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Autore: Rory Drakon    11/04/2016    3 recensioni
Alucard ha alle sue spalle un passato oscuro e doloroso, che l'ha profondamente segnato nel cuore e nell'animo, per tutti gli anni che ha passato al servizio dell'Organizzazione Hellsing.
Che cosa accadrebbe se nella sua vita entrasse qualcuno in grado di penetrare la corazza che ha costruito tra sé e la sua umanità perduta, i suoi sentimenti più profondi?
Anche i mostri hanno un cuore e sono capaci di amare.
Anche il Re Immortale, il Conte.
(ST0RIA SOSPESA)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Alucard, Nuovo Personaggio, Seras Victoria
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Nell’infermeria dell’Organizzazione Hellsing, Azmaria riposava in uno dei letti bianchi, mentre Sebastian si accingeva a posarle un pezza intrisa d’acqua fresca sulla fronte accaldata, stando bene attento a non sfiorarle la pelle.
Se l’avesse fatto probabilmente la fronte avrebbe spillato sangue che l’avrebbe sfiorato, causandogli un dolore indicibile. Era uno dei poteri degli Apostoli: sapevano respingere i demoni e ogni male grazie alle loro stigmati, nascoste sulla fronte, i polsi e le caviglie.
La ragazzina si era prese una brutta febbre, e non era per il fatto di essere stata troppo tempo fuori al freddo gelido della notte.
Era stata colpita da un raggio energetico, per di più scagliato da un demone. Sebastian sapeva che questo aveva un influsso negativo sugli Apostoli, ma sapeva anche che non sarebbe durata a lungo: un giorno di riposo e Azmaria sarebbe tornata come prima.
«Sebastian, sei qui?»
Era la voce di Alyssa, la sua padrona.
La ragazza entrò titubante, e trovò il demone intento a prendersi cura di Azmaria.
«Mia signora» l’accolse Sebastian con un elegante inchino. «A cosa devo il piacere?»
«Ti prego, Seby, te l’ho ripetuto mille volte, chiamami Alyssa e dammi del “tu”» borbottò Alyssa.
«Come desiderate» ridacchiò Sebastian. «Sarete anche sua discendente, ma non somigliate molto a Ciel Phantomhive».
«Ti ho appena detto di darmi del tu!» sbottò secca la ragazza.
«Ecco, adesso gli somigliate un po’ di più. Anche lui dispensava ordini a bacchetta con quel tono».
Alyssa sbuffò. «Da come ne parli, sembra che tu ne fossi innamorato!»
La ragazza sentì un sibilo e vide che il maggiordomo ora era pericolosamente vicino a lei, tanto che i loro nasi si sarebbero potuti sfiorare.
«Chi può dirlo?» fece Sebastian, fissandola intensamente con i suoi occhi color rubino. «Noi demoni non abbiamo alcuno scrupolo e non ci facciamo alcun problema morale, siamo capricciosi e lussuriosi. Una cosa del genere è verosimile…» Sebastian le accarezzò delicatamente il lato destro del collo, con una calma simile all’indifferenza.
Alyssa ebbe un invisibile fremito. Solo lei e Sebastian sapevano cosa si nascondesse, sotto l’alto colletto della camicetta bianca che la ragazza era solita portare.
Il marchio del loro contratto.

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Anche Sebastian lo aveva, sul dorso della mano sinistra, sempre guantata di bianco.
Alyssa ricordava il giorno in cui avevano stretto il loro patto come se fosse ieri. Era da poco diventata la legittima proprietaria ereditaria della magione Phantomhive, per volere della regina Elisabetta. Ma i suoi genitori non l’avevano mai accettata, perché era una ragazza. Forse era meglio dire che non l’avevano mai accettata da quando era nata. L’avevano abbandonata a sé stessa, sempre.
Per questo, quando la regina Elisabetta li aveva costretti ad includerla nell’eredità della magione Phantomhive, non si erano fatti scrupoli a mandare un sicario ad ucciderla, quando aveva poco più di dieci anni.
Quell’uomo c’era quasi riuscito a farla fuori, ma in quel mentre Sebastian era apparso, sopito dal 1900, proponendole il contratto, e Alyssa l’aveva accettato.
Così Michaelis aveva ucciso il sicario e i genitori di Alyssa, sotto richiesta di quest’ultima. Ora il demone doveva servirla a vita, prestando con lei servizio all’Organizzazione Hellsing, in cambio dell’anima della ragazza.
Ma in tutto quel tempo che l’aveva servita, Sebastian non aveva mai avanzato alcuna pretesa su di lei, quando avrebbe potuto, dato che ora aveva la sua anima. Alyssa si chiedeva spesso il perché.
“Quanto siamo masochisti, mia signora” aveva detto Sebastian, quando lei gli aveva posto quella domanda. “Se vuoi posso anche accontentarti”. E le sorrideva malizioso, al che Alyssa arrossiva e lo azzittiva in malo modo.
«Non dovresti essere con i tuoi fratelli Apostoli ad esercitare i tuoi poteri, mia signora?»
La voce di Sebastian le interruppe quel flusso di pensieri.
«Ci stavo andando» confermò Alyssa. «Volevo… informarmi su come stesse Azmaria. Joshua è parecchio preoccupato.»
«Digli di non preoccuparsi, mia signora. La sua amica si rimetterà tra breve tempo».
«Ne sono lieta». Alyssa gli rivolse un gran sorriso, girò i tacchi e fece per andarsene. Ma quando fu davanti alla porta, si bloccò. «Sebastian?»
Il maggiordomo diabolico si girò al suono della sua voce. «Mia signora?»
«Perché mi hai salvata? Perché non ti approfitti della mia anima da quando l’hai avuta? Voglio che tu mi dica la verità» disse Alyssa, risoluta. «E questa non è una richiesta, è un ordine».
Michaelis la fissò, in silenzio, con uno sguardo indecifrabile. Poi le si avvicinò, si chinò e posò le proprie labbra su quelle della ragazza, cingendole i fianchi con le mani guantate.
Fu come se una scarica elettrica avesse attraversato il corpo di Alyssa. La ragazza schiuse le labbra e le affondò con più forza in quelle del compagno; le sue braccia cinsero il collo del servo tirandolo più vicino a sé in un abbraccio che non avrebbe mai voluto sciogliere.
Così la bocca di un demone e quella di un Apostolo toccato dalla benedizione divina si unirono.


***


Il sole splendeva alto nel cielo, picchiando sulle mura della magione Hellsing.
Rory, Christ, Alyssa e Joshua erano radunati fuori nell’immenso giardino, con le loro armi strette in pugno. Joshua aveva con sé due sai ninja, delle particolari spade corte, con tre lame sottile distanziate tra loro e dal manico nero e d’argento.
«Questo posto è perfetto per poterci allenare» affermò Christ. «Siete pronte, ragazze?»
«Direi di sì, ma questo dipende da cosa vuoi insegnarci» ribatté Rory. «Per esempio, sarebbe una bella idea sapere come evocare quelle ali d’angelo a nostro piacimento. In battaglia sarebbero molto utili!»
«Vero» concordò Alyssa. «Basta pensare a come abbiamo sbaragliato quei Ghoul!»
«Be’, allora iniziamo da questo, che ne dici, Josh?» chiese Christ.
Joshua annuì. «È molto più semplice di quanto si possa pensare. Devi concentrarti, immaginare di avere come delle braccia chiuse dietro la schiena ed esprimere il volere di distenderle. Dopodiché le puoi controllare come se fossero delle tue parti del corpo, solo che a differenza delle braccia non sono fatte di muscoli, e quindi non possono mai sfinirsi. Una volta che le fai sbattere e ti sollevi in volo continuano a sbattere da sole, finché non ordini loro di chiudersi. Facciamogli vedere, Christ».
La vampira annuì con vigore, quindi lei ed il ragazzo chiusero gli occhi. Lentamente, Rory ed Alyssa videro distendersi da dietro la loro schiena le immense ed imponenti ali corvine. A quel punto i due riaprirono gli occhi.
«Vedete? È abbastanza semplice» disse Christ.
«Non capisco» mormorò Rory. «Perché voi due avete le ali nere, mentre io e Alyssa, quando ci sono comparse, le avevamo bianche?»
«Sinceramente non lo so» rispose Christ. «So solo che le ho nere da sempre, credo…»
«Non è possibile» intervenne Joshua. «Sicuramente dovevano essere bianche, proprio come me.»
«Avevi le ali bianche, Joshua?» domandò Alyssa.
«Prima sì…»
«Prima di che cosa?»
«Gli Apostoli, di per sé, hanno le ali d’angelo, bianche» spiegò Joshua. «Se essi rinnegano la loro natura di entità benefiche e vengono toccati dal Male, le loro ali da bianche diventano nere. È il marchio del peccato commesso».
«Ma io non ho commesso nessun peccato!» protestò Christ.
«Detto in parole più semplici, un Apostolo di per sé deve stare dalla parte della Luce, ma questa non è una condizione vincolante, un Apostolo può passare dalla parte del Buio, e se ciò accade, le sue ali diventano nere» replicò Joshua. «È questo quello che volevo dire».
«Quindi voi due sareste passati dalla parte del Male?» domandò Rory.
«Ehi! Non ci pensare nemmeno! Io non sono cattiva!» protestò Christ.
«Christ, non intendevo dire questo…»
«Non è così semplice come sembra» ribatté Joshua. «Le ali di un Apostolo diventano nere se questo viene corrotto, quando viene perennemente contagiato da emozioni negative quali rabbia, odio, rancore, o persegue un obiettivo malvagio, come nel mio precedente caso».
«Che cos’hai fatto?»
Joshua s’incupì. «Sono stato dalla parte di quello che allora non sapevo fosse uno dei demoni più perfidi ed infidi del mondo. Mi ha convinto a passare dalla sua parte e a perseguire il suo malvagio scopo, che io credevo fosse per il bene del mondo. In questo modo ho fatto del male a mia sorella maggiore e ai suoi amici, e a non so quanta altra gente. Poi sono tornato sulla retta via, ma come punizione per i miei peccati, le mie ali sono diventate nere».
«Sai che gran punizione!» esclamò Christ. «Per me non è affatto male! Il nero è molto più figo del bianco, non trovate?»
Joshua, Rory ed Alyssa scoppiarono a ridere.
«Ma allora come mai io ho le ali nere?» chiese Christ. «Non ho mai fatto niente di male!»
«Che tu sappia» disse Joshua, scrutandola con tanto d’occhi. «Anch’io quando ero dalla parte di Aion ero convinto di essere dalla parte del Bene, e invece avevo venduto la mia anima al Male. Tu sei certa di essere nel giusto?»
«Aion?» Rory, all’udire quel nome, impallidì e fu attraversata da un senso di sconvolgimento che rischiò di farla barcollare. «Chi è Aion?»
«È il perfido demone con cui mi ero schierato» rispose Joshua.
«Scusa?» fece Christ, certa di non aver sentito bene. «Hai detto proprio Aion?»
«Sì, perché?»
«Joshua, tu… ti stai assolutamente sbagliando. Aion non è un demone… è un umano, ed è anche una brava persona…»
Joshua la guardò come se avesse appena detto una bestemmia. Lo sguardo di Rory e Alyssa scorse da quello di Joshua a Christ, interrogativo.
«Christa Darion» Joshua pronunciò fra i denti il nome completo dell’amica. «Che cosa accidenti stai dicendo!? Aion una brava persona!? Aion un umano!? Sei fuori di testa!?»
«No che non lo sono!» sbottò Christ. «Non osare parlare ancora di lui in questo modo! Lui non è malvagio, è buono e generoso! Mi ha riportata in vita e mi è sta
to accanto per tutto il tempo che ho sofferto per la morte di Rory! Per poi scoprire che non è morta!» «Che cosa!?» Joshua era sbalordito. «Christ, no… lui ti sta usando esattamente come ha fatto con me! Sembra buono e generoso, ma è tutto un trucco! Ti sta manipolando e usando per i suoi scopi malvagi!»
«STA’ ZITTO!» urlò Christ, menando un colpo di spada diretto contro Joshua.
«Christ!»
Rory scattò in avanti e incrociò la lama di Excalibur con quella della spada nera di Christ, Clarent, la spada che Mordred usò per uccidere suo padre Artù, parando il colpo.
«Christ, ma sei impazzita!? Che cavolo ti prende!? Calmati!» gridò Alyssa.
«Non osare mai più rivolgerti in quel modo al mio Aion, Joshua!» esplose Christ. «Tu non lo conosci, non sai niente di lui!»
Christ ritrasse Clarent e la rinfoderò, mentre le sue ali sparivano dalla sua schiena. «Io me ne torno nella mia stanza. Lasciatemi da sola!» Girò i tacchi e si allontanò in tutta fretta.
«Christ, no! Aspetta!» urlò Rory.
«Lasciala andare» le disse freddo Joshua.
«Col cavolo, Joshua! Fuori dai piedi!»
Rory scansò il ragazzo Alyssa e corse dietro all’amica, ormai lontana.
«Per mille salamandre in salamoia! Ma che cosa diamine le è preso!?» esclamò Alyssa.
«Siamo nei guai» disse Joshua. «Guai seri. Dobbiamo avvisare la direttrice Integra!»
«Ragazzi!»
Joshua e Alyssa si voltarono e videro Seras correre loro incontro.
«Seras, che c’è? Cos’è successo?» domandò Alyssa.
«Io… Joshua, mi dispiace tantissimo… ho cercato di fermarlo, ma…»
«Ma di che stai parlando!?» esclamò Joshua. «Seras, che cos’è successo?»
«Azmaria» disse Seras, chinando lo sguardo.
«Azmaria cosa? Che le è successo? Sta male?»
«Rapita» Seras non osò nemmeno alzare lo sguardo. «Azmaria è stata rapita».
«COSA!?» gridarono Alyssa e Joshua all’unisono.
«Ero con lei, e all’improvviso qualcuno mi ha colpito e mi ha messa fuorigioco, poi ha catturato Azmaria e l’ha portata via con sé… non ho potuto fare nulla… mi dispiace, mi dispiace così tanto…» balbettò Seras con voce rotta.
«Chi è stato? Chi è stato a rapirla? L’hai visto?» domandò Alyssa.
«Era un uomo vestito di nero, con gli occhi gialli… sembrava… fatto di oscurità e tenebra» Seras rabbrividì, e quel brivido di paura raggiunse anche Alyssa e Joshua lungo le loro schiene.


   
 
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