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Autore: Mue    09/04/2016    2 recensioni
Drusilla, sesto anno, Corvonero, odia due cose: il proprio nome e David Steeval, il tracotante, biondo e terribile migliore amico di James Potter. E ama due cose: il Quidditch e Tristan Vidal, il capitano della sua squadra.
Allora perché decide di mettersi con il suo migliore amico, scommette di far innamorare di sé il saccente Steeval e stringe un improbabile legame con il bizzarro Lorcan Scamandro?
Un'antica leggenda, vecchie storie di Folletti ribelli a Hogsmeade e un ballo a Hogwarts per una ricorrenza potrebbero ingarbugliare ancora di più questa situazione o darle finalmente la chiave della porta per il paradiso.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
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XXIII.
«Scusa.»

 

Un battito di ciglia, e furono a Hogsmeade: l’aria fredda li investì come una cascata, e ci vollero diversi secondi perché riuscissero ad abituarsi all’oscurità. Il villaggio era avvolto in una pace assoluta.
Drilla, distesa nella terra fangosa, avvertì il profumo dell’erba e il canto lontano di una civetta. Le sembrava quasi di essersi appena risvegliata da un sogno; un sogno con una grotta d’oro, dei Folletti e...
“Cook, ci sei?” le disse una voce nel buio. David Steeval.

No, non era un sogno, si disse.
“Ci siamo tutti?” chiese la voce sognante di Lorcan.
“Direi di sì” disse atono Stuart, poco lontano. “
Lumos!
La luce si diffuse dalla bacchetta di Stuart, illuminando il terreno circostante. Si trovavano ai margini delle case di periferia di Hogsmeade, in mezzo ad un prato fangoso; Stuart era in piedi in mezzo a loro, accigliato.
“Dovremmo andare a svegliare uno degli abitanti di Hogsmeade per dare l’allarme.”
“Oh, non dovevamo prima ordinare delle Burrobirre ai Tre Manici di Scopa?” chiese Lorcan, perplesso.
Stuart ignorò il suo commento. “Madama Rosmerta forse è ancora sveglia, se il pub è rimasto aperto fino a tardi. Vado a vedere; voi restate qui.” E, così dicendo, si avviò, sparendo oltre le prime case del villaggio e portandosi dietro la bacchetta e la luce, lasciandoli di nuovo nell’oscurità.
Drilla sentì la bacchetta di Van Duyne stretta nella sua mano, ma non tentò nessun incantesimo per illuminare la notte. Era troppo vuota, troppo stordita per fare qualsiasi cosa. Vide la sagoma di Lorcan alzarsi, spolverarsi le ginocchia e allontanarsi verso una figura scura distesa nell’erba a qualche metro di distanza.
“Lo dicevo, io, che Van Duyne era un Changeling” lo sentì dire da lontano.
Drilla serrò la mascella.
Changeling... Quasi senza accorgersene, si volse verso David e incrociò il suo sguardo duro.
Il ragazzo era lì, seduto scompostamente accanto a lei, la mano sana ancora stretta alla camicia. Anche nel buio, Drilla riuscì a scorgere il suo colorito terreo e la sua espressione, contratta in una smorfia.
Parlò prima ancora di rendersene conto, spinta da una premura che non ricordava di aver mai avuto nei confronti di David. “Stai bene?”
Lui parve per un attimo stranito da quella domanda, poi distolse lo sguardo e lo fissò dinanzi a sé, inespressivo. “Mi chiedi se sto bene, Cook? Proprio tu? Hai visto la tua faccia?” ribatté bruscamente.
Troppo bruscamente: per quella notte, di eventi bruschi Drilla ne aveva vissuti troppi; quella fu la minuscola, insignificante goccia finale. I nervi, fino ad allora tesi allo spasmo, cedettero di colpo.
Drilla scoppiò a piangere.
Forse era un pianto liberatorio, dopo tutta la tensione accumulata. Forse era solo un pianto di frustrazione, per tutte le cose che ancora non capiva. O forse aveva solo voglia di piangere.
“Ecco, guarda cosa le hai fatto!” sbottò Lorcan, perdendo di colpo il tono sognante e avvicinandosi a grandi passi. “Perché devi essere sempre così cattivo con lei? Non ti ha mai fatto niente di male!”
Vero. Troppo vero. Drilla non aveva mai torto un capello a David. Forse aveva tentato qualche dispetto, qualche scherzo, forse tra loro c’era stato qualche screzio, ma, per il resto, cosa mai aveva fatto per inimicarselo così profondamente? Che motivo aveva, lui, di trattarla come un insetto fastidioso fin dal loro primo incontro? Che senso avevano i loro litigi? Drilla non l’aveva mai capito. Non se l’era mai nemmeno chiesto. Non le era sembrata una cosa importante; David Steeval non le era mai apparso come un degno oggetto di riflessione.
Eppure, mentre continuava a essere convinta di ciò, lui si era comunque insinuato nella sua testa, lentamente, con discrezione. Sotto la pelle, nelle vene e nelle ossa. Solo ora, piangendo disperatamente, Drilla se ne rese conto. E
ancora non capiva il come, il perché Steeval fosse diventato per lei una presenza così costante e rilevante. Non capiva perché i suoi pensieri, i suoi sentimenti, tutto ciò che lo riguardava le importavano così tanto.
David, dinanzi a lei, pareva impietrito, una statua di marmo. La fissava con gli occhi spalancati, vuoti, come se non credesse a ciò che vedeva.
Oh, sì, che spettacolo inaspettato doveva essere vedere Drilla piangere. Forse per lui, suo eterno rivale, era anche una visione piacevole. Una soddisfazione... A quel pensiero Drilla, invece che cercare di recuperare la dignità, affondò la testa tra le ginocchia, ancora più abbattuta ed esausta.
“Drusilla” mormorò Lorcan al suo fianco, scuotendole la spalla con una mano. “Non è vero quello che ha detto David. La tua faccia è carina come sempre, anche se è sporca di fango.”
Drilla, senza pensarci, alzò il volto e si passò il dorso della mano sulla faccia. Era vero, costatò continuando a singhiozzare, aveva la faccia imbrattata. Si strofinò gli occhi, ma per quante lacrime asciugasse, altre prendevano il loro posto, sempre.
Fu allora che David si riscosse dalla sua immobilità, e aprì la bocca per dire qualcosa. E in quell’istante risuonarono nella fredda aria notturna decine di schiocchi secchi, e la radura fu d’un tratto illuminata a giorno. Drilla, David e Lorcan si ritrovarono di colpo circondati da una folla di persone.
Lei strizzò gli occhi, e infine individuò lo stemma sui loro mantelli.
“Gli Auror!” gridò Lorcan, dando voce al suo pensiero.
“State bene?” esclamò con voce profonda uno di loro.
“Siete i ragazzi mancati all’appello di Hogwarts?”
“Ci sono feriti?”
“Da dove venite? Dov’è la ragazza rapita?”
“Come avete fatto ad arrivare qui?”
“Una passaporta illegale...”
Le voci degli Auror si accavallavano, concitate. Non c’erano solo loro: c'era anche gente in camicia da notte, alcuni insegnanti tra cui Ravenscar, persone che Drilla non aveva mai visto, tutte ammassate in cerchio attorno a loro.
Stordita, barcollò indietro e andò a scontrarsi con qualcosa. Si voltò e si ritrovò faccia a faccia con David.
Il ragazzo la fissò per un lungo, interminabile istante, poi aggrottò le sopracciglia in un’espressione angosciata. Alzò la mano sana e le sfiorò il volto. Come una carezza.
“Scusa” le mormorò piano in un orecchio.
Drilla non ebbe tempo per nessuna reazione.
“Drilla!” urlò d’un tratto una voce più forte delle altre nella folla.
Drilla si voltò. Conosceva quella voce. Conosceva anche l’uomo che la possedeva, e che si faceva strada tra la gente, verso di lei.
La raggiunse in poche falcate e la abbracciò.
“Sei viva...”

Fu come se le paure, i pensieri, tutto svanisse di colpo, circondato da un calore rassicurante. “Papà.”

 

L’infermeria era piena di luce, di calore e di profumo di sciroppo alla menta. Drilla fu fatta sdraiare su un lettino in fondo alla stanza; era solo un cigolante giaciglio di ferro, ma in quel momento avrebbe giurato di non aver mai provato un letto così comodo. La signorina Hartland mise tra le mani di suo padre, che l’aveva accompagnata, una tazza di liquido verde dall’aroma penetrante, poi li lasciò soli per andare a occuparsi di David.
“Non preoccuparti, ora sei al sicuro” disse l’uomo, mettendole una mano sulla testa e porgendole la tazza.
Drilla la prese tra le mani e la sua fragranza intensa le raggiunse le narici. Era buona, e le infondeva una sensazione di pace. Sospirò e guardò suo padre: ancora non poteva credere che l’Auror Leander Cook fosse lì, con lei.
“Quando sei arrivato?” gli chiese.
L’uomo sorrise, e Drilla si sentì riscaldare il cuore: era un uomo rassicurante, suo padre. Alto, forte, forse ormai oltre la mezza età, ma ancora capace di infonderle sicurezza.
“Poco fa. Ronald Weasley mi ha avvertito mentre stavo uscendo dall’ufficio per andare a casa e mi sono Smaterializzato direttamente a Hogsmeade. La scuola era in subbuglio, sembrava quasi peggio dei nostri uffici quando c’è stata quella questione dell’attacco dei draghi fuggiti dal serraglio a Belfast.”
Drilla sorrise a quel ricordo, quando vedeva suo padre tornare la sera a casa, esausto e, spesso, bruciacchiato.
Il loro idillio venne interrotto di colpo.
“NO!”
Drilla sobbalzò e anche suo padre si volse di scatto. Dall’altra parte della stanza, David era seduto su un letto uguale a quello di Drilla e stava protestando vivacemente, la mano stretta convulsamente ai bordi della camicia, serrandoli.
“Ma non posso curarti se...” stava dicendo la signorina Hartland.
“Ho solo un braccio rotto!” sbottò David. “Nient’altro!”
La donna sospirò, paziente. “Ma se hai delle ferite...”
“Non ho nessuna ferita!” ribatté ostinatamente il ragazzo.
“Ma hai la camicia piena di sangue” replicò la signorina Hartland.
“Non importa!”
Drilla vide le dita di David contrarsi attorno alla stoffa che stringevano, sporca e imbrattata di sangue, e capì. Il Medaglione.
Rivide in un lampo Van Duyne gettarlo ai suoi piedi, sul pavimento della grotta. Rivide il Rimpicapo di Lorcan impazzire, e la roccia dissolversi nel nulla. Lasciando posto a monete. Tante monete. Medaglioni. Drilla fu colta da una vertigine. Il Medaglione era lì, tra migliaia e migliaia di monete. Irriconoscibile tra loro. Perduto. E David...
“Conosci bene quel ragazzo?” chiese all’improvviso suo padre, riportandola bruscamente alla realtà.
Drilla incrociò lo sguardo penetrante dell'uomo e abbassò il capo. “Più o meno.”
L’uomo fissò David. “Che cos’ha? Perché non vuole lasciarsi curare?”
Drilla serrò le labbra. Che cosa doveva fare? Rivelare cos’era David? Suo padre avrebbe mantenuto il segreto? “Lui...” cominciò, ma poi si zittì, indecisa.
Suo padre la guardò, insospettito, poi tornò a osservare David. “E’ David Steeval, vero?” chiese, sovrappensiero.
Drilla annuì. “Come lo sai?”
L’uomo si sedette sul letto accanto a lei. “Quando sono arrivato qui c’erano gli altri Auror che stavano interrogando sua madre. A quanto pare aveva rubato lei le bacchette a tutti gli insegnanti per impedire che qualcuno intervenisse. Così ha confessato di aver agito per salvaguardare suo figlio.” Aggrottò le sopracciglia. “Tre settimane e passa di prigionia, in mezzo a Folletti ostili, in una grotta buia. E’ comprensibile che sia scosso.”
Drilla, sorpresa, volse lo sguardo su David.
La signorina Hartland si era finalmente arresa, limitandosi ad affibbiargli una grossa tazza di una sostanza non meglio identificata. Il ragazzo ne stava fissando il fondo, assorto.
Drilla lo osservò meglio da oltre la spalla del padre, e sentì una stretta allo stomaco. Non stava guardando il fondo della tazza, realizzò; anzi, non ne aveva bevuta nemmeno una goccia. Stava fissando il suo riflesso. La sua espressione era... violenta, non c’era altro modo di descriverla. Poi la signorina Hartland tirò le tendine attorno al suo letto, e il ragazzo, il suo viso, tutto di lui scomparve dietro quella semplice cortina di tessuto.
E allora Drilla capì di aver sbagliato: aveva scoperto che era un Changeling, e si era subito chiesta se avesse sentimenti umani. Si era chiesta se la odiasse per aver scoperto la sua natura. Ma non erano quelle, le domande giuste. Lei non c’entrava nulla; lei non aveva niente a che fare con tutta quella vicenda: non importava niente se lei avesse scoperto o no la natura di lui. La sola cosa che c’entrava, la sola cosa che
contava, in quella notte terribile, era che David aveva scoperto di essere un Changeling... dopo diciassette anni passati a credersi qualcos’altro.
Che cosa sta provando?
“Drilla, che succede?” le chiese suo padre, preoccupato.
Drilla lo guardò, confusa, e lui con un gesto paziente tolse un fazzoletto dalla tasca e glielo passò sulle guance. Erano bagnate.
“Papà...”
“E’ tutto a posto” le disse lui dolcemente, cercando di calmarla, ma era inutile. L’espressione di David si era impressa dentro di lei, come una trapanata dritta al cuore.
“Papà, io...”
L’uomo le pose le mani sulle spalle. “Drilla, calmati ora, sono qui!”
“Lo so!” esclamò Drilla. Certo, lui era lì, con lei. Ma chi c’era con David? Chi avrebbe calmato lui? Chi altri sapeva del suo segreto, oltre a Van Duyne e...
“Papà, dov’è la signora Steeval, ora?” chiese.
Suo padre sembrò sorpreso da quella domanda, ma rispose in tono tranquillo. “Con gli altri Auror e il Ministro. Vogliono raccogliere la sua deposizione di nuovo, poi forse la lasceranno andare.”
“Ma quando? Quando finiranno di interrogarla?” domandò Drilla, agitata.
“Non lo so. Forse presto, forse molto tardi.”
Drilla fece di nuovo per parlare, ma suo padre la spinse a forza indietro, distesa sui cuscini. “Ora basta, Drilla. Prendi questa e dormi, è meglio.” Gli prese la tazza dalle mani e gliela portò davanti al viso. Il suo profumo la confuse, facendo perdere ai contorni delle cose intorno la loro nitidezza. Doveva essere un calmante molto forte, per fare quell’effetto.
Drilla sentì le membra distendersi e i pensieri e le preoccupazioni scivolare via lentamente. Era una sensazione meravigliosa. “Io...”
“Bevi, su. Quando avrai dormito le cose ti appariranno più chiare e meno terribili di ora.”
Drilla si morse un labbro. Forse aveva ragione. Forse...
“Coraggio” sentì la voce di suo padre giungerle ovattata all’orecchio. “Non scapperà niente e nessuno, stanotte.”
Drilla si convinse, e lasciò che il liquido le scivolasse giù per la gola. Tiepido, ma anche fresco; e dolce...
In pochi secondi chiuse gli occhi e si addormentò.

 


 

Note:
Due mesi! Sono passato davvero due mesi da quando ho aggiornato? Immagino che mi abbiate data per dispersa chissà dove e chissà fino a quando. Non so che altro fare se non chiedervi perdono: è stato un periodo orribile e la scrittura è dovuta passare in secondo piano di fronte a cose di importanza di molto maggiore.
Non starò qui a tirarla per le lunghe perché credo che le mie vicende di "vita reale" non interessi a nessuno. Spero di ricominciare a pubblicare con continuità, anche perchè manca davvero solo una manciata di capitoli alla -speriamo- felice conclusione di questa storia a cui sono tanto affezionata.
Se ci siete ancora e vi interessa tuttora sapere come finiranno le avventure della nostra sfortunata Drilla battete un colpo nelle recensioni, e farete felice lei e me. A presto!
   
 
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