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Autore: _Nimphadora_    09/04/2016    2 recensioni
Raccolta di one shot ambientata nel periodo dei Malandrini, in particolare di genere “Wolfstar”.
Dalla storia:
«Basta!»
Sirius sentiva ancora il sapore del sangue contro il palato, le dita gonfie e il petto colpito da fitte atroci al termine di ogni respiro mozzato.
Remus ora era fermo, non si muoveva di un centimetro nonostante fosse ridotto anche peggio di Sirius. Adesso la rabbia sembrava sparita, rimpiazzata dall'elettricità che impregnava l'aria tutt'intorno a loro.
Si erano pestati, ricoperti di graffi e lividi dentro e fuori.
«Basta...»
Aveva ripetuto ancora Remus, il tono strascicato a causa del labbro gonfio e violaceo.
Nel vederlo ridotto in quello stato a causa sua Sirius si sentiva morire dentro eppure tornando indietro non lo avrebbe cambiato, sentiva ancora la rabbia viva fluirgli nel sangue inisieme alla fame.
Una fame che non si spegneva mai.
Così l'aveva preso, afferrato per il colletto sporco della divisa da Grifondoro.
«Sei un mostro»
Gli aveva sussurrato sulle labbra, specchiandosi in quegli occhi verdissimi, ora arrossati.
Non sapeva più se parlava a Remus o a se stesso.
Gli morse le labbra, forte, fino a farle sanguinare ancora e poi lo baciò, con la stessa forza.
Ancora.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora, Remus/Sirius
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'When Love Hurts'
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Ti ho ferito con la rabbia, ti ho mentito con lo sguardo, ti ho sporcato con la voglia eppure continuavi ad essere mio.
 
 
Sirius non l'aveva cercato, non dopo quello che era successo.
Si sentiva già abbastanza umiliato da se stesso per ricevere un ennesimo rifiuto.
Che poi cosa gli era preso?! Come aveva potuto trattarlo in quel modo?! Come era potuto arrivare a fargli male?!
Si riferiva a Remus, ovviamente.
Perché di quell'altro, di Ryan, non gliene fregava proprio niente.
Al solo pensiero del suo nome il sangue tornava a ribollirgli nelle vene.
Se l'era meritato tutto, il naso rotto, la spalla slogata, i graffi, i lividi.
La notizia che Ryan Phinnis, Grifondoro del sesto anno, fosse stato stato pestato fino a perdere i sensi nella sala comune si era diffusa in poco tempo in tutta la scuola. Per fortuna non aveva fatto il nome di Sirius, probabilmente troppo spaventato dal fatto che potesse circolare la voce riguardo a tutto quello che era successo in quella fottuta biblioteca.
Tanto non l'avrebbe mai detto, nessuno doveva sapere.
Come non avrebbe mai cercato Remus di sua spontanea iniziativa perché sotto ogni scusa che poteva trovare la realtà era che non ne aveva il coraggio, che aveva fatto qualcosa di proibito, che non era ancora riuscito a perdonarsi.
Ad ogni modo, non fu necessario.
Fu Remus a cercare lui, contro ogni aspettativa. E lo trovò,  nella stanza delle necessità, il cui pavimento scuro era cosparso di cocci rotti e, defilati in un angolo, di vari tipi di piatti e vasi di porcellana.
Sirius era seduto sul pavimento, in mezzo ai frammenti bianchi.
«Intendi scappare da me ancora per tanto? Faccio così tanta paura?»
Il suo tono era leggero, come il sorriso che gli si dipinse sul viso subito dopo aver parlato. Sirius era sia stupito che irritato, quel comportamento gli sembrava quasi falso.
Se non si parlavano da più di una settimana un motivo c'era e non si poteva far finta di niente così facilmente.
No, Sirius non riusciva nemmeno a immaginare di poterlo fare.
Come poteva dimenticare le sue labbra rabbiose sulle sue? Era un'immagine che continuava a tormentarlo.
«Va via Remus, lasciami stare»
«Non ci penso nemmeno»
«Remus v-...»
Ma il licantropo lo zittì con un gesto di mano, per poi sedersi accanto a lui.
«Questo è già successo Padfoot, lo sappiamo entrambi ma adesso non siamo più dei bambini. Smettila di scappare»
Il riferimento al loro primo bacio sulla torre d'astronomia era evidente, Sirius al ricordo non poté fare a meno che serrare la mascella per reprimere un piccolo sorriso.
«Non è la stessa cosa, lo sai»
Remus sbuffò esasperato per poi nascondere le dita fra i capelli castani.
«E allora? Cosa cambia?! Adesso come prima non ce la faccio senza di te. Mi manchi, Sirius. Mi manchi, e non mi interessa niente se hai pestato Phinnis, se sei un coglione assurdo, se ancora non sai bene cosa vuoi dalla vita e lo so, non è bello da dire ma è la verità. Io, senza di te, non ho mai saputo starci»
«Non dire stronzate»
Sirius lo sussurrò con la voce che quasi gli mancava perché no, non poteva farcela. Fu un attimo e la paura gli paralizzò la lingua e i pensieri.
«Per Merlino, guardami!»
Moony gli afferrò il viso e lo costrinse a farsi guardare negli occhi, quegli occhi verdi, verdissimi e Sirius stava per mollare. Lo sapeva, ma non voleva ammetterlo.
«Sei il mio migliore amico, Sirius»
«Non sono un tuo amico, Moony. Non lo sono mai stato»
Un amico non cerca di baciarti con la forza, non ti sogna la notte, non ti immagina mentre fa l'amore.
No.
«Lo so»
Le mani di Remus sulle sue guance tremavano, il respiro si fece più pesante.
«Non... Non so nemmeno cosa sono»
«Con me, puoi essere tutto quello che vuoi»
E Sirius sapeva che stava sbagliando ancora, sapeva che presto sarebbe tornato il pentimento ma posò le sue labbra su quelle di Remus, ormai era la terza volta ma fu sempre come la prima.
L'ansia, il piacere, l'aspettativa, la paura, erano sempre le stesse in un misto che gli faceva girare la testa.
Ma questa volta Remus lo sorprese perché per la prima volta voleva quel bacio tanto quanto lui.
Quasi non si accorsero che la stanza stava cambiando sotto di loro, i pavimenti erano d'un tratto più morbidi.
Sirius lo fece distendere sotto di se', non voleva fargli male, non ancora.
Spense il cervello, i pensieri.
Sentì Remus rabbrividire sotto il suo tocco leggero e questo lo fece impazzire, diventò più audace.
Gli sollevò, lentamente, il maglione della divisa e lo lanciò via, lontano, per poi concentrarsi sui bottoni della camicia chiara.
La sua era una lentezza disarmante, si prendeva il suo tempo Sirius, voleva ricordare quel momento per tutta la vita.
Quando finalmente riuscì a vedere il suo petto bianco sorrise di soddisfazione.
«S-Sirius...»
Padfoot prese a baciarlo, prima il collo, poi le spalle, il petto, fino a scendere sempre più giù iniziando a mordicchiare e leccare.
I gemiti di Remus avevano il potere di fottergli il cervello, Sirius non riusciva a pensare a niente, niente che non fosse lui e la sua pelle, e il suo piacere.
Ma Remus lo stupì ancora, gli afferrò i lembi della camicia da Grifondoro e quasi gliela strappò via.
Sirius rise contro le sue labbra.
«Va piano, o non ce la faccio a resistere»
Moony arrossì e lui in risposta gli baciò entrambi gli zigomi mentre più in basso armeggiava con i suoi stessi pantaloni.
«Dimmi che non c'è stato nessuno prima di me, Rem. Ne ho bisogno, dimmelo- e infilò le dita all'interno dei pantaloni di Remus, in profondità, fino a sfiorare la sua intimità. Remus sgranò gli occhi e si aggrappò alle sue spalle -Nessuno, solo io»
Moony poggiò la fronte su quella di Padfoot, sorrise appena.
Anche in quella circostanza riusciva a sembrare puro.
Era il suo angelo.
«S-Solo tu, solamente tu Sirius. Ti ho aspettato»
Sirius non resistette a quelle parole, spinse il bacino contro il suo, il cuore stava per esplodergli nel petto.
«Sirius, t-ti prego»
Lui, Remus che pregava per avere di più. Il suo Moony, il suo. Oh, Merlino.
Gli abbassò l'ultimo pezzo di stoffa che li divideva e sentirlo, interamente, fu come morire e rinascere.
«Dio, Rem. Sei meraviglioso, meraviglioso. Lo sai? Lo sai vero?»
Remus ridacchiò, allacciandogli le gambe in vita.
«Dimmelo ancora»
Sirius lo ripeté mentre gli sfiorava i fianchi, mentre lasciava che le loro intimità si scontrassero e continuò a ripeterlo mentre si faceva spazio in lui, prima con un dito, poi con un secondo.
Voleva prepararlo bene.
«S-Sirius, mhm... non, non mi lasciare»
Remus lo disse con la bocca schiacciata contro il suo collo, fra i gemiti. Sempre più forti, sempre più numerosi, senza vergogna.
Sirius avrebbe voluto dirgli di non smettere mai.
Quando entrò in lui Remus gli conficcò le unghie nelle spalle e gli occhi gli si fecero lucidi.
Gli stava facendo male, e Sirius si odiò per questo ma non sapeva come altro fare.
«S-Scusami Moony, stai bene? Oh, lo sai, sei così caldo Moony. Dio, dimmi che non fa troppo male, scusa. Scusami»
Remus scosse la stessa e si mosse contro di lui, facendolo entrare più in profondità.
«S-Sto bene, ti v-voglio. Shh»
Così Sirius prese a spingere, piano, non voleva perdere il controllo. Aumentò le spinte solo quando vide sul viso di Remus l'immagine del piacere.
«Sei mio»
Quasi gli ringhiò contro il collo.
Adesso sei mio, solo mio. Mio. Mio. Mio.
Remus lo zittì con le sue labbra calde, umide.
Lui lo voleva, non l'avrebbe mai dimenticato.
«Non mi lasciare»
Glielo pronunciò ancora contro le labbra, adesso fu Sirius a zittire lui.
Venne pronunciando il suo nome, tenendolo stretto, col desiderio di fondersi con il suo corpo.
Remus lo seguì poco dopo, stremato.
Si addormentò sorridendo, era felice. Sirius lo guardò a lungo mentre la mente gli tornava lucida, mentre i pensieri tornavano ad ampliarsi.
Non c'erano più solo loro due.
Sirius gli baciò le tempie, poi la punta del naso, poi le labbra. Pianissimo, non voleva svegliarlo.
«Perdonami Moony»
I suoi passi felpati lo condussero fino ai corridoi della scuola mentre il cuore nel petto, come la prima volta che l'aveva visto, sembrò indurirsi senza più riuscire a pompare sangue e ossigeno.
Fece male, esattamente come la prima volta.
L'aveva lasciato, ancora una volta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER COMPULSIVA: Finalmente! Lo so, lo so. Vi ho fatto aspettare questa scena per quanto? Be' l'angst è sempre presente, lo saprete ormai che non posso farne a meno ma ho tentato di lasciare spazio anche a una briciolina piccina picciò di fluff.
Che ne dite? Vi è piaciuto?
-Nimph
  
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