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Autore: Faraxdipanda    03/04/2009    2 recensioni
Ecco la seconda serie della mia prima e unica fanfic, Farax! ^^
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La casa della Bilancia non appariva imponente come le precedenti, ma allo stesso modo era massiccia

La casa della Bilancia non appariva imponente come le precedenti, ma allo stesso modo era massiccia. La sua pianta a stella a sei punte la caratterizzava dalle altre; il tetto era piatto, e al centro sorgeva una torretta sostenute da basse colonne.

Milo e Farax entrarono nella struttura, passando sotto il timpano col simbolo della Bilancia rappresentato in rilievo.

-Neanche il cavaliere d’Oro di Libra è qui, giusto Maestro?-

-Esatto. Dicono che sia in Cina, sui monti di Goro-Ho, vale a dire dalla parte opposta rispetto a dove ti sei addestrato tu. Non si è mai mosso da li da tempo immemore, e dalla sua veneranda età sicuramente non si farà vedere qui oggi. Inoltre nessuno ha più notizie dell’armatura d’Oro della Bilancia.-

I due cavalieri attraversarono la settima casa, uscirono e subito giunsero alla ottava, quella dello Scorpione. L’architettura era molto semplice, e ricordava molto il tempio del Leone. Si notavano, alla sommità del tetto sugli angolo di destra e sinistra, delle decorazioni a forma di torri, mentre il timpano presentava dei contrafforti sui due lati.

-Procediamo- disse Milo.

-Sono onorato di poter passare da qui, Maestro.-

-Anche io sono onorato, della tua presenza.-

Attraversarono velocemente anche questa casa, fino ad arrivare alla successiva, quella del Sagittario; qui, l’ampio colonnato frontale, permetteva appena di vedere l’ambiente quadrangolare che si presentava sul retro. Nella nona casa vi regnava un immenso silenzio, colmo di rispetto nonostante il tradimento di Aiolos. Milo e Farax proseguirono, senza proferir parola, verso la decima casa, di struttura molto simile alla precedente.

Qui, Shura, il custode, era il detentore della spada Excalibur, dono di Atena a tutti i Cavalieri del Capricorno. I due entrarono e proseguirono oltre, fino all’esterno, dove un ampio piazzale prolungava l’estensione del tempio; era li che sostava il Gold Saint. Aveva capelli scuri, corti, e occhi piccoli e acuti. Il suo elmo, tenuto sotto il braccio, era caratterizzato, come quello del toro, da due corna alla sommità; l’armatura invece aveva decorazioni di riccioli in oro bianco sul pettorale e sulla protezione del bacino.

Shura si stava allenando, era infatti leggermente affaticato con la pelle madida di sudore, e voltandosi verso i due nuovi venuti disse:

-Proseguite cavalieri; la giustizia è dalla mia e dalla vostra parte. Non indugiate quindi.-

-Buongiorno Shura. Come va il perfezionamento della tua arma?-

-Milo, non è frequente che ci incontriamo, ma sono onorato che tu me l’abbia chiesto. Prosegue bene; però sicuro questo non è il momento di soffermarsi un futili parole. Andate.-

-Buongiorno.- rispose Farax, cercando di soffermarsi li il meno possibile, procedendo dietro il Maestro.

Giunti a metà scalinata fra la decima e l’undicesima casa, Farax disse al cavaliere dello Scorpione:

-Mi sembra che Shura del Capricorno sia freddo e scostante.-

-Purtroppo è così. O almeno adesso lo è. Ha iniziato a diventare più chiuso e arrogante da quando Aiolos ha tradito Atena. I due cavalieri erano molto legati, ma quel fatto sconvolse Shura, che si offrì volontario per la punizione dell’amico. La spada Excalibur è la spada della Giustizia, quindi egli non poteva ritrarsi a tale compito.-

Il cammino proseguiva, non a corsa, ma a passo abbastanza veloce. Farax non l’aveva notato fino ad ora, ma voltando lo sguardo leggermente dietro di se, vide il bagliore verde della sua armatura aumentare pianpiano durante la salita, fuoriuscendo dal contenitore, come se fosse attratta da qualcosa che si trovasse sulla massima altura del Santuario. Guardando in quella direzione, Farax potè anche scorgere l’apice del Grande Tempio, cioè la statua di Atena; essa teneva nella mano destra la Nike-Vittoria, e lo scudo appoggiato a terra tenuto con la sinistra. L’elmo crestato ne incorniciava il viso, e l’egida con la medusa risplendeva ai raggi del sole, esaltando le imprese mitologiche della Dea.

Infine la casa dell’Acquario si presentò di fronte a loro. Con le case del Cancro e della Bilancia, questa era la terza con una pianta particolare: presentava infatti un colonnato circolare che ne delimitava il perimetro, con il tetto a tronco di cono che ne concludeva l’altezza.

Il cosmo freddo ma amichevole del custode pervase Milo e Farax appena entrati nella struttura. Kamyu era di fronte a loro, al centro dell’edificio da cui si alzavano bianche colonne di vapore acqueo, e li stava raggiungendo, con passo lento ma sicuro.

I suoi lunghi capelli blu erano tenuti all’indietro dall’elmo dell’armatura d’oro, caratterizzato da una gemma blu oltremare simile a quella riportata all’apice del pettorale; i suoi occhi color del mare artico passavano da Milo a Farax.

-Bentornato amico mio- disse Kamyu al cavaliere dello Scorpione.

-Grazie Kamyu, lui è Farax-

-Piacere- rispose il ragazzo, facendo un impercettibile inchino con la testa.

-Benvenuto fra i saint, Farax. Devi esserne orgoglioso; tu come tua sorella Hope- e sorrise.

A quelle parole gli occhi di Farax brillarono, e sorridendo rispose:

-La ringrazio- e si fermò, come se non fosse più capace di dire altro.

-Andate pure, ci vediamo al ritorno.-

-A dopo Kamyu- disse Milo e, insieme a Farax, uscì dalla casa.

-Io e Kamyu siamo amici da molto; è come se fosse un legame che proviene da un tempo remoto. Per questo posso capire il dolore che ha provato Shura alla notizia del tradimento di Aiolos.

Io stesso, ora, non saprei come poter reagire se fosse accaduto a me.-

Milo alzò gli occhi e, indicando un punto oltre la casa dei Pesci, disse:

-Vedi. La casa della Vergine non è la sola che ha un terreno alle sue spalle. Dietro la dodicesima casa vi è un prato con ruderi di colonne, bello come l’Elisio, ma letale come l’Ade.

Quella radura è colma di rose velenose, i cui petali uccidono lentamente ma senza dolore, portando alla morte con il loro profumo intenso. Ed è proprio questa l’arma di attacco e di difesa del cavaliere d’oro dei Pesci, Aphrodite: la rosa!-

-Ma che motivo c’è di creare una tale protezione se esiste la barriera del Santuario. Non era impossibile giungere al Tempio di Atena senza attraversare tutte le dodici case?-

-Si, però devi sapere che quando Atena non ha ancora preso coscienza dei suoi poteri, la barriera è debole, e il punto più pericoloso per un’invasione è proprio la rupe alle spalle del dodicesimo tempio dello Zodiaco, in quando il più accessibile. Infatti, alle spalle della casa dei Pesci, sotto la rupe, sorge un villaggio, Rodorio, anch’esso protetto dalla barriera, che spesso viene coinvolto nelle guerre santa. Proprio nell’ultima guerra di due secoli e mezzo fa, l’incolumità del Santuario e del villaggio di Rodorio è stata a rischio. Le truppe di Ade, il signore degli Inferi, cercarono di penetrare da quella direzione, perché la reincarnazione di Atena a quel tempo era ancora inesperta nella barriera. Nonostante la distesa di rose velenose e i cespugli di rose disseminati lungo il cammino, il cavaliere d’Oro dei Pesci dell’epoca dovette sacrificarsi per fermare l’avanzata di uno dei Giudici dell’Inferno, Minosse, e salvare così sia il Santuario che il villaggio.

Accompagnati dalle gesta eroiche del passato, Milo e Farax arrivarono di fronte alla dodicesima casa; la scalinata che vi conduceva era delimitata a destra e a sinistra da un muretto di media altezza sulla cui sommità sorgevano due pesci scolpiti nella stessa pietra.

-Ecco l’ultima casa- disse Milo, proseguendo all’interno.

L’odore lontano delle rose giungeva fino a loro, portato dalla brezza dell’ora più calda della giornata; mancavano infatti solo 20 minuti a mezzogiorno, l’ora in cui Farax aveva la convocazione.

Aphrodite dei Pesci, con i suoi lunghi capelli color del cielo, attendeva i due cavalieri al centro della casa. Il suo aspetto ricordava molto la divinità dell’Olimpo di cui portava il nome. Aveva l’elmo, ai cui lati sporgevano due pinne, nell’incavo del braccio, e la sua armatura d’oro era composta di scaglie.

-Seguitemi, vi condurrò al Tempio di Atena, dove siete attesi.-

Così dicendo si voltò, e proseguì verso la scalinata fra la dodicesima e la tredicesima casa, dove era situata la Sala del Sacerdote. Farax e Milo si guardarono per un secondo e, annuendo, seguirono il cavaliere dei Pesci, che sembrava non essere toccato da ciò che lo circondava, freddo e impassibile.

Sui margini dell’ennesima scalinata, sorgevano rovi di rose rosse, di cui si sentiva forte il loro profumo.

-Camminate al centro, non avvicinatevi ai lati.- disse il Cavaliere dei Pesci –queste rose sono le stesse di quelle che utilizzo per i miei attacchi; se vi avvicinaste troppo potreste perdere i sensi.-

I tre saint procedevano al centro, a passo ritmato; il rumore sordo dei gambali d’oro si inframmezzava al morbido suono che producevano i calzari di pelle da allenamento di Farax sugli scalini.

Terminata l’ascesa, Aphorodite si rivolse a Farax dicendo:

-Quello è il Tempio di Atena- indicando la grande costruzione che alle spalle aveva la statua della Dea.

-Mostra la convocazione alle due guardie del portone. Adesso ci siete tutti, gli altri cinque cavalieri da investire ufficialmente del titolo sono già qui.

°Altri cinque cavalieri?° pensò Farax.

Mentre Aphrodite riscendeva la scalinata verso la casa sotto la sua protezione, Milo disse:

-Farax, io ti aspetto qui fuori. So che non posso entrare.-

Farax annuì, poi si voltò, salì gli scalini e attraversò l’ampio colonnato del Tempio di Atena; poi mostrò la lettera di convocazione alle guardie, come gli aveva detto Aphrodite.

-Prego, entri pure. La stavamo aspettando. Si schieri in fila con gli altri.-

Farax entrò; l’interno era illuminatissimo, merito degli ampi finestroni, che costellavano le pareti al di là delle due file di colonne, e dei grandi candelabri pensili.

Di fronte l’entrata vi era un lungo tappeto rosso con il bordo in oro, terminante su quattro scalini su cui si trovava un trono d’oro, ancora vuoto. Alle spalle di esso, una pesante tenda blu creava un irreale sipario.

In linea con il tappeto e il trono, da una parte e dall’altra, c’era un gruppo di cinque persone, tre si trovavano sulla sinistra, due sulla destra; erano sicuramente i cavalieri da dover essere investiti ufficialmente del titolo.

Farax proseguì, avvicinandosi al gruppo, e i suoi occhi non crebbero a ciò che stava osservando. Non conosceva le tre persone sulla destra, ma non aveva più alcun dubbio sull’identità delle due persone alla sinistra, i cui contenitori delle armature pulsavano l’uno di un colore rosso mattone, l’altro di un bianco candido. In risposta, quello di Farax cominciò a mandare bagliori verdi brillanti. Quelle due persone, erano davvero loro.

  
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