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Autore: Ruchan    03/04/2009    1 recensioni
Lei figlia di Galbatorix, lui figlio di Morzan. Lei comandande dei Varden, lui cavaliere dell'Impero. Una storia di guerre, tradimenti, amore, passione, dove gli amici sono i tuoi nemici e i nemici diventano i tuoi amici per la libertà di Alagaesia e dei draghi.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti.

Prima di iniziare volevo fare una piccola premessa.

Essendo una rivisitazione di Eragon ci saranno dei dialoghi presi dal libro e volevo avvertire che non me ne prendo nessuno diritto, ma i diritti e il copyright sono di Christopher Paolini, così come sono suoi i personaggi e i luoghi.

Detto questo spero che vi piaccia.

Ciao.

 

VOLO DI LIBERTA’

 

Capitolo 1- Antefatto

 

Ci fu un tempo, dove la pace prosperava su tutti i popoli.

Ci fu un tempo dove tutti gli uomini erano liberi e non c’erano tiranni a derubare le nostre terre.

Ci fu un tempo dove valorosi guerrieri cavalcavano magnifiche bestie alate.

Ci fu il tempo dei Cavalieri dei Draghi!

La loro abilità in battaglia era ineguagliabile, poiché ciascuno possedeva la forza di dieci uomini.

Erano immortali, pur essendo vulnerabili alla spada o al veleno.

Usavano i loro poteri solo a fin di bene e, sotto la loro tutela, vennero costruite grandi città e innalzate torri di roccia viva.

Grazie alla pace che essi mantenevano, la terra prosperava.

Fu un’epoca d’oro.

Gli uomini erano alleati degli elfi e amici dei nani.

Le città traboccavano di opulenza e gli uomini godevano di grande prosperità.

Per migliaia di anni svolsero con successo la loro nobile missione, poiché nessun nemico poteva distruggerli.

Tuttavia, al culmine della loro potenza, nella provincia di Inzibeth, nacque un bambino di nome Galbatorix 

All’età di dieci anni venne messo alla prova, com’era usanza, e si scoprì che possedeva un grande potere.

I Cavalieri lo accolsero come uno di loro.

Lo istruirono e lo addestrarono, e il giovane si dimostrò superiore a tutti gli altri allievi.

Di mente acuta e fisico gagliardo, in breve tempo conquistò il suo posto fra i ranghi dei Cavalieri.

Poco dopo aver completato l’addestramento, Galbatorix intraprese un viaggio insieme a due amici.

Volarono a nord, notte e giorno, ed entrarono nel territorio degli Urgali poiché pensavano di essere invincibili.

Tuttavia, su una spessa coltre di ghiaccio, furono colti nel sonno da un’imboscata.

I suoi amici e i loro draghi vennero massacrati e anche Galbatorix subì gravi ferite, ma riuscì lo stesso ad uccidere i suoi aggressori.

Purtroppo, durante la battaglia, una freccia vagante colpì il cuore del suo drago.

Egli non conosceva le arti per salvarla e la povera creatura spirò tra le sue braccia.

Ecco come venne piantato il seme della follia.

Solo, fiaccato nel corpo e nello spirito, impazzito di dolore, Galbatorix vagò disperato in quella landa desolata, invocando la morte.

Ma la morte non rispose, malgrado egli si avventasse impavido contro ogni forma vivente.

Nel frattempo Galabatorix cominciò a credere che i Cavalieri gli avrebbero assegnato un altro drago.

Spinto da questo pensiero, intraprese l’ardua via del ritorno, a piedi, attraverso la Grande Dorsale.

Gli ci vollero mesi per valicare il territorio e, quando giunse ai piedi delle montagne, era prossimo alla morte.

Un contadino lo trovò svenuto nel fango e convocò i Cavalieri.

Dopo che il suo corpo fu sanato venne condotto davanti al consiglio, riunitosi per giudicarlo, ed egli chiese un nuovo drago.

La disperazione della sua richiesta rivelò la sua follia e il consiglio lo riconobbe per quello che era.

Di fronte a tale diniego, Galbatorix, attraverso la lente distorta della sua mente malata, cominciò a credere che fosse colpa loro se il suo drago era morto.

E da allora escogitò vendetta, riuscendo ad uccidere uno degli anziani.

Dopodichè si nascose e fu dimenticato.

Tuttavia, per un infausto capriccio della sorte, Galbatorix incontrò un giovane Cavaliere, Morzan…”

A quel nome il ragazzino che stava leggendo il libro sussultò.

-Eccolo! Forse in questo libro proibito troverò delle risposte o delle informazioni.-

Il ragazzino riccioluto prese una penna e si mise a sottolineare le parti che parlavano di Morzan, suo padre.

I suoi genitori erano morti quando lui era molto piccolo, di sua madre non serbava nessun ricordo, in quanto l’aveva vista pochissimo prima della sua morte, mentre per suo padre provava un forte rancore che cresceva sempre di più ogni volta che vedeva la cicatrice che gli aveva lasciato sulla schiena.

L’odio veniva anche alimentato ogni qualvolta il bambino veniva riconosciuto come “figlio di Morzan” e non come “Murtagh”.

Nessuno si soffermava a capire chi era lui come persona, veniva o idolatrato come il figlio del grande alleato di Galbatorix, colui che lo aiutò a compiere la grande opera, o denigrato in quando figlio di uno dei tredici rinnegati.

Non si era mai posto il problema delle sue origini, si era sempre limitato a seguire le lezioni e a fare ciò che gli veniva chiesto.

Gli piaceva la sua vita scandita da lezioni di scherma e letteratura.

Aveva un animo guerriero e gli piaceva tenersi in forma con gli allenamenti, tuttavia non denigrava i piacevoli momenti di pausa passati a leggere racconti di epoche perdute.

Dopo la morte dei suoi genitori fu preso sotto la tutela del re in persona, che, nonostante non si presentasse a lui di persona, non gli faceva mancare nulla e lo aveva anche accolto in un’ala del suo palazzo ad Uru’baen, la capitale dell’Impero.

Tuttavia, compiuti i quattordici anni, sentì l’impulso di conoscere meglio il suo passato e la storia dei suoi genitori.

Fu così che chiese il permesso di poter entrare nella rifornita biblioteca privata del re che conteneva anche i libri proibiti.

Non era mai stato nell’ala del castello ove vi erano gli alloggi privati di Galbatorix, non tanto per rispetto, ma perchè, i ragazzi che vi si erano avventurati per scommessa, narravano della presenza di un fantasma.

Dicevano che avesse le sembianze di una bambina, dalla pelle candida e i capelli color del fuoco.

Su questo fantasma furono ricamate molte storie, ma quasi tutti erano convinti che si trattasse della figlia del re scomparsa dodici anni prima.

Un grande mistero, infatti, avvolgeva la famiglia di Galbatorix.

La moglie era scappata portandosi via il figlio di quattro anni, ma delle sorti della piccola neonata non ci sono notizie.

C’è chi dice che la madre sia riuscita a salvare anche lei dalla follia del padre, altri che lei sia tenuta come ostaggio dal re perché la moglie ritorni con il suo erede, mentre i più dicono che lei sia morta durante la fuga.

Ma a Murtagh non interessavano queste storie, o almeno, non gli interessavano fino a quel momento.

Era ancora immerso nella lettura del libro, sottolineando tutto ciò che riguardava suo padre, quando un vociare lo fece sobbalzare.

Riconobbe la voce burbera del custode della biblioteca, ma la seconda voce non l’aveva mia sentita.

-Ma perché non posso entrare?- chiese una vocina sottile.

-Mi dispiace, Vostra Altezza, ma la biblioteca attualmente è gia occupata, ritorni più tardi.- taglio corto il vecchio bibliotecario.

-Ma…ma…non capisco perché io non possa entrare, non credo di creare grande disturbo, è una stanza talmente grande ed è piena di libri, penso che le probabilità di prendere lo stesso libro dell’altra persona siano molte poche…Dai, la prego, mi faccia entrare, scelgo un libro da leggere e poi mi ritiro nella mia stanza!- continuò la voce sottile, la voce inconfondibile di una bambina.

“Che sia il fantasma di cui tutti parlano?” si chiese Murtagh mentre silenziosamente si avvicinava all’ingresso per guardare cosa stava succedendo.

-No, mi dispiace, principessa, ma gli ordini sono ordini e mi è stato ordinato di non farvi passare mentre questa persona sta utilizzando la biblioteca.-

La principessa mise il broncio e disse con le lacrime agli occhi: -Qual è il problema? La persona all’interno o io? Perché a me non è permesso di incontrare nessuno né di seguire le lezioni insieme agli altri figli dei nobili? Cosa c’è che non va in me?-

Urlando l’ultima frase la bambina corse via, Murtagh arrivò in tempo per vedere una ragazzina minuta con una massa di boccoli rossi svoltare l’angolo.

Non sapeva chi fosse, ma di una cosa era sicuro, non era un fantasma, era reale!

Aspettò qualche minuto, poi prese le sue robe e ritornò in camera sua, l’immagine della bambina non lo abbandonava e non lo avrebbe mai abbandonato.

 

Erano passati quasi quattro anni da quell’evento, eppure Murtagh non aveva mai smesso di pensare a quei boccoli infuocati e neppure ora, mentre stava annaspando nella neve per tornare il più in fretta possibile dal suo lungo viaggio, quell’immagine aveva lasciato un secondo la sua mente.

 

  
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