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Autore: destiel87    12/04/2016    0 recensioni
Sette sono le Dee che cambieranno il destino dell' eroe Sigfried, giunto dalle terre nordiche fino alle sponde della grecia.
Afrodite, dea dell' amore, Ixchel, dea della passione, Hel, lunare e gelida come i monti dove dimora.
Ecate, dea degli incantesimi, Atena, dea della saggezza e della guerra, Artemide, la vergine cacciatrice.
Ed infine, Perfesone, malinconica regina dell' oltretomba...
Ad accompagnarlo nelle sue avventure, il fidato destriero alato Pegaso, e la veggente guerriera Cassandra.
A sfidare la sua ira e la sua spada, il valoroso e crudele Ares, ed Ade, dio dei morti e delle ombre.
(Nota: I personaggi della storia sono ispirati alla mitologia greca, romana e normanna)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 3: LA DEA DEL GHIACCIO
 

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Il giovane Sigfried tenne fede alla sua promessa, dopo essere partito dal villaggio e aver lasciato la sua amata, risalì il centro del regno, esplorò ogni giungla, deserto e caverna, scalò le montagne fino ad arrivare al gelido regno del inverno, raccogliendo diamanti di ogni forma e dimensione.
Di ogni colore aveva un brillante, aveva preziosi color dell' oceano e del fuoco, dell' oro e dell' erba.
Con il suo sacco pieno di meraviglie affrontò il freddo e la fame, le tormente di neve e la solitudine, fino ad arrivare nella città del ghiaccio, dove alte mure innevate proteggevano la città, nel cui centro si ergeva il grande castello.
Nella città di cristallo vivevano molte persone, pescatori e cacciatori, donne formose e donne minute, bimbi in fasce e anziani, tutti governati dal diamante più splendente  e freddo del creato.
La chiamavano la Dea del ghiaccio, e il suo nome era Hel.
La luna stessa invidiando la sua pelle bianca e brillante restava in cielo tutto il giorno, i fiocchi di neve le cedevano il passo e le volteggiavano intorno, ad ogni suo passo la neve diveniva ghiaccio e le piante intorno a lei gelavano e si scioglievano di fronte alla sua bellezza.
La terra nella quale viveva, orgogliosa della sua algida bellezza, restava calma per non rischiare di ferirla, infatti in quelle terre non c' erano terremoti o tempeste troppo forti.
Nessun abitante del regno osava disobbedirle e tutti vivevano per servirla e accontentarla, non si combattevano tra di loro per non vedere le gelide lacrime sulle sue guancie bianche, non morivano per non vederla soffrire, anche i bambini non piangevano per riuscire a strapparle un sorriso.
Si diceva che l' unico uomo che aveva osato toccarla era diventato una statua di ghiaccio, e ora arredava la sua sala del trono, in modo che potesse guardarla e soffrire in eterno.
La Dea del ghiaccio aveva la pelle come la luna, capelli color del fuoco lisci e lunghi, gli occhi erano due rubini scintillanti, le sue labbra rosse erano come petali di rosa, sottili e delicate.
Aveva un vestito rosso lungo e spesso, una corona di diamanti e uno scettro di ghiaccio con un enorme zaffiro sulla punta, così luminoso da illuminare una stanza intera.
Gli abitanti dicevano che stava spesso nella torre più alta del castello, a guardare le stelle e a parlare con loro.
Sigfried, stanco per il viaggio chiese ristoro in una delle case di pietra della città, e i suoi abitanti, gioiosi per la visita di un eroe come lui, gli offrirono il letto più comodo che avevano, la stanza più calda e i vestiti più pesanti.
Gli donarono diamanti e gemme, pellicce d' orso polare e una lancia fatta con le corna d' alce, poi organizzarono una grande festa in suo onore quella stessa notte.
Sigfried era felice di tanta generosità e godette di ogni piacere che gli venne offerto, ballando e festeggiando insieme agli abitanti, l' unico a non esserne contento era il povero Pegaso, che pativa i geli dell' inverno e restava nella stalla accanto al fuoco.
Durante i festeggiamenti, mentre stava bevendo, Sigfried alzò gli occhi verso il castello, fu allora che la luce dello zaffiro attirò la sua attenzione.
Illuminata dalla sua luce la Dea stava osservando la festa, camminado per le mura del castello.
Quando l' eroe la vide, il suo cuore diventò di ghiaccio, ogni cellula del suo corpo rabbrividì e gelò di fronte a tanta bellezza, i suoi stessi occhi si chiusero un istante, accecanti dalla sua purezza.
Sigfried lasciò immediatamente la festa e si diresse al castello, superò le spesse mura e osservò i giganti di ghiaccio che vegliavano sulle porte, imponenti e maestosi.
Risalì le lunghe scale ghiacchiate che conducevano alla sala del trono, dove la Dea lo stava aspettando, seduta sul suo gelido trono.
Ai piedi di esso c' era Garmr, il cane infernale che sorvegliava e proteggeva il regno della notte e del ghiaccio.
Sigfried sapeva che il mastino era feroce e crudele, ma sapeva anche che si poteva oltrepassarlo, donandogli del pane intriso nel proprio sangue.
Così l' eroe estrasse il suo coltello e il pane che aveva tenuto da parte, poi si fece un taglio profondo sul braccio, facendo gocciolare il sangue sulla pagnotta.
Una volta che divenne rossa, si avvicinò con prudenza all' animale, poi gli offrì il pane e lasciò che lui lo mangiasse, lordando ancora di più il suo nero manto di rosso.
La Dea nel frattempo lo osservava, con i suoi occhi rubino, glaciali e penetranti.
Alla sua destra si ergeva la statua di ghiaccio di cui Sigfried aveva sentito parlare, così la osservò minuziosamente: L' uomo era immobile e freddo, tranne per i suoi occhi, che pareva lo stessero guardando spaventati.
Agitato da quella visione, decise di non toccare la Dea, così si inginocchiò ai suoi piedi e pronunciò le seguenti parole:
"Dea del ghiaccio e della notte, diamante splendente e puro, regina della neve e del mio cuore... Il mio nome è Sigfried, ho viaggiato a lungo e ho visto cose incredibili e meravigliose durante il mio cammino, ma mai i miei occhi hanno posato lo sguardo su una creatura tanto maestosa e bella come voi..."
Hel non sorrise nè parlò, lo osservò solamente.
Nella sua lunga vita aveva visto ogni genere di uomo: Guerrieri e fabbri, contadini e re, uomini vecchi e giovani, belli e brutti, ma il suo cuore era sempre rimasto freddo come il suo regno.
Era questa la sua maledizione, avrebbe potuto far sciogliere il cuore di ogni uomo che avesse voluto, ma il suo sarebbe sempre rimasto puro e freddo come il ghiaccio che governava.
Sigfried la scrutò a lungo, stregato dalla sua regalità.
Afrodite era dolce e innocente come la primavera, profumata  e delicata come un fiore...
Ixchel era calda e passionale come l' estate, ricca di vita e di desiderio come il fuoco che ardeva dentro di lei...
Oh quanto le aveva sognate e desiderate!
Tuttavia l' eroe ora non desiderava che Hel, avrebbe potuto passare le ore della sua esistenza a guardarla, beandosi della sua presenza.
Sarebbe rimasto in silenzio, dopo tutte le urla e le parole che aveva detto durante la sua travagliata esistenza, avrebbe vissuto nel gelo e nella pace, dopo tutte le battaglie ed il fuoco che aveva affrontato.
Avrebbe potuto guardare la luna insieme a lei, giocare con i fiocchi di neve, inventarsi ogni cosa pur di strapparle un sorriso.
Si, Il cuore di Sigfried ora non desiderava che lei, ne era certo.
Si alzò in piedi e prese coraggio, si avvicinò e baciò i suoi rossi capelli, mentre una punta di colore riscaldava le guancie della regina.
"Mia Dea... Mio amore, mia vita, mio tutto... Tu che sei preziosa e pura come il più bello dei diamanti, lascia che io sciolga il ghiaccio del tuo cuore, che riscaldi il tuo freddo corpo con il mio, lascia che ti canti dolci melodie per allietare le tue lunghe notti...
Donami il tuo cuore te ne prego..."
Hel accarezzò con la punta dell' indice la mano che reggeva i suoi capelli, e subito divenne di ghiaccio.
"Io sono il ghiaccio eterno cavaliere, nessuno può scaldarmi o possedermi, io appartengo alla notte e la notte appartiene a me."
"Oh se solo tu sapessi quanto può essere bella una notte in mia compagnia mia Dea..."
Per un attimo, a Sigfried parve di vedere un piccolo sorriso sulle sua labbra.
"Oh, se solo tu sapessi quanto può essere fredda e crudele una notte in mia compagnia..." Rispose Hel.
"Non posso credere che una creatura così bella possa essere così fredda... Tu non hai mai conosciuto l' amore mia amata, per questo parli così, ma se solo tu mi concedessi di provare, ti prometto che potrei renderti la donna più felice del mondo!"
"La felicità è passeggera, così come la tua breve esistenza. Se anche il tuo amore fosse sincero, se anche tu potessi scaldare il mio cuore, un giorno gli Dei ti chiameranno a loro, ed io resterò sola. Allora il mio cuore sarebbe più freddo di mille inverni..."
Negli occhi della Dea, l' eroe lesse tristezza e malinconia, allora capì che essa si sentiva sola come lo era stato lui, e desiderò confortarla e farla sentire amata.
"Un solo giorno di sole può scaldare il cuore anche per mille anni mia Dea... Lascia che io ti mostri il mio mondo, che ti apra il mio animo, che ti racconti le mie avventure... Così quando me ne sarò andato, tu potrai ricordare i momenti passati insieme mentre guardi la luna..."
Hel sentì una fitta nel suo cuore di ghiaccio, come se qualcosa si fosse incrinato.
Oh quanto avrebbe desiderato che potesse essere vero, quanto avrebbe voluto un amante che riscaldasse il suo freddo corpo nelle lunghe notti solitarie...
Quanto avrebbe voluto sentire le sue storie e vederlo sorridere...
Avvicinò la mano ai suoi capelli dorati, e per un attimo ricordò come fosse la primavera, i campi di grano sotto il sole caldo del mattino e la fresca brezza della sera sulla sua pelle nuda.
Ma appena toccò i suoi capelli essi divennero di ghiaccio, e lei spostò subito la mano.
E' inutile pensò, questa è la mia condanna, finchè camminerò su questa terra, non apparterrò a nessuno se non alla luna.
Come le sue sorelle Afrodite e Ixchel, lei era di tutti e non era di nessuno.
Così prese la sua decisione, chiedendo un prezzo che sapeva che il cavaliere non avrebbe mai pagato.
"Se davvero mi vuoi cavaliere, c'è solo una cosa che puoi fare per avermi."
Sigfried si alzò in piedi e si battè una mano sul petto.
"Chiedetemi qualunque cosa mia Dea, ogni vostro desiderio è un ordine per me!"
"Se vuoi il mio cuore, allora dovrai portarmi altri due cuori in cambio. I cuori delle due Dee che hai incontrato nel tuo cammino."
Sigfried indietreggiò inorridito, colpito dalle sue parole.
"I loro cuori mia Dea? Ma perchè? Perchè la mia regina dovrebbe volere questo?"
"Perchè il mio cuore è la cosa più preziosa che possiedo, e se lo vuoi, dovrai darmi ciò che hai di più prezioso."
"Ti darò ogni cosa mia Dea, ogni palazzo, tutto il denaro che vorrete, ogni diamante, ogni fiore, ogni animale che desideri mia regina, ma vi prego, non chiedetemi una prova del genere!"
"Se davvero vuoi il mio cuore cavaliere, devi saper fare qualsiasi sacrificio, altrimenti il tuo amore non è sincero..."
"Non dite così mia regina, vi giuro che il mio amore è sincero, ma non posso, non posso darvi ciò che volete. Il mio cuore piange al solo pensiero!"
Molte lacrime solcarono dagli occhi tristi di Sigfried, che ripensava alla candida Afrodite
e alla bella Ixchel.
"Vi prego regina della notte, regina del mio cuore e del mio destino, chiedetemi qualsiasi altra cosa e vi sarà data! Conquisterò ogni regno che vogliate, ma vi prego, non fatemi uccidere le due Dee... Esse sono creature innocenti, sono l' amore che dà equilibrio a questo mondo, la pace del regno... Perse loro, tutto il mondo è perduto!"
Hel sapeva che era la verità, amava le sue sorelle e non desiderava far loro alcun male, ma sapeva anche che il cuore dell' eroe era troppo buono e giusto per commettere un atto tanto crudele. Non desiderava altro che allontanarlo da lei, per smettere di soffrire.
"Se davvero mi ami e credi che io sia la più bella del creato, non puoi permettere che esista nessuna più bella di me! Ogni cosa ha il suo prezzo cavaliere, questo è il prezzo del mio amore! Ora và, e non tornare senza i due cuori!"
Dicendo questa la Dea creò un muro di ghiaccio tra lei e il cavaliere, poi si ritirò nella sua torre.
Una volta in cima, Hel guardò la luna ancora una volta, mentre un lacrima le bagnava il viso e subito diveniva ghiaccio.
"Perchè padre? Perchè mi avete riservato questo crudele destino?" Chiese disperata al cielo.

Nota: Hel nella mitologia normanna è la dea degli Inferi, figlia dell'inganno, portatrice di caos, e di inarrestabile furia distruttrice.
Nota: Garmr è un cane infernale che compare nella mitologia norrena.
Garmr, sorveglia l'entrata del regno dei morti, viene descritto come un feroce mastino il cui pelo è lordato di sangue. Benché molto feroce, si dice che un'anima possa oltrepassarlo offrendogli un pezzo di pane dolce intriso nel proprio sangue.

 
  
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