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Autore: AnonimoX    09/04/2016    0 recensioni
La pace definitiva mai esisterà finché esisteranno ambizione e vendetta
"I figli dell'antica religione giungeranno
Spada, forza e volontà terrore porteranno
Cuore, bontà e determinazione la sola risposta saran
O la vita cancelleran"

Un'inaspettata profezia, tre misteriosi guerrieri e un campo da salvare, quale sarà l'esito finale?
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chirone, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Legaldor



I raggi del sole illuminarono la stanza, Legaldor il alzò dal letto e si preparò. Ormai erano passati una decina di giorni da quando erano giunti al campo mezzosangue, oggi lui, Helen e Hogor dovevano raggiungere l'esercito e decidere il da farsi. Doveva ammettere che l'esperienza al campo gli era piaciuta, inoltre eliminare un guerriero straordinario come Percy Jackson era davvero un peccato, il semidio era addirittura più potente di lui e sarebbe dovuto ricorrere all'aiuto di Helen. Il figlio di Poseidone lo aveva sfidato più volte, nessuno dei due aveva lottato sul serio ma alla fine Legaldor ne era uscito sempre sconfitto. Oltre a Percy c'era anche Dràkon, il maestro di scherma del campo, possedeva una tecnica superiore a tutti gli spadaccini che il semidio conosceva, sapeva che mettere a ferro e fuoco il campo non sarebbe stato affatto facile come invece si erano aspettati all'inizio. Indossò l'armatura e scambiò un'occhiata con Helen, i due si capirono all'istante e uscirono velocemente dalla casa, trovarono Hogor che li aspettava appoggiato a un albero, i tre semidei con un po' di fortuna riuscirono a passare inosservati, scesero dalla collina e finirono ai margini della strada. «Chiamiamo un taxi?» Helen annuì, una decina di minuti dopo il taxi arrivò, i tre semidei entrarono nell'auto e rimasero muti, tutti sapevano quello che stava per succedere, l'unico che sembrava entusiasta era Hogor. Il taxi si fermò e i tre scesero, raggiunsero la spiaggia e si immersero nel mare, andarono in profondità finché non trovarono le sentinelle dell'esercito, queste riconobbero immediatamente i tre ed evitarono di accertarsi della loro identità, Legaldor osservò soddisfatto l'accampamento che il generale Pluvus aveva fatto costruire alle truppe, era fatto abbastanza bene e le fortificazioni non erano niente male. Il generale andò incontro ai tre semidei, Helen lo salutò per prima «Hai fatto un buon lavoro, Pluvus.» L'uomo fece un inchino «Vi ringrazio, informazioni sul nemico?» Legaldor e Hogor fecero parlare Helen «Dispongono di un totale di centodiecisemidei.» Il generale sorrise «Ottimo, non me ne aspettavo così pochi.» La semidea concordò «Sono stati dimezzati dagli eventi di un paio di anni fa, hanno subito parecchie perdite, ho saputo che dopo la sconfitta di Urano ne erano rimasti circa un'ottantina.» Pluvus annuì soddisfatto «Punti deboli per poter entrare nel campo?» Helen rifletté per qualche secondo «L'unico che ho trovato è in direzione della foresta.» Rimasero qualche secondo in silenzio, poi il generale continuò con le domande «Semidei pericolosi?» La ragazza annuì «Non solo semidei, sono circa una decina i guerrieri del campo che da soli potrebbero tenere testa a una dozzina di nostri soldati.» Continuarono il rapporto per una decina di minuti, dopodichè i tre semidei se ne andarono per conto loro, rimasero soltanto Legaldor e Helen. «Sono preoccupato, sono pochi è vero ma possiedono guerrieri straordinario.» Helen annuì «Vero, Hogor li sta sottovalutando troppo.» I due rimasero in silenzio per qualche secondo fino a quando la semidea non riprese a parlare «Eppure sono sicura che non è questa la tua maggiore preoccupazione, ciò che ti preoccupa maggiormente è il figlio di Poseidone, dico bene?» Legaldor calò il capo, per la prima volta temeva realmente qualcuno «Ebbene sì, sono sicurissimo che negli allenamenti ha soltanto giocato.» Helen gli rispose subito «Anche tu hai nascosto la maggior parte del tuo potere.» Il semidio annuì «Sì, anche questo è vero. Tuttavia sono sicuro che lui ne ha nascosto molto di più, come se non bastasse ho sentito voci dire che due anni fa si unì a un dio della morte. Se le mie supposizioni sono esatte allora anche con il tuo aiuto sarà dura sconfiggerlo.» Helen rimase qualche secondo in silenzio «Sì, dovremmo cercare di attirarlo in una zona isolata, il problema sarà Annabeth, sospetta qualcosa e anche se lasciasse andare Percy da solo lo seguirebbe di nascosto.» Il semidio concordò, si era scordato della semidea, l'assalto al campo doveva assolutamente esserci entro un paio di giorni. «Secondo te quando dovremmo attaccare?» Helen ci rifletté per circa un minuto, anche lei era preoccupata «Due giorni, massimo tre. Più tempo passa e maggiore è il rischio che scoprano la nostra vera identità.» Legaldor annuì «Secondo te noteranno la nostra assenza?» Helen guardò il cielo per poi tornare ad osservare il fratello «Mi sembra ovvio, magari non la maggior parte dei semidei ma un gruppetto lo noterà di sicuro.» Il semidio notò che anche Helen era tesa, non era un' impresa semplice e lo si capiva anche dal comportamento della semidea, raramente l'aveva vista tanto preoccupata «Andrà tutto bene, vedrai.» Lei lo guardò negli occhi e lui vide un lampo di tristezza attraversarle lo sguardo «Non è solo questo il problema...» Legaldor aggrottò la fronte «Quale sarebbe il secondo problema?» Helen scosse il capo «Non ha importanza, sono soltanto mie paranoie.» Il semidio stava per replicare e dirle che invece aveva importanza ma Hogor arrivò di colpo «Allora? Pronti a radere al suolo il campo mezzosangue e spedire al regno di Ade tutti i semidei?» Sorrideva, poggiò una mano sulla spalla del semidio che si trattenne dal mollargli un destro in faccia, proprio non riusciva a sopportarlo.

Helen


La semidea mandò un'occhiata d'avvertimento al fratello, nessuno dei due sopportava Hogor ma quello non era il momento adatto per detronizzarlo, avevano bisogno anche del suo aiuto per assalire il campo. Legaldor annuì e rispose al fratello «Sì, siamo entrambi pronti.» Hogor rise e gli mollò una pacca sulla spalla talmente forte da far quasi perdere l'equilibrio al semidio «Di Percy Jackson me ne occuperò io.» Fu a quel punto che Legaldor sbottò «E no! Ti prenderai già tutta la gloria tu in quanto sei a capo della spedizione, puoi scordartelo che io ti lasci anche Jackson, lui è mio.» Hogor lo guardò con le fiamme agli occhi e Helen si chiese se il fratello non avesse esagerato «Sei un fannullone Legaldor. Credi che con la tua bella scherma si vincano le guerre? È la forza quella che piega gli uomini al tuo volere!» Legaldor gli ringhiò «Brutto...» Non finì quello che stava per dire perchè Helen si mise fra i due «Adesso basta! Abbiamo un nemico in comune e dovremmo pensare ad organizzarci per la battaglia. Dividerci adesso non farebbe altro che aiutare il nemico. Hogor, quello che intendeva dire Legaldor è che io e lui abbiamo studiato il modo di combattere Percy e crediamo di farcela, non dubitiamo di te ma crediamo sia un avversario più adatto a noi. Inoltre noi lo attireremo lontano dal campo di battaglia, il tuo compito sarà ben più importante del nostro, tu dovrai guidare le truppe all'assalto del campo insieme al generale Pluvus, dovrai tenere uniti i soldati e sbaragliare le linee difensive nemiche. Sarai la punta di diamante dell'esercito che regnerà laddove Crono e i Titani hanno fallito, il tuo nome resterà per sempre nella storia!» Hogor rimase qualche secondo in silenzio a riflettere sulle parole della semidea, alla fine borbottò qualcosa tra i denti e annuì «Giusto, hai ragione. Guidare l'assalto è ben più importante.» Helen gli sorrise e fece segno a Legaldor di seguirla «Adesso noi andiamo, a parere mio l'attacco potrà avvenire fra tre giorni esatti. Fa un buon lavoro Hogor!» Il semidio sorrise soddisfatto e andò a parlare al generale, Helen afferrò il fratello e lo spinse in un angolo «Ma si può sapere cosa diamine ti è preso? Volevi farci ammazzare entrambi?» Legaldor evitò il suo sguardo «Non ti avrebbe fatto nulla, ha bisogno del tuo aiuto per questa battaglia.» Helen mantenne lo sguardo fisso sul fratello «Ti ricordo che al momento è a lui che Pluvus risponde e non a noi, l'esercito supporterebbe lui e noi finiremmo in pasto a chissà quale belva marina. Puoi stare tranquillo, arriverà il tuo momento e sai che io sarò con te, pazienta un altro po' e poi sarà lui a venire detronizzato. Fidati di me.» Legaldor la guardò negli occhi con uno sguardo colpevole «Sì, hai ragione. Ti chiedo scusa, ho reagito d'impulso ed ho sbagliato.» Helen gli sorrise e gli arruffò i capelli come faceva sempre da piccola, lui ricambiò il sorriso e insieme si avviarono per tornare al campo, Hogor sarebbe arrivato poco dopo. Arrivarono poco prima dell'ora di pranzo, riuscirono ad entrare nel campo senza essere avvistati, passeggiarono nel campo e incontrarono Annabeth e Percy «Ehi, vi va una partita a pallavolo?» Helen e Legaldor si guardarono, poi accettarono l'invito. Decisero di fare una partita sei contro sei, Helen e Legaldor erano in squadra con un figlio di Nemesi, due figli di Apollo e Travis Stoll contro Percy, Annabeth, Jason, Piper, Connor Stoll e una figlia di Ares. Batté Percy, il tiro fu forte ma il figlio di Nemesi riuscì a fermarlo con un bagher passando poi la palla a Legaldor che l'alzò in modo da consentire di effettuare una schiacciata a Travis, il colpo fu preso da Jason che alzò direttamente per Annabeth, la semidea finse una schiacciata ma poi tirò alto superando il muro tentato da uno dei figli di Apollo, Helen respinse il tiro ma alla fine Jason riuscì con una schiacciata a chiudere il punto. Continuarono a giocare per oltre due ore, alla fine vinsero gli avversari per tre a due, i semidei si ritirarono comunque soddisfatti, si erano divertiti parecchio. Pranzarono ma Helen di colpo si rattristò, non seppe perchè esattamente, Annabeth la raggiunse e cominciarono a parlare «Qualcosa non va Helen?» La semidea scosse il capo «Non...Non lo so...» Rimasero in silenzio a guardare il mare, i ragazzi arrivarono poco dopo e così decisero di andarsi ad allenare mentre le due semidee passeggiavano nel campo, finirono per parlare del passato e Helen fu felice che la figlia d'Atena non le chiese nulla accorgendosi del morale della semidea. Le raccontò tante cose, della sua fuga a sette anni, del campo, di Luke e poi di Percy. Helen dovette ammettere ancora una volta che Annabeth non era una semidea qualunque, era riuscita incredibilmente a distrarla con estrema facilità e sincerità da quel qualcosa che la tormentava. Il giorno passò e arrivata la sera decise di andare a riposare presto, si addormentò subito ma i sogni la raggiunsero, vide una donna simile ad Annabeth, la riconobbe dagli occhi, era Atena. La dea le parlò «So cosa ti stai chiedendo, è vero fai parte dell'antica religione e io c'entro poco ma la saggezza parla a chiunque la possieda, senza distinzioni. Osserva.» La dea si voltò e dietro di lei comparve un immagine, riconobbe subito che si trattava del campo mezzosangue, era avvolto dalle fiamme e il suo era ricoperto dai corpi senza vita dei semidei, riusciva persino a sentire le urla di disperazione dei pochi superstiti mentre tentavano disperatamente di sfuggire al loro destino ormai segnato. Vide Chirone ferito, Annabeth, Percy, Nico di Angelo, Zahra, Jason e Clarisse tentare di respingere i continui assalti della falange nemica, tutti loro erano sanguinanti ed esausti eppure sbarravano la strada ai nemici pur di dare il tempo ai semidei più giovani e ai satiri di mettersi in salvo, ma Helen sapeva che non sarebbero riusciti a resistere per sempre, la visione finì e Atena la lasciò con una frase che la pugnalò «È questo ciò che vuoi?» i suoi occhi e la sua voce mutarono diventando simili a quelli dei semidei visti in sogno «Ti credevamo un'amica.» Il sognò svanì e il silenzio l'avvolse.


Angolo dell'autore:
Chiedo scusa per il ritardo nel pubblicare il capitolo, spero vi sia piaciuto e ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la storia! :)
   
 
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