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Autore: alida    04/04/2009    10 recensioni
Harry stava in piedi con lo sguardo fisso nel vuoto. Due occhi verdi troppo vuoti per Piton che li sentì come un pugno nello stomaco. I personaggi appartengono a J.K.Rowling, la storia non ha scopo di lucro. Buona lettura.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Il sudore gli bagnava la fronte facendo scendere alcune gocce negli occhi dove rimanevano intrappolate tra le lunghe ciglia nere. Harry aveva cominciato a star male a metà mattina e a pranzo non era riuscito a ingoiare niente. Nel pomeriggio la febbre era iniziata a salire fino a raggiungere 39 e 4 linette in poche ore.

Madama Chips lo aveva controllato diverse volte ma  all’apparenza, oltre la febbre, sembrava che il bambino non avesse alcun problema di salute. Intanto Harry tremava dal freddo nonostante avesse due coperte e l’ambiente fosse riscaldato. Tremava in silenzio senza emettere neanche un gemito di sofferenza.

Sapeva bene che se si fosse lamentato lo zio Vernon gli avrebbe messo uno straccio in bocca per non sentirlo e lo avrebbe rinchiuso per almeno due giorni nel sottoscala. Ma no! Zio Vernon non c’era più e non sarebbe mai tornato! Era ad Hogwarts e se c’era qualcosa che non andava bene bastava che chiedesse aiuto. Con determinazione ma debolezza aprì la bocca e chiamo: “Professor Severus! Aiuto! Aiuto!”.

Madama Chips si avvicinò al letto per rassicurarlo: “Signor Potter, si calmi. Non si trova in pericolo! E’ la febbre che la fa star male, non è in pericolo!”. La mano della medimago accarezzava i capelli del piccolo paziente che pian piano si calmò.

Ma la sensazione di pericolo tornò poco dopo e fu ben peggiore. Harry si dimenò nel letto , le coperte gli si attorcigliarono attorno alle gambe impedendogli di muoversi e più non riusciva a muoversi più si agitava e strillava.

Alla fine Poppy fece chiamare Severus che aveva iniziato quella stessa mattina il suo turno di guardia all’esterno. Per Piton era una stupidaggine dover restare appostati in attesa dell’arrivo di Voldemort. Silente aveva chiesto di mantenere sempre le posizioni ma secondo il pozionista le postazioni andavano prese nel momento in cui Voldemort si fosse manifestato, non certamente prima!

Quando giunse per l’ennesima volta in infermeria, Severus trovò Harry in condizioni pietose. La temperatura non scendeva, il bambino era completamente bagnato e in stato di totale agitazione. Le pozioni calmanti che Poppy gli aveva fatto bere non sortivano l’effetto desiderato e Harry continuava a invocare Piton.

Severus tolse le coperte e prendendo in braccio il bambino lo portò nella camera adiacente dove lo spogliò e gli mise della biancheria asciutta. “Mi dispiace, sono tutto sudato! Non volevo!” cercava di scusarsi Harry per qualcosa di cui non poteva, assolutamente, avere colpa.

“Non è niente! Tutti sudano quando hanno la febbre alta. Una volta io l’ho avuta a 39 per quattro giorni!” raccontò l’uomo.

“Te lo ricordi ancora?” chiese debolmente il bambino.

Severus fece finta di non aver sentito. Come avrebbe potuto dimenticarsene.

Ti sei ripreso?! Quattro giorni a letto! Senza far niente con la scusa di star male! Tua madre ha dovuto lavorare per comprarti le medicine e non abbiamo potuto fare neanche la spesa. Abbiamo mangiato anche il pane duro! Ma adesso te lo faccio vedere io cosa succede agli scansafatiche come te che poltriscono tutto il tempo!

E così il piccolo Severus si prese tante di quelle botte che imparò a non ammalarsi più! Almeno secondo il suo infantile ragionamento ma da adulto si rese conto che continuò a star male ma la paura era così tanta che smise, semplicemente, di misurarsi la temperatura e questo gli rimase nel tempo. Ancora oggi, il professore più temuto di Hogwarts, non usava più alcun termometro.

Harry si accorse che il professore gli nascondeva qualcosa perché lo vide fissare un punto lontano nell’orizzonte e mettendogli le sue manine aperte sulle guancie scavate, gli sollevò il viso, e gli disse: “Va tutto bene. Non startene laggiù, vieni qui. Sei al sicuro!”.

Come aveva fatto un bambino così piccolo a entrare talmente a fondo nel suo animo da aver percepito un sentimento che nessun altro aveva mai notato? Era possibile che al di là della Legillimanzia ci fosse un modo per vedere i ricordi degli altri? Oppure Harry non aveva visto il ricordo ma solamente intuito il suo dolore?

Severus si smarrì negli occhi del bambino e dopo essersi ripreso, domandò: “Secondo te dove ero?”.

“In un posto lontano dove ti sono successe cose brutte! Un posto che assomiglia … quasi ad un sottoscala!” rispose Harry a voce bassa e sospettosa.

“Hai ragione. Ero in un sottoscala buio e freddo!” constatò Severus. Poi prese la mano di Harry e gli disse: “C’è qualcosa che non va? Ti fa male da qualche parte?”.

Harry si strinse al professore e con gli occhi rossi e stanchi dalla febbre, rispose: “No, è solo che io ho tanta, tanta paura! Se quell’ombra verrà a mangiarmi come farò? Io non so fare niente!”.

“Secondo me, Harry, tu non devi fare niente. A te viene richiesto solo di avere fiducia negli altri! Vedrai che starai calmo ti passerà anche la febbre”.

Il bambino ascoltava Severus,  ma la sua voce gli sembrava sempre più lontana, fino a quando, tra le braccia del professore, si addormentò. Si risvegliò verso le sette, e accanto a sé trovò la professoressa McGranitt che gentilmente gli fece misurare la temperatura e gli raccontò la fiaba del Mago e del pentolone salterino.

Verso le nove, andò via anche la McGranitt assicurando il bambino che di tanto in tanto qualcuno sarebbe passato a controllare come stesse e per fargli compagnia vennero appesi alcuni quadri sia nella sua camera che in infermeria.

Era notte fonda quando Voldemort decise di sferzare l’attacco. Severus era rientrato un attimo per parlare con Silente della possibilità di dare una bacchetta ad Hagrid, era un caso estremo e forse si sarebbe potuta fare un’eccezione. Voltò l’angolo e la vide: una nube nera  che usciva dalle labbra sghignazzanti del gargoyle a guardia davanti le scale che portavano all’ufficio di Silente.

Severus ebbe una frazione di tempo per decidere: affrontare Voldemort con coraggio oppure con un coraggio probabilmente maggiore, dare l’allarme e uscire di corsa per mantenere la sua postazione così come aveva richiesto Regulus Black.

Fu difficile, non da lui, ma mise da parte il suo orgoglio e dopo aver esploso dei petardi, come precedentemente stabilito con tutti gli altri, si diresse all’esterno della scuola. Minerva arrivò sul luogo in un secondo e trovandosi difronte la nube nera ma non sapendo quale fosse la sua consistenza provò con l’incantesimo “Aguamenti!”.

Se si fosse trattato di una polvere nera, l’acqua l’avrebbe in parte sciolta in fango e difatti così avvenne, nonostante questo però rimase ancora molta polvere che si ricompose e trapassando i muri si spostò sulle scale. La nube non passò inosservata.

Ora che tutti sapevano a cosa dar la caccia e che tutti erano uniti per la causa, la nube sembrava non aver scampo. I quadri urlavano a gran voce gli spostamenti di Voldemort e gli elfi delle cucine aveva creato un cordone di protezione all’ingresso dell’infermeria. Madama Chips da canto suo aveva lanciato un “Protego!” attorno al letto di Harry dicendogli di non muoversi e di fidarsi degli altri.

Harry non era molto propenso a fidarsi! Tutti lo avevano lasciato solo in quella stanza mentre fuori si sentivano tante persone urlare! Aveva paura e alcune lacrime gli scesero sulle guance mentre lui si rannicchiava nel letto coprendosi con le coperte.

D’un tratto nessuno sapeva più dove era Voldemort. Aveva trapassato un muro ma non era ricomparso dall’altra parte! Gazza però non si stupì e raggiunto da Silente, fece notare al preside che diverse volte gli era capitato vedere degli studenti entrare in una stanza che poi scompariva!

Silente si posizionò difronte al muro e disse : “Mi serve una stanza dove poter nascondermi da chi mi sta cercando!”. La stanza delle necessità si aprì davanti a lui e al suo interno la nube alleggiava nell’aria. “Tom!” disse Silente “Non hai scampo! Non puoi raggiungere il tuo scopo e non ho intenzione di lasciarti in vita!”.

La nube si diresse velocemente contro il preside che subito disse: “Ardemonio!”. Il fuoco maledetto si sviluppò attorno alla nube di polvere bruciandone una certa parte prima che Voldemort ripresosi si diresse verso l’infermeria. Gli elfi erano stati avvisati da Pixie dell’arrivo della nube e rafforzarono ulteriormente  il cordone protettivo.

All’arrivo di Voldemort gli elfi, col palmo della mano aperto verso la nube, crearono un’onda d’urto che la fece indietreggiare mentre una luce bianca emanata dal Barone Sanguinario e dal Frate Grasso rendevano la nube nera sempre più grigia e debole.

Voldemort non ebbe altra alternativa, se non poteva affrontare Harry dentro il castello avrebbe trovato il modo di farlo all’esterno costringendo il piccolo ad uscire dall’infermeria, in soccorso, magari di qualcuno a lui caro.

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Ciao carissimi, metà scontro è stato affrontato, domani saprete cosa succederà all'esterno del magico castello di Hogwarts. Spero che il capitolo vi piacia. La descrizione dello scontro è sempre complicata per me che non so dove mettere i personaggi. Spero non vi sembri superficiale. Fatemi sapere. 

chiaramalfoypotter: Silente ha fiducia in Severus  e in Minerva, e dubita di tutti gli altri, anche se in cuor suo sa che faranno il possibile per far andare a buon fine il loro piano

PAMPAM: menti collegate? E' una buona idea per una prossima ff!

Persefone Fuxia: la lingua italiana ha molte sfumature, e spesso si prendono delle licenze poetiche.... del resto gli italiani non sono tutti poeti? 

Shiho 93: non ti preoccupare! Non sarai delusa, il piccolo Harry sa il fatto suo!

 

  
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