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Autore: Sylvie91    09/04/2016    2 recensioni
Sorride triste al pensiero di sua madre che sicuramente la starà maledicendo per la sua testardaggine e intraprendenza, che sicuramente le avrebbe fatto un sermone senza fine vedendola così armata, ritenendola in effetti poco femminile.
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Dìs, Frèrin, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'angolo del nano.'
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Il fuoco scoppietta davanti agli occhi di Thorin, il suo profilo affilato e concentrato viene in parte illuminato da quelle fiamme così allegre e calde; fiamme che in questa strana casa sembrano portare solo calore e luce, quando lui può sentire ancora il dolore delle bruciature sulle braccia quando ha cercato di affrontare il drago.
Drago che gli ha sottratto la propria casa e tutto ciò che all’epoca aveva più caro al mondo, ricorda la solida roccia tremare sotto i suoi piedi e le urla delle donne, i pianti dei bambini, le preghiere dei soldati che quasi chiedevano una morte più veloce.
Presto saranno a casa e nessuno potrà fermare lui e la sua compagnia, anche se dodici nani e uno stregone è una squadra piccola, come Balin gli ha fatto notare poco prima; tuttavia ha piena fiducia di quei pochi che hanno risposto alla sua chiamata.
Conosce la loro storia e il loro passato, sa che può affidare la sua vita a loro senza alcun minimo dubbio.
Un brontolio lo distrae verso un angolo di quella grande e ben arredata stanza, dove il piccolo hobbit si è appena girato nel sonno scaldato appena da una piccola coperta che riesce appena a coprirlo.
Come aveva sospettato, prima ancora d’incontrarlo, quello hobbit non ha alcuna possibilità di sopravvivere alla loro avventura; probabilmente non accetterà e trova che Bofur sia stato fin troppo gentile a lasciargli il contratto sul camino ben piegato e visibile.
È troppo abituato alle sue comodità per mollare tutto e seguirli per le Terre Selvagge, dopotutto non avrebbe neanche senso la sua presenza in una compagnia di nani,  cosa vuoi che interessi a un mezz’uomo la conquista di una Montagna? Cosa vuoi che interessi, a lui, di Erebor, della sua casa? Niente.
Quel Baggins non parteciperà alla missione e sarà meglio per tutti, per la compagnia che avrà un peso in meno da tenere a bada e anche per lo stesso hobbit, che non sarà costretto a rischiare la vita per qualcosa di cui non sa nulla.
-Dovresti riposare.- afferma una voce bassa e ironica, che fa voltare nuovamente Thorin, facendogli distogliere lo sguardo dallo hobbit.
-Potrei dire la stessa cosa, vecchio mio.- sorride appena il moro stringendo in un forte abbraccio il suo vecchio amico di armi –E’ da un po’ che non ci si vede, Dwalin.- continua Thorin sciogliendo l’abbraccio e dando al guerriero una pacca sulla spalla.
-Solo un paio di anni, fare da guardia ai commercianti comporta lunghi viaggi, lo sai.- spiega Dwalin ricambiando la pacca.
-Lo so. Sei mancato ai ragazzi.- afferma Thorin, indicando con una mano Fili e Kili serenamente addormentati sul tappeto, come quando erano piccoli con i loro capelli che quasi si mischiano da quanto sono vicini.
Dwalin ridacchia alla scena, era da tempo che non vedeva quei due principi e in due anni sono cresciuti parecchio, anche se Kili non ha ancora una barba decente.
-Non avevo più niente da insegnarli.- ribatte Dwalin avvicinandosi a un poltrona libera, sedendoci stancamente sopra senza staccare gli occhi dai giovani principi –Sono sicuro che sono due ottimi guerrieri e magari più responsabili di quando li ho lasciati.-
-Sulla responsabilità non ci metterei la mano sul fuoco.- accenna un sorriso Thorin, sedendosi sull’altra poltrona libera con un sospiro –E proprio per questo non volevo che venissero.-
-Sono abbastanza grandi per scegliere da soli.- afferma tranquillo il guerriero appoggiando appena la testa allo schienale e socchiudendo gli occhi –Però questi hobbit, si trattano bene.-
-Fin troppo, se viene non sopravvivrà.- dichiara seriamente il moro –E’ meglio che rimanga qui. Sia per lui che per noi.-
-Non ti fidi delle parole dello stregone?- chiede Dwalin, cercando una posizione per poter dormire tranquillamente.
-Mi fido di voi, Gandalf sicuramente ha un altro motivo per aiutarci, oltre a pura beneficenza verso i nani. Altrimenti si sarebbe mosso prima.- riflette Thorin, guardando quelle piccole fiamme nel cammino spegnersi lentamente.
Dwalin sbadiglia stiracchiandosi –Comunque domani vedremo se ci sarà il quattordicesimo uomo della compagnia…-
-Non ne sarei così sicuro.- borbotta l’altro abbandonandosi a un sonno ristoratore.
 
-Un incubo, è stato solo un incubo.- sussurra Bilbo prima di aprire gli occhi, sperando di non trovare più nella sua casa quella marmaglia di nani da trattoria rozzi e invadenti, che hanno sporcato la cassapanca di sua madre oltre che rotto le tubature e fatto il disastro in cucina.
Il silenzio che regna gli fa presupporre che i suoi ospiti non voluti hanno lasciato la sua casa, a meno che non si siano tutti raccolti nella sua dispensa per la prima colazione, con le poche cose rimaste dalla sera prima.
Si guarda attorno senza alzarsi dal suo angolo e tenendo stretta la coperta contro di sé, nota sorpreso che il soggiorno è pulito e lindo come è sempre stato da quando è divenuto padrone di casa Baggins; Bilbo si alza lentamente decidendo di fare un giro di ricognizione.
-C’è nessuno?- domanda cambiando stanza e raggiungendo la cucina ordinata e pulita, tutto il contrario di come era presa poche ore fa, quando si arrese all’arrivo di quella compagnia.
Anche i corridoi sembrano stati appena tirati a lucido e puliti, ecco forse l’unica pecca è nella cristalliera dove nota la mancanza di qualche pezzo dell’argenteria di sua madre; probabilmente sarà stato quel nano dai capelli strani e castani, lo aveva visto più volte guardare con interesse le proprie posate.
Si dirige verso la dispensa, sperando quasi di trovarla di nuovo piena di salumi e formaggi; in modo da convincersi che tutta la baraonda della notte prima era solo un sogno, un maledetto incubo dovuto allo spuntino del dopo cena e all’erba pipa tagliata troppo grossolanamente.
Sospira tristemente quando la vede pulita e in ordine, ma vuota; senza neanche una crosta di formaggio per togliersi il languorino del mattino.
Ritorna sconfortato nel soggiorno e subito si siede sulla vecchia poltrona rossa di suo padre, dove spesso lo trovava a leggere il giornale della Contea con la pipa in bocca o a guardare il camino pensando a chissà che cosa.
E proprio guardando il camino Bilbo si accorge di un gran foglio più volte piegato e bloccato da uno dei suoi soprammobili, lo riconosce senza neanche sfogliarlo: è quel contratto che i nani gli hanno proposto, come se fosse cosa di tutti i giorni partire per andare ad ammazzare un drago.
Tuttavia si alza dalla poltrona e lo riprende in mano, scorrendolo velocemente con gli occhi sino all’ultima pagina dove nota la firma del capo della Compagnia; il nome di Thorin leggermente storto verso destra ma leggibile e sobrio, con poco sotto lo spazio per la sua firma.
La tentazione di accartocciare il contratto e buttarlo nel camino è davvero molto forte, in che modo potrà mai aiutare quei nani a conquistare la loro casa? Ma soprattutto perché Gandalf lo crede così fondamentale per il compimento della missione.
Quello stregone non ha mai portato nulla di buono nella Contea, a parte i fuochi di artificio che sono sempre stati un apprezzabile spettacolo nelle feste di Mezz’estate; in quelle feste da giovane si divertiva a correre in giro con una spadina di legno pronto a combattere contro i mostri più terribili, tra cui non mancava sua cugina Ofelia.
Bilbo scuote la testa, non deve pensare ai suoi sogni da ragazzo; ora lui è un hobbit adulto e rispettabile, padrone di casa Baggins come suo padre prima di lui e suo nonno. Ci deve essere sempre un Baggins a casa Baggins. Ma a che prezzo?
Il prezzo di aver accantonato il sogno di viaggiare e di conoscere, di vedere con sua madre gli elfi e le altre creature con cui condivide il mondo; il sogno di vedere la Gente Alta; il sogno di non essere solo un semplice hobbit.
No.
Lui non può abbandonare tutto quello che è stato sino adesso per andare dall’altra parte del mondo, con una compagnia di nani che sicuramente gli renderà il viaggio un inferno, senza riparo e in una terra che conosce solo attraverso le carte.
Bilbo sospira indeciso stringendo il pezzo di carta tra le sue mani, stropicciandolo appena sul bordo; chiude gli occhi e stranamente l’unica cosa che gli salta in mente in quel momento è la canzone la sera sentita origliando dall’altra stanza.
Tutte quelle parole malinconiche di chi non ha una casa; volge un attimo lo sguardo sul piccolo ritratto sorridente e vivace di sua madre, i boccoli neri che incorniciano il suo volto furbo e attento.
-Accidenti.- sospira Bilbo andando verso lo studio, prendendo velocemente la prima penna e scarabocchiando la propria firma, prima di prendere uno zaino mezzo vuoto e il vecchio bastone da passeggio correndo fuori casa, lasciando la porta di casa Baggins aperta.
 
Dis cammina veloce lungo il sentiero che dovrebbe portare verso la collina segnata dalle vecchie mappe di Fili e Kili, con Frerin che fatica a tenere il suo passo, tanto che teme di stramazzare al suolo se non fanno subito una pausa.
-Dis, ti prego siamo arrivati. Possiamo rallentare? Alla fine la riunione è sta sera. Giusto?- prega Frerin, senza ricevere risposta tranne che un grugnito seccato; per colpa di quel cinghiale hanno perso i pony e il cibo che avevano legato ad essi, oltre al fatto che hanno dovuto correre per diversi chilometri in modo da arrivare puntuali all’incontro.
-Dis, lì c’è un mercato potremo barattare la carne del cinghiale con i pony e altro cibo. Che ne dici?- continua Frerin cambiando discorso, tanto che Dis si ferma di botto e lo fissa iraconda –Prima andiamo dallo scassinatore e meglio è, poi penseremo a prendere il resto. Ricordati che è tutta colpa tua.-
-Colpa mia? Che ne sapevo io del cinghiale!- esclama il nano correndo per raggiungerla.
-Io non avrei fatto alcuna pausa.- ribatte la nana –Sarei andata avanti e sarei arrivata con un giorno di anticipo alla riunione!-
-E saresti caduta da cavallo per il sonno!- continua Frerin arrancando su quella che dovrebbe essere l’ultima salita, prima di arrivare a destinazione.
-Taci!- urla la sorella istericamente aumentando il passo, sino a fermarsi davanti ad una porta verde spalancata, con il cancello del giardinetto appena socchiuso –Dovrebbe essere questa la sua casa. Strano che sia tutto aperto.-
Frerin si ferma accanto alla sorella, guardando la strana porta rotonda piuttosto bassa anche per lui; senza dire una parola apre il cancelletto e si dirige nella casa seguito dalla sorella.
-Che strana abitazione, vero?- chiede Frerin rivolgendosi a Dis, che annuisce guardandosi attorno in cerca di segni di vita per poi chiedere –C’è qualcuno?-
Un botto da una stanza li spaventa e velocemente si muovono verso l’origine, sino ad arrivare in una grande stanza con uno scrittoio e delle mappe rovesciate per terra, le ante dei diversi armadi aperti e una strana signora dolorante seduta sul pavimento.
Dis si avvicina e le allunga una mano, ma questa si allontana come se fosse spaventata o inorridita nel vederla –Signora, ci scusiamo dell’intromissione voi siete la moglie del signor…-
-Boggins?- conclude la domanda Frerin notando l’esitazione della sorella.
-Qui non c’è alcun signor Boggins e voi sicuramente siete dei sporchi ladri!- urla con una vocetta acuta la signora –Questa è la casa di mio cugino, Bilbo Baggins ed ero venuta a trovarlo!-
-Per trovarlo aprite tutte le ante degli armadi? Non sapevo che ai mezz’uomini piacesse giocare a nascondino.- ridacchia Frerin divertito nel vedere quella strana signora assumere sfumature sempre più paonazze.
-Voi lo avete rapito! I vicini mi hanno avvisata che dei sporchi nani erano venuti a disturbarlo.- ringhia Ofelia, alzandosi in piedi e puntando il dito contro i due viaggiatori.
-Signora, voi non siete affatto gentile.- sorride Frerin, stoppando la sorella, prendendo la mano della hobbit e chinandosi per un baciamano, con tanto di occhiolino finale –Non tutti i nani sono rozzi, mi potete dire da che parte sono andati i nani secondo le voci di vicinato?-
Ofelia, sorpresa, trema dalla galanteria dimostrata dal quel strano nano –Ho sentito che si sono fermati al Drago Verde, in fondo alla vallata.- confessa con una voce più controllata e calma.
-Vi ringrazio, mia signora… scusate qual è il vostro dolce nome?- chiede Frerin con un sorriso, mentre Dis sbuffa in maniera seccata ed evidente.
-Ofelia.- risponde la hobbit con un sospiro.
-Ofelia… bellissimo nome.- continua Frerin divertito –Spero di rivedervi, presto.- sorride il nano per poi voltarsi verso Dis, che aspetta sbuffante e con le braccia incrociate –Andiamo.- borbotta lei, facendo un cenno col capo verso l’uscita.
-Certo.- afferma il nano seguendo la sorella, non senza prima strizzare l’occhio verso Ofelia che a momenti sviene a ricevere tutte quelle attenzioni; una volta fuori da casa Baggins Dis prende velocemente l’orecchio del fratello facendolo quasi urlare di dolore.
-E’ possibile che tu debba fare il buffone con ogni essere di sesso femminile?- gli domanda quasi urlando, mentre Frerin si tiene dolorante l’orecchio –Ma Dis, ha funzionato sappiamo dove andare! Basta solo prendere i pony, ora.-
-Su questo hai ragione. Su, andiamo.- borbotta nuovamente la nana incamminandosi sul sentiero che porta a valle, mentre Frerin la segue ancora dolorante per la tirata di orecchi.
   
 
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