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Autore: cin75    07/04/2016    3 recensioni
Jared è un artista molto particolare e unico nel suo genere.
Jensen è un critico molto apprezzato e unico nel suo genere.
Entrambi hanno un passato alle spalle. Entrambi capiranno che devono vivere il presente. Entrambi faranno di tutto per avere un futuro insieme!!!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Richard Speight Jr.
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La sera della personale arrivò e Jared si sentiva decisamente nervoso sia perché quello era il secondo appuntamento in quella città quindi equivaleva ad una sorta di conferma della sua bravura e della sua arte.
E poi anche perché temeva che Gil mantenesse la sua promessa.

Quando furono all’ingresso della sala d’aste, Jared, accompagnato dall’immancabile Rich e anche dal suo amato Jensen, esitò all’ingresso.
Il biondo notò quella nervosa esitazione e strinse la presa che aveva intorno al braccio del giovane compagno.
“Jared…piccolo! Vedrai andrà tutto bene!” lo rassicurò. “Tutto!” ripetè con più decisione.
“Lo so. Lo so!” rispose Jared sorridendo appena e poi si voltò verso Rich che sapeva essere lì accanto a lui. “Rich?”
“Sì, ragazzo. Jensen ha ragione. Andrà tutto bene. Noi siamo qui. Io non ti toglierò gli occhi di dosso. Jensen non lo ha mai fatto da quando ti conosce, quindi…”
“Io, veramente, volevo solo chiederti se avevi portato Angel fuori prima di andare via!” chiese ridendo di cuore subito dopo.
“Va’, va’….entra!! prima che ti prenda a calci!!” fece esasperato, ma al tempo stesso felice di vedere il suo pupillo sereno accanto a Jensen.
 

La serata andò a meraviglia.
Chi vi aveva partecipato non faceva altro che tessere le lodi di questo giovane artista e ci fu anche un giornale locale che chiese gentilmente un intervista a Jared.
Il giovane, galvanizzato da ciò che provava in quel momento, sia per il lavoro che per i sentimenti che lo univano a Jensen, non se la sentì di negarsi.
Parlò per quasi un'ora con una giovane giornalista di come si approcciava alla creta, di ciò che lo spingeva a “creare”, di quello che provava quando creava. E di colui che ormai faceva parte anche della sua fonte principale di ispirazione.
“Jared, le dispiacerebbe se nell’articolo parlassimo anche della sua relazione con Mr. Ackles?!” chiese alquanto timorosa anche se i due , durante la serata, anche se con atteggiamenti garbati, non avevano nascosto la loro storia. E poi era da tempo che si facevano vedere insieme.
“Cara Felicia, non è mai un dispiacere quando si parla dell’amore e lo si fa con il rispetto dovuto!” replicò sorridente Jared.
“Sarà un articolo grandioso. Glielo posterò prima di mandarlo in stampa, così se avrà dei commenti da….”
“No, Felicia. Ho fiducia in lei. Anzi, scriva che quando l’ho vista sono rimasto abbagliato dalla sua simpatia!” scherzò, mentre la ragazza invece lo guardava stranita.
Intervenne Jensen, tra i due , che ora ridevano di quell’uscita di Jared.
“Lo scusi, Felicia. Ma quando gli è simpatico qualcuno, inizia con queste battute infelici che lui crede esilaranti!” fece Jensen mettendo le mani intorno alle braccia del compagno.
“Io sono esilarante, amore mio.” esclamò Jared appoggiandosi al corpo di Jensen, dietro di lui. “Ma il fatto è che ho una sete che non ci vedo!!”
“Visto!!” esclamò afflitto Jensen. “Come dicevo….davvero esilarante!” ironizzò.

 Dopo aver salutato la giornalista, Jared divenne più serio, ma non triste.
“Che c’è , piccolo?!” chiese Jensen avendo notato quel mutamento di umore.
“Mi sei mancato!” sussurrò il giovane.
“Non sono mai andato via.” e Jared sorrise perchè sapeva che era così.
“Lo so. Riuscivo a sentirti!!” sussurrò sfiorandogli appena il collo con un bacio.
Il biondo gli accarezzò discretamente il viso e poi lo invitò a seguirlo verso l’angolo bar.
“Due bianchi, per favore!” fece al barman di servizio.
 
“Facciamo tre!” fece una voce poco distante da loro e subito dopo un tanto familiare quanto terribile : “Ciao, Jay!”

Il bicchiere tra le mani del giovane artista piombò a terra mentre Jensen confuso lo guardava stranito.
“Jared ?!” lo richiamò Jensen preoccupato dall’improvviso pallore.
“Gil?!” fece il giovane voltandosi verso la voce.
In quel preciso momento anche Jensen si sporse a guardare lo sconosciuto e non aspettò tempo inutile che oltrepassò il compagno e si mise tra lui e l’ospite indesiderato.
“Sparisci McKinney!” ringhiò Jensen, senza dare troppo nell’occhio.
“Vedo che ti sei trovato un cavaliere dall’armatura scintillante!!” ironizzò Gil cercando di spostarsi per avere Jared meglio nella sua visuale. Ma ad ogni suo spostamento ne seguiva uno speculare di Jensen. Il biondo si era messo praticamente a scudo di Jared impedendo a Gil di avvicinarsi in alcuno modo.
“Vattene, Gil. Non sei il benvenuto!” si fece avanti Jared mentre, contemporaneamente, teneva una mano ferma sul fianco di Jensen.
“Andiamo!! In onore dei vecchi tempi!” esclamò sarcastico l’altro.
“Ti ha detto di andartene. E te lo ripeto anche io. Vattene con le tue gambe o ti ci trascinerò io fuori da qui!!” e questa volta era più che minaccioso.
“Faresti davvero una cosa del genere?!” lo provocò Gil
“Ci puoi giurare!” replicò Jensen.
“Rovinando la serata al tuo cucciolo spaurito!? Lo faresti sul serio?” domandò sarcastico e Jensen stava per replicare quando una mano apparve sulla spalla di Gil, costringendolo a voltarsi.

“Lui no. Ma io , sì!” convenne la voce decisa e seria di Rich.

“Il mio caro Richard!!” esclamò con tono sprezzante l’altro. “Sempre a soccorrere chi è in difficoltà. Fammi indovinare… fai ancora da babysitter al nostro Monet!?!”
“Figlio di….” ringhiò Jensen prontamente trattenuto dalla mano di Jared sempre ferma contro il suo fianco.
Rich sorrise fintamente compiaciuto e poi fissò severamente Gil negli occhi.
“Ora, ascoltami bene. O te ne vai o la promettente troupe giornalistica, che è intervenuta alla serata , sarà ben lieta di conoscere i trascorsi poco gratificanti del figlio di  colui che vuole essere il futuro governatore del Texas. Un aggressione tenuta nascosta, un tentativo di corruzione, e chissà quante altre schifezze lasciate a marcire sotto il tappeto di casa!!” e a quella diplomatica minaccia , Gil, finalmente smise di sorridere.
Non voleva darlo a vedere ma mentre Rich gli parlava, nella sua mente si fecero largo gli avvertimenti del suo facoltoso padre “Non fare casini, Gil. Non crearmi problemi o questa volta te la sbrigherai da solo!

Rich e i due ragazzi, videro Gil deglutire a vuoto e ingoiare l’amaro.
“Spero di rivederti presto Jay!” fece lasciando il bicchiere con un gesto indelicato.
“Allora mi auguro di rimanere cieco per sempre!!” fu la risposta a quel saluto.
Rich sorrise ai due e senza dare nell’occhio seguì Gil assicurandosi che questi lasciasse la sala d’aste.

Jensen, fermo ancora nella sua posizione di protezione, sentì la mano di Jared tremare appena contro di lui. Si voltò e gli mise le mani sulle spalle.
“E’ andato via, piccolo. Tranquillo.” Cercò di rassicurarlo. “Vieni ti prendo qualcosa da bere.” Fece poi.
“Vorrei solo una birra fresca e un posto in cui riprendere fiato.” Asserì Jared mentre cercava di riprendere il controllo.
“Vediamo che posso fare!” esclamò Jensen, sorridendo dello stupore che vide sul volto del giovane compagno.
Jared lo percepì allontanarsi solo un po’ e poi lo sentì. Sentì Jensen usare quel suo tono basso e ammaliatore.
“Madame Harvelle. La sua casa d’aste ha sempre un fascino particolare anche per quelli come me che si accontentano delle parole per descrivere la bellezza e la poesia….anche se purtroppo non credo che esistano parole per descrivere la sua di bellezza e di poesia, mia cara. Stasera è incantevole!”
Jared strinse le labbra per evitare di rendere la sua una risata piuttosto che un educato sorriso. Jensen “estremamente poeta” era uno spasso.
“O mio caro. Mi fai arrossire!” squittì la mecenate.
“Per l’amor di Dio!! Non voglio che lo splendido rosso del suo vestito venga adombrato dal rossore delle sue guance!” e a quel punto Jared dovette portarsi il bicchiere alla bocca per coprire l’istintiva risata.
“Va’ tutto bene miei cari?!” chiese la donna, ricomponendosi.
“Tutto magnificamente e per questo che mi sento alquanto a disagio nel chiederle un insignificante favore!” azzardò Jensen con un tono avvolgente.
“Santo Cielo, Jensen. Mio caro, parla!!” fece quasi preoccupata.
“Vede Madame Harvelle. Il mio caro Jared doveva parlare con un redattore del Time, ma purtroppo il suo cellulare sembra morto.”
“ O che disdetta!!” fece angosciata. “Come posso aiutarvi?”
“Basterebbe un posto…non so…un ufficio in cui ci sia un telefono da poter utilizzare e poter..” ma non finì la sua “più che gentile” richiesta che la donna si attivò.
“Basta così. Non dire niente altro, mio caro.” si girò a cercare qualcuno e quando lo trovò gli fece discretamente cenno di avvicinarsi.
“Sì, Madame!” fece l’assistente appena arrivato.
“Tylor, accompagna i due signori al mio ufficio privato e fa in modo che nessuno li disturbi.”
“Certo, Madame!” fece accondiscendente l’altro. “Se i signori, vogliono seguirmi!?” e spostandosi appena, li attese.
“Madame Harvelle non so davvero come ringraziarla!” si fece avanti Jared.
“Mio caro Jared, il tuo ringraziamento è la bellezza delle tue opere!” rispose emozionata la donna.
“La ringrazio anche io, Milady!” fece Jensen prendendo delicatamente la mano della donna e accennando a baciarla, da vero galantuomo.
“Sei davvero un furfante , Jensen Ackles!!” lo ammonì sorridendo.
“E’ lei che mi rende così!”
“Già, come se non sapessi per chi batte il tuo cuore, mascalzone!” lo riprese lei.
“Ha ragione. Ma purtroppo l’amore non si lascia comandare. E’ arrivato e ha lanciato il suo guanto di sfida. Ha vinto la sua battaglia e io ora non posso che vivere di tutto ciò che Lui vorrà concedermi!” disse guardando Jared al suo fianco.
“Ti concederà tutto se stesso!” rispose il giovane, cercando la mano da stringere.
“Stupendo!! Magnifico!!” esclamò estasiata da quella scena la donna e subito dopo li lasciò andare.
 

Quando furono nel privè di Madame Harvelle, Jensen disse a Jared che sarebbe tornato in pochi minuti e così fu. Il maggiore trovò il giovane compagno seduto al piccolo divano di cortesia. Il capo rilassato all’indietro contro il poggiatesta e sul viso un espressione più o meno serena.
“Ehi, piccolo!” lo richiamò piano per non spaventarlo. “Tutto ok?!”
“Certo. Dove sei andato?!” chiese curioso.
“A completare il tuo desiderio!” rispose l’altro avvicinandosi. Un secondo dopo , Jared sentì la mano di Jensen prendere una sua mano e mettergli qualcosa di freddo e umido tra le dita.
“Ma cosa….”
“Hai detto che volevi una birra fresca. Beh!! ecco la tua birra fresca!” spiegò con tono soddisfatto.
Jared sorrise , illuminandosi e la stanza sembrò illuminarsi con lui o per lo meno a Jensen parve che tutto fosse tutto più illuminato. O forse era semplicemente perché Jared stava sorridendo.

Dopo un paio di sorsi refrigeranti, Jared allungò una mano verso il viso del compagno seduto di fronte a lui.
“E se avessi chiesto un bacio ?!” fece con tono malizioso.
Il bacio arrivò. Dolce , languido. Una splendida carezza a fior di labbra. Un accenno di sentore di whisky battagliò con il sapore della birra. Ma fu il calore di quel bacio stesso a prevalere su tutto.
“Dio!! quanto ti amo!” esclamò Jared.
“E io amo te!” fece eco Jensen.
“Stupendo!! Magnifico!!” replicò Jared imitando il tono squittente con cui Madame Harvelle aveva pronunciato quelle stesse parole , guardando loro.
 

Dopo la personale, per Jared ci fu un periodo di pausa. Il tempo pratico per sbrigare tutta la burocrazia “artistica”, situazione di cui, per forza di cose, se ne occupava Rich.
Nel fine settimana i due ragazzi convinsero l’amico a prendersi qualche giorno completamente tutto per lui.
“Dite la verità!! State cercando di liberarvi di me, vero?!” fece sarcastico.
“Andiamo Rich!” intervenne Jared. “Passi con me gran parte del tuo tempo che sia per portarmi in giro o per sbrigare scartoffie varie. Ormai quello che c’era da fare è stato fatto. Prenditi qualche giorno e fa quello che ti piace fare. Va a pesca, passa la serata in qualche club, rimorchia qualche bella erediteria…”, cercava di convincerlo il giovane.
“Rich?!” si intromise Jensen. “Hai ragione. Vogliamo sbarazzarci di te!” fece serio.
“Jensen?!” lo richiamò Jared, a mo’ di rimprovero.
“E su!!! Rich non è stupido. Non ha bisogno delle tue manfrine per capire che vogliamo stare un po’ da soli, che abbiamo voglia di stare insieme, di sbaciucchiarci tutte le volte che vogliamo , di fare ses….”
“Ok! Basta così. Lo hai detto tu: non sono stupido. Quindi stop ai particolari sul vostro week-end di fuoco!” fece con disappunto.

I due ragazzi scoppiarono a ridere, ma nonostante le proteste del fedele assistente, riuscirono a restare da soli.
Stavano bene insieme. Si sentivano bene perfino quando, semplicemente seduti sul divano, restavano in silenzio a godersi la pace di quel momento di intimità.
Il sabato mattina Jared cercò perfino di convincere Jensen ad usare la creta.
“Andiamo …non è difficile. Se ce la fa un non vedente!” lo provocò Jared.
“Scordatelo. Io le mani in quella roba non ce le metto e poi l’ultimo che lo ha fatto per amore, è diventato un fantasma in cerca di vendetta!” rispose il biondo riassumendo in quelle poche parole la trama di Ghost.
E Jared dovette arrendersi. Ma nel pomeriggio quando Jensen gli disse che voleva fargli un regalo, Jensen rimase sorpreso, quando il giovane gli chiese di regalargli un libro.
“E voglio che sia  tu a leggermelo. Deve essere di poesie. Poesie d’amore. Voglio che tu me ne legga una ogni sera.” chiese con decisione.
“Come una favola della buona notte?!” scherzò Jensen anche se era dolcemente colpito da quella richiesta.
“La mia favola sei tu, Jensen.” gli disse amabilmente Jared mentre richiedeva ancora e ancora le labbra dell’altro che mai si facevano attendere nel soddisfare quella richiesta.
 
Jensen decise di accontentarlo quel pomeriggio stesso e andò verso una libreria, poco distante da casa di Jared, intento a trovare un libro di poesie di W. Whitman.
 

Mentre Jared era a casa sua, il giovane decise di scendere in laboratorio per passare il tempo e cercare di dare forma alla magnifica sensazione di felicità  che sentiva in quei giorni. Si avvicinò al blocco di creta che sapeva essere sempre pronto sulla piattaforma di lavoro e quando stava per appoggiarci le mani sopra, sentì Angel, costantemente al suo fianco, ringhiare appena un po’ e poi sempre più forte.
“Ehi, amico! Che c’è??” fece cercando, con la mano, la testa dell’animale, per tranquillizzarlo.
 
“Ciao, Jay!”
   
 
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