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Autore: Kaimy_11    10/04/2016    3 recensioni
Continuo di “The reason to fight”
La guerra ha spezzato la città, i ribelli sono insorti, opponendosi al nuovo governo.
Nessuno sa di chi fidarsi. Nessuno conosce la verità.
Il giovane capofazione degli Intrepidi deve guidare la rivolta al fianco di Jeanine, per riportare ordine anche dopo la divisione della sua fazione. Ma le sue priorità sono cambiate, tutto ciò che vuole è proteggere la persona che ama. Nonostante tutte le avversità, dovrà mantenere fede alle sue promesse senza rischiare di compromettere sé stesso e perdere tutto ciò in cui crede.
[Dal testo]
Si morde il labbro. -Pensavo che lo avessi detto per la foga del momento…-
Inarco pericolosamente le sopracciglia. -Ti sembro forse uno che si fa prendere da un’ emozione momentanea e si lascia scappare parole che non sa nemmeno gestire?-
Mantiene il silenzio, sembra impaurita, almeno ha la decenza di capire quando sbaglia.
-Non sono un ragazzino in preda agli ormoni, se dico di amarti nonostante tu sia più piccola di me ed insopportabilmente arrogante, vuol dire che ti amo, mi hai capito?-
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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43. L’inizio della fine (Parte 2°)

 

 

 

 

 

 

 

 

Perché deve essere questa la fine?

 

-Siamo qui solo per parlare. Chi è il vostro capo, adesso?-

La voce di Jason potrebbe anche apparire calma, immutata, ma colgo il leggero accento acuto che mette alla fine di ogni parola.

Tengo le palpebre serrate e il capo chino, anche quando l’uomo che mi tiene ferma mi lascia le braccia, ma rimane comunque in piedi al mio fianco.

-Noi non trattiamo con i traditori come te!- Scandisce qualcuno, con un tale grado di disgusto nella voce che quasi si soffoca parlando.

Scuoto la testa e appoggio i palmi delle mani sulle piastrelle fresche, ancora ad occhi chiusi. I battiti del mio cuore sono sempre più insistenti e assordanti per me. Gli Intrepidi attorno a noi non sono tanti, ma parlottano fra loro, alcuni urlano. Qualcuno grida che sono arrivati dei traditori, scarponi calpestano pesantemente il pavimento ma, il suono peggiore di tutti, è lo scatto di un’arma che viene caricata.

Apro per un mezzo istante le palpebre ma me ne pento subito.

-Non stiamo dalla parte degli Eruditi! Vogliamo aiutarvi, fateci solo spiegare!- Insiste Jason.

Il mal rovescio che lo colpisce alla mandibola gli fa piegare la testa e perdere quasi l’equilibrio e il suono secco che produce contro la sua pelle fa sussultare Camille.

Torno a serrare con forza le palpebre, ma lo squittio della mia amica basta a farmi avvertire una morsa allo stomaco.

-Che diritto hai tu di parlare?- Abbaia una voce rauca. -Sei uno dei tirapiedi di Eric, pensi che non ti abbia riconosciuto?-

-I vecchi capifazione sono degli assassini e ci hanno traditi tutti!- Urla un altro uomo.

Premo con più forza i palmi sulle piastrelle e mi impongo di aprire gli occhi. Fingere di non esserci non mi allontanerà da questo posto, e non sono arrivata fino a qui per sopportare.

Non so cosa mi sia successo di preciso, forse è questa aria che mi soffoca come un veleno, forse so che Eric è qui e il pericolo che percepisco per lui e per me è troppo pesante e mi sono lasciata schiacciare.

Sono ad un passo da lui, deve essere qui per forza eppure non riesco a raggiungerlo. Sapevo che sarebbe stato difficile, ma ho un fucile puntato contro e Jason non viene neanche ascoltato.

Non ci è concessa neppure una possibilità.

E non mi serve essere nata e cresciuta dagli Eruditi per essere in grado di capire preventivamente che, di questo passo, non otterremo nessun miglioramento. Mi sento sconfitta, furiosa e spaventata e respiro pesantemente.

-Disarmateli!- Ordina l’Intrepido che sembra a capo degli altri.

Jason e Camille allargano le braccia e due uomini li raggiungono e li perquisiscono, privandoli subito della pistola che entrambi hanno infilata nella fondina, in bella vista legata alla coscia.

Non vengo risparmiata e un ragazzo più giovane mi solleva appena le spalle e si impossessa anche della mia pistola, mi tasta i fianchi e le tasche del giubbotto senza trovare nulla. Poi scende lungo la mia gamba e astrae a colpo sicuro il coltello dentro al mio stivale destro.

Mentre mi spinge via, la mia attenzione viene catturata da un’ immagine riflessa nel bianco del mosaico sulle piastrelle che raffigura la bilancia dei Candidi. La cosa curiosa è che la figura è perfettamente delineata, riesco a vederla con precisione mentre scivola giù dalle scale con la mano appoggiata al corrimano. Vedo che è una donna Intrepida, il suo passo è incerto e infatti un ragazzo l’aiuta a scendere. Non riconosco i lineamenti del suo viso, il riflesso non è poi così nitido, ma noto i suoi lunghi capelli neri.

Trovo la forza per distogliere lo sguardo solo per sollevare la testa e cercare disperatamente la proprietaria del riflesso. Individuo la rampa di scale davanti a noi e le poche persone che la stanno percorrendo.

Come un fascio di luce che mi attraversa la mente, permettendomi di chiarirmi la situazione, ricordo come se stesse avvenendo in questo istante dentro di me, una discussione che ho ascoltato poco tempo fa.

Ero nella casa che dividevo con Eric, al piano di sopra e fingevo di dormire per non dover parlare con nessuno, ma al piano di sotto i ragazzi discutevano. Finn stava raccontando a mio padre e a Jason del trambusto causato da due fuggiaschi che erano riusciti a farla franca. A quando ha detto il capofazione, una donna Intrepida era stata sorpresa mentre cercava di intrufolarsi nel protettissimo studio di Jeanine. Era riuscita a scappare insieme ad un suo compagno, ma era stata colpita da un proiettile ad una gamba. A sentire Finn, quella non era altro che una prova del disfacimento dell’alleanza con Jeanine e che non eravamo gli unici a volerla fermare. Si era anche rammaricato per non essere riuscito a entrare in contatto con quella donna, visto che era pronto a scommettere di potersi fidare del suo aiuto.

Quel giorno, affogata nel dolore per la perdita di Eric, non avevo fatto i giusti collegamenti, ma adesso tutto torna. Io stessa ho avuto modo di conoscere un’Intrepida intenzionata a scoprire i piani segreti di Jeanine, tanto folle da intrufolarsi negli studi privati e riuscire a manomettere i sistemi senza farsi scoprire.

Ed io l’ho aiutata.

Mi tremano le labbra mentre vedo quella stessa Intrepida mettere, con passo tremante, un piede sull’ultimo scalino e farsi largo nell’ampia sala d’ingresso. Ma non sta avanzando verso di noi, si sta facendo scortare da due uomini verso un ascensore laterale.

Fisso la sua schiena e vengo scossa da un fremito, quasi mi muovo meccanicamente verso di lei. Non ci ascolteranno mai, non crederanno alla nostra proposta di alleanza. Ma, se esiste da qualche parte una sola possibilità di successo, lei rappresenta la carta vincente.

-Siamo solo in tre e ci avete disarmato, credi che siamo venuti qui per attaccarvi?-

Le parole di Jason vengono accolte con una risata generale.

Non presto loro attenzione, la donna ha schiacciato l’interruttore dell’ascensore per richiamarlo. Mi manca il fiato tanto sono sopraffatta dalle mie emozioni.

-Tori…- Gemo.

Il soldato vicino a me mi guarda storto. -Che hai detto?-

Vedo le porte dell’ascensore aprirsi e l’uomo che l’accompagna entrare nella cabina argentata e non posso permettermi di lasciarmi andare proprio adesso.

-TORI!- Urlo con tutto il fiato che ho in corpo.

La testa di Jason scatta verso di me, ed io sgomito contro l’Intrepido che cerca di afferrarmi e mi alzo in piedi. Urto contro il suo braccio che mi si stende davanti alle costole, mi smorza il respiro ma allungo una verso di Tori nella speranza che mi veda.

Tori si ferma sul colpo, si volta e cerca di capire chi abbia chiamato il suo nome, ma il gruppo che ci blocca cattura per primo la sua attenzione.

Riapro la bocca per chiamarla ma l’uomo che mi tiene mi spintona nuovamente per terra e l’urto con il suolo mi stordisce. Batto più volte le palpebre per recuperare la concentrazione e vedo Tori scrollare le spalle, come se si fosse sbagliata, e voltarsi per entrare nell’ascensore.

Sono stordita e in debito d’ossigeno ma non posso arrendermi. Così, invece di scacciarlo, mi aggrappo ai vestiti dell’uomo che mi sorveglia e mi rimetto in piedi.

-TORI!- urlo ancora, facendomi largo affinché mi veda.

E, questa volta, quando lei si volta, i suoi occhi incrociano i miei.

La vedo scuotere la testa, confusa, e stendere una mano contro l’uomo che l’affianca per zittirlo, quando lui le dice qualcosa. A quel punto Tori cerca di raggiungerci ma zoppica visibilmente e qualcuno l’affianca per aiutarla a camminare.

A quanto pare è vero che le hanno sparato e, lontana dalle cure e dalle attrezzature degli Eruditi, temo che la sua ferita non sia stata trattata adeguatamente.

Il soldato accanto a me non perde tempo, rinunciando all’ipotesi di mettermi ancora in ginocchio, mi afferra le braccia e me le immobilizza dietro la schiena. Mi mordo il labbro per non lamentarmi e tengo gli occhi fissi su Tori che avanza continuando a ricambiare il mio sguardo.

So che Jason mi sta guardando e non credo comprenda la situazione.

-Che accidenti ci fa tu qui?- Mi attacca Tori.

Il suo sguardo è alterato e violento ma cerco di non pensarci e, mentre respiro profondamente per sopprimere la paura, trovo la forza di muovere le labbra.

-Vogliamo solo parlare!-

-Chi credi di essere?- Interviene un uomo, puntandomi contro la sua pistola sicuramente carica.

Li guardo tremante per un attimo e, per cautela, mi immobilizzo.

-Devi almeno ascoltarci….- Provo.

-Perché?- Mi chiede Tori, studiandomi da capo a piede con diffidenza.

A quel punto, dopo essersi ripreso dallo shock iniziale, Jason arriva in mio soccorso.

-Ti chiedo solo di lasciarci parlare con un vostro rappresentante.- 

Tori solleva il mento. -Ne hai una davanti, adesso!-

Tiro un sospiro di sollievo, incapace di nascondere il sorriso speranzoso che mi solleva le labbra.

-Siamo venuti fin qui, rischiando le nostre vite, per proporvi un’alleanza!-

Alle parole di Jason, Tori strabuzza gli occhi e lo osserva come se fosse impazzito. Tra gli altri Intrepidi attorno a noi si leva l’ennesima risatina.

-Non tutti gli Intrepidi che si sono spostati dagli Eruditi sono fedeli a Max. In molti si sono stancati di Jeanine e vogliono provare a combatterla. Ma non possiamo fare nulla da soli, ed è per questo che sono venuto a offriti il nostro aiuto!-

Tori fa una smorfia. -E perché mai dovrei volerlo?-

Jason abbassa per un attimo la testa e nasconde un ghignetto soddisfatto. -Perché possiamo accedere alla scorta di armi di Max e perché abbiamo uomini infiltrati fra gli Eruditi che possono farci entrare nella loro sede operativa e combattere per noi!-

Un silenzio teso crolla addosso a tutti i presenti, persino Tori impiega qualche secondo in più prima di replicare.

Osservo Jason e so perfettamente che non avremmo potuto chiedere di più di questo. Il nostro obbiettivo era farci almeno ascoltare e proporre il nostro aiuto. Il resto è affidato al destino.

-Non mi stai convincendo.- Esclama Tori, sorreggendosi al ragazzo che l’affianca. -Perché mai dovreste tradire Max, dato che è lui che comanda adesso?-

-Già!- Asserisce l’Intrepido davanti a Jason.

È lui che ha diretto la situazione da quando abbiamo varcato la porta e credo sempre di più che sia un comandante. Ha solo mezza testa rasata e il labbro pieno di piercing, deve essere poco più grande di Jason ma sa come farsi rispettare.

Mi spaventa, credo che ci ostacolerà in tutti i modi, eppure come posso biasimarlo?

-Pensate di essere gli unici ad esservi accorti che Jeanine è totalmente fuori controllo? Max non è più il nostro capo, obbedisce a quella donna, e questa citta merita di meglio. È nostro dovere fermare quei pazzi e, l’unico modo che abbiamo per riuscirci, è unire le forze!- Chiarisce Jason.

Lo guardo, in piedi alla mia destra, e mi sento più tranquilla ora che anche lui ha recuperato il suo freddo autocontrollo e riesce a farsi ascoltare con precisione. Osservo anche Camille, alla mia sinistra, e vedo che è meno agitata anche se resta allerta.

Ma, nonostante i nostri buoni propostiti, Tori non è soddisfatta.

Scuote la testa e osserva Jason con disgusto. -Tante belle parole le tue, ma sai quante ne ho sentite?-

Qualcosa scatta nella mia testa, non so perché mi succeda, ma mi sento come quando ero appena arrivata fra gli Intrepidi. Sento che se non urlo e se non faccio tutto quello che posso per farmi notare, mi schiacceranno.

-Pensi che siate voi gli unici eroi?- Strillo contro Tori. -Non puoi provare almeno ad immaginare che anche qualcun altro si sia accorto dello schifo che c’è lì fuori e delle morti assurde che ci sono state? Vogliamo fermare quel mostro di Jeanine esattamente quanto lo vuoi tu!-

-Stai zitta, traditrice!- Ringhia contro di me l’uomo con mezza testa rasata. -Sei stata fino ad adesso fra gli Eruditi, non meriti di aprire bocca!-

Ciò che mi fa veramente male è quel velo di verità nell’accusa che mi è stata mossa contro.

-Almeno ho abbastanza cervello per capire che dobbiamo unire le forze se vogliamo vincere! La nostra priorità deve essere fermare il nostro nemico comune, non conta altro!- Gli rispondo. -Tu continua pure a giocare a fare il duro con un fucile puntato contro una ragazza, codardo!-

L’uomo mi lancia un’occhiata furibonda e solleva l’arma per mirare alla mia fronte, ma rimane al suo posto. L’Intrepido che mi tiene ferme le braccia dietro la schiena mi strattona, serrando la presa ed io sussulto per il dolore ma serro le labbra e gli occhi per non fiatare.

-Okay, fermi tutti!- Riprende Tori, allargando le braccia. -Fingiamo per un attimo che io vi creda, che sicurezze avete dall’altra parte?-

Jason prende un profondo respiro e, con calma, si libera del soldato che gli teneva ferma una spalla. -Finn è con noi!-

Basta questa sua dichiarazione per bloccare per un istante il tempo. Tutti ammutoliscono, poco dopo si solleva un mormorio generale, ma non di dissenso. Dalle espressioni che ho davanti, direi che sono tutti sorpresi. È evidente che Finn era un capofazione indiscusso.

-Lui è Robert hanno la fiducia di tutti gli alleati che abbiamo dall’altra parte, hanno le chiavi del cavò dove tengono le armi. Prepareranno insieme un piano e attaccheranno dall’interno quando sarà il momento, fermando gli uomini di Max anche prima che riescano a capire cosa succede!-

Tori abbassa per un attimo lo sguardo, riflette mentre solleva un piede e si sorregge maggiormente al ragazzo accanto a lei. Subito dopo, anche se non capisco cosa le passi per la testa, solleva lo sguardo su di me.

-E siete venuti fin qui, rischiando di farvi scoprire da Max che avrebbe potuto accusarvi di tradimento, solo per offrirci il vostro aiuto?- Chiede Tori.

Capisco subito che sta insinuando qualcosa, ma Jason parla per primo, attirando la sua attenzione.

-Vogliamo fermare Jeanine, la donna che ha distrutto un’intera fazione e che sta per distruggere anche tutta la citta. Pensi che non sia sufficiente?-

Ma Tori continua a fissarmi e qualcosa nella sua espressione gelida non mi torna. -E a trattare con noi, Finn manda proprio voi?-

Finalmente comprendo qual è il suo problema, mentre un brivido freddo mi attraversa. Lei sa in che rapporti siamo con Eric.

Non si fiderà mai di noi. E l’ho capito solo adesso.

Credo che anche Jason abbia colto il messaggio, ma non si da per vinto. -Per quanto assurdo possa sembrare, Finn non è l’unico capofazione Intrepido a esseri opposto apertamente a Jeanine. I ribelli rimasti dagli Eruditi lo sanno e accetteranno di farsi guidare solo da lui e da Eric.-

Lo sguardo di Tori scatta su Jason con letale cattiveria, solleva le braccia e trattiene una risata amara.

-Lo sapevo!- Dice. -Siete venuti per lui!-

Gli animi si scaldano all’instante come se fosse scoppiato un incendio nella stanza, l’uomo che mi tiene mi trascina più distante da Jason e le armi puntate contro di noi sembrano raddoppiare.

Jason scatta in avanti e si affretta a replicare. -Ti chiedo solo di lasciarlo in custodia a noi!-

L’Intrepido rasato gli arriva davanti e lo spinge di nuovo al suo posto. -Per cosa? Per riportarlo con voi e rimetterlo a fare il cagnolino di Jeanine?-

-Nessuno di noi tornerà dagli Eruditi!- Precisa Jason, tendando di sfuggire alla presa dell’uomo dietro di lui. -Staremo qui con voi e lotteremo al vostro fianco quando sarà il momento di attaccare!-

Mi volto verso Camille, lei mi guarda e i suoi occhi lucidi mi fanno contorcere lo stomaco. Ha l’espressione affranta e mi fa di no con la testa, come a voler confermare i miei peggiori timori.

Abbiamo fallito.

-Bella idea, ci avete provato!- Dice Tori. -Ma noi non ci alleiamo ad un criminale. Eric è stato dichiarato colpevole e condannato a morte!-

Senza che io possa in alcun modo impedirlo, mi cedono le ginocchia e resto in piedi solo perché il soldato mi sorregge.

Tori coglie il mio turbamento e mi riserva una fredda occhiata. -Siete arrivati tardi, sta per essere giustiziato!-

Le sue parole sono una lama accesa dal fuoco, che mi infligge piccoli tagli e mi tortura fino alla morte.

-Non me ne faccio nulla di voi ma, se volete restare a combattere con noi, fate come volete.- Aggiunge Tori, rivolta a Jason.

Ma lui non vuole accettare e arrendersi, spinge l’uomo rasato e cerca di raggiungere Tori che si sta allontanando.

-No!- urla Jason. -Aspetta!-

Ma due uomini lo bloccano, uno gli sferra un colpo allo stomaco che lo fa finire per terra. Camille urla. Tori si volta per un solo istante, guarda con superficialità quello che sta succedendo e poi si rivolge a me, puntandomi un dito contro.

-E sappi che se non vi faccio uccidere subito, è solo perché ti devo un favore!-

Guardo come ipnotizzata le sue labbra, seguo impotente la chioma corvina di Tori che ondeggia attorno alle sue guance pallide quando lei volta la testa per andarsene. Vedo i movimenti degli altri a rallentatore e le urla e le parole sono ovattate e, ora che tutto sembra finito, mi risveglio. Senza che io comprenda cosa accidenti combini il mio copro, proprio ora che dovrei arrendermi, sento che non posso farle altro che lottare con maggior vigore.

Sento quasi un bruciore, immaginario ma non per questo meno intenso, all’altezza del petto e mi ricordo della chiavetta che ho accuratamente nascosto nella tasca interna della giacca.

Mio padre aveva ragione, questi Intrepidi ribelli hanno troppa rabbia e paura per fidarsi della guardia personale di Eric. E, per quanto l’idea di un’alleanza potrebbe scuoterli, non acconsentiranno senza prove tangibili.

Ed era proprio per questo che mio padre ha rischiato anche la sua vita per farmi avere una copia dei file più segreti e riservati di Jeanine. In molti sarebbero morti per accedere a questi segreti, ma solo io possiedo una chiavetta di memoria che può svelare gli oscuri retroscena che hanno spinto Jeanine ad uccidere gli Abneganti e a mettere sotto simulazione gli Intrepidi.

E Tori non desiderava altro che scoprire la verità.

Ma nella chiavetta c’è anche l’unico modo che ho per scagionare Eric, visto che un capofazione non può essere condannato per una scelta che ha preso nell’esercizio delle sue funzioni, quando ha solo fatto una scelta per proteggere la citta.

Si può non essere d’accordo con lui, ma non ucciderlo.

-Mi devi molto di più che un favore!- Grido contro di lei, tirando contro il soldato che mi trattiene. Tori si ferma, si volta e fa una risatina soffiando con il naso. -Cosa?-

Anche il resto degli uomini che stavano tentando di portarci via si fermano e ci permettono di parlare ancora con Tori.

Tremo convulsamente e non so se sia la paura o la furia.

Assottiglio lo sguardo e cerco le parole giuste. -Se Eric mi avesse scoperta, o se Jeanine in persona avesse saputo che vi ho aiutati e coperti, di certo non sarei qui tutta intera!-

Tori fa spallucce. -Bè, alla fine siamo stati scoperti!-

-Non per causa mia!-

Riflette per un attimo e mi studia in silenzio.

-Ti ho dato la mia fiducia e ti ho dimostrato che sono contro Jeanine, come te.- Sollevo le mani in segno di resa e ne riabbasso solo una. -Ti chiedo di darmi la tua, e di accettare un dono che ho portato per te.-

Mi porto una mano al petto dove, sotto stradi di tessuto, nascondo un oggetto preziosissimo e aspetto che Tori dia il via libera ai suoi uomini, prima di abbassare leggermente la cerniera del giubbotto ed infilare la mano per estrarre la chiavetta dalla tasca interna, senza che mi sparino addosso.

-Hai rischiato la tua vita, intrufolandoti di nascosto prima nell’ufficio di mia sorella per poi arrampicarti fino a quello di Jeanine. Ti sei fatta perfino sparare e tutto questo solo per scoprire la verità.- Inizio, parlando con calma e mostrandole la chiavetta metallizzata nel palmo della mia mano. -Ed è esattamente questo che ti offro: La verità! Qui dentro ci sono i segreti di Jeanine e potrai scoprire perché i nostri capifazione hanno accettato una simulazione di massa contro gli Abneganti!-

Tutti gli occhi dei presenti saettano freneticamente da me a Tori, per poi fissare con dubbio la chiavetta di memoria che esibisco. Ma, in particolare, Jason e Camille mi osservano e sembrano quasi spaventati.

L’unica reazione che mi importa è quella di Tori e, visto che osserva la mia mano senza decidersi, aumento la dose.

-Ti do la possibilità di capire perché tanti Divergenti sono morti!-

Alle mie parole, qualcosa in Tori cambia e nel suo sguardo si accende una luce nuova e profonda. Punta i suoi occhi nei miei e il suo labbro inferiore trema, poi fissa la chiavetta e sembra in preda a mille tormenti.

Non comprendo il suo sbalzo emotivo, ma temo che abbia testato sulla sua pelle la gravità delle troppe morti che ci sono state tra i Divergenti. E non parlo solo di quelle avvenute dopo la guerra, ma di quelle che c’erano prima. Eric mi ha detto della fine che hanno fatto, per anni, i Divergenti che osavano scegliere gli Intrepidi, illudendosi di trovare in loro una nuova famiglia.

Forse mi sbaglio, ma Tori mi sembra improvvisamente troppo coinvolta.

-È tutto qui dentro.- Insisto cautamente. -Ti chiedo solo di guardare questi file e scoprire cosa ha spinto Eric e gli altri capifazione ad agire in quel modo.-

Non ho ancora abbassato il braccio e, mentre gli Intrepidi guardano lei, Tori continua a studiare la chiavetta.

Serro il pugno libero e mi impongo di essere coraggiosa.

Per un attimo vedo la mano di Tori sollevarsi come in un guizzo involontario che manifesta la sua voglia di accettare, e so che non vede l’ora di mettere le mani sui file in mio possesso. Eppure, contro ogni ragione e logica, Tori richiama il braccio lungo il suo fianco e serra le labbra.

-Non ho tempo da perdere, vuoi solo ingannarmi!- Sentenzia senza tanti giri di parole.

Impallidisco, scuoto la testa e cerco di salvare il salvabile.

-E in che modo? Siamo qui, vostri prigionieri e non vogliamo scappare!-

Ma Tori non mi guarda già più, ma non voglio abbassare il braccio. Anzi, le agito la chiavetta davanti e continuo a provare.

-Hai la mia parola!- Affermo, convinta. -Torva un computer e apri questi dati. Ti chiedo solo cinque minuti del tuo tempo in cambio della verità che tutti vorrebbero conoscere!-

La smorfia di Tori aumenta e fa un gesto di rifiuto con la mano.

-Portateli via!-

Al suo ordine, il soldato che mi trattiene mi afferra dalle spalle e mi spinge malamente via. Jason viene preso da due uomini che lo immobilizzano e cercano di allontanarlo e anche Camille riceve lo stesso trattamento.

Sento che non ho più le forze, che tutto sta andando in frantumi ma la paura è così opprimente che devo combatterla in ogni modo possibile. Ho perso lucidità e, ora che ci penso, non mi dispiace. Cerco di piantare i piedi per terra e mi aggrappo al braccio dell’uomo che mi immobilizza, provando ad oppormi.

-Sai che ti dico? Uccidilo! Condanna Eric se pensi che ti farà stare meglio!- Grido contro la schiena di Tori. -Ma domandati se vale la pena rinunciare alla verità che ti sto offrendo, quando quello che ti chiedo sono solo pochi minuti del tuo tempo!-

Tori, per la seconda volta, si ferma ma continua a darmi le spalle.

Il soldato rafforza la presa, mi ingabbia con le sue braccia e mi solleva da terra. Urlo e scalcio, ma non sono abbastanza forte. Jason è ormai lontano e anche io sto per essere portata chissà dove.

Disperatamente, con la vista appannata, scorgo Tori che sta tornando indietro e sta cercando di raggiungermi. Cammina a fatica, ma mi si avvicina senza bisogno di aiuto.

Il soldato che mi tiene se ne accorge e si ferma, rimettendomi a terra ma senza lasciarmi andare.

Però ho ancora la chiavetta stretta in mano e il braccio libero, così lo tendo verso di lei.

-Non permettere che muoia altra gente innocente!-

So di aver scelto le parole giuste e, sotto il mio sguardo speranzoso, in un gesto rapido e distaccato, Tori mi strappa senza troppa gentilezza la chiavetta di mano.

Ed è come se fossi magicamente tornata al mondo solo adesso, come se avessi tenuto per tutto il tempo la testa sotto l’acqua ghiacciata.

Vengo sollevata di peso da terra e portata via, ma non mi oppongo, guardo incantata Tori che si allontana e mi sento inondata da una scarica di adrenalina.

C’è l’ho fatta.

Ci portano in una piccola stanzetta tutta bianca con delle panche dello stesso colore, ci spingono dentro e chiudono la porta dietro di noi. Sento la serratura che viene fatta scattare e respiro un’abbondante boccata d’ossigeno.

Sono improvvisamente immune a tutto, mi passo le mani dietro la nuca e chiudo gli occhi, bloccando fuori dalla mia testa Jason che continua a chiamarmi e mi chiede spiegazioni. Conto ogni respiro che faccio, percorro avanti e indietro la stretta sala e mi ricordo di respirare. Apro e chiudo i pugni, cammino, mi siedo per terra e poi mi rialzo per ricominciare a contare i passi che faccio in cerchio e poi mi risiedo.

Sento Jason e Camille parlare, lui dice che abbiamo fatto tutto quello che potevamo e che forse ci ascolteranno. Non parlano di Eric, non lo nominano neanche e a me va bene così. Non posso permettermi di pensare a lui adesso e perdere quel poco di testa che ancora gestisco.

Mi lascio cadere lungo la porta, solida e fredda, e aspetto.          

 

E aspettiamo per così tanto tempo che inizio a perdere coscienza.

Aspettiamo fino a quando non sento i cardini stridere e mi sposto e mi alzo in fretta, prima che la porta si apra.

Rimango paralizzata al centro della stanza, Jason e Camille mi affiancano e davanti a noi abbiamo tre uomini Intrepidi. Uno di loro ha lunghi capelli castani e un tatuaggio sullo zigomo.

-Prendeteli!- ordina.

Gli altri due si avventano su me e Camille e ci afferrano dalle braccia.

-Dov’è Eric?- Pretende di sapere Jason.

Il mio cuore si blocca insieme e me, mentre guardo l’uomo davanti a noi scambiarsi uno sguardo soddisfatto con i suoi colleghi.

-Siete arrivati tardi!- Risponde.

Jason urla come un animale in gabbia e Camille e scoppia a piangere.

Ed io dovrei fare come loro, ma non ci riesco. Tutto crolla, tutto si spegne e muore lentamente.

Ricordo le parole di una mia insegnate di psicologia, a scuola, spiegare quanto la mente potesse influire sulle funzioni del copro. Non importa essere in salute, se crolliamo in uno stato di depressione e ci lasciamo andare, le forze ci abbandonano e tutto svanisce.

Semplicemente, se decidiamo che è finita, finisce davvero.

Conosco gli stadi del decadimento e sto iniziando ad attraversarli uno per uno troppo in fretta.

Indebolimento, perdita del controllo sugli arti inferiori e superiori, vertigini, brividi di freddo, dolore pulsante al fianco, vista appannata, offuscamento dei pensieri.

E, per ultimo ma più potente, dolore pungente al petto e relativo senso di soffocamento.

È straziante.

È l’inizio della fine.

Dovrei rimanere cosciente e rendermi conto di quello che sta accadendo, ma sono stata inghiottita da un baratro profondo e non sono più consapevole di nulla. Osservo quello che succede senza darvi peso. Credo che mi abbiano preso in braccio, i mie piedi non toccano terra mentre attraversiamo ancora l’ingresso, che è deserto. Jason urla, vuole spiegazione e Camille non controlla i singhiozzii. Usciamo, la luce del sole è forte, chiudo gli occhi e smetto di respirare.

Sono stata una bugiarda e ho mentito a me stessa.

Non era vero che avevo già accettato la morte di Eric. Era falso quando mi dicevo che bastava non pensare a lui per non soffrire la sua assenza. Mentivo quando fingevo di essermi rassegnata e che davo Eric per spacciato.

Dentro di me, aggrappatasi ai tessuti fragili del mio cuore, c’è sempre stata la speranza che fosse ancora vivo e che sarei riuscita a salvarlo. La verità è che non ho mai davvero preso in ipotesi l’idea che non lo avrei mai più rivisto. Se sono rimasta in forze fino ad adesso, se sono riuscita a non perde la ragione, non è stato perché ho saputo lottare.

Speravo di tornare fra le sue braccia e credevo, come una stupida, che avremmo vinto. Credevo che tutto sarebbe andato bene. E sbagliavo. Ho sbagliavo e adesso è finita.

Non ha più senso tenerlo fuori dalla mia testa, non adesso che il suo ricordo è tutto ciò che mi rimane di lui.

Rivedo i suoi occhi fieri puntati su di me dopo che ho vinto il mio primo incontro. Sento il sapore umido e amaro delle sue labbra sulle mie, mentre l’odore acre del poligono ci avvolge. Torno nella sua stanza, sotto le sue lenzuola e con il suo petto caldo sotto la guancia. Sorrido, siamo sotto la doccia e le sue mani sono su di me e percorrono ogni centimetro del mio corpo. Percepisco l’acqua che mi accarezza, avverto il suo odore entrarmi dentro.

È salato, intenso, sa di sudore maschile, di foglie bagnate e aroma di pioggia.

Apro la bocca e respiro profondamente, tossendo quando l’aria torna finalmente nei miei polmoni. Sto piangendo adesso, ma non mi ricordo di avere iniziato.

Mi accorgo che saliamo su un treno fermo e, quando parte, nel vagone ci siamo solo io, Jason, Camille e i tre soldati che ci scortano.

-Dove ci state portando?- Sbraita Jason, con la voce impastata.

Vedo che ha un labbro gonfio e spaccato ma non ho idea di cosa gli sia successo.

-I Candidi ci hanno stancato, Kang vuole collaborare con Jaenine, e noi ce ne torniamo alla nostra residenza!-

-Perché avete ucciso Eric?- Grida Jason. -Era un capofazione, come avete potuto?-

L’uomo che mi tiene in braccio mi deposita in un angolo, addosso alla parete del treno ed io rimango totalmente immobile, con le ginocchia al petto e la testa bassa.

-Te l’ho detto: siete arrivati tardi!- Gli risponde il soldato con il tatuaggio al volto. -Intanto che aspettavamo Tori, il vostro amico era già stato portato al cospetto degli altri nuovi capi. E, visto che tra loro c’era anche Quattro, quell’idiota di Eric ha pretesto che fosse proprio lui a sparargli, e così è stato!-

Inizio a tremare talmente forte che per poco non scivolo distesa. Batto i denti e continuo a piangere.

-Come sarebbe?- Impreca Jason, seduto con Camille, poco lontano da me.

Osservo l’uomo con cui parla, quello con i capelli castani leggermente lunghi e lo zigomo tatuato.

-Magari, se Eric avesse tenuto la bocca chiusa, sarebbe ancora vivo!- Spiega. -Ha persino chiesto a Tris di elencargli i crimini per cui era stato condannato!-

Jason batte i pugni al suolo e Camille scuote la testa, disperata.

Ed io, mentre il treno in movimento ci fa sobbalzare, sollevo lo sguardo sull’Intrepido e inizio a sentire un fischio assordante nelle orecchie.

Tris.

Sempre lei. Lo ha guardato morire. Era lì e si è limitata ad accusarlo davanti a tutti. Quattro ha ucciso Eric, ha sparato prima che Tori potesse arrivare, e magari sospendere l’esecuzione.

Quattro ama Tris, l’ho capito.

Io amavo Eric, ma lui l’ha ucciso.

E, mentre Camille strilla e Jason impreca contro gli Intrepidi che ci sorvegliano, con micidiale precisione, capisco cosa devo fare.

Non mi importa più nulla di me, la mia vita è arrivata al capolinea. Ho perso Eric, per sempre. L’unica cosa che può darmi sollievo è la vendetta.

Il fischio nelle mie orecchie non se ne va, continua, mi assorda e mi isola totalmente. Il tempo passa ma non me ne accorgo, Jason fa domande ma non lo sento. Arriviamo, il treno si ferma e l’Intrepido di prima mi prende di nuovo e mi solleva, mi fa scendere giù e mi lascia in piedi sulle mie gambe, accanto a Jason. Rimango paralizzata, un piccolo gruppo di Intrepidi ci attende, parlano ma io non ascolto, vago con lo sguardo e, quando trovo la persona che cercavo, sussulto mentre il sibilo che sento diventa più acuto.

Tris non è lontana, è appartata in un angolo e sta parlando con Uriah e Zeke, si accarezza il braccio e non si accorge di me.  

Il piccolo gruppo che ci accerchia è troppo agitato per prestarmi attenzione, Camille continua a urlare e a lamentarsi, scoppia una piccola rissa con Jason contro un uomo che non conosco ed io ne approfitto per scivolare via. Mi muovo come un automa, nessuno fa caso a me, sono troppo impegnati a discutere e a fare a pugni. Avanzo e mi accarezzo un fianco perché, quando mi hanno privato delle mie armi, non sapevano che avevo nascosto un coltellino nella tasca della felpa, sotto la giacca.

Tris è lì, non mi manca molto per raggiungerla, devo solo estrarre l’arma e piantargliela nella gola. Non avrà il tempo di fermarmi.

Lei ha guardato morire Eric e io guarderò morire lei, sapendo che Quattro proverà quello che sto provando io. Ma dopo morirò, raggiungerò Eric mentre lui rimarrà da solo con il suo dolore.

Il fischio nelle mie orecchie non è cessato, infilo la mano sotto l’orlo della giacca e tasto il coltellino. Ho lo sguardo fisso su Tris, lei sembra serena ed io scivolo inosservata verso di lei, nessuno sospetta quello che sto per fare e la confusione generale è tale da nascondermi.

Ma poi, senza preavviso, qualcuno si avventa su di me e non ho la forza per impedirlo. Due braccia mi stringono il collo e un corpo è contro il mio. Una testa bionda è sulla mia spalla. Quando si solleva, due occhi castani mi fissano e un viso che conosco mi sorride.

-Aria!- Esclama quella che credo sia la migliore amica.

Sasha mi prende dalle guance e cerca di attirare il mio sguardo, ma io continuo a fissare Tris e ad accarezzare il coltellino nella tasca.

-Santo cielo, stai bene!- Squittisce, abbracciandomi ancora. -Sapevo che saresti arrivata anche tu, l’ho capito quando hanno portato qui Eric!-

Il fischio che mi assordava svanisce.

Il petto mi si comprime, fa male, abbasso gli occhi e guardo Sasha. Lei continua a sorridermi, mi accarezza le spalle ma per me è come se non ci fosse. Il mio cuore batte, ancora, forte e mi sale in gola.

Lei scuote la testa, ma poi mi osserva meglio e sembra improvvisamente preoccupata.

-Non lo sapevi?- Indaga, scrutandomi con apprensione.

Le lacrime scendono lungo il mio viso.

-Eric è qui, hanno deciso di risparmiarlo e di portarlo via con noi.- Mi spiega. -Gli uomini che lo avevano in custodia sono arrivati con il treno prima del tuo, li ho visti passare da qui poco fa e…-

Mille aghi mi pungono la pelle, respiro aria fresca e tremo mentre gli occhi mi si appannano per le lacrime. Non capisco più cosa mi sta succedendo. Il mio corpo è un estraneo.

Torno a guardare Tris e vedo che si è accorta di me, mi riserva una fredda occhiata ma subito dopo devia lo sguardo e si allontana insieme a Zeke.

Sasha è ancora davanti a me, mi accarezza una spalla.

-Ti senti bene?-

Mi volto e ritrovo Jason con lo sguardo, vedo che in suo soccorso è arrivata Tori, che ha fermato la rissa e gli sta parlando. Quando Jason spalanca la bocca e il suo sguardo si perde, capisco quale notizia ha ricevuto. Camille gli salta al collo per abbracciarlo, lui l’avvolge con un braccio solo e poi inizia a guardarsi intorno, credo mi cerchi, poi solleva la testa e incontra il mio sguardo. Ha gli occhi con una strana luce, sorride e si passa più volte le mani tra i capelli.

Ci hanno mentito, volevano solo farci soffrire.

Eric è ancora vivo.

Scappo via, i piedi si muovono da soli, spintono un ragazzino che si era messo lungo la mia strada e arrivo alle spalle di Tori. Tutti gli Intrepidi che le fanno da scorta si spostano ma mi tengono d’occhio e credo che notino il modo in cui continuo a tremare.

Quanto Tori si volta, rimane a guardarmi e credo che voglia dirmi qualcosa ma si trattiene.

Serro i pugni, faccio il respiro più profondo della mia vita e smetto di tremare. I fischi nelle orecchie non ci sono più e il mio cuore torna a battere normalmente.

-Portami da lui!- scandisco. -Adesso!-

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

   
 
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