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Autore: Royce    11/04/2016    3 recensioni
Un Giallo ambientato a Solitude, Skyrim.
Quando un famoso scrittore scompare misteriosamente dalla propria abitazione, Elisif la Bella chiede al proprio mago di corte di indagare sull'accaduto.
Le sue indagini lo porteranno a conoscere la giovane pittrice Eris e la relazione che la legava allo scrittore scomparso.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elisif la Bella
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1
La mente ed il braccio

 

Casa di Eris, Solitude, Skyrim.

 

- Posso parlare? -
- Sì, certo. Ho finito di fare il volto -
- Bene -
Eris stava finendo di tratteggiare la slanciata figura maschile rappresentata nel ritratto, fedelmente ispirata al modello che aveva davanti a sé. L'uomo, un anziano nobile della zona, aveva trascorso quasi mezz'ora immobile, seduto su una poltrona di velluto verde, in attesa che la pittrice finisse di immortalarlo su tela. Non aveva specificato il significato di tale dipinto: forse sarebbe stato un regalo, forse un semplice ricordo da appendere in camera. In ogni caso, la paga era ottima, di gran lunga superiore alla media. Pertanto, la giovane Eris non si lamentava.
- Sai – disse lui, provando sollievo nel potersi muovere liberamente dopo quel prolungato periodo di stasi forzata – C'è un qualcosa di speciale nei tuoi dipinti -
Eris arrossì, senza dire nulla.
- Sembrano quasi... - proseguì lui, senza però trovare un aggettivo giusto.
- Vivi? - suggerì lei, abbozzando un sorriso.
- Vivi, esatto – sottolineò lui.
- Me lo dicono in molti -

 

 

Edward camminava a passo spedito per le strade della città.
Aveva un appuntamento fissato e non poteva tardare. Tra le mani, reggeva saldamente un messaggio cartaceo ricevuto poco tempo prima da un corriere.

Edward,

Purtroppo quest'oggi non sarò in città. Sarò impegnata altrove per questioni burocratiche di primaria importanza. Tuttavia, ho lasciato il compito al capitano della guardia di aiutati nelle indagini. Lo potrai incontrare davanti alla casa della signora Blackthorn, moglie dello scrittore scomparso.

Mi aggiornerete sui risultati in serata, al mio rientro.

Sinceramente,

Elisif”

 

Edward combatté con l'irrefrenabile voglia di accartocciare quel pezzo di carta e di gettarlo al bordo della strada, sforzandosi di guardare il lato positivo della situazione, per una volta almeno. Il capitano della guardia, un certo Sorik, era il suo più grande amico, nonché uno dei pochi alleati che aveva in città. Avevano trascorso insieme una quantità spropositata di tempo, al servizio dello Jarl. Sebbene ognuno si occupasse di questioni differenti nella corte, non passava giorno senza che i due non si incrociassero, non si scambiassero qualche battuta o non organizzassero una bevuta notturna insieme. Ecco, il trascorrere del tempo con lui avrebbe reso l'incarico leggermente più sopportabile, per quanto fosse possibile.

- Edward, amico mio! - urlò l'altro, vedendolo arrivare.
Il mago di corte si avvicinò e si lasciò abbracciare, per quanto quel tipo di confidenza non gli fosse mai stata più di tanto congeniale.
- Piacere di vederti, Sorik – disse, riprendendo lentamente le distanze.
Notò dietro di lui un paio di soldati della guardia cittadina, entrambi giovani ed assonnati. Erano sulla soglia della tenuta dei Blackthorn, un'imponente casa sulla strada principale di Solitude, a pochi passi di distanza dal Palazzo Blu. Proprio entro quello mura si era verificato il misfatto, quella sparizione a cui nessuno era riuscito a dare una spiegazione.
- Puoi ragguagliarmi sulla situazione? Elisif ha detto che mi avresti aggiornato brevemente – chiese Edward, ammirando le alte pareti della tenuta.
Sorik si grattò i capelli, guardando i propri colleghi con fare confuso.
- A dire il vero, non c'è molto da dire – spiegò, allargando le braccia – La moglie del nostro caro scrittore scomparso, Illda Blackthorne, è attualmente detenuta nelle prigioni della città. L'abbiamo intercettata mentre cercava di lasciare Solitude ieri sera -
- Un comportamento sospetto – commentò Edward, grattandosi il mento, pensieroso.
- Già – disse l'altro – Secondo me è stata lei ad ucciderlo -
- Ah davvero? E da dove trai questa conclusione? -
Sorik lo guardò stupito, come se la risposta fosse scontata.
- Erano sposati – disse.
- E... ? - rispose Edward, aspettandosi un qualche tipo di seguito a quella dichiarazione.
- E nient'altro. Erano sposati. Una moglie cerca sempre di uccidere il marito – commentò Sorik, sinceramente convinto della propria posizione – Fidati, mio caro. Ti parlo per esperienza -
Edward non diede più di tanto peso alle parole dell'amico. Certo, Sorik era simpatico, chiassoso, burlone. Ma non era di sicuro scaltro ed acuto a sufficienza per gestire un incarico di questo tipo. Di conseguenza le sue “geniali” intuizioni andavano considerate come superflui commenti, piuttosto che effettivi suggerimenti su eventuali piste da coprire.
- La tua argomentazione non fa una piega – commentò Edward, con una buona dose di sarcasmo che non fu tuttavia colta dal suo interlocutore.
- Grazie, amico – rispose Sorik – Adesso entriamo, dai. Elisif vuole che controlliamo l'interno della casa prima di trarre conclusioni. Anche se, secondo me, il caso è già risolto -
- Dopo di te – disse Edward, facendogli segno di entrare.
Sorik aprì di forza la porta d'ingresso, facendo risuonare i larghi frammenti di metallo della sua armatura ad ogni passo. Uno dei soldati restò a guardia dell'entrata, l'altro li accompagnò all'interno.
Un sontuoso corridoio conduceva direttamente ad una sala da pranzo, ricca di mobili ed accessori di ogni genere. Ovunque si potevano vedere dipinti, statue ed altri oggetti ornamentali, propri di chi non bada a spese.
- Tu dai un'occhiata in giro – disse Sorik al suo uomo – Noi andiamo nello studio dello scrittore. Se c'è qualche prova, sarà di sicuro lì -
Sorik fece strada ad Edward, che non era mai entrato in quella tenuta. Pochi passi e giunsero di fronte alla camera da letto dell'intellettuale scomparso.
Edward non poté non notare l'incredibile ordine dell'abitazione, non certo proprio di una scena del crimine. Si sarebbe aspettato almeno qualche mobile rovinato, delle chiazze di sangue da qualche parte; ed invece no, la casa era in perfetto stato. Sarebbe stato arduo pensare che proprio lì, pochi giorni prima, si era consumato un delitto.
Una volta dentro, il mago iniziò ad indagare attentamente, incuriosito ed allarmato allo stesso tempo. Sorik, invece, lo lasciava fare, restandosene fermo in disparte a braccia conserte.
- Sei tu la mente, qui – disse, sbuffando – Io ti lascio lavorare in pace -

Edward iniziò dalla scrivania, un luogo sacro per ogni intellettualoide che si rispetti. Di sicuro, avrebbe trovato qualche indizio da quelle parti.
Nuovamente, fu colpito dall'incredibile ordine degli oggetti: tutto, dai quaderni, ai libri, fino agli strumenti di scrittura, era sistemato in maniera certosina, impeccabile, quasi matematica. Difficile credere che ci fosse stata una colluttazione di qualche genere, perlomeno in quella stanza.
Rivolse la sua attenzione ad un taccuino, lasciato aperto in mezzo alla scrivania. All'apparenza, sembrava un testo scritto dall'uomo scomparso. Leggendo alcune parole, notò come si trattasse di una sorta di storia, lasciata però incompiuta.
- Ha lasciato questa frase a metà – commentò, indicando la pagina – Strano -
- Cosa c'è scritto? - chiese Sorik, che faceva difficoltà a nascondere il totale disinteresse per la faccenda.
- Sembra la descrizione di un paesaggio, un bosco o una foresta. Ma sembra interrompersi all'improvviso. Forse stava scrivendo mentre è successo -
- Successo cosa esattamente? - chiese l'altro – Quando la moglie l'ha ucciso? -
- Non ho detto questo – si affrettò a precisare Edward, come se avesse appena emanato una sentenza di accusa contro la moglie dello scrittore, involontariamente – Continuiamo a cercare -
Iniziò a sfogliare le pagine.
- Non avrai per caso intenzione di leggerlo tutto, spero? - domandò Sorik, piuttosto spaventato all'idea di doversi fermare lì più del dovuto.
Ma Edward aveva già trovato quello che cercava: poco prima, infatti, vi era una pagina mancante, completamente strappata via dal libro. Era impossibile risalire all'effettivo contenuto, ma a giudicare dalle parti immediatamente precedenti e successive pareva essere, ancora una volta, una descrizione di un'ambientazione boschiva.

- Abbiamo trovato il nostro primo indizio, caro amico mio – disse Edward soddisfatto – Questa pagina non è stata strappata a caso. Conteneva un qualcosa di importante. Me lo sento -
- Una moglie che uccide un marito con un foglio di carta – concluse Sorik, grattandosi il capo – Questa mi è nuova -
Edward gli rivolse un'occhiataccia, come per intimargli di smetterla di prendersi gioco delle loro indagini. Paradossalmente, doveva essere lui quello dei due a non avere voglia di essere lì. Ma le parti si erano invertite, come al solito. Di fronte alla totale assenza di professionalità di Sorik, anche un atteggiamento non curante come quello di Edward poteva passare per eccezionale zelo ed impegno.
- Non capisco perché ti comporti così, Sorik -
- Davvero? - rispose l'altro, irritato – Perché siamo alle solite, Edward. Questo è un palese caso di omicidio e abbiamo già un colpevole. Ma no, tu devi per forza scoprire le congiure del secolo dietro ogni minimo segnale. Ho una notizia per te, caro mio. La soluzione più ovvia è sempre quella giusta. Non esistono cospirazioni -
- Pensi che mi piaccia essere qui? - insorse Edward, ancora più irritato – Io ho un miliardo di cose migliori da fare che assecondare Elisif. Voglio che sia ben chiaro questo. Lo faccio perché devo, non perché io voglia farlo. Ma se faccio qualcosa, una qualsiasi cosa, volente o nolente, la faccio come si deve -
Sorik incassò il colpo, senza ribadire immediatamente.
- Mi ero dimenticato quanto tu fossi irritante, a volte – commentò sorridendo il capitano – Ma è anche per questo che ti voglio bene, amico -
- Già – rispose con sufficienza l'altro, voltandogli le spalle per tornare ad esaminare l'ambiente attorno a sé.

A pochi passi di distanza, giaceva il loro secondo indizio.

Nascosto in fondo alle ceneri di un camino, vi erano dei resti carbonizzati di un taccuino. Edward li notò subito, essendo tutto sommato ben visibili. Si abbassò e, afferrato quel che rimaneva di esso, lo esaminò.
- Un libro bruciato. Questa non può essere una coincidenza. Deve essere stato un suo diario, magari conteneva... -
- O magari – lo interruppe Sorik – era solo un libro pessimo che non gli era piaciuto. Ancora una volta, la tua fantasia ti allontana dalla realtà dei fatti -
- Può darsi – si rialzò l'altro, poco convinto dall'ipotesi dell'amico – Lo chiederemo direttamente alla signora Blackthorn, nelle prigioni -

Per il terzo indizio, invece, dovettero ringraziare la guardia cittadina.

Il giovane ragazzo, collega di Sorik, irruppe nello studio. Ansimava come se avesse appena attraversato di corsa l'intera tenuta.
- Capitano – disse, sforzandosi di assumere una posizione vagamente eretta – Dovete venire a vedere... In sala da pranzo -
Sorik, senza dire nulla, fece un cenno con la testa all'amico ed i tre si diressero a passo spedito verso il corridoio. Una volta giunti nella sala, il giovane soldato li condusse di fronte ad una parete, poco lontana dal tavolo ove i due coniugi erano soliti consumare i propri pasti.
- L'avete notato anche voi? - chiese lui, come se la risposta fosse lampante.
- No, soldato – tuonò Sorik – Spiegati -
L'altro deglutì, arrossendo all'improvviso. Poi si avvicinò alla parete, indicandola con la propria mano.
- Come potete notare, qui manca un quadro. Osservate: vi è un chiodo identico a tutti gli altri chiodi che reggono i dipinti della sala. Ma qui, l'opera sembra essere stata rimossa -
Effettivamente, quella parete conteneva un numero discreto di dipinti, tutti ordinati e sistemati alle medesime distanze, gli uni dagli altri. Eppure, lì si interrompeva questa serie, per qualche motivo.
- Cosa ha a che fare questo con l'omicidio?! - urlò Sorik, male interpretando l'intervento del giovane – Ci stai facendo perdere tempo! Noi stiamo cercando un'arma, un oggetto contundente, non dei consigli sull'arredamento -
- Aspetta, aspetta – si intromise Edward, placando temporaneamente l'ira dell'amico – Lascialo finire -
Il ragazzo annuì rivolto al mago, come per ringraziarlo del gesto. Poi si voltò, andando a raccogliere un dipinto poco distante da lui.
- Ho trovato questo nella cantina. Se provate ad appenderlo, pare combaciare perfettamente lo spazio vuoto lasciato nella parete -
Edward lo prese in mano e provò ad appenderlo: effettivamente era proprio quello il quadro mancante. Ma non appena lo rimise al suo posto, notò che esso era stato completamente stralciato, con tre netti solchi diagonali. Era davvero un peccato, visto che, all'apparenza, pareva essere davvero un'ottima ambientazione.
- Come lo spieghi questo? - chiese Edward a Sorik, rimanendo per una volta senza parole.
L'altro scosse la testa e rimase in silenzio.
Il mago, allora, decise di riprenderlo in mano, per esaminarne il retro. Proprio lì trovò ciò che stavano cercando.

Al mio Albarn. Con affetto, Eris”

-Una dedica da parte di un'amante – commentò Sorik, soddisfatto – Adesso la faccenda si fa interessante -

   
 
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