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Autore: Bo_Belle    03/04/2009    4 recensioni
L'imprevisto entra nella vita della famiglia Duke. Potrà mai essere tutto come prima?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV
CAPITOLO IV

Jesse Duke era stanco. Forse era il lavoro. Forse erano gli anni. Certo. Gli anni cominciavano a farsi sentire e il lavoro alla fattoria era sempre tanto. Bisognava prendersi cura degli animali, tutti i giorni mattina e sera. Bisognava pensare ai campi, ai raccolti dell’anno e alle coltivazioni che li sfamavano quotidianamente. Bisognava fare sempre attenzione agli arnesi, alle macchine. Tenerli a posto, ripararli, a volte purtroppo cambiarne i pezzi o ricomprarli. E poi c’era il granaio, bisognava tenere d’occhio pure quello. E la casa! Bisognava sempre riparare qualcosa lì: il tetto, il portico, gli infissi, le finestre, pure gli interni a volte. La casa. La vecchia casa dove avevano vissuto generazioni di Duke, i suoi bisnonni, i suoi nonni e i suoi genitori. La casa nella quale lui era nato e cresciuto, dove aveva messo su famiglia con Martha…la dolce Martha…dove aveva provato il dolore di sapere che non avrebbe avuto mai dei figli, ma dove aveva provato anche l’immensa gioia di accogliere Luke, Daisy e Bo…Jesse Duke sollevò lo sguardo e gli spenti occhi celesti fissarono l’orizzonte. Scosse la testa, Jesse Duke. Non riusciva a prendersi gioco del suo vecchio cuore. Non era il lavoro, né l’età a renderlo stanco. Non oggi.

    Il vecchio patriarca si appoggiò alla staccionata. Si girò e guardò indietro. Vide tutta la sua proprietà. L’aveva attraversata per intero quella mattina. Dall’aia, al granaio ai campi, a piedi, scrutando ogni zolla, ogni filo d’erba, ogni forma di vita. A volte il passo era venuto meno, a volte aveva avuto bisogno di abbassare sugli occhi il berretto rosso e di stringere intorno al petto la vecchia giacca blu per respingere l’insidiosa brezza di quella fredda mattina autunnale. Ma non si era fermato, Jesse. Aveva camminato per trovare una risposta. La terra, quella terra che lui difendeva con le unghie e con i denti aveva sempre aiutato i Duke, era sempre stato il perno intorno al quale aveva ruotato la vita di quella famiglia, fiero sangue della Georgia. Tanto volte il vecchio Jesse aveva temuto per sé e per i suoi cari e sempre, camminando attraverso quei campi, quasi fossero intrisi del puro spirito dei Duke, aveva trovato una risposta. Ma non oggi.

    Ripensò alla lunga notte appena trascorsa. Sospirò. Li aveva sentiti i suoi nipoti, piangere nelle loro stanze. Aveva sentito la dolce Daisy, quel bocciolo che all’improvviso, prima che lui stesso potesse veramente accorgersene, era diventato il più bello dei fiori. Aveva sentito il piccolo Bo, sfacciato viso d’angelo ancora barcollante sull’irto sentiero della vita. Luke non l’aveva sentito. Non si fa sentire quando piange il maggiore dei suoi ragazzi. Ma Jesse lo conosce. Lo sa che per quanto coraggioso sia, per quanto forte voglia dimostrarsi, la sera prima non può non aver pianto. E qualche lacrima l’aveva versata anche Jesse, lasciando che si inabissasse nelle profonde rughe del suo triste volto. Sarebbe voluto andare dai suoi nipoti, dire che sarebbe andato tutto bene, che lui aveva la risposta. Ma il vecchio Jesse non aveva trovato la risposta durante la sua lunga veglia notturna e non l’aveva trovata nemmeno quella mattina, tra le pieghe della terra dei Duke.
Il rumore di uno stormo di uccelli migranti lo distolse dai suoi profondi pensieri. Il sole era già alto. Jesse prese il suo vecchio orologio dal taschino e sussultò. Santo cielo! Le sette e mezzo! Era tardi e lui non aveva preparato la colazione. Non era mai successo e non sarebbe dovuto succedere. Non oggi.

  
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