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Autore: kamy    04/04/2009    2 recensioni
Un ragazzo di nome Carlo, cresciuto in una vita che potrebbe essere quella di chiunque, si ritroverà catapultato in mondo fatato, abitato da strane creature. Tra pericoli, insidie, nuove amicizie, giovani amori, dovrà salvare dalla distruzione un intero pianeta. E' il mio primo romanzo di questo tipo, perfavore leggetelo.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scusate se ci ho messo così tanto, ma ora internet mi funziona. Mi dispiace. Mi avevate fatto notare degli eccessivi spezzettamenti, ma nn sono proprio riuscita ad evitarli. Ho deciso di pubblicare appena mi è venuta l’ispirazione, anke se un po’ confusa, perché senno visto che tra poco ci sono le vacanze rischaiva di saltare di un altro pezzo di tempo. Ringrazio anche solo chi legge.

 

 

 

Cap.11 una stanza davvero strana

 

Asches navigava senza troppi problemi. La barca non era tanto solida, ma con quello che l’aveva pagata era più che naturale. La pace però non durò oltre perché dall’acqua si levò uno squalo meccanico circondato da mostri marini. Lo squalo era un invenzione di Barden che anni prima era sfuggita al suo controllo diventando un pericolo in quei mari. Andava in giro con quelle anguille giganti carnivore. Era questo gruppo ad uccidere i marinai che andavano per quella rotta. Black volava intorno facendo il suo verso rumorosamente. Asches cominciò a recitare una formula in elfico. Il mare prese a innalzarsi formando una gabbia d’acqua che imprigionò le anguille. La gabbia pian piano si chiuse su di loro mandando scariche elettriche. Che uccisero le anguille fulminate. Lo squalo meccanico riuscì a sfuggire all’incantesimo e si diresse a tutta velocità verso la barca facendola quasi andare in pezzi. Mentre Black, finche poté, distrasse lo squalo. La situazione era critica. Quando il pugnale di Aido uscì fuori dallo zaino di Asches senza che nessuno lo toccasse. La pietra si illuminò e punto il suo raggio verso lo squalo che si liquefece. Poi il pugnale tornò al suo posto. Lasciando Asches sbigottito.

 

 

 

Carlo aveva provato di tutto per uscire da quella prigione di marmo. Sembrava impossibile. Quando apparve un piccolo anellino d’oro con in cima incastonato un pezzo di cristallo. Come attratto Carlo se lo mise al dito. Nel muro di fronte a lui apparve un buco e Carlo ci infilò il dito con l’anello. Apparve una porta. L’attraversò e si ritrovò in un luogo identico a Stoneighen. Non poteva essere l’Inghilterra quella. Al centro sospesa nel vuoto c’era una chiave di pietra rossa che girava su se stessa. Una voce di uomo disse: “La potrai toccare…solamente quando tutti gli oggetti avrai…non saranno quelli che ora penserai”. Quindi non erano solo la freccia e il portagioie. Poi si ritrovò di nuovo nella stanza.

 

 

 

La piccola auto sfrecciava a tutta velocità verso il palazzo. Le poche guardie rimaste erano state neutralizzate. Miriam guidava schivando le pallottole e le esplosioni. Robert ripensando a Carlo creò un campo invisibile intorno alla macchina. Lotshar si era messo a pregare sdraiato da solo nel sedile posteriore. Un’esplosione creò un onda d’urto tale che fece crollare il muro all’interno del palazzo. Creando così una breccia nella sala del tesoro. Con un abile manovra Miriam si infilò arrivando alla stanza del tesoro. Con un bell’atterraggio discesero dal cielo. Uscirono dall’auto decisi a prendere l’oggetto della loro missione e a ripartire più presto. Al centro della sala in ginocchio in preda a una crisi di panico c’era Yao . Il tirannico imperatore non era altro che un codardo. Non fu difficile superarlo e arrivare al portagioie mangiauomini. Che saltava e ringhiava. Vicino, drogato, stava incatenato a una grossa catena di diamante il Gjarg Gjarg. Miriam lo prese in mano. Lo circondò con un campo di forza che spezzò il materiale più duro dell’iniverso. Dopo questo sforzo però dovette appoggiarsi a Robert e a Lotshar. Stavano tornando alla macchina quando irruppero i ribelli decisi a uccidere Yao . Lotshar lanciò il suo raggio d’amore convincendoli a imprigionarlo aspettando una commissione galattica. Con l’inventore che sarebbero dovuti star lì un altro giorno senza poter cercare Carlo.

 

 

 

Leopold, Lado e Michelangelo erano seduti vicini nella sala macchine. Era ormai sera e stavano cenando con l’ultima radice. Leopold ormai aveva diciassette anni e gli altri due li compivano quella sera. I due ragazzi eccitati di essere cresciuti di un altro anno cominciarono a raccontare degli aneddoti molto divertenti sulla loro amicizia. Loro erano migliori amici da molti anni. Andavano insieme nello stesso orfanotrofio elfico. Con quell’anno sulla Luna di Iego in tutto erano sei anni ormai. Si erano fatti simpatia subito. Entrambi simpatici, chiacchieroni, amanti dei giochi e della pizza. Onesta e leale era la loro amicizia. Il loro primo incontro era stato una notte di sei anni prima. Michelangelo era stato ritrovato a vagare sulla Luna di Iego in pieno stato confusionale. Non ricordava chi fosse e cosa ci facesse lì. Anche se era abbastanza grande, undici anni circa, decisero di portarlo all’orfanotrofio elfico. Speravano che la loro magia gli facesse tornare i ricordi persi, ma ciò non avvenne. Intanto c’era Lado un elfo orfano che avevano trovato appena nato davanti alla porta dell’orfanotrofio con un armatura elica con incisi dei simboli, quella che indossava in quel momento, una spada tempestata di acque marine fatta di diamante che si incastrava nell’armatura (quella con cui aveva vinto Miriam), il ciondolo da cui era iniziata quella ricerca e una coperta blu tessuta in seta. Mancavano solo cinque anni all’età in cui se ne sarebbe andato. Nella speranza di andarsene prima e con la volontà di fare del bene aiutava i nuovi arrivati. Così incontro Michelangelo. Che riconoscente gli promise eterna amicizia. Il giorno dopo un sobbalzo li risvegliò. Erano arrivati alla città della notte. Noni può certo dire che trovarono una calorosa accoglienza. La città era mezza distrutta e ovunque c’erano operai intenti nella ricostruzione. Appena fermatisi alla stazione al cento della città un gruppo di soldati li fermarono. Quando videro che non avevano documenti, le guardie spaventate che fossero spie del dittatore appena decaduto, li arrestarono. Li portarono a palazzo. Davanti al nuovo imperatore. Videro qualcosa che non si sarebbero mai aspettati. C’era Miriam, Lotshar e Robert. La felicità fu inimmaginabile. Si erano ritrovati ed erano tutti in perfetta salute. Gli amici si raccontarono le loro avventure. Sembrava tutto perfetto. Festeggiarono tutto il giorno. I ragazzi non mangiavano così bene da tantissimo tempo. Quella notte arrivò un astronave. Era la commissione galattica che portò via il malvagio imperatore. Il mattino arrivò un camion che dichiarava di essere la vera commissione. I ragazzi ci salirono chiedendo spiegazioni. Il camion si chiuse. Erano gli uomini di Barden che li imprigionarono al castello qui incontrarono Donatel, Ricard, Aido, Tre.  Fortunatamente Lado nascose il ciondolo e i nemici non lo trovarono.

 

 

 

Asches da quel giorno aveva una navigazione tranquilla. Ogni tanto doveva usare la sua magia per tappare delle falle di quella vecchia e fradicia barca. Non sapeva che la corrente del mare lo aveva sospinto vicino all’arcipelago del castello di Barden. Se ne accorse quando era troppo vicino. Si nascose in un’ insenatura. Sentì un rumore. Si voltò di scatto. Era solo un delfino. Rimasto incagliato. Asches lo liberò e l’animale riconoscente si fece accarezzare. Mentre Asches toccava la pelle liscia e bagnata del delfino notò che aveva una lettera sul collo. Appena l’ebbe toccata con la mano il rivelatore riconobbe il suo DNA e l’elfo poté leggere la lettera: “Sono Ricard . Sono con Donatel al castello del Generale Barden sotto copertura. Nelle segrete e imprigionato Aido. Salvateci. Portate le chiavi così distruggeremo il tiranno”. Asches così seppe che anche i ragazzi sapevano di quegli strani eventi. Fece appena in tempo a nascondere la lettera e il pugnale dietro uno scoglio ce Asches capì di non avere scampo. Lo avevano scoperto. Era circondato dai soldati del Geneale. Anche se inutilmente combatté fino all’ultimo. Sconfiggendone una quarantina. Il gufo divenne minuscolo e si infilò nella scarpa. I guerrieri non finivano mai e alla fine, dopo averlo chiuso in un angolo, lo catturarono. Fu portato in una fredda cella del castello. Sperava che nessuno trovasse il pugnale. Stava seduto per terra legato come un salame. All’improvviso sentì nelle celle vicine conosciute. Nella cella a sinistra c’era Lotshar e Robert. Ancora più a sinistra Leopold e Miriam. A destra Michelangelo e Lado. La seconda a destra Tre e Aido. Ognuno di loro aveva pensieri diversi. Lotshar pensava a un modo per diventare coraggioso. Robert pensava che non gliene era andata una bene. Leopold alla ragazza dei suoi sogni. Asches controllava che il gufo stessetene. Il poverino soffriva la puzza. Michelangelo pensava a Federica. Lado alla sua elfa. Tre si trasformò nella sua versione dolce perché si era innamorato di Miriam. Aido pensava a Lindar, stava rinascendo l’amore. Non sapeva che per lei era lo stesso. Miriam pesava al suo amato Carlo. Non aveva ancora capito di amarlo, o meglio non voleva accettarlo. Però la preoccupazione di non rivederlo cresceva di minuto in minuto. Mentre il suo cuore batteva così forte nel pensarlo, il suo viso si arrossava, e perdeva un battito pensando che forse non l’avrebbe rivisto mai più. Chissà dove era finito.

 

 

 

Carlo era stufo di essere rinchiuso in un limbo. Si chiedeva di chi fosse la colpa. E la risposta arrivò. Apparve un mago Era come il mago merlino delle favole. Subito dopo apparve un Druidi Celtico. Il nostro giovane eroe ormai non si stupiva più di tanto. Il mago con voce gioviale, ma sguardo serio, disse: “ Io e il mio vecchio amico Druido siamo stati interpellati dal veggente. Ci ha chiesto di condurti nel luogo dove gli astri si ordinano secondo l’ordine naturale scanditi dai monoliti, luogo sacro per i druidi”. Il druido si introdusse nel discorso: “La mia somma religione, il druidismo, mi impedisce di portarti nel luogo più sacro per gli dei della natura. Il mio cuore però mi dice che meriti l’onore della chiave delle stelle”. Senza che nessuno dei proprietari se ne accorgesse il druido e il mago fecero apparire: la freccia d’oro, il portagioie mangiauomini, il corno magico, il pugnale.

 

 

 

Dalle amazzoni le ragazze piangevano aspettando i fidanzati. Gli adulti si erano già tutti sposati. Per di più la pace era durata poco. Barden sapendo della fine dei suoi orchetti aveva mandato un tipo di orchi appena inventati. Anche se grandi come un dito, erano inarrestabili. In gran numero e con un intelligenza così avanzata che usavano qualunque cosa come un arma. Inarrestabili e pericolosi. Le amazzoni avevano deciso di fare qualcosa di pericoloso. Sfidarono Barden facendo in modo che mandasse l’intero esercito di mini orchi contro di loro. Così avrebbero indebolito le loro difese. Per di più a loro, a Stella e a i guerrieri del lago arrivò una lettera che aveva scritto il veggente. Portata da enormi aquile ed enormi gabbiani. Dicevano tutte la stessa cosa: “Quando il sole sarà alto e scoccherà il mezzodì nel giorno dell’inizio del nuovo anno ribellatevi. Il cuore vi guiderà verso la vittoria”.

 

 

 

Energy stava cercando di dormire. Ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva Tempo e un enorme incendio. Si svegliava stravolta e sudata. Alla fine desistette e si alzò. Donatel dormiva ancora come il resto del castello. Soltanto le guardie, tranne alcune, vegliavano squadrando Energy. Vagava senza meta, si sentiva strana. Si sentiva un aria di battaglia quel giorno. Era il giorno fatidico del compleanno di Barden. Quel tiranno che si definiva Generale. Aveva deciso. Nella confusione avrebbe fatto fuggire Donatel e gli altri facendogli credere che era con loro. Poi confondendosi in quella marmaglia si sarebbe avvicinata a Barden il più possibile e avrebbe attuato la sua vendetta a costo della morte. Il destino però decise in altro modo.

 

 

 

 

 

Ringraziamenti :

 

 

Regina Oscura: Spero che il chappy ti abbia soddisfatto e ti sia piaciuto. Eh si, forse sono troppi tutti questi personaggi, ma nn posso farci niente. Sono felice che ti abbia fatto ridere quel pezzo. Guarda ke io amo tutte le recensioni, perché ognuna ha qualcosa di diverso da offrire e consigli da dare. Quindi continua a recensire e se la storia non ti piacerà, fammelo sapere.

 

Berry345: L’ho letto, anzi ho letto anke il primo chappy e sai cosa ne penso. Esagerata, fan a questi livelli. Alla prox..

 

 

  
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