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Autore: Gaia_dc    10/04/2016    3 recensioni
Ziva David doveva ancora compiere i 17 anni, quando un attentato nel suo paese d'origine, Israele, mise in allarme il padre, Eli David, il direttore del Mossad, che la mandò , insieme con il resto della famiglia, in America. Ziva è riservata, anche troppo, e non sa quanto riuscirà a resistere lontano da casa, senza affetti e senza i suoi... Amici... Se tali si possono definire!

Tony DiNozzo ha 17 anni, frequenta il penultimo anno del liceo e si definisce uno "Spirito libero". È il capitano della squadra di basket dell'Anacostia High School, è il ragazzo più popolare della scuola, i compagni di squadra sono i suoi migliori amici, ed esce con le cheerleader... Potrebbe desiderare di meglio?
Sì... Solo quando si renderà conto che lui non è come tutte quelle persone che lo circondano, e che forse, i suoi veri, unici amici sono Abby Sciuto e Tim McGee...

E se un giorno Tony e Ziva si incontrassero e decidessero di mettere il proprio cuore l'uno nelle mani dell'altra?
E se proprio quando sembra andare tutto per il meglio, qualcuno ha ordini precisi dall'alto, di dover tornare a casa? Ma ormai casa è l'Anacostia High School!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abigail Sciuto, Anthony DiNozzo, Timothy McGee, Un po' tutti, Ziva David
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Credo che sia arrivato il momento dei saluti!”
Disse Ellie amareggiata, poco prima di oltrepassare il Gate per l’imbarco.
 
Erano trascorse circa due settimane da quel giorno di Halloween, alquanto movimentato. Jeanne era stata sospesa, ma nonostante ciò, si faceva viva fuori dalla scuola, minacciando Delilah per ciò che aveva fatto, raccontando tutta la verità, e permettendo a Tony e Ziva di partecipare all’audizione e per giunta insieme.
 
Ellie si era allontanata da Ej, ma ogni tanto, si trovava a parlarci. Ej le aveva alla fine raccontato quanto era successo tra Tony e Jeanne, spiegandole che la capo-cheerleader non avrebbe mai lasciato Tony, pur di ottenere il titolo di reginetta del ballo di fine anno, ma il ragazzo non l’aveva accontentata, dato che l’aveva colta in flagrante, una mattina, negli spogliatoi della squadra, con Ray Cruz.
Per questo da allora, Jeanne aveva tentato in tutti i modi di farsi perdonare da Tony, ma senza risultato, ed ora vedeva in Ziva una rivale.
 
Quella mattina, però, era arrivato il momento per Ellie e Delilah di tornare in Oklahoma e da lì partire insieme per Dubai.
 
“Potremmo sempre sentirci per telefono!”
Obiettò McGee speranzoso.
 
Delilah lo osservò. Avrebbe voluto potergli dire di sì, ma dopo tutto quello che aveva combinato con Jeanne, non aveva voglia di incrinare ancora di più i rapporti con Abby… E soprattutto, non voleva che continuasse ad odiarla, anche oltreoceano.
 
“Non mi sono mai piaciute le relazioni a distanza… Ma magari potremmo fare una videochiamata tutti insieme, qualche volta…”
Disse.
 
Abby fece un sospiro di sollievo.
 
“Beh… Salutateci anche Tony e Ziva… E poi fateci sapere gli esiti delle audizioni!”
Così dicendo, Ellie si incamminò a lasciare la sua valigia per imbarcarla.
 
Tony e Ziva non avevano potuto accompagnare le due ragazze all’aeroporto, perché proprio in quel giorno, sarebbero stati pubblici i risultati delle audizioni.
 
Nello stesso omento in cui Ellie parlò, il cellulare di Abby squillò.
“Ragazzi sono Tony e Ziva!”
Esclamò.
 
Poi rispose
“Ciao! Allora? I risultati? Ce l’avete fatta? Si! Ditemi di si! Lo so che ce l’avete fatta! Ehi perché quei musi lunghi?!”
 
“Abby!”
La bloccarono i due dall’altro capo del telefono.
 
“Scusate sono emozionata!”
 
“Beh… Lo saremmo anche noi… Se solo ci avessero detto i risultati! Non sono ancora pubblici!”
Spiegò amareggiato Tony.
 
“Ma questa è un’ingiustizia!”
Si lamentò Abby.
 
“Tranquilli ragazzi! Siete stati fantastici! Andrà tutto bene!”
Li rassicurò, invece, McGee.
 
“Incrociamo le mani…”
Disse Ziva speranzosa.

“Le dita… Incrociamo le dita!”
La corresse Tony.
 
“Fa lo stesso! Comunque… Salutateci Ellie e Delilah!”
 
 
 
Conclusa la videochiamata, il volo delle ragazze stava per partire.
 
Dopo aver salutato Tim, Ellie si avvicinò ad Abby.
 
“Mi dispiace se non ho alloggiato da te, in questo periodo… Ma non voglio che pensi che io non possa essere tua amica!”
Le disse.
 
Abby la guardò sospettosa per un secondo, per poi abbracciarla, nello stesso modo in cui l’aveva abbracciata quando doveva tornare a Washington dal campo scuola.
 
Poi fu il momento di Delilah, che dopo aver salutato anche lei Tim, forse un po’ troppo calorosamente, si mise davanti ad Abby.
 
“Okay… Lo so che non mi sopporti! Credi che ti abbia portato via l’amica, che voglia fare lo stesso con McGee… E sei anche arrabbiata per quello che è successo ad Halloween… Mi dispiace per tutto questo… Ma credimi… Sono soltanto incomprensioni, dovute a…”
Delilah aveva preparato un lungo discorso da fare ad Abby. Voleva davvero recuperare la sua amicizia, ma non fu necessario, perché Abby la bloccò abbracciandola, come aveva fatto con Ellie.
 
“Non fa niente… Non penso che ci rivedremo mai più dal vivo… Quindi è inutile serbare rancore!”
 
 
 
Intanto Tony e Ziva stavano uscendo da scuola.
 
“È un po’ che non mangi con i ragazzi della tua squadra”
Notò Ziva.
 
“Non mi piace pranzare con chi tenta di ucciderti!”
Scherzò lui facendola ridere.
 
Ad un tratto sentirono una vocina.
 
“Ziva! Tony!”
Era Tali.
 
“Ehi topina! Non prendi il bus?”
Chiese Ziva.
 
“Si, si! Volevo solo salutarvi!”
Disse avvicinandosi anche a Tony.
 
“Beh… Buongiorno, Ziva in miniatura!”
La salutò Tony, sollevandola e facendola ridere.

Tali colse l’occasione per infilare un piccolo bigliettino nella tasca del ragazzo, senza che Ziva se ne accorgesse, e gli fece cenno di non dire nulla.
 
“Beh… Io vado sul bus… Ci vediamo a casa, Zee…”
 
“A dopo Tali”
Si salutarono le sorelle.
 
 
 
Tony riaccompagnò Ziva a casa, ed aspettò che entrasse prima di allontanarsi.
 
Ogni volta che Ziva entrava in casa sua, sentiva sempre un’atmosfera diversa, sentiva l’agitazione infiltrarsi in ogni poro della sua pelle, e non ne capiva mai il motivo.
 
Era arrivata a casa prima di Tali, e sembrava non ci fosse nessuno. Rivka diceva di essere dall’estetista, ma Ziva sapeva benissimo che probabilmente l’estetista era un uomo, di nome Will, e che probabilmente non era nemmeno un vero estetista.
 
Salì sopra, e quando entrò in camera, lo zaino le cadde dalle spalle.
“Ari?!”
 
Suo fratello era tornato senza preavviso, ma ciò che la spaventava, era il fatto che stesse frugando fra le sue cose.
 
“Ziva?!”
Rimase sorpreso di vederla in casa così presto.
“Ciao sorellina…”
Provò a camuffare il suo stupore, andandole incontro ed abbracciandola.
 
“Che stavi facendo?”
Chiese Ziva, diretta, respingendolo.
 
Ari non sapeva come spiegarlo.
Stava spiando nel computer di sua sorella, anche se il padre gli aveva esplicitamente detto che non c’era alcun bisogno, poiché ormai aveva già tutto. Ma nella mente di Ari, un altro chiodo fisso, lo tormentava, e non poteva fare a meno di controllare. Era per il bene di Ziva.
 
“Ari… Dimmelo!”
sbottò la ragazza, che temeva di aver capito.
 
Il ragazzo si lasciò cadere sul letto.
“Ziva… Perché non mi hai detto nulla?”
 
La ragazza sapeva benissimo di cosa stesse parlando il fratello, ma non poteva davvero crederci.
 
“Di cosa?”
 
“Lo sai…”
 
Ziva non rispose, incrociò le braccia al petto, e voltò la testa.
 
“Ziva… Hai messo una microspia su Avraham e non hai detto niente a nessuno!”
Disse Ari alzandosi ed andandole incontro accanto alla finestra.
 
La ragazza continuò a non rispondere. Gli occhi iniziarono a pungerle, e sapeva che non doveva mai mostrarsi debole davanti al fratello.
 
“Cazzo, Ziva! Puoi essere incriminata dal Mossad per terrorismo!”
Iniziò ad alterarsi Ari.
 
“Lo so!”
Gli urlò alla fine Ziva, voltandosi.
“Credi che non lo sappia?! Credi che l’abbia fatto solo per divertimento?!”
Continuò ad urlare.
 
“Ziva, tu mi hai tenuto all’oscuro di tutto questo, ed ora ti trovi in guai seri!”
Urlò a sua volta Ari.
 
“E tu non dovresti metterti in mezzo! È questo che stavi controllando nel mio computer?”
Fece una pausa
“Aspetta… Tu… Tu credi che io…”
 
“Non lo so più Ziva!”
 
“Come? Come puoi anche solo pensare che io possa far parte di una cellula di Hamas?!”
Si meravigliò la ragazza.
 
“Allora chiariscimi le idee, perché non so più se mi posso fidare di te! Perché l’hai fatto?!”
Ari le si avvicinò minaccioso, spingendola contro il muro.
 
“Non sono affari che ti riguardano!”
Rispose seria Ziva, uscendo dalla sua stesa camera.
 
Non sapendo cosa fare, e avendo bisogno di schiarirsi le idee, Ziva corse fuori di casa. Non aveva idea di dove andare, ma si mise a correre, senza una meta.
 
 
 
Intanto Tony era tornato a casa sua, dopo aver letto il biglietto di Tali, ma proprio mentre si stava avvicinando alla sua casa, al vide uscire di corsa, e non sembrava avere l’aria molto felice.
 
Quello era un giorno importante per entrambi, anche se per motivazioni diverse. Eppure nessuno sembrò preoccuparsene.
 
Dopo un secondo di esitazione, prese a correre anche Tony, cercando di raggiungerla, ma correva decisamente troppo velocemente.
 
Poi decise di aspettare per capire dove volesse andare, e la seguì fino ad un parco, lei smise di correre, e prese a camminare.
 
Si spinse in un luogo abbastanza isolato, dove finalmente Tony riuscì a raggiungerla, e la prese per un braccio.
 
Ziva si voltò istintivamente, e solo quando vide il volto di Tony, si calmò.
 
Quando Tony la vide in voltò, notando gli occhi arrossati, fece un’espressione interrogativa.
 
“Che succede, Tony?”
Chiese la ragazza, che voleva restare da sola.
 
Tony fece cenno con la mano di aspettare, perché doveva riprendere fiato, e si sedette su una panchina vuota, seguito da Ziva.
 
Si schiarì la gola, poi parlò.
“Ma quanto corri?!”
 
“Addestramento del Mossad!”
Spiegò volgendo lo sguardo altrove.
 
“Okay… Lasciamo stare…”
Fece il ragazzo ancora con l’affanno.
 
“C’è niente che mi devi dire?!”
Chiese Ziva.
 
“Calma, occhioni belli anche se rossi… Volevo dirti che… Beh… Oggi è un giorno importante… Ed io sono venuto a saperlo da tua sorella! Questo, perché tu non mi dici mai nulla!”
Rispose il ragazzo, lasciandola perplessa.
 
Prese dalla giacca che indossava una fotocopia ripiegata su se stessa, e gliela porse.
 
“Buon compleanno, Ziva”
La ragazza rimase stupita, e lo fissò negli occhi.
 
“Ehi non guardarmi così! È tutto merito di tua sorella… Ma… Leggi quel foglio!”
 
Ziva era convinta che tutti si fossero dimenticati del suo compleanno, ma infondo sapeva quanto sua sorella ci tenesse a lei, e sapeva che avrebbe fatto qualcosa!
 
“Grazie Tony!”
 
Disse prima di iniziare a leggere, quel foglio.
A primo impatto sembrava essere una lettera, ed iniziò ad agitarsi. Non aveva mai ricevuto lettere in passato… Ma quando la aprì, tirò un sospiro di sollievo. Iniziò a leggere, e subito sgranò gli occhi quando capì di cosa si trattasse.
 
Alzò lo sguardo verso Tony, poi di nuovo sulla fotocopia…
 
“Come… Come hai fatto ad averlo?!”
 
“Ho i miei segreti!”
Si vantò il ragazzo.
 
“Quindi…”
 
“Si, esatto! Noi saremo i protagonisti del Musical di quest’anno: il Moulin Rouge!”
Tony completò la frase al posto suo entusiasta.
“Sono proprio curioso di vederti nei panni di Nicole Kidman versione Satine…”
Aggiunse ammiccando.
 
Ziva rise, immaginando tutto ciò che avrebbero dovuto fare per preparare lo spettacolo. Sognava di poterlo fare da sempre, e finalmente era arrivato quel momento.
 
“Grazie Tony!”
Disse mentre gli occhi le diventavano lucidi.
 
Il ragazzo colto da un impeto improvviso la abbracciò, e la strinse forte a sé, venendo inebriato dal suo profumo di lavanda.
Ziva, se in un primo momento si irrigidì, subito dopo si lasciò cullare da quelle braccia forti e possenti, lasciando vagare la mente tra tutto quello che ultimamente era accaduto.
 
“Direi che è il caso di tornare a casa…”
Disse ad un tratto Tony.
“Sai devi iniziare a preparati… Stasera si festeggia!”
 
Ziva si alzò di scatto, fissandolo negli occhi.
 
“Cosa credi? Che la passerai così?! Mi dispiace per te, ma è vietato dalle leggi DiNozzo non festeggiare il compleanno!”
Le disse.
“Benvenuta nel club dei diciassettenni! Mancavi solo tu!”
Aggiunse arruffandole i capelli, mentre lei le lanciò un’occhiataccia che lo fece pentire di averla trattata come una ragazza più piccolina.
 
Ziva era rimasta senza parole, sopraffatta da tutte quelle emozioni…
“Ma… Non posso lasciare Tali da sola… Oddio Tali! Sarà tornata e si sarà spaventata… Ari è tornato, ma lei non lo sa!”
Si ricordò subito dopo, alzandosi subito dalla panchina.
 
“Ehi ehi ehi! Guarda che noi le feste le organizziamo sempre al meglio!”
Rispose il ragazzo alzandosi a sua volta, e afferrandola per il braccio.
 
“Tali ora è impegnata… Deve… Preparare delle cose… Per quanto riguarda Ari… Pensi che gli farebbe piacere se venisse a cena con noi?”

A quella domanda Ziva si incupì. Aveva appena litigato col fratello, che tra l’altro, aveva totalmente dimenticato il suo compleanno.
 
“Ehi, Zee… Va tutto bene?”
Chiese il ragazzo alzando un sopracciglio.
 
“Si… Si, tutto apposto”
Rispose la ragazza tornando a sedersi.
 
Tony la osservò…
“Aspetta un attimo… Torno subito”
E così dicendo si allontanò.
 
Ziva, rimasta sola su quella panchina isolata, si portò le ginocchia al petto, ed iniziò a pensare…
 
Erano trascorsi 17 anni dal giorno in cui lei era nata… 17 anni che da quel che ricordava, Ari le era sempre stato accanto… 17 anni che la proteggeva come fosse il suo bene più prezioso, che l’aveva amata come solo un fratello sapeva fare… Erano trascorsi 17 anni in cui  provava a rendere orgoglioso suo padre, fallendo ogni volta… in cui sua madre si comportava da adolescente… in cui Ziva doveva imparare a crescere velocemente, e a prepararsi per entrare nel Mossad…
 
E proprio mentre rifletteva su tutto questo, autoconvincendosi che d’ora in poi sarebbe andato tutto diversamente, Tony tornò alla panchina, con due frullati in mano.
 
“Frullato di melograno… Come piace a te”
Le disse offrendoglielo e sedendosi.
 
“Grazie… Perché?”
 
“Perché come diceva sempre mia mamma… Il giorno del tuo compleanno, deve essere sempre speciale! E per renderlo tale, bisogna essere felici! Ma in questo momento, tu non mi sembri felice…”
Disse il ragazzo.
 
Ziva lo guardò, fingendo di sorridere, e che andasse tutto bene.
 
“Sei uguale a lei!”
Esclamò ad un tratto Tony dopo alcuni minuti che la osservava in silenzio.
 
“Oggi sarebbe stato anche il suo compleanno…”
Aggiunse spostando lo sguardo sull’orizzonte, e torturando la cannuccia del suo frappè con i denti, per cercare di non riesumare ricordi che sperava di aver dimenticato.
 
“Doveva essere una persona speciale… E certamente non uguale a me…”
Rispose Ziva vedendolo decisamente più giù di morale.
“Ti manca molto?”
Aggiunse.
 
“Ogni giorno penso a lei…”
Rispose Tony, senza distogliere lo sguardo dall’orizzonte.
 
“Ne hai mai parlato con qualcuno? Tuo padre ad esempio?”
 
A quel punto Tony si voltò a guardarla… Ed iniziò a ridere.
“Mio… Mio padre? È già un miracolo se si ricorda che esisto… Te l’ho detto… Non abbiamo un buon rapporto…”
 
“Allora parlane con me…”
Rispose prontamente Ziva, che aveva capito quanto dolore celasse Tony sotto quel suo solito sorriso da spaccone.
 
“Si è fatto tardi…”
Disse lui, alzandosi, ma venendo bloccato da Ziva.
 
“No…”
Disse la ragazza, che conosceva innumerevoli tecniche intimidatorie.
 
“Okay… Ma solo perché tu metti i brividi, mia bella Ninja!”
Rispose Tony impaurito, mentre Ziva fece un sorrisetto soddisfatto.
 
“Mia mamma è morta quando io avevo 8 anni…”
Iniziò a raccontare.
“Era come te… Aveva mille pensieri per la testa… Tanti problemi… Ma a me diceva sempre di stare bene! E all’inizio io ci credevo anche!”
Fece una pausa, cercando di mantenere il suo atteggiamento da spaccone, ma non ci riuscì. Ziva se ne accorse, e gli prese la mano, con un sorriso ricco di compassione.
 
“Aveva il cancro… E non mi ha mai detto nulla! Poi un giorno la dovettero portare in ospedale… E mi dicevano che era partita per lavoro… Ogni volta che mi chiamava, aveva la voce stanca… E mio padre non c’era mai a casa. Il giorno del suo compleanno, le dissero che le sarebbe rimasto poco tempo… E solo allora decisero di dirmi tutto quello che stava succedendo da due anni!”


Man mano che raccontava, Tony si sentiva devastato. Si sentiva tradito dai suoi stessi genitori, era arrabbiato, ma con la rabbia, cercava solo di nascondere la tristezza del suo sentirsi solo.
 
“Mi portarono da lei… Ed io ero arrabbiato! Le rimproveravo il fatto che per tanto tempo non mi aveva portato al cinema… Ero così arrabbiato… Lei mi abbracciava, ed io la respingevo… Poi ad un tratto, sentii la voce di mio padre… E tutta la rabbia la rivoltai su di lui. Iniziai a stringere mia mamma… Senza accorgermi del suono fisso del suo elettrocardiogramma… Era morta… Fra le mie braccia…”
Finì di raccontare, che le lacrime avevano bagnato tutto il suo viso.
 
Vedendolo cos’ fragile, Ziva gli prese la testa, e se la portò al petto. Provò ad accarezzarlo, per calmarlo.
 
“Lei… Lei è morta mentre io le dicevo che ero arrabbiato!”
non stava urlando, ma piangeva senza riuscire a smettere.
 
“Tony… Tony va tutto bene…”
Provò a rassicurarlo Ziva.
 
“No! Non va bene! Perché loro mi hanno mentito! Tutti e due! Se me l’avessero detto, io non sarei stato arrabbiato con mia mamma mentre lei moriva!”
Rispose con una rabbia che giungeva nuova anche a lui stesso.
 
“Tony loro volevano solo proteggerti! Credimi! Lo so!”
 
“Proteggermi da cosa, Ziva?!”
 
“Da tutta quella tristezza che riempiva le loro giornate per due lunghi anni! Un bambino non dovrebbe mai vivere tutto questo… E loro non volevano fartelo pesare!”
Gli spiegò Ziva.
 
Tony la osservò, cercando di capire quello che Ziva gli diceva. Si alzò, e si appoggiò ad un palo della luce.
 
Ziva gli si avvicinò…
 
“Scusami…”
Le disse Tony
“Non ne avevo mai parlato con nessuno prima… Mi… Mi dispiace”
 
“Non ti devi scusare… So cosa significa vivere una vita cercando di rendere orgoglioso qualcuno, sapendo che però non ci riuscirai mai!”
Rispose la ragazza, mettendogli una mano sulla schiena.
 
“Dovresti parlarne con tuo padre… Amavate entrambi la stessa persona… Avete sofferto il dolore della sua perdita da soli… Quando invece dovevate farvi forza l’un l’altro… Non l’avete fatto quando era il momento… Dovete farlo adesso!”
Gli rispose.
 
Passarono pochi minuti di silenzio… Che però bastarono a Tony per tornare il solito spaccone di sempre.
 
“Ehi David… Ma da quando sei diventata così saggia?”
 
“Da quando ho compiuto 17 anni!”
Rispose con una smorfia.
 
“Adesso però è il tuo turno! Perché prima correvi? È successo qualcosa con Ari?”
Chiese.
 
“Niente di importante!”
Rispose distrattamente.
 
“Ehi! Sbaglio ho poco fa ti ho detto che ritengo un tradimento quando qualcuno non mi dice cosa sta succedendo?!”
 
“Ed io sbaglio, o ti ho detto che in quel caso, le persone lo fanno per proteggerti? E mi sbaglio ancora, o hai detto tu stesso che il giorno del mio compleanno devo essere felice!”
Contraccambiò immediatamente Ziva, che non aveva la minima intenzione di raccontarle quanto accaduto.
 
Tony rimase interdetto.
“Scusa…”
 
“Va tutto bene!”
 
 
 
Poco dopo, i due ragazzi tornarono a casa. Ziva stava per rientrare, quando Tony la fermò.
 
“Vuoi che entri con te?”
 
“Va tutto bene, Tony…”
Rispose Ziva mettendogli una mano sulla guancia, ed aprendo la porta di casa.
 
Appena la richiuse, si sentì afferrare per un braccio, violentemente.
 
“Ari! Cosa c’è adesso?!”
 
“Ci sei andata a letto?!”
 
“Ma di che diavolo stai parlando?!”
Si alterò Ziva, alzandosi sulle punte per minacciarlo meglio con un dito.
 
“Quel Tony! Ho visto come lo guardi! Ed io ti avevo detto di tenerlo lontano!”
Rispose.
 
“Lasciami in pace, Ari! Non sono più una bambina!”
Urlò Ziva, con quanto fiato aveva in gola.
 
“Ziva! Se non ti riporto in Israele in questo momento, per ciò che hai fatto di nascosto, è solo perché aspetto ancora delle spiegazioni!”


“Tu non capisci, Ari! Non è come sembra! So quello che ho fatto!”
 
“Tu sapevi che era un terrorista! Lo sapevi e non hai detto niente!”
Gli urlò il fratello.
 
“No! Non lo sapevo! Lascia stare, Ari! Me la cavo da sola!”
Rispose salendo per le scale.
 
“E comunque…”
Si fermò
“Sono ancora vergine! Ma tanto a te non importa di quello! A te interessa solo di catturare tutti i componenti della cellula di Hamas!”
Aggiunse delusa.
 
“No Ziva! A me interessa solo di proteggerti! Mi interessa solo di te!”
Ribatté Ari.
 
“Se fosse vero… Oggi mi avresti abbracciato, dato un bacio sulla fronte, e m avresti detto Buon compleanno!”
Rispose, voltandosi e chiudendosi in camera.
 
Ari si paralizzò. Era così preso dalla storia di Avraham, che aveva totalmente perso la cognizione del tempo. Non si era reso conto che quel giorno era il 12 Novembre, il compleanno di Ziva.
 
Corse sopra per entrare in camera della ragazza.
 
“Ziva… Ziva ti prego scusami! Apri, Ziva…”
Disse battendo le mani sulla porta chiusa a chiave, e senza ottenere risposte.
 
“Ho sbagliato! Ma io volevo solo proteggerti! Tu sei la mia sorellina, e non riuscirei a sopportare che ti succedesse qualcosa! Come non riesco a capire perché tu non me ne abbia mai parlato!”
 
Ad un tratto la porta si socchiuse, ed Ari entrò.
 
“Ziva…”
Disse affrettandosi ad abbracciarla.
 
“Mi dispiace… Buon compleanno…”
Ziva lo allontanò. Aveva gli occhi lucidi, ma non piangeva. Non l’aveva mai fatto, e certo non avrebbe iniziato in quel momento davanti al fratello.
 
“Tali si è messa d’accordo con Tony per organizzare una festa per il mio compleanno… Una cena… Perché non vieni?”
Chiese Ziva sedendosi sul letto.
 
Ari aprì la bocca per parlare, poi la richiuse, perché non trovava le parole adatte.
 
“Ziva… Io devo andare via di nuovo… Non torno in Israele… Ma parto in missione per fermare la cellula di Avraham… Grazie alle tue videochiamate con papà, lui è riuscito ad entrare nel tuo server, e a scaricare tutti i dati riguardanti Avraham… Quelli che ci avevi nascosto”
Spiegò.
 
Ziva si morse il labbro.
 
“Mi dispiace Zee… Ma ora siamo molto più vicini… E ancora non capisco come sia possibile che tu non ci abbia detto nulla in questi mesi…”
Continuò.
 
“Se avevate già tutto, perché spiavi sul mio computer?”
Domandò.
 
Ari decise di essere sincero.
“Tony… Volevo scoprire qualcosa di più sul suo conto… Ma credo di aver capito che probabilmente mi sbagliavo!”
 
“Per una volta… Perché, per una sola volta… Non ti fidi di me?”
Chiese Ziva.
 
Ari non sapeva cosa risponderle, ma la loro conversazione fu fermata dal suo cellulare… Era arrivato il momento di partire.
 
“Ziva… Ziva io devo andare… Ti prometto che torno presto!”
E così dicendo, le diede un bacio sulla fronte, e sparì dietro quella porta.
 
Ziva si lasciò cadere sul letto. Non riusciva più a trattenersi… Adesso era sola a casa, e avrebbe potuto piangere senza che nessuno lo venisse mai a sapere.
Pochi minuti dopo, però, sentì suonare il campanello.
 
Scese ad aprire la porta
 
“Ari che succ… Abby?”
 
“Buon compleanno!”
Esultò la ragazza, correndo ad abbracciarla.
 
“Ehi ma che succede? Perché quelle occhiaie?”
Chiese immediatamente dopo.
 
“Non è niente…”
 
“Tu non me la racconti giusta… Ma per questa volta passi! Allora… Pronta per una giornata di shopping sfrenato prima della cena?!”
Rispose eccitata.
 
“A dire il vero…”
Provò ad obiettare Ziva.
 
“Ottimo! Andiamo! Ho rubato la carta di credito a Lucas! Tanto a lui non serve! Forza andiamo!”
Disse afferrandola per un polso e trascinandola fuori di casa.
 
 
 
Quando rientrarono, Ziva era stanchissima. Aveva trovato però un abito a dir poco perfetto, che le calzava a pennello!
 
“Non vedo l’ora di vedere la faccia che farà Tony quando ti vedrà!”
 
“Non farà nessuna faccia, Abby!”
 
“Certo certo… Pensala come ti pare!”
Rispose Abby maliziosa.
 
 
 
Era arrivato il momento. Ziva era quasi pronta. Aveva indossato un vestito nero che le lasciava scoperta la parte alta della schiena, e che si legava dietro il collo. Arrivava poco più su del ginocchio, e sopra aveva messo un giacchino di seta.
Aveva poi legato i capelli, su ordine di Abby, in uno chignon alto, lasciando fuori solo due ciocche di capelli ai lati. Un trucco leggero… Ed era meravigliosa.
 
“Sei bellissima Ziva…”
Disse Abby incantata, vedendola scendere le scale, mentre continuava a stringere la sua collana di David.
 
“Allora è pronta la principessa-ninja della serata?”
Chiese Tony entrando in casa di Ziva insieme a McGee.
Ma non appena la vide scendere le scale, rimase abbagliato.
“Wow…”
 
Abby fece un sorriso enorme… Poi Tony si avvicinò alle scale, e come un perfetto gentiluomo, la scortò fuori di casa, dove un’auto era parcheggiata.
 
“E da quando uno di voi due ha la patente?”
Chiese rivolgendosi ai due ragazzi.
 
“Non fare domande e sali!”
Le sussurrò Tony a denti stretti, facendo ridere tutti.
 
 
 
Appena arrivarono nel locale, vennero portati ad un tavolo a quattro, proprio davanti ad un piccolo palchetto. Il locale era il Pub dove Tony e Ziva avevano cantato insieme per la prima volta, e Tony l’aveva interamente prenotato per quella sera.
 
Ziva stava chiacchierando con i suoi amici, ringraziandoli per quella magnifica sorpresa, quando sentì una canzone… Si voltò di scatto verso il palchetto. Non c’era nessuno… Ma quella voce… E quella canzone… Si alzò in piedi…
 
Era quella che sua mamma le cantava sempre quando era bambina, e che a sua volta cantava lei a Tali quando era piccola.
 
La canzone venne interrotta, ed una bambina di circa 10 anni, comparve su quel palchetto. Era Tali, che aveva trascorso tutto il giorno ad organizzare quella festa.
 
“Okay sorellina… Questa mi serviva per attirare la tua attenzione!”
Le disse la piccola.
 
“Devo dirti una cosa… Ma tu mi conosci… Sai che non scrivo lettere… Quindi sono solo poche parole, che mi servono per dirti quanto tu sia importante per me.. Per dirti che non ho un solo ricordo della mia vita dove non ci sei anche tu, e che per me sei la sorella migliore del mondo… Ti voglio un mondo di bene!”
 
Ziva si inginocchiò per terra, aprendo le braccia, pronta ad accogliere Tali, che finito di parlare, le stava correndo incontro.
 
“Tanti auguri Zee!”
Disse la bambina, mentre stringeva forte la sorella, ed Abby scattava tantissime foto.
 
Tony e McGee guardavano la scena quasi commossi…
 
“Grazie topina mia…”
 
“Ma non credere mica che le sorprese siano finite qui!”
Le disse Tony, affiancandosi a Tali.
“Ziva… Oggi mi hai fatto capire l’importanza di una cosa…”
Spiegò.
 
“Tony?”
Chiese Ziva divertita anche e imbarazzata.
 
“Dell’amore della famiglia!”
Rispose il ragazzo.
 
Ziva capì all’istante, e la sua espressione cambiò in una frazione di secondo.
“No…”
Disse spalancando gli occhi.
 
“Si!”
Rispose Tali…
 
“Ma siamo noi ritardati, o avete dimenticato di dirci qualcosa?”
Si intromisero Abby e McGee.
 
Ziva continuava a fissare Tony, implorandolo con gli occhi di dirle che non era quel che pensava, quando ad un tratto si sentì abbracciare alle spalle.
 
“Tanti auguri Ziva…”
 
Ziva si voltò.
 
“Mamma…”
 
Rivka continuò ad abbracciare la figlia, poi quando sciolse l’abbraccio parlò.
 
“Ascolta Ziva… Ho fatto tanti errori nella vita… Ma per oggi… Solo per stasera… Dimenticali… Perché voglio vederti felice il giorno del tuo compleanno!”
 
Ziva si morse il labbro… Quel giorno aveva provato più emozioni di quante mai se ne potesse immaginare…
 
Abbracciò la madre… Anche continuava a serbare del rancore… Ma come promesso, per quella sera, si isolò da tutto quello che era successo in passato… E trascorse una serata, felice, con le persone che amava.









NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Finalmente riesco ad aggiornare in tempo! Dovete perdonarmi... Ma in questo mese a scuola ho dovuto fare 4 versioni di greco e latino, e domani... Interrogazione di greco! Pregate per me! Comunque... Andiamo al capitolo...
Dunque Ellie e Delilah sono andate via... E voi direte... Ma allora che le hai inserite a fare? Ed io vi rispondo che in futuro... vabbe non dico niente! Ma andiamo avanti... Ari è tornato a casa, solo per poco prima di partire in missione... Ma perché Ziva gli ha nascosto una cosa del genere? C'è qualcosa sotto? Direi proprio che la storia di Avraham si infittisce sempre di più... Intanto... Siamo entranti un po' in quello che è il mondo di Tony... PArtiamo dalla sua infanzia con la madre, e poi arriveremo anche a conoscere meglio il nostro Senior!
In più... E il compleanno di Ziva, che compie 17 anni... E come regalo di compleanno... Ora può dire di far parte finalmente del casti di un musical! Come musical ho scelto il Moulin Rouge perchè personalmente lo trovo davvermo magnifico! Un mix di romanticismo, umorismo e drammaticità, che calza perfettamente per questa storia! In più immaginando Ziva nelle vesti di Satine... Direi che ci sarà da divertirsi!
Vi lascio con questo capitolo un po' di transizione, in attesa del prossimo... Probabilmente anche quello solo di transizione.. Ma certamente ci saranno dei piccoli risvolti in qualcosa... Vabbe sto zitta prima di spoilerarvi tutto!
Baci,
Gaia.


Ps. NON DIMENTICATEVI DI PREGARE PER ME PER L'INTERROGAZIONE DI GRECO!!! XD

 
   
 
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