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Autore: destiel87    05/04/2016    0 recensioni
Sette sono le Dee che cambieranno il destino dell' eroe Sigfried, giunto dalle terre nordiche fino alle sponde della grecia.
Afrodite, dea dell' amore, Ixchel, dea della passione, Hel, lunare e gelida come i monti dove dimora.
Ecate, dea degli incantesimi, Atena, dea della saggezza e della guerra, Artemide, la vergine cacciatrice.
Ed infine, Perfesone, malinconica regina dell' oltretomba...
Ad accompagnarlo nelle sue avventure, il fidato destriero alato Pegaso, e la veggente guerriera Cassandra.
A sfidare la sua ira e la sua spada, il valoroso e crudele Ares, ed Ade, dio dei morti e delle ombre.
(Nota: I personaggi della storia sono ispirati alla mitologia greca, romana e normanna)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2: LA DEA DELLA TERRA

 
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Erano passati molti giorni da quando Sigfried era partito dal villaggio, aveva esplorato tutte le spiagge e i campi, era risalito fino alle terre del sud, cercando in ogni valle, bosco, collina o prateria.
Vide i tramonti più belli inoltrarsi nei laghi azzurri, cavalli selvaggi e maestosi correre liberi, rari uccelli di ogni colore, e ogni volta che vedeva qualcosa di bello accarezzava i capelli della sua amata e pensava a lei.
Galoppò a lungo in cerca del fiore perfetto, il problema è che a lui tutti i fiori sembravano bellissimi, e non riusciva a sceglierne uno...
Aveva paura di prendere quello sbagliato, inoltre erano così colorati e profumati che avrebbe voluto raccoglierli tutti per fargliene dono.
Fu così che ne prese uno di ogni specie e lo mise nel suo sacco, ed ognuno di essi era più bello di quelli precedenti.
Dopo tanti mesi di viaggio portava nel sacco fiori di ogni tipo: Fiori preziosi e delicati, fiori azzurri, rossi, gialli e rosa, fiori di cristallo e fiori di farfalle, fiori di lacrime e fiori di arcobaleno...
Il viaggio però era stato lungo e faticoso, Sigfried iniziava a sentirsi stanco, così decise di trovare un posto dove riposarsi.
Perfino il suo cavallo, che con lui aveva attraversato tutti i regni, era affaticato come il suo padrone.
Bagnava le lunghe ali nel lago per rinfrescarle e mangiava le foglie degli alberi e i fili d' erba della prateria, resistendo il più a lungo possibile per il bene del suo cavaliere.
Fu una calda sera che arrivarono nel cuore della giungla, nelle terre centrali del regno, dove c' era un villaggio in cui vivevano persone del colore del legno.
C' erano in quel villaggio padri e madri, giovani e anziani, buoni e malvagi, e poi c' era lei, l ' unica e la sola Dea della terra.
Il suo nome era Ixchel.
Era così bella che dove camminava la terra diveniva fertile, l' inverno primavera, l' acqua dove si bagnava per arrecarle piacere si riscaldava, il sole rimaneva acceso tutto il giorno, pur di non separarsi da lei, il vento le massaggiava il corpo, gli animali si uccidevano da soli per saziarla, ogni donna la onorava e la serviva, ogni uomo diveniva migliore per essere degno della sua compagnia.
Si diceva che un suo bacio riportasse in vita i morti e che dal suo alito nascesse la vita, che quando ballava ogni uomo ne veniva stregato, posando la spada e la lancia, che ogni cuore diventava puro se batteva vicino al suo, che nessuno osava peccare per timore di deluderla.
Il suo corpo era formoso e minuto, i suoi piedi e le sue mani piccoli e gentili, i suoi occhi erano selvaggi come quelli di una tigre e le sue labbra erano scure e grandi.
Lunghi capelli neri coprivano i suoi seni e le sue nudità, il suo corpo era vestito con i colori della terra, accesi e vivaci, aveva una corona di pietre preziose e uno scettro di legno lunghissimo, e in cima ad esso una tigre lavorata nell' avorio.
Quando Sigfried arrivò al villaggio lei stava danzando per i suoi abitanti, muovendosi sinuosa accanto al fuoco, che esaltava la sua figura. Attorno al suo corpo un serpente le stringeva la vita e i seni, posando la testa sul suo collo.
Quando l' eroe incrociò i suoi occhi con quelli di lei, sentì come se un fuoco si impossessasse di lui e lo divorasse, facendolo bruciare di desiderio.
Gli occhi di lei erano neri e penetranti, sembrava che potessero vedere fin dentro la sua anima...
Sigfried scese da cavallo e si inginocchio ai suoi piedi, restando streganto dal suo modo di muoversi e di danzare, muoveva il ventre, la testa e le mani in un modo che lui non aveva mai visto... Sembrava che non avesse ossa, proprio come il serpente che si contorceva su di lei.
Per tutta la notte Ixchel ballò per lui, mentre il fuoco dietro di loro si consumava e i loro animi si accendevano...
Quando arrivò il mattino, l' eroe era completamente soggiogato dalla sua bellezza, si gettò ai suoi piedi e baciò i suoi fianchi e il suo ventre in preda al desiderio.
"Oh mia Regina... Voi siete senza dubbio la creatura più selvaggia e bella che io abbia mai visto, irrequeta come la tempesta, ardente come il fuoco, oh potessi essere l' aria che respirate o l' acqua che bagna il vostro corpo..."
Sigfried baciava la sua pelle nuda e calda, sentendosi vivo come non si era mai sentito.
Per la prima volta nella sua vità desiderò spogliarsi delle sue vesti e danzare attorno al fuoco con lei, mordere ogni parte del suo corpo e possederla con passione.
Per un attimo si vergognò dei suoi pensieri, nella sua memoria tornò l' innocenza e la grazia di Afrodite, ma quando Ixchel piegò il suo corpo all' indietro muovendo il bacino e facendo ondulare i capelli sopra i seni, Sigfried perse ogni controllo del suo corpo.
"Oh meravigliosa creatura, siete bella e selvaggia come le tigri di questa giungla, vi prego lasciatevi domare da me, donatemi il vostro cuore e il vostro corpo, e in cambio vi donerò ogni cosa che mi appartiene, qualsiasi cosa possiate desiderare sarà vostra!"
Ixchel lo guardò attentamente, sapeva bene quello che il suo corpo provocava nel corpo degli uomini, un desiderio che bruciava come le fiamme del fuoco.
Un po' invidiava quel cavaliere, perchè lei non aveva mai provato nulla di simile.
Era questo infatti il suo dono e la sua condanna, avrebbe potuto far tremare di desiderio il corpo di ogni uomo, ma il suo sarebbe sempre rimasto tiepido come le ceneri del focolare.
Si inchinò anch' essa, restando all' altezza del cavaliere e fissandolo negli occhi.
Lo guardò a lungo, scrutando nel suo cuore, vide sangue e gloria, desideri e rimpianti.
"Mi dispiace cavaliere... - Disse affranta - Ma il mio cuore è come il fuoco, lo si può osservare e bearsi del suo calore, tuttavia non lo si può domare nè possedere..."
Sigfried non si arrese, aveva combattuto battaglie molto più dure, vincendo su nemici molto più forti di lui, e anche quando era rimasto ferito, non si era mai tirato indietro, di certo non lo avrebbe fatto ora, di fronte ai capricci di una donna!
"Ho combattuto contro un drago, contro uomini forti e spietati, contro la tempesta, il dolore e la fame, e ho sempre vinto! Io sono un guerriero, e se dovrò lottare per avere il vostro cuore, siate certa che lo farò!"
Ixchel sorrise, le erano sempre piaciuti gli uomini valorosi e intrepidi, gli uomini dentro i cui corpi scalpitavano gli spiriti delle tigri e delle pantere, che ruggivano e graffiavano, che lottavano fino al loro ultimo respiro.
"Vorrei tanto vedervi battervi per il mio cuore, ma temo che non ci sia nessuno contro cui battersi, se non il destino..." Disse lei sfiorando le sue labbra con le dita.
"Batterò anche quello se sarà necessario! Ditemi solo cosa devo fare e lo farò! Sono pronto a tutto pur di avervi! Volete che uccida? Ebbene lo farò! Volete che rubi? Le mie mani sono al vostro servizio! Caccerò per voi, vi porterò ogni frutto degli alberi e ogni pietra preziosa delle caverne..."
Ixchel sapeva, come sua sorella Afrodite, che ogni uomo che l' avrebbe vista avrebbe chiesto il suo cuore e che si sarebbe battuto per esso, ma solo finchè la sua presenza fosse stata vicina.
Una volta che l' uomo avesse attraversato la giungla, arrivando alle montagne, si sarebbe dimenticato di lei, avrebbe dimenticato i suoi fianchi e i suoi occhi, i suoi balli e i suoi capelli.
Del resto, suo padre l' aveva mandata nel regno degli uomini per essere come il sole che accende la vita, non per generarla dai suoi lombi, nè per accogliere in essi la brama degli uomini.
Accarezzò di nuovo le labbra del giovane, poi gli diede un bacio, caldo e passionale.
"Se davvero vuoi il mio cuore ed il  mio corpo, impavido guerriero, portami le gemme più preziose e belle che esistano... E porta con te questo bacio, affinchè ti ricordi del fuoco che arde in me, e che ti aspetta al tuo ritorno."
Ixchel gli diede un altro bacio, poi si alzò e lascio che lui la stringesse forte al suo corpo.
"Oh mia Dea! Mia tigre, mio tesoro... Partirò oggi stesso, e quando tornerò avrai ai tuoi piedi ogni gemma del creato, il mio cuore e la mia anima..."
Sigfried si sentiva così carico di desiderio e di amore, che ogni secondo che passava con Ixchel lo consumava.
Quando si staccò da lei, sentì come se tutto il calore del suo corpo lo stesso lasciando, così corse da Pegaso e partì di corsa per la sua missione, con addosso il profumo del desiderio e sulla labbra il gusto della passione.

Nota: Ixchel nella mitologia maya è la Dea della terra e della luna, della fertilità e del parto. Viene considerata la madre di tutti gli dei.

 
  
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