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Autore: cin75    10/04/2016    3 recensioni
Jared è un artista molto particolare e unico nel suo genere.
Jensen è un critico molto apprezzato e unico nel suo genere.
Entrambi hanno un passato alle spalle. Entrambi capiranno che devono vivere il presente. Entrambi faranno di tutto per avere un futuro insieme!!!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Richard Speight Jr.
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Ciao, Jay!” sorridendo sprezzante allo sguardo allarmato del giovane artista. “Sai?!  Dovresti accertarti che le porte siano ben chiuse quando sei da solo!” lo ammonì con tono sarcastico.

“Gil?..che cosa ci fa qui? Che cosa vuoi?!” domandò alterato e soprattutto allarmato da quella presenza sgradita.
“Ho aspettato ore in macchina. Cavolo!! Il tuo nuovo fidanzato…Jensen, giusto?.. non ti lascia solo un attimo e io , invece, volevo stare da solo con te mentre rivanghiamo i gloriosi ricordi del nostro passato.”
“Vattene!” ringhiò Jared.
“Eddai!! Sono venuto solo a fare visita ad un vecchio amico!” rispose pacatamente l’altro.
Jared fece qualche passo indietro perchè sentiva , percepiva, Gil avanzare.
“Qui non ci sono tuoi amici, quindi puoi andartene. Subito!!” fece imperioso.
“O andiamo!! Voglio solo ricordare i bei vecchi tempi con te, Jay!!” lo provocò Gil e sorrise beffardo quando vide sul volto del ragazzo un espressione furente.
“Smettila di chiamarmi Jay!!” lo ammonì Jared. “E ora ascoltami. Non voglio più avere niente a che fare con te. Ti voglio fuori da questa stanza, ti voglio fuori da casa mia. Ti voglio definitivamente fuori dalla mia vita. Per sempre!!” ed era estremamente deciso mentre proferiva questa parole. “Io ora vado di sopra e se quando torno qui, tu ci sei ancora o se solo sento il odore, chiamo la polizia.” e senza dire altro afferrò Angel per il collare e lo trascinò via con lui, dato che il cane continuava a ringhiare.
Raggiunse le scale e iniziò a salirle il più velocemente possibile e quando arrivò al soggiorno, recuperò il telefono.
“Tranquillo, Angel!! Ora chiamo Jensen e Rich e vedrai che finirà tutto!!” fece cercando di rassicurarsi. “Vieni, andiamo di sopra!!” richiamò il cane mentre saliva verso le camere al piano di sopra.
Era quasi giunto alla fine della scalinata quando Angel iniziò di nuovo a ringhiare furiosamente.
“Angel?..cosa….” si voltò appena ma non riuscì a dire altro poiché un colpo secco e violento lo colpì in pieno viso facendolo andare a sbattere contro la parete opposta al corrimano in legno.
“A quanto pare non hai ancora imparato la lezione Jay!! Io lascio te, non tu me!” fece minaccioso colpendolo ancora ad un fianco e a quel punto Angel abbaiava furiosamente.
“Gil…no….basta…per favore….!” ripeteva Jared mentre Gil lo colpiva ancora con qualcosa di duro e piatto che sembrava quasi bruciare quando impattava violentemente contro la sua pelle. Poi, ad un certo punto, Jared sentì guaire penosamente Angel.
Gil doveva aver colpito anche lui.
Di certo Angel stava cercando di avventarsi per andare in suo aiuto. E quello che sentì dire al suo aggressore ne fu la conferma.
“Prendi questo, stupido cane bastardo…..” seguito da un ennesimo guaito del coraggioso cane.
“No..no..no…Gil , fermati….ti prego….non fargli del male. Lascia stare Angel!!” cercò di fermarlo, cercandolo a tentoni verso la direzione da cui sentiva provenire sia la voce umana che quella animale.
“Tranquillo, torno da te tra un po’!” sibilò cinico Gil, che si strattonò via dal braccio Jared facendolo sbattere di nuovo verso il muro. “Ho un cucciolo da ammaestrare!!” ringhiò sadico.
“Noooo!” gridò Jared, terrorizzato dall’idea che Gil facesse sul serio del male ad Angel.
Il giovane ignorando il dolore che sentiva in tutto il corpo a causa dei colpi subiti, si avventò di nuovo su Gil, che lo spinse via con più forza.
 
Questa volta però, Jared, perse l’equilibrio e invece di cadere verso le scale, andò ad impattare contro il corrimano delle scale. Il legno cedette sotto il suo peso e il giovane senza emettere suono, forse perché sorpreso dalla mancanza di terreno che sentì improvvisamente , precipitò al piano di sotto.
Gil lo guardò sparire dalla sua vista e poi sentì il tonfo sordo del corpo di Jared che toccava il pavimento sottostante. Si affacciò appena dal punto in cui il legno aveva ceduto e fissò il corpo inerme sotto di lui. Jared , con la testa appena piegata da un lato, aveva del sangue che gli colava dalla bocca. Le gambe appena piegate. Un braccio mollemente poggiato sull’addome e l’altro piegato sopra la testa e sembrava non reagire alla caduta. Forse nemmeno respirava.
Come un dejavu, quella scena lo riportò a sette anni prima, su un pianerottolo di un vecchio stabile: lui fermo a guardare un Jared gravemente ferito. Lui che decideva di lasciare le cose come stavano. Lui che andava via come se niente fosse.
Anche in quel momento , decise, che era il caso di fare esattamente la stessa cosa.
Scese lentamente le scale su cui aveva seguito Jared, gli diede un'altra guardata veloce e poi scese ancora nel laboratorio. Posò in una cesta, la stecca di legno che aveva usato per picchiare Jared e per allontanare Angel e poi se ne andò via. Con indifferenza.
 
Angel scese piano le scale, incespicando a causa di una ferita alla zampa. Raggiunse mogiamente il suo padrone e gli annusò il viso. Con una zampa gli grattò la spalla come a volerlo far rinsavire, guaendogli labilmente nelle orecchie.
Jared si scosse appena. Troppo dolore per muoversi. Nemmeno riusciva a voltarsi con il viso verso il cane.
“An…Angel…” sussurrò. “Va…vai a..cercare…Jensen….vai…a cercare Jensen….” si sforzò di comandare. Ma Angel non si muoveva. Continuava a strofinargli il muso umido contro il collo come per portargli conforto.
“Per…per favore…” balbettò appena udibile, il giovane. Ma quel sussurro doloroso bastò a far scattare, per quanto possibile, il cane , che si allontanò da lui e uscì dall’appartamento.
 
Ad un isolato di distanza, Jensen era appena uscito dalla libreria in cui aveva acquistato il libro che voleva portare a Jared e quando stava per fare ritorno, si sentì chiamare.
“Ehi!! Rich? Che ci fai da queste parti , amico?!” chiese porgendogli amichevolmente la mano.
“Aspetto una persona!” rispose enigmatico l’amico.
“Wow!! Allora la pausa ci voleva sul serio, playboy??!” scherzò facendogli l’occhiolino.
“Non fare il cretino, Jensen. Che ci fai qui?!” chiese volendo sviare la conversazione.
“Niente di che!” fece mostrando il libro.
“Kamasutra?!” lo provocò Rich.
“E poi sarei io il cretino??!” e due risero ma all’improvviso, Jensen ebbe l’impressione di vedere qualcosa tra la folla. Qualcosa di famigliare che avanzava verso di loro.
Rich notò il cambiamento nell’amico.
“Jensen? Che c’è? Che hai visto?” chiese vedendo Jensen sempre più perplesso.
“Angel?” fece dubbioso Jensen. “Ma quello è Angel!” fece poi, deciso e andandogli incontro, seguito da Rich.
“Oddio ma che gli è successo?!” fece Jensen, vedendo le ferite del cane.
“Forse Jared ha distrattamente lasciato la porta aperta. Lui è uscito e l’avranno investito!” ipotizzò Rich, che accarezzava piano la testa del cane.
“Cazzo! Se è così, Jared andrà fuori di testa!!” convenne Jensen, pensando a come Jared si era affezionato al cane. “Ok! Cucciolo. Ora ti porto dal veterinario e vedrai che ti rimetteranno in sesto!” fece cercando di afferrarlo ma Angel si ritrasse.
“Andiamo, sacco di pulci… non fare i capricci!!” lo ammonì Rich.
Ma niente!! Angel era irremovibile, anzi sembrava voler fare la strada a ritroso.
“Angel, andiamo bello!” lo incoraggiò Jensen avvicinandosi ancora, ma questa volta Angelo invece di arretrare , schivò la mano tesa di Jensen e gli afferrò , con i denti , una gamba del pantalone e iniziò a strattonarlo.
“Ma che cosa….Angel?? Angel?? Smettila….ho capito…ho capito…vuoi andare a casa?!” e Angel tirava più forte.
 
A quel punto , Jensen sentì qualcosa alla bocca dello stomaco. Angel era un cane ammaestrato, non abituato a comportamenti strani come quello.
 
“Angel , vuoi …andare da Jared?!” azzardò allora il biondo. E a quel punto Angel lo lasciò e iniziò a camminare verso casa del giovane, aspettando di tanto in tanto che Jensen lo seguisse.
Jensen fissò il cane e poi Rich , al suo fianco, che aveva assistito, stupito, a quella scena.
“Qualcosa non va, Rich. Hai la macchina?!” chiese.
“E’ parcheggiata là!” disse indicando l’altro lato del marciapiede.
“Ok! Io seguo Angel. Tu prendi la macchina e raggiungici a casa di Jared!”
“Ok!!” e corse verso la macchina.
 
Jensen arrivò correndo all’appartamento del giovane compagno, ma con sua sorpresa la porta dell’ingresso principale era chiusa. Prese la chiave e aprì.
Chiamò Jared un paio di volte , senza guardarsi attorno, e si diresse direttamente giù in laboratorio. Ma anche lì Jared non c’era. Cominciava a salirgli l’ansia. E allora iniziò a chiamarlo con più decisione. Ritornò verso il soggiorno e iniziò ad osservare tutto.
 
Poi eccola, appena alzò lo sguardo.
La balaustra. Quella parte rotta. Perché c’era una rottura? Non c’era quando era uscito!
 
Poi i suoi pensieri vennero distratti dal passaggio di Angel che andava dietro il divano che campeggiava esattamente sotto la scalinata. Il cane lo affiancò e poi sparì dietro il grande sofà beige.
Jensen lo seguì.
Il cuore in gola.
Uno strano presentimento.
Quella dannata balaustra sfondata. E più si avvicinava al divano e più sentiva i guaiti di Angel. Non appena fu più vicino al laterale del divano, Jensen, piegò appena la testa, per poter sbirciare dietro lo schienale.
Un piede.
Si fece più avanti.
Una gamba.
 E ancora più avanti, mentre il cuore iniziava a battere impazzito.
Un'altra gamba , abbandonata sul pavimento, come la prima.
E poi la mente che iniziava a gridare “no!!”
Fin quando l’intera visuale del corpo inerme di Jared non gli si palesò davanti agli occhi.
“Nooooo!!” gridò allarmato e correndo immediatamente accanto al giovane privo di sensi. “Jared??? O mio Dio!! Jared!!” lo richiamava disperato, cercando di fargli aprire gli occhi. Sperando con tutto se stesso che Jared lo sentisse.
In quello stesso momento, entrò nella casa, anche Rich. Attirato dai richiami agitati di Jensen, corse immediatamente verso la voce dell’amico e lo trovò accanto al corpo di Jared.
“Ma che cazzo è successo?!” imprecò mentre prendeva velocemente il telefono e chiamava i soccorsi.
“Deve essere caduto. Mio Dio…deve essere caduto!” ripeteva Jensen indicando a Rich la balaustra sfondata sopra le loro teste.
 
Circa mezz’ora dopo, Jensen e Rich, attendevano trepidanti, notizie di Jared.
Il dott. Benedict , che già seguiva Jared, lo aveva preso immediatamente in cura non appena il ragazzo era arrivato al pronto soccorso e gli aveva fatto tutti gli accertamenti del caso. Ma la cosa che sorprese i due che aspettavano nella sala d’attesa, fu che quando il medico andò da loro, non era solo ma in compagnia di due detective.
“Dottore come sta Jared?!” chiese ansioso Jensen, ignorando le altre due presenze.
“E’ sveglio e fortunatamente non sembrano esserci danni ingenti.” disse.
“Che significa, Rob?!” volle assicurarsi Rich.
“Jared ha delle contusioni dovute alla caduta. Un trauma cranico che terremo sotto controllo e poi…” e poi si fermò come se non avesse il coraggio di continuare.
“E poi, cosa?!” domandò Jensen. “Che succede, dottore?!”
“Ci sono delle ferite che non sono compatibili con quello che gli è successo.” asserì Benedict.
“Ferite di che genere?!” intervenne Rich. “E perché c’è la polizia?!”
“I detective Colt e Winchester. Li ho chiamati io, dopo che ho visitato Jared. E’ la prassi!”
“Prassi?!” fece Jensen.
“In caso di aggressione!” esordì il medico, leggermente in imbarazzo.
Rich e Jensen rimasero per alcuni momenti come pietrificati dalla parola appena sentita.
“Aggressione!?” disse sbalordito Rich. “Ma di che diavolo stai parlando, Rob? Quale aggressione?? Jared è caduto da una stramaledetta balaustra!!” ed era quasi infuriato mentre lo diceva.
Ma il dottore, ormai amico sia di Rich che di Jared, aveva capito che quella rabbia era solo perché l’uomo non accettava una simile ipotesi per il suo giovane protetto.
“Dott. Benedict, per …per favore, ma di che sta parlando?”
Il medico si scambiò uno sguardo complice con i due detective al suo fianco e mostrò a Jensen delle foto.
“In caso di aggressione , noi medici, siamo tenuti a scattare delle istantanee per i referti. Queste che vedi qui, sono le ferite che ha Jared su un fianco, alla schiena, su una coscia e questa….” passandogli l’ultima foto, “…questa  è del suo viso.”
“Oddio!” mormorò Jensen, quando vide l’ultima foto e si passò una mano sul viso come per farsene una ragione.
“Figlio di puttana!!” ringhiò Rich dopo aver visto quelle stesse foto. “Se lo trovo giuro che lo faccio a pezzi con le mie mani!!”
“Si calmi , sig. Speight. E ci lasci fare il nostro lavoro!” lo ammonì uno dei due.
“Voi non….” stava per controbattere quando una mano di Jensen lo fermò. Il ragazzo gli mise una mano sul petto come per volerlo calmare e Rich, soffiando aria dalle narici, accettò quella tacita richiesta di calma.
“Che cosa vi serve?!” fece poi rivolto ai due detective.
“Il permesso per entrare in casa di Padalecki e ispezionarla , nel tentativo di trovare l’oggetto con cui è stato colpito e magari qualche impronta sopra!” fece Colt.
“Ce l’avete!” asserì Jensen.
“Mi dispiace, ma con tutto il rispetto, la vostra relazione non le da’ il diritto di farci entrare in casa del suo compagno. Ci serve il permesso del diretto interessato o al massimo di un suo rappresentante legale.” fece l’altro.
“Beh! avete anche questo. Sono socio di Jared e suo rappresentante legale. Vi ci porto io stesso all’appartamento.” si fece avanti Rich.
“Detective Winchester?!” lo richiamò Jensen.
“Sì?!”
“Io credo di sapere dove dovreste guardare!” disse guardando ancora, dolorosamente, le foto che aveva tra le mani.
“Dove?!”
“Nel laboratorio. Accanto alla piattaforma su cui Jared lavora la creta, ci sono delle ceste. Lì dentro ci troverete delle stecche di legno di varie misure. Jared le usa per …insomma…per rendersi conto delle proporzioni della sua opera.” spiegò vedendo il livido a forma quasi rettangolare che spiccava violaceo sulla pelle chiara della schiena di Jared.
“Va bene, grazie!” ma poi il detective vide Jensen rimanere in una sorta di indecisione. “Jensen?” lo richiamò. “Tutto bene?!”
“Jared è un ragazzo dolcissimo. Una bravissima persona. Come…chi ha potuto fargli una cosa del genere?” chiese sperando in una risposta.
 
I due detective stavano per andare via con Rich, quando una sottile confusione, richiamò la loro attenzione.
“Chi fa tutto questo casino nel mio ospedale?!” ebbe da ridire Benedict e in quello stesso momento la figura e la voce di Gil McKinney si fecero più riconoscibili.
 
“Signori, vi prego, sono qui per fare visita ad un mio caro amico che ha avuto un brutto incidente. Per favore, lasciate che vada e mi assicuri che stia bene e che abbia tutto quello di cui ha bisogno….” diceva con aria fintamente affranta ai giornalisti che lo seguivano la maggior parte delle volte.

“Ma che diavolo..” fece Rich stranito da quella presenza. “Che cazzo ci fa qui?!” domandò furioso ai due poliziotti mentre Jensen lo guardava furioso e confuso. Ma conosceva certe pratiche e qualcosa cominciò a farsi avanti tra i suoi pensieri.
“Agente Colt, avete già reso noto l’incidente di Jared?!” chiese senza distogliere lo sguardo da Gil , poco distante da loro.
“Assolutamente no. Siamo i primi ad essere intervenuti non appena il dott. Benedict ci ha avvisati dell’accaduto. Non abbiamo ancora avvisato nemmeno la centrale!” rispose l’agente.
“Allora come cavolo fa a sap…..” stava dicendo Rich quando vide Jensen scattare  velocemente verso Gil che si era appena lasciato alle spalle il gruppo di giornalisti.
“Figlio di puttana!!” gridò il ragazzo un attimo prima di sferrargli un pugno in pieno viso.
Gil sbattè contro il muro alle sue spalle per il contraccolpo e ne avrebbe sicuramente incassato un altro se sia Rich che i due detective non fossero stati veloci quanto Jensen a raggiungerli per fermarlo.
“Sei stato tu!!” lo accusava furioso Jensen. “Tu lo hai aggredito, bastardo…tu gli hai fatto questo!!!” gridava mentre scalciava nella presa di Rich. “Giuro che se gli succede qualcosa io…io….” ma non potè dire niente altro perché Rich gli mise una mano sulla bocca e lo trascinò via.
“Sta’ zitto, incosciente!!” fu l’ammonizione decisa. “Vuoi farti arrestare per aggressione e minaccia!!?”
“E’ stato lui….” disse a Rich mentre il suo respiro era ancora veloce a causa della furia che sentiva. “E’ stato lui!!” gridò ai due detective che erano intervenuti anche per rimettere dritto Gil che si manteneva il lato del volto colpito.
“Sig. Ackles lei non ….” stava per dire Colt, quando Gil si fece avanti.
“Io ti faccio arrestare. Giuro su Dio, che ti faccio sbattere in galera!!” lo minacciò l’altro, restando però sempre ben protetto dai due agenti.
“Lei non fa arrestare nessuno, McKinney.” e poi Winchester tornò a guardare Jensen come se fosse in attesa di una spiegazione per quella reazione violenta.

“Come fa a sapere quello che è successo a Jared, se voi non avete avvisato nemmeno la centrale e noi non abbiamo chiamato nessuno!?” domandò retorico Jensen e a quell’affermazione il detective si girò a guardare l’accusato.

“Un mio assistente lo ha saputo da un membro dello staff dell’ospedale!” sembrò volersi giustificare.
Ma a questo punto fu proprio Benedict ad intervenire, seccato.
“No, lo escludo categoricamente. Ogni membro del mio staff sa che se una qualsiasi forma di privacy viene violata, c’è il rischio del licenziamento e radiazione dall’albo. Garantisco personalmente per ognuno dei miei dipendenti.” riferì risoluto.
I due poliziotti si girarono a guardare interrogativi il giovane rampollo che li fissò non sapendo cosa rispondere.
“Io…forse mi hanno chiamato..”
“Chi? Chi l’ha chiamata? Chi l’ha avvisata?” domandò Winchester.
“Non ricordo. Dovrei controllare al mio cellulare. Io….”
“Naturalmente. Venga , lo faremo insieme in centrale. Faremo in due minuti!” si accodò Colt che prima di seguire McKinney e il collega , si voltò verso Rich.
“Faccia calmare il suo amico e tra un ora... ci raggiunga all’appartamento di Padalecki!” ordinò gentilmente, vedendo Jensen ancora decisamente agitato.

Rich annuì e tornò dal giovane amico che sembrava ancora sul punto di esplodere di nuovo.
   
 
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