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Autore: lightblue96    12/04/2016    1 recensioni
La sorella di Louis nasconde un segreto. Qualcosa che le ha rovinato la vita, che l'ha fatta cambiare radicalmente. E Louis è intenzionato ad aiutarla, anche se non sa la verità. E forse, non la saprà mai.
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Meglio essere felici nell'ignoranza che infelici nella consapevolezza. Preferisco così.
..
E' così che inizia il suo diario. E' l'inizio della tragedia. La porta del suo inferno personale.
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Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Liam Payne, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Charlotte's Pov
 

Ad attendermi, una volta a casa, c'era il mio adorabile fratellone.

"Dove diavolo sei stata?!" mi chiese Louis infuriato. Io risi.

"In giro. Un po' qui, un po' là. Sai com'è" risposi io, farfugliando.

"E sei anche ubriaca marcia"

"Che occhio, fratello" risi io.

Quando ero ubriaca, ridevo. Ridevo sempre, per ogni cosa. Amavo la sensazione di leggerezza, come se potessi librarmi in aria, come se nessuno potesse toccarmi. Amavo le vertigini che sentivo. Amavo il fatto che mi facesse dimenticare la mia vita, come se potesse sparire.

Lui si avvicinò, bloccandomi le braccia e guardandomi negli occhi. Mi irrigidii inconsapevolmente sotto lo sguardo confuso di mio fratello.

"Mi dici cosa ti è successo?"

"Non toccarmi, Lou" dissi, con il fiato corto. Respiravo a fatica. "Toglimi quelle mani di dosso"

Fece come gli avevo detto e tutto tornò come prima. Non avevo più quel masso che mi soffocava. Ero ritornata leggera.

"Perché fai così, Lottie?"

Non ce la feci. Odiavo il suo tono sofferente. Odiavo sentire il suo dolore. Le lacrime presero a scendere lungo il mio viso così velocemente che non me ne accorsi subito.

"Così come, Lou?"

"Torni a casa ubriaca marcia, non parli più con mamma, non parli più nemmeno con me!" disse, asciugandomi le lacrime. Io mi ritrassi dal suo dolce tocco. "Non ti fai più abbracciare o toccare, ti sei chiusa in te stessa e non permetti a nessuno di entrare.."

"Saresti stato tu!" lo interruppi io, sussurrando.

"Come?!"

"Se solo ci fossi stato, saresti stato tu. Ma sei scomparso, infischiandotene della tua famiglia. Di me. quindi Louis, smettila. Devi lasciarmi in pace. L'hai fatto per quattro anni, puoi continuare a farlo anche adesso"

Mi girai, dandogli le spalle. Le lacrime non avevano mai smesso di scendere, ma io non le sentivo. Non sentivo nulla, se non quell'eterno vuoto. Un buco nero che aveva risucchiato tutto quello che avevo all'interno.

"Lottie.." mi chiamò lui, esitante.

"BASTA LOUIS! COME TE LO DEVO DIRE? NON DEVI PIU' CHIAMARMI IN QUEL MODO! HAI CAPITO?? LO ODIO. LO ODIO" e con questo, mi rintanai in camera mia, sbattendo rumorosamente la porta.


***

 

I giorni passarono e, pian piano, io e Louis riuscimmo a trovare un tacito accordo: io non rompevo le palle a lui e lui non le rompeva a me. Dopotutto avevo anche trovato un lavoro! Il colloquio con il tizio era andato bene. Che dire?! Da quel giorno iniziai a lavorare all'ospedale, nel reparto di pediatria e oncologia infantile. Era dura, ma mi rendeva felice. Amavo i bambini e volevo dargli tutto quello che potevo. In quel caso, spensieratezza e felicità. Se lo meritavano.

Con gli altri ragazzi non andavo molto d'accordo. O meglio, io li evitavo. Anche se effettivamente non mi avevano fatto nulla. Ma preferivo così. Volevo che ci fosse una certa distanza tra me e loro. Mio fratello compreso. Sapevo che se li avessi fatti avvicinare, avrebbero scoperto tutto. E non potevo.



***


Dopo quasi tre settimane di quiete, scattò la tempesta.

“Basta Louis! Mi hai veramente rotto!”

“Sto cercando di aiutarti, Charlotte. Ma tu non me lo permetti”

“E allora smettila! Sto bene, non lo vedi?!” mentii io.

“No, non stai bene. Non sei più la stessa”

Alzai gli occhi al cielo. “Pensavo che questa storia l’avessimo già risolta”

“E invece no!!” esclamò lui.

“Ti stai comportando come un bambino. Oh, scusami, lo sei ancora.” Dissi con cattiveria.

“Dannazione Charlotte! Non parlarmi in questo modo!”

“E come dovrei parlarti?! Eh?” chiesi io.

“Con un minimo di rispetto!”

Risi sarcasticamente. “E perché dovrei? Solo perché sei mio fratello?”

“SI, soprattutto per questo”

“No, Louis. Un fratello non si comporta come hai fatto tu! Mio fratello non mi avrebbe mia lasciata sola! Mio fratello mi avrebbe protetta!!”

“Da cosa? Da cosa dovevo proteggerti, Charlotte? Non eri sola. C’erano mamma e papà, i tuoi amici, i tuoi cugini! Ti ho lasciata sapendo che eri al sicuro.”

“E invece indovina?! Non lo sono stata”

Lui sospirò, cercando di calmarsi. “Quindi è colpa mia? Qualsiasi cosa sia successa, la colpa è la mia?”

“No, Louis. La tua unica colpa è di non essere mai venuto a trovarci, almeno una volta l’anno. Almeno quando avevi anche solo pochi giorni di pausa. Questa è la tua unica colpa. Perché se l’avessi fatto, avresti capito. Per il resto invece è stata tutta colpa della mia stupidità”

“E ora questo che vorrebbe dire?” chiese Louis, massaggiandosi le tempie. Gli avevo fatto venire un bel mal di testa.

“Niente, Louis. Niente” dissi e prima che potesse chiedermi altro me ne andai.




Louis’ Pov


Dovevo metterla all’angolo. Metterla in condizione di dovermi raccontare tutto. Ma come facevo se non sapevo nemmeno cosa fosse realmente accaduto? Come avrei potuto fare?

“Dovresti affrontarla” mi consigliò Harry, leggendomi nel pensiero.

“Come se fosse facile! È come un puzzle. Ogni frase che dice, ogni litigata, è un piccolo tassello. Ma non ho abbastanza pezzi e l’immagine è talmente confusa che non si riesce a capire cos’è.”

“Potresti provare a parlare con i suoi vecchi amici” disse Niall.

“Già fatto. E l’unica cosa che ne ho ricavato è stato qualche altro tassello” risposi io.

“Cioè?” chiese il biondo.

“So solo che per due settimane, se non di più, è praticamente restata chiusa in casa. Non voleva vedere nessuno. Ho chiesto anche a mia madre e me l’ha confermato. Ha detto che addirittura non usciva dalla sua stanza neanche per mangiare, tanto che volevano chiamare qualche medico. Ma poi l’hanno convinta.”

“Wow.” fece Harry.

“Già” dissi Liam, sospirando.




Charlotte’s Pov


Ero diventata brava a fuggire. Scappare da un eventuale pericolo. Che fosse fisico o emotivo. Ero scappata da quel mostro. Ero fuggita via da me stessa. Avevo allontanato tutti.

Non sapevo più cosa volesse dire essere felici. Non sapevo più chi fossi. Non capivo più come fare a fermarmi.

Ero un disastro.

Ma non era questo l’importante. Dovevo proteggere i miei cari, e l’avrei fatto anche a costo di essere infelice per tutta la mia vita. Anche a costo di perdere tutto ciò che avevo di più caro: la mia famiglia.



 

  
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