl, Sabry87, Toru85, Gotem e alle 62 persone che mi hanno messa fra i preferiti.
Bacio
Darcy
  
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