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Autore: Altair13Sirio    08/04/2016    1 recensioni
Ib è cresciuta. Non è più una bambina ingenua che segue gli sconosciuti nelle mostre d'arte; adesso è una adulta, con dei sogni sul proprio futuro e delle passioni che la fanno sentire viva, ma anche tormentata da incubi e sensi di colpa.
Dopo la fuga dal Mondo di Guertena, la bambina ha trovato nell'arte del vecchio Maestro qualcosa di più di un passatempo: l'arte è diventata parte integrale della sua vita e con questa è cresciuta, vedendo in Weiss Guertena un modello da imitare e a cui ispirarsi.
Al suo fedele amico Garry, Ib chiederà un regalo molto particolare per il suo diciottesimo compleanno... E conoscerà una persona speciale...
Genere: Horror, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garry, Ib, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Garry fece una smorfia di dolore quando Mary gli tirò via le bende dalle ferite. Le garze pizzicavano un po’ al contatto con i tagli, ma grazie a quelle era riuscito a riprendersi; anche se le ferite erano ancora visibili, non si trattava di niente di grave ormai.
<< Oh, non fare il bambino! >> Esclamò stizzita Mary, che era già infastidita dal fatto di doverlo aiutare a togliersi quelle bende.
<< Sembra che tu sappia il fatto tuo… >> Commentò Garry ghignando per nascondere una smorfia.
Mary si alzò da terra e si voltò per buttare via le bende macchiate di sangue. << In realtà, l’unico motivo per cui so come fare queste cose è perché alcune volte mi sono ritrovata a dover ricucire le mie bambole… >> Garry pensò di non aver avuto bisogno di punti di sutura, fortunatamente: una bambola non era esattamente la stessa cosa di un corpo umano. << E spesso rinforzavo le loro braccia con dei nastri; così erano anche più carine! >>
Il ragazzo pensò a una di quelle strane bambole con dei nastri colorati legati alle braccia. Non riusciva a immaginarlo senza ridere. << Dì la verità: sei stata tu a darmi queste bende. >> La stuzzicò lui facendo roteare un braccio per saggiare l’elasticità della spalla.
<< Ancora con questa storia? >> Fece lei girandosi verso di lui per tre quarti. << Non so di cosa parli! >> Esclamò facendogli la linguaccia.
<< Certo, certo… >> Borbottò Garry rialzandosi e mettendosi il cappotto addosso. << Però sento come se avessi una sorta di istinto… >> Mormorò tra sé e sé, facendosi sentire da Mary.
<< Ma davvero? >> Fece quella ghignando sarcastica. << E che tipo di istinto sarebbe? >> Chiese avvicinandosi e mettendosi le mani ai fianchi.
Garry esitò un attimo per farla attendere un po’. << Materno. >>
Lo schiaffo che ricevette fu talmente veloce che il suono arrivò un attimo dopo del bruciore alla guancia. Garry cadde a terra di nuovo e la ragazza gli urlò contro. << Ma sei scemo? Sei fortunato che non ho voglia di sporcarmi, altrimenti non te la saresti cavata così! >> Si voltò piantandosi le mani nei fianchi. << E poi io non l'ho mai avuta, una mamma
… >>
Garry si rialzò dolorante toccandosi la guancia rovente con una mano. Scherzava, non era veramente arrabbiata; lo vedeva dai suoi occhi. << Però devi ammettere di essere molto premurosa con quelli a cui tieni… Proprio come una madre >> Tentò di dire raddrizzando la schiena.
<< Certo! Perché non dovrei? >> Sbottò lei, infastidita da quella parola.
Garry sorrise. << Mi hai anche salvato da quella strega, prima… >> Con quelle parole, la bambina si congelò lì di fronte a lui. Sgranò gli occhi e non si mosse aspettando che il ragazzo continuasse, così da trovare un modo per uscire da lì. Ma Garry non avrebbe continuato, e allora Mary dovette inventarsi qualcosa.
<< Sei… >> Balbettò ringhiando. << Sei davvero fastidioso! >> Fece infine voltandosi, facendo sibilare la lama della spada che aveva raccolto da terra un attimo prima. << Non mi interessa se muori o no! L’importante è che tu mi porti dove voglio arrivare! >> Sbottò senza rivolgergli lo sguardo.
<< Ovvero, da Ib… >> Disse lui con un sorriso pieno di divertimento.
Mary voltò lanciandogli un’occhiataccia. << Anche se fosse, cosa te ne importerebbe? >> Chiese a denti stretti avvicinandosi a lui.
Il ragazzo avrebbe avuto un milione di ragioni per poter risponderle in modo affermativo, ma preferì lasciare la domanda in sospeso. << Vuoi rivederla… >> Mormorò sorridendo dolcemente.
A quel punto la bambina perse il controllo e cominciò a sbattere i piedi a terra e ad agitare le braccia. << Sì, voglio vederla! C’è qualcosa di strano? E’ forse vietato? >> In quel momento Garry vide Mary non come un’abitante di quel mondo, un ritratto che non avrebbe dovuto parlare, ma come una bambina con le sue incertezze e i suoi desideri. Sentì una profonda pietà, rendendosi conto che forse, quella bimba non fosse tanto cattiva.
<< Scusa, Mary… >> Mormorò sentendosi in colpa per averla presa in giro. << E’ solo che… Penso non ci sia nulla di male nel mostrare i propri sentimenti per come sono realmente. >> Cercò di dire sperando che Mary non lo fraintendesse.
Si sarebbe aspettato un altro schiaffo, qualche giustificazione che avrebbe detto: “credi che io mi vergogni a mostrare i miei sentimenti?” Non era tanto difficile da immaginare, ma Garry fu sorpreso quando la bambina rimase in silenzio. Cercò di intercettare il suo sguardo, ma i suoi occhi erano bassi. << Non ho mai avuto nessuno come me… >> Sussurrò con la voce rotta dal pianto. A quel punto Garry capì che stava piangendo. << Quando è arrivata lei… E’ stato come se qualcuno mi donasse una nuova vita. >>
Garry non avrebbe voluto vederla piangere; avrebbe preferito essere picchiato ancora, piuttosto che sentirsi responsabile per aver fatto piangere una bambina. << Stai bene…? >> Provò a chiederle avvicinandosi piano.
Mary scoppiò tutto a un tratto. << E TU ME L’HAI PORTATA VIA! >> Urlò rivolta a Garry, lanciandosi addosso a lui e colpendolo al petto con i piccoli pugni stretti con forza. Garry fu talmente sorpreso che cadde all’indietro e si ritrovò con la piccola Mary sopra di lui. << Lei era diventata mia amica, era buona con me… E tu… E tu l’hai trascinata via con te! >> Esclamò continuando a colpirlo, senza però fargli male; quei colpi miravano più a scaricare la bambina dalla tensione, piuttosto che a ferirlo. << Sarebbe stato così bello, qui da noi, e anche nell’altro mondo…! >> Si interruppe all’improvviso abbassando la testa e smettendo di colpire il corpo del ragazzo. Garry ne approfittò per respirare. << Ma immagino che ognuno debba rimanere al suo posto… >> Mormorò senza tono un istante dopo.
<< Cosa…? >> Balbettò Garry confuso. << Ascolta, Mary: capisco che tu possa esserti affezionata a Ib, ma togliere di mezzo me non era sicuramente la scelta migliore! >> Esclamò tirandosi su con la schiena e lasciando che la bambina giacesse in mezzo alle sue gambe. Mary aveva un aspetto triste, sconsolato; lanciò un’occhiataccia a Garry. << Chi ti dà il diritto di togliere la vita a qualcuno? >> Le chiese cercando di farla ragionare.
<< Ma tu avevi già vissuto a sufficienza una vita degna di essere chiamata tale! >> Ribatté prontamente lei ad alta voce. << Io invece… >> Si sconfortò e spostò lo sguardo. << Io non ho mai avuto niente di quello che avete avuto voi! >> Piagnucolò imbronciata.
Garry era dispiaciuto, sapeva di avere ragione, ma in parte anche il discorso di Mary era giusto. Una bambina come lei, poi, non poteva capire realmente quanto valesse una vita, per lei sarebbe potuto sembrare tutto molto più facile… Cercò di assumere una posizione più comoda, ma la ragazzina in braccio a lui gli rendeva i movimenti difficili. << Ascoltami… Che cosa credi che ti manchi? >> Le chiese, volendo sapere come cominciare.
Mary, che aveva cominciato a strofinarsi gli occhi con violenza, mise le mani giù e rivolse uno sguardo triste al ragazzo. Inspirò con il naso tappato e mormorò:<< Sono sola… >>
Era vero, e Garry non poteva farci niente al riguardo. Mary non aveva nessuno lì, e per quanto potessero valere le bambole che la circondavano, non potevano essere la stessa cosa di un’amica reale. Garry sospirò. << Ecco, ma che cosa ti fa sentire sola? Non hai amici? >> Chiese.
Mary abbassò lo sguardo pensando un poco alla risposta. << Io ho amici… Ma… >> Mormorò senza sapere cosa dire. In realtà lei sapeva cosa dire, ma non sapeva se potesse farlo. Fu Garry a dirlo per lei.
<< Ma pensi che non siano abbastanza, vero? >> La bambina alzò lo sguardo incredula, prima di lanciargli un’occhiataccia furiosa. Alla fine, però, annuì con sconforto nel viso.
<< Sì. >>
Garry alzò un dito. << Per questo Ib è così importante: diversamente da tutti gli altri qui dentro, lei è più simile a te, e riesci a vedere in lei una più grande amica… >>
Mary annuì, ma sembrò voler precisare una cosa. << Non è solo questo… >> Mormorò alzando lo sguardo. Garry la guardò interrogativo. << Quando ci incontrammo la prima volta… Lei non mi rifiutò. >> Disse.
<< E’ normale… >> Cominciò Garry, volendo precisare che si trattasse di una situazione che avrebbe messo insieme anche cani e gatti, ma la bambina ci tenne a concludere subito la sua riflessione.
<< Non in quel senso! >> Disse agitando le mani davanti al proprio viso. << Lei non sapeva che io fossi un… >> Sembrò pronunciare a fatica quella parola. << Un dipinto… Eppure pensavo che sarebbe stata spaventata di me… Invece no; lei mi ha accolta subito come un’amica. >> Sussurrò quelle parole con stupore, come se non riuscisse ancora a credere che fosse andata così.
Garry strinse le spalle sorridendo. << E’ tipico di Ib. >>
<< E’ speciale. >> Gli fece eco Mary, perdendosi con lo sguardo nel vuoto. Garry sorrise alla bambina e le scompigliò i capelli affettuosamente. In realtà sembrò strano, anche Mary gli rivolse uno sguardo perplesso toccandosi la testa, ma non si pentì di averlo fatto.
<< E invece, che impressione ti ho dato io, la prima volta che mi hai visto? >> Chiese qualche secondo dopo girando lo sguardo da un’altra parte. Aveva un po’ di paura a sentire il giudizio di Mary, ma a quel punto si era incuriosito.
Mary lo squadrò, quasi come se stesse cercando un modo per descriverlo con una sola parola. << All’inizio ho pensato che fossi fortunata ad avere anche te… >> Cominciò guardandolo con un sopracciglio inarcato. Garry si sarebbe aspettato di peggio… << Perché così sarei potuta uscire assieme ad Ib. >> Concluse la frase.
Garry assunse un sorriso forzato per non dare soddisfazione a Mary, che lo stava stuzzicando con un sorrisetto. Avrebbe dovuto aspettarselo…
Anche Mary sorrise soddisfatta per essere riuscita a spiazzare il ragazzo, ma alcuni secondi dopo il suo sorriso si addolcì. << Ti odiavo, perché eri così deciso a fare l’eroe… >> Gli confessò a bassa voce accarezzando il suo vecchio cappotto. << E ti odio ancora, sia chiaro! >> Si affrettò a precisare alzando un dito e inasprendo immediatamente lo sguardo.
Garry strinse le spalle per rispondere.
Mary sbuffò. << Però… Dopo avermi fatta rinascere, sei stato diverso… >> Mormorò quasi timorosa di dire quelle parole. Garry ascoltò con attenzione, curioso di conoscere quella parte. << Pur essendo un completo idiota… E’ come se fossi stato più buono con me… Mi sono divertita, in un certo senso… >> Alzò lo sguardo abbozzando un sorriso. Garry ripensò al momento in cui aveva deciso di portare sulle spalle Mary; nonostante avesse protestato vivacemente, Garry era riuscito a intravedere nel viso della bambina un leggero sorriso.
Piegò un labbro vedendo quanto fosse imbarazzata Mary in quel momento. << Come mai? >>
Mary arrossì non sapendo come descrivere quella sensazione. << Non lo so… Mi sono sentita bene, credo…! >> Borbottò scuotendo la testa. << Come se ci fosse stato qualcuno pronto a proteggermi e a farmi stare meglio… >>
<< Come un papà? >> Chiese Garry, suscitando lo sconcerto nel viso di Mary.
<< Non… Lo so… >> Rispose lei tristemente.
Garry si fece cupo. << Non hai mai avuto un padre? >> Certo che no. Mary aveva sempre vissuto da sola nel Mondo di Guertena, l’unica persona che avrebbe potuto chiamare padre era morta.
<< Io… Non lo so. Ho dei ricordi confusi, ma… >> La bambina sembrava in difficoltà, come se trovare una risposta a quella domanda richiedesse un grande sforzo mentale.
Garry la fermò. << Neanche io ho un papà. So come ti senti. >> Le confessò con tono dolce. Mary lo guardò incredula. Anche gli umani non avevano i papà? Pensava che succedesse solo lì…
<< Non ce l’hai? >> Chiese con un filo di voce. << E come hai fatto a crescere? >>
Nella sua voce c’era una grande incertezza, sembrava che Mary dovesse mettersi a piangere da un momento all’altro. Garry cercò di parlare per mantenere il controllo sul suo umore:<< Bè… Mi ha cresciuto la mia mamma… E poi ho dovuto imparare da solo come diventare un adulto. >> Ecco in poche parole il riassunto della sua vita. Si rese conto di non aver molto da dire…
Mary sembrò sconfortarsi nuovamente. << Io non ho nemmeno una mamma… >> Mormorò abbassando lo sguardo, ripetendo ciò che aveva detto prima.
Sentendo di non essere riuscito a farla stare meglio, Garry cercò di rassicurarla un altro po’; le mise una mano sulla spalla e le fece alzare lo sguardo. << La mia mamma non c’è più: se n’è andata quando diventai adulto, ma non significa che non mi abbia voluto bene; è sempre rimasta a guardarmi dall’alto, a vegliare su di me… >> Sorrise. << Proprio come il tuo papà. >>
Gli occhioni azzurri di Mary si inumidirono. << Dici davvero? >> Chiese con voce tremante.
Garry annuì. << Davvero. >> Continuò a parlare:<< Chi ci vuole bene non ci abbandona mai, rimarranno sempre a vegliare su di noi. >>
Un altro dubbio si fece spazio nella mente della bambina, che tornò ad essere pessimista dopo aver quasi pianto. << Ma… Io non sono una bambina normale… >> Disse. << Io non ho un papà o una mamma. >>
Garry piegò un labbro in disappunto. << Hai detto di avere dei ricordi di tuo padre. >> Cominciò. Mary annuì, mormorando che fossero perlopiù misere reminescenze che veri e propri ricordi. << Però ci sono! >> Fece lui puntandole un dito al petto. << Anche se non lo ricordi bene, c’è; che cosa senti quando ci pensi? >>
Mary lo fissò confusa per alcuni secondi. Quando la domanda raggiunse il cervello della bambina, chiuse gli occhi inspirando profondamente, cercando di immaginare o di ricordare le sensazioni che le davano quei ricordi confusi. Quando riaprì gli occhi non parlò, si limitò a fissare con sguardo di ghiaccio il viso del ragazzo, inquietandolo; poi, lentamente, si sporse in avanti e gli cinse il petto con le braccia, abbandonando il proprio corpo al sostegno di quello di Garry. << Caldo. >> Mormorò beatamente chiudendo gli occhi. << Un calore piacevole che mi riempie il petto e mi fa venire i brividi… E poi, qui… >> Alzò la testa e si indicò il viso. << Non riesco a non sorridere. >> Concluse incurvando leggermente le labbra in un sorriso puro.
La bambina tornò ad abbracciare Garry, quasi come se fossero diventati amici. Il ragazzo pensò di non interrompere quel momento che avrebbe fatto sicuramente del bene a lei e cercò di darle un po’ più di calore stringendola a sé, a sua volta. << Sei stanca… Riposiamoci un po’ qui. >> Disse per prendere tempo.
Il corpo di Mary sussultò e in un primo momento, Garry pensò che avesse annuito in risposta alla sua proposta, ma poi si rese conto che quel movimento era ripetuto e continuo; un debole lamento cominciò a provenire dalla faccia della bambina, che affondava tra i vestiti del ragazzo. Stava piangendo. Garry non capì come fosse possibile, e soprattutto perché lo stesse facendo, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu cullare delicatamente il corpicino della bimba per farla calmare.
Non aveva mai visto Mary in quello stato; non pensava che potesse provare simili emozioni, quella bambina, eppure era così. Si era messa piangere dopo aver parlato di suo padre, Weiss Guertena. Era sola, non aveva mai avuto nessuno, e doveva essere davvero insolito per lei potersi confidare così con qualcuno – che poi si trattava praticamente di un estraneo… Anche Garry non riusciva a credere di aver parlato così facilmente della propria famiglia; di solito non toccava mai quell’argomento, nemmeno con Ib, ma questa volta gli era venuto naturale, come se fosse la cosa giusta da fare, come se avesse già saputo che sarebbe servito a qualcosa…
   
 
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